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Editoriali


A  marzo era stato dato l'annuncio che entro tre mesi sarebbe stato chiuso il campo di concentramento statunitense di Abu Ghraib; siamo ad agosto e non solo non è stato ancora chiuso, ma negli Usa si cerca di modificare le leggi degli Stati Uniti sui crimini di guerra. Tutto questo ha suscitato la preoccupazione delle maggiori organizzazioni per i diritti umani.

Nello stabilire che i tribunali militari voluti da George W. Bush per il "nemico combattente" di Guantanamo sono illegali, oltre un mese fa la Corte Suprema ha statuito che le Convenzioni internazionali si applicano al trattamento dei detenuti anche nella lotta al terrorismo.

Inoltre una legge sui crimini di guerra americana risalente agli anni '90 ma ancora in vigore, ha generato nervosismo nell'amministrazione Bush per la possibilita' che i funzionari ed i soldati coinvolti nella gestione dei detenuti possano essere accusati di crimini di guerra e perseguiti penalmente, con condanne anche capitali in caso di omicidio.

Mentre i consiglieri della difesa suggerivano di modificare la legge per rendere leciti i tribunali militari, lo stesso segretario alla Giustizia USA, Alberto Gonzales, è intervenuto proponendo di rivedere la legislazione sui crimini di guerra per "proteggere" il personale americano impegnato nella lotta al terrorismo.

Il governo non ha reso pubblica ufficialmente la bozza con le correzioni, ma èstato detto che esse rispondono all'esigenza di precisare alcuni concetti previsti nelle Convenzioni internazionali, che escludono genericamente il trattamento crudele, umiliante e degradante dei prigionieri di guerra senza spiegare che cosa tutti questi termini significhino.

Le correzioni degli Stati Uniti alla Legge sui crimini di guerra limiterebbero quindi i processi penali potenziali a 10 categorie specifiche di atti illegali contro i detenuti di guerra, compresi tortura, omicidio, stupro e rapimento. Resterebbero fuori dalla lista cio' cui le convenzioni di Ginevra si riferiscono come “gli oltraggi alla dignità personale„ di un prigioniero - come denudamento forzato, uso di guinzagli ed uso di biancheria intima femminile - come accaduto nella prigione di Abu Ghraib, in Iraq.

Le associazioni per la difesa dei diritti umani sono preoccupate ed in particolare gli avvocati del Comitato internazionale della Croce Rossa - che e' responsabile della salvaguardia delle Convenzioni di Ginevra - si sono recati al Pentagono ed al Dipartimento di Stato la settimana scorsa per discutere la questione, ma non vi e' molta aspettativa che le loro obiezioni vengano accolte.

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