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Editoriali


Dopo anni di  lingotti, conti bancari segreti ed evasione del fisco prodotti nel periodo di una incresciosa e spaventosa dittatura cilena è stato arrestato Augusto Pinochet, l'uomo del colpo di Stato in Cile che nel 1973, con l'aiuto della CIA, rovesciò col sangue il governo legittimo del immaginewidth:200px;float:left;margin:2px 10px 10px 0px;comunista Salvador Allende, attualmente ancora un idolo per la popolazione sudamericana.

Pinochet, dopo anni di sconti dalla giustizia, viene condannato solo ora agli arresti domiciliari: una pena formale, come quella che subì nel 1998 dopo diciassette anni di torture, condanne a morte e fiumi di sangue che bagnavano Santiago.

Trentasei casi di sequestro, un omicidio e 23 casi di tortura avvenuti nella famigerata Villa Grimaldi, il più grande centro dell'orrore utilizzato dal 91enne generale e dalla sua polizia politica (la Dina) tra il 1974 e il 1977 nella zona orientale di Santiago. Lo stesso centro in cui furono rinchiuse l'attuale presidente del Cile, Michelle Bachelet, e sua madre, Angela Jeriao. Madre e figlia riuscirono a fuggire sulle sue gambe ma per il padre dell'attuale presidente, un posto come Villa Grimaldi fu la tomba. Questi io capi d'imputazione carico dell'ex dittatore anticomunista che ora dopo novantun anni di barbarie e razzie se la cava con gli arresti domiciliari.

E pensare che Ceaucescu per gli stessi crimini fu messo subito a morte nel 1989: quelli però erano crimini 'comunisti' (almeno così ha interesse a definirli la storiografia conservatrice). Ma perchè quando si tratta di crimini contro il comunismo la giustizia arriva sempre anni e anni dopo e addirittura con mano morbida?  

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