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Editoriali


Il cambiamento di Matteo Renzi
Fino all'uscita di scena di Pierluigi Bersani, Renzi era quello da boicottare, quello che voleva sfasciare il partito, l'uomo della rottamazione (come lui stesso si definiva). Più la crisi del Pd avanza, maggiore è la necessità di cambiamento di strategia e parte della classe dirigente davvero è stata rottamata. Quella che resta ora guarda proprio a Renzi per resistere ancora.

D'Alema diventa da nemico giurato ad alleato, avvallando la prima richiesta renziana (chi corre per la segreteria del partito, non lo faccia per il governo); Veltroni lo stima; i giovani turchi siglano un armnistizio (in funzione rottamazione della precedente generazione). Ma lui adesso se ne esce con una novità. "Rottamazione? Ho sbagliato: è un termine che fa paura".

Detto questo, però, voglio considerare Renzi in buona fede; perchè dopo ogni distruzione bisogna sempre ricostruire qualcosa e ora è questo che il Pd ha bisogno. Se Matteo Renzi saprà essere un secondo Romano Prodi, riuscendo magari ad avere la libertà di movimento che il professore bolognese non ha mai avuto ce lo dirà solo il futuro.

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