Le primarie del Pd che hanno incoronato Matteo Renzi hanno provocato molti cambiamenti nel panorama politico italiano. Sopratutto nella velocizzazione dell'azione di governo. Matteo Renzi infatti ha assicurato a Enrico Letta di sostenere il suo governo almeno fino al 2015 (ma magari fino a fine legislatura nel 2018) con una sola condizione che però è tassativa: fare le riforme immediatamente. Ecco che immediatamente su pressione di Renzi sono teminari i batti e ribatti tra le due camere e tra i grupi parlamentari e per ordine del neo segretario pd la riforma di legge elettorale passa alla Camera dopo il Pd ha numeri più facili; mentre il resto delle riforme resta al Senato. Il Ncd di Angelino Alfano si sente non preso in considerazione e protesta; allora intercede il ministro Dario Franceschini che precisa che le riforme verranno prima coordinate tra la maggioranza e poi sottoposte all'opposizione. Insomma Renzi c'era di ottenere dei risultati e Letta e Franceschini aggiustano il tiro. Risultati che stanno comunque iniziando a farsi vedere visto che è appena stato abolito il finanziamento pubblico dei partiti.
Silvio Berlusconi intanto dichiara che se lo arrestano scoppierà una rivoluzione in sua difesa (illuso!) e Beppe Grillo cerca di convincere i poliziotti a schierarsi contro i politici. I due pur non potendosi alleare insieme ufficialmente si stanno facendo da sponda per le critiche al governo e entrambi mirano ad elezioni nella prossima primavera assieme alle europee. Renzi, con la minaccia dei due vuole invece far durare il governo, ma facendo le riforme. Alfano e Letta si fidano limitatamente di Renzi e credono che se la nuova legge elettorale (dichiarata incostituzionale dalla Corte) verrà approvata troppo presto il governo potrebbe cadere subito dopo. Vedremo chi avrà maggior forza per far pendere l'equilibrio politico dalla sua parte.