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Pena di morte


Io non ho voluto parlare finora del caso di Sakineh Muhammed Asthiani nonostante sia diventato uno degli argomenti principali dei blog di mezzo mondo (ma anche in tv e nei quotidiani) perchè ritenevo fosse una cosa privata. E questo fermo restando la mia condanna verso la pena di morte. Poi, ieri ho sentito il caso della statunitenseTeresa Lewis e pensando allle analogie tra le due storie mi sono venute in mente delle riflessioni.

Entrambe sono accusate di essere mandanti dell'omicidio del proprio marito; la statunitense è reo confessa (ma su di lei pende un certificato di squilibrio mentale che la fa considerare condizionabile); mentre l'iraniana sui proclama innocente (anche se per la polizia avrebbe confessato). Entrambe sono state condannate alla pena di morte: in Iran vige la lapidazione (la condannata dovrebbe cioè morire a sassate); in Virginia invece è in uso la sedia elettrica (quindi la morte avverebbe per fulminazione). Gli esecutori di entrambi i casi l'hanno fatta franca rispetto alle due mandanti. Gli iraniani se lasono cavati con una multa; gli statunitensi con l'ergastolo.

La cosa sorprendente è che a parte pochi dettagli i due casi sono veramente simili. Ora, fermo restando che bisogna riconoscere che la legislazione statunitense è infinitamente migliore di quella iraniana, se in un primo momento si poteva essere furibondi per il trattamento riservato a Sakineh; ora che è stato scoperto un caso simile negli Usa mi chiedo come mai dell'iraniana si è parlato per mesi con scioperi della fame e proteste internazionali, mentre del caso della Lewis non si parla proprio e domani potrebbe essere l'ultimo giorno della sua esistenza.

Francamente mi dispiace dover concordare con Ahmadinejad, ma evidentemente se un caso di malagiustizia accade in un paese "canaglia" è una cosa disumana che dimostra l'arretratezza e la brutalità di quel regime; ma se la stessa cosa accade nei democraticissimi Stati Uniti è una quisquilia o comunque una notizia di nessun interesse.

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