Cronaca - il sito di zon@ venerdì

Editoriali


In Europa c'è una località dove la popolazione è piegata dalla disocupazione e tira avanti da oltre un secolo (e forse molto più) tra ristrettezze e miseria. Nello stesso paese causa la globalizzazione arrivano molti extracomunitari (ma non i ricchi statunitensi o gli svizzeri; ma dei semplici africani) che pretendono nella loro ingenuità di migliorare la lora vita rispetto ai paesi di provenienza. Invece ci trovano lavoro nero (25€ per otto ore di raccolta pomodori) e una capanna piena di topi e sporcizia per casa. Succede poi che i cittadini della località sempre più arrabbiati perchè lo Stato non fa niente per migliorare la loro condizione cedono alle lusinghe della malavita della zona che si sostituisce allo Stato stesso. La malavita quindi convince i cittadini che gli stranieri sono una minaccia per loro e sono la causa della loro povertà che abbassando i prezzi delle paghe obbligano anche loro a prendere meno (come se uno straniero si diverte a prendere così poco e a dover dare anche una parte della sua paga alla malavita stessa); così un popolo da sempre accogliente si trasforma in un gruppo di squadristi che si fa giustizia da solo. In realtà la malavita locale voleva solo guadagnarsi la fiducia del popolo e sostituirsi ancora di più allo Stato assente e in aggiunta eliminare gli stranieri in eccesso. Succede poi che lo Stato ha reazioni particolari quando viene a conoscenza dell'accaduto. C'è chi non si cura del fatto che gli stranieri siano stati caricati e feriti; o che la malavita abbia spinto la popolazione a fare ciò. A certi rappresentanti dello Stato non importa neppure che ampi strati del paese siano controllate da forze esterne e che lo Stato stesso non possa far valere la propria autorità. Che dire poi del fatto che gli stranieri sono necessari per una società da decenni a natività zero. L'unica cosa di cui si sono preoccupati è prendere gli stranieri, identificarli e rispedirli là dove la povertà li ha visti nascere. 

Quel paese è Rosarno, Italia. Riflettete!

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