La Libraria di Arcano
Letteratura italiana dalle origini al XIX Secolo
A cura di Bibliofilo Arcano
Ciacco dell' Anguillara
Poco o nulla si conosce della vita di Ciacco dell’ Anguillara
o Ciacco dell’ Anguillaia, se non che fosse fiorentino e che visse nel XIII
Secolo. Probabilmente Ciacco è un diminutivo di Iacopo o Giacomo, ma ciò non
rende individuabile il poeta tra i suoi contemporanei; nemmeno può affermarsi
con certezza che si tratti del medesimo Ciacco, protagonista in un Canto dell’ Inferno. Il nome Ciacco potrebbe anche essere un
soprannome dispregiativo, che all’epoca veniva usato come equivalente di “acciaccato”
o addirittura di “maiale”.
Di Ciacco si conoscono due componimenti, uno dei quali (O gemma leziosa) è inserito nel Canzoniere Vaticano
3793.
Mentr'io mi cavalcava
O gemma leziosa
Mentr'io mi cavalcava
Mentr'io mi cavalcava
odivi una donzella:
forte si lamentava
e diceva: "Madre bella
lungo tempo è passato
che deggio aver marito
e tu non lo m'hai dato
. . . .
La vita d'esto mondo
nulla cosa mi pare.
Quand'altri va giocondo
me ne membra penare".
. . . .
. . . .
. . . .
. . . .
La madre li risponde:
"Figlia mia benedetta
se l'amor ti confonde
de la dolce saetta
ben t'en puoi sofferere.
Tempo non è passato
che tu potrai avere
ciò c'hai desiderato".
. . . .
"Per parole mi teni
tutt'or così dicendo:
questo patto non fina
ed io tutt'ardo ed incendo.
La voglia mi domanda
'Na cosa che non suole:
luce più chiar che 'l sole;
per ella vo languendo".
"Oi figlia non pensai
sì fossi mala tosa;
chè ben conosco omai
di che se' golïosa;
chè tanto m'hai parlato.
Non s'avvene a pulzella
credo che l'hai provato
sì ne sai la novella.
Lascioti dolorosa
. . . .
. . . .
. . . .
. . . .
. . . .
. . . .
. . . .
Canzonetta novella
moviti a la palese
E vanne a la donzella
che sta ne le difese.
A Saragozza la manda
e va fedelemente:
Cantala ad ogni banda
per la rosa piacente.
Tratta da: Cantilene e ballate, strambotti e madrigali nei secoli XIII e XIV, a
cura di Giosue' Carducci
Casa ed. Madella, Sesto S.Giovanni 1914
In Progetto Duecento: http://www.silab.it/cgi-bin/poeweb.exe?t=1286034789&n=58&p=34&c=V
O Gemma lezïosa
Amante
O GEMMA lezïosa,
Adorna villanella,
Che se’ più virtudiosa
Che non se ne favella,
Per la virtude ch’hai
Per grazia del Signore,
Aiutami, che sai
Che son tuo servo, amore.
Madonna.
Assai son gemme in terra,
Ed in fiume ed in mare,
Ch’hanno virtude in guerra
E fanno altrui allegrare.
Amico, io non son dessa
Di quelle tre nessuna:
Altrove va per essa,
E cerca altra persona.
Amante.
Madonna, tropp’è grave
La vostra risponsione:
Chè io non aggio nave,
Nè non son marangone
Ch’io sappia andar cercando
Colà ove mi dite.
Per voi perisco amando
Se non mi soccorrite.
Madonna.
Se perir tu dovessi
Per questo cercamento,
Non crederia che avessi
In te innamoramento.
Ma s’tu credi morire
Innanzi ch’esca l’anno
Per te fo messe dire,
Come altre donne fanno.
Amante.
O villanella adorna,
Fa sì ch’io non perisca:
Che l’uom morto non torna
Per far poi cantar messa.
Se vuoimi dar conforto,
Madonna, non tardare:
Quand’odi ch’io sia morto
Non far messa cantare.
Madonna.
Se morir non ti credi,
Molto hai folle credenza,
Se quanto in terra vedi
Trapassa per sentenza.
Ma s’tu sei dio terreni
Non ti posso scampare:
Guarda che leggi tieni,
Se non credi all’altare.
Amante.
Per l’altar mi richiamo,
Che adoran li cristiani:
Pern merce vi chiamo,
Poi sono in vostre niani.
Pregovi in cortesia
Che m’aitate, per Dio,
Perché la vita mia
Da voi conosca in fio.
Madonna.
Si sai chieder mercede
Con umiltà piacente;
Giovar de’ ti la fede,
Si ami coralmente.
Tanto m’hai predicata,
E sì saputo dire,
Ch’io mi sono accordata:
Dimmi, che t’e in piacire?
Amante.
Madonna, a me non piace
Castella nè monete:
Fatemi far la pace
Con quel che voi sapete.
Questo addimando a vui,
E facciovi finita:
Donna siete di lui
Ed egli è la mia vita.
Questo componimento è inserito nel Canzoniere Vaticano 3793.
Tratto da:
Altra fonte: Cantilene e ballate, strambotti e madrigali nei secoli XIII e
XIV, a cura di Giosue' Carducci
Casa ed. Madella, Sesto S.Giovanni 1914
In Progetto Duecento: http://www.silab.it/cgi-bin/poeweb.exe?t=1287034846&n=73&p=171&c=V
Note:
Codice
Vaticano 3793 (si veda anche la scheda su Wikipedia,
oppure anche le “Annotazioni
critiche sulle Antiche rime volgari del Codice Vaticano 3793”, ordinate da
Tommaso Casini, Bologna, Regia Tipografia 1888).
E' uno dei tre canzonieri prestilnovisti a noi giunti, insieme al codice della
Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze Banco Rari 217, già Palatino 418, e al
Laurenziano Rediano 9 (L); di origine fiorentina, della fine del Duecento, con
i suoi novecentonovantacinque componimenti poetici di moltissimi autori
prestilnovisti, è il più ricco manoscritto della lirica italiana antica, unico
testimone della produzione di molti poeti minori. La raccoltà è divisa in due
parti, riservate ai diversi generi metrici: la prima parte contiene le canzoni,
la seconda i sonetti; all'interno di questa partizione principale, i primi
fascicoli sono dedicati alle canzoni dei poeti
siciliani(Giacomo da
Lentini, Rinaldo d'Aquino, Giacomino Pugliese, Mazzeo di Ricco,
Jacopo Mostacci ecc.); poi si passa ai primi siculo-toscani e ad altri poeti
dell'Italia centrale, primo fra tutti Guido
Guinizzelli; i poeti toscani
del Duecento, sono suddivisi per città e fra questi primeggia
indubbiamente Guittone
d'Arezzo, senza dimenticare, fra i maggiori Bonagiunta, Chiaro
Davanzati, e Monte Andrea. Una seconda mano dei primi del trecento
ha aggiunto il manifesto dello stilnovo,
cioè la dantescaDonne ch'avete
intelletto d'amore e
alcune canzoni del cosiddetto "Amico di Dante". Dante ebbe
probabilmente davanti agli occhi un gemello di questo canzoniere per la stesura
del De Vulgari
eloquentia perché i
componimenti e i poeti presenti in esso conincidono con quelli del trattato
dantesco.