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Editoriali


Egitto e Honduras
Il presidente che vinse le elezioni democraticamente subì un golpe da parte dei militari. No, non sto parlando di Morsi e dell'Egitto, ma di Zelaya e dell'Honduras. Esattamente quattro anni fa, infatti, è accaduta più o meno la stessa cosa a molti chilometri di distanza e tra analogie e differenze due stati e due popoli  hanno visto la loro vita cambiare.

Tra le analogie c'è sicuramente che in entrambi gli stati c'è stato un golpe da parte dei militari a danni di un presidente democraticamente eletto. E in entrambi si è modificata la Carta Costituzionale.

Le differenze. In Honduras il golpe è stato una reazione a un tentativo di cambiamento di Costituzione (con referendum) da parte di Zelaya che mirava soprattutto alla possibilità di una sua rielezione. In America latina dati i numerosissimi golpe si tende a permettere un solo mandato a ogni presidente; ma man mano diversi stati ritrovando la democrazia hanno cambiato queste norme e la denmocrazia di Cile, Argentina o Brasile non mi sembra abbia subito danni dall'allungamento dei mandati dei rispettivi presidenti. In Egitto c'è stata una delusione per il primo governo post ditattura Mubarak. Anche qui torna in ballo la Costituzione, ma nelle sue parti riguardanti una serie di diritti civili, soprattutto nei confronti della libertà d’espressione, sulla libertà religiosa e riguardo i diritti delle donne.

Due atti apparentemente uguali vengono cosiderati in modo così diverso tanto da condannare il primo (Honduras, 2009) e quasi festeggiare il secondo (Egitto, 2013).

Certo, degli islamici al potere fanno paura e provabilmente è giusto che siano stati deposti visto come stavano governando; ma non si può fat finta che in Egitto sia successa quasi una festa della democrazia. Chiamiamolo colpo di stato, golpe. A me i militari al potere spaventano ancora di più ...

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