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Pena di morte


Quest’anno si sono alzate nuove mani a favore della moratoria per l’abolizione della pena di morte. Il fronte dei Paesi contrari alle esecuzioni capitali si è esteso, così come l’elenco di quelli che, attraverso il voto di astensione, hanno rinunciato all’opposizione. Il risultato, definito straordinario da molti commentatori, è stato raggiunto durante la 65esima sessione dell’Assemblea delle Nazioni Unite, periodicamente impegnata sul tema. Sei di quei Paesi che un anno fa avevano votato contro la moratoria o si erano astenuti, infatti, hanno sottoscritto la risoluzione che impegna le Nazioni Unite a raggiungere l’obiettivo della sospensione delle sanzioni capitali a livello globale.

Da ieri, dunque, 109 governi nazionali sostengono la moratoria, cinque in più rispetto alla prima - e storica - risoluzione approvata nel 2007 mentre, con l’appoggio di Cambogia, Russia e Madagascar, sono aumentati anche i cosponsor, in totale 90. Numeri apparentemente piccoli costituiscono «un dato politico importante» secondo l’associazione capofila dell’iniziativa internazionale, Nessuno Tocchi Caino. A singoli passi, infatti, si procede nella direzione auspicata, apprezzando l’effetto deterrente che questo avanzamento della sede istituzionale produce proprio sulla pratica capitale dei singoli Paesi. Le esecuzioni, secondo il recente studio del Death institute information center, sono in diminuzione e molte delle sentenze capitali comminate vengono poi convertite in ergastolo.

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