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Editoriali


Un giovane su tre ignora cosa sia la Festa dei lavoratori. Ancora meno diffusa è la conoscenza sul 25 Aprile, riguardo al quale il 32% si dichiara totalmente all'oscuro e un altro 17%, pur collegando in qualche modo la data alla fine del fascismo e/o della Seconda guerra mondiale, risulta piuttosto confuso nel definire con esattezza cosa sia accaduto quel giorno e a quale anno ci si riferisca.
La conoscenza corretta è, come logico, maggiore tra chi possiede un titolo di studio di livello superiore o tra chi frequenta l'università. Ed è, viceversa, notevolmente minore tra i giovani appartenenti ad ambiti — come piu di meta delle famiglie italiane — ove l'interesse per le vicende politiche e sociali è scarso o nullo.
Il dato non sorprende, in quanto conferma uno stato di cose emerso più volte in rilevazioni analoghe. Esso però non dipende soltanto dalla insufficiente trattazione di queste tematiche nelle scuole. Anche se, in molti casi, i docenti non hanno il tempo — o, talvolta, la voglia o l'opportunità — di illustrare i motivi della giornata festiva. Magari il tema viene citato nelle lezioni di storia: ma è improbabile che il 24 Aprile si spieghi perché l'indomani è vacanza.
Tuttavia, il motivo principale per cui la disinformazione sul 25 Aprile e il primo maggio è così diffusa, specialmente tra i giovani, sta, piu in generale, nel modo con cui le ricorrenze sono prevalentemente interpretate.
Anche sui media di larga diffusione, infatti, il 25 Aprile in particolare viene presentato più come la commemorazione di un evento storico che come l'espressione di contenuti e idealità ancora valide, nel mondo che oggi ci circonda. Per questo, la data suscita tutt'al più un interesse «culturale», assai poco rilevante per la propria vita quotidiana. Se non per fasce ristrette di «militanti» o comunque di interessati alla politica, che attribuiscono al 25 Aprile — o al primo maggio — un significato specificamente legato al proprio impegno. Ma, ancora una volta, più come simbolo dell'appartenenza — o del rifiuto — nei confronti di una parte politica, che come espressione di valori importanti, attuali, in qualche modo costitutivi della nostra società e, per questo, comuni a tutti i cittadini. Ciò che ci rimanda ancora una volta alla assenza — o, se si preferisce, alla carenza — di una vera cultura civica nel nostro Paese.

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