Cronaca - il sito di zon@ venerd́

Glbt


A scanso di polemiche inutili (perché esistono anche polemiche utili) risponderò subito di sì.
Anche se (tanto per non avere paura delle polemiche, quando sono utili) sarebbe carino capire chi siano i bisessuali e dove cavolo stiano.

Intendiamoci. Trovare un bisessuale non è difficile. Il mondo gay italiano ne pullula. Chi di noi non lo è stato, magari da ragazzino, quando affrontando per le prime volte i propri desideri "diversi" cercava di consolarsi dicendosi: "Frocio io? Ma no... Magari sono solo bisex".

Il problema sta in quella parolina: "solo". Perché per la mentalità diffusa, se l'eterosessualità è il Bene Assoluto, e l'omosessualità è il Male Assoluto, allora la bisessualità è sì un male, però "solo" a metà, però "almeno" contenuto.
Molti di noi che han fatto "coming out" se lo sono sentiti dire apertamente: "Ma proprio gay? Non sei almeno bisessuale?".

In un contesto sociale e culturale come questo non stupisce allora che molti omosessuali scelgano, nel momento di venire a patti con la propria diversità, il "male minore", il "male a metà", dichiarandosi "bisessuali" in virtù del fatto che a quattordici anni hanno pomiciato con una ragazzina della stessa scuola. Il fatto che dai 14 ai 44 anni abbiano poi collezionato più maschi che Messalina non scalfisce la loro certezza: quella ragazzina sta lì come un'immagine fulgida e radiosa a dimostrare ai secoli, e a se stessi, che loro non sono dei volgarissimi froci bensì che sono "almeno" bisessuali...

Lo dimostra, empiricamente, il fatto che la bisessualità non è distribuita in modo uniforme in tutta Italia, come avverrebbe se fosse un comportamento insito nell'animo umano. Muovendosi da Nord a Sud, per esempio, o dalla città alla provincia, diminuiscono via via i gay e le lesbiche che si definiscono tali e aumentano di egual misura i bisessuali, che magari non si definiscono neppure come tali perché hanno paura di fare perfino questo ("Cioè, definirzi èllimitarzi, nooo?").
Già a Roma i bisessuali superano i gay; da Roma in giù, poi, li sommergono. Segno che ciò che spinge i più a definirsi bisessuale in Italia non sono i desideri, bensì la paura di accettare la propria omosessualità, fenomeno che è più forte laddove il contesto sociale è maggiormente omofobo.

Se chi pensa, o sa, d'essere un bisessuale vero volesse la fine di questo cosiddetto "razzismo" dovrebbe - invece d'inveire contro il movimento gay - unire le sue forze proprio con il movimento gay, aiutandolo a fare chiarezza su cosa sia per davvero la bisessualità ed aiutandolo a fare piazza pulita dei troppi falsi bisessuali italiani, cioè aiutando i gay che si odiano ad accettarsi e ad essere se stessi, senza vergogna e scuse. Banalmente, se stessi. E quindi gay.

Il giorno in cui si arriverà a questo, la parola "bisessuale" non indicherà più, come oggi, un omosessuale represso e che non si accetta. Indicherà invece, come già avviene in altri Paesi in cui c'è maggiore onestà che in Italia, la persona che per davvero (e non per banale conformismo sociale), è attratta da partner di entrambi i sessi.

E se poi per lui è vera la battuta che dice che "il bisessuale è colui che raddoppia le chances di cuccaggio quando va in discoteca"... tanto meglio per lui.

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