IXª settimana dal 16 al 22 gennaio:

 

In questa settimana ho creato un calendario sugli orari di informatica in maniera che tutti i petrapesi, compresi i piccoli delle case lar possono accedere ai computer e trascorrere 2 ore a settimana giocando con i video games. Sono molto contenti, rispettano i turni e le regole, a fine settimana spero di raccontarvi lo stesso. Non sostituisco più Simone nel suo lavoro perché altrimenti facevo il doppio del mio, anche io sono fatto di carne e ossa. Il piccolo Antonio Wanderson ha già tolto il gesso la scorsa settimana, quindi non c’é più bisogno che lo lavi io. Eccomi già a giovedì, nel pomeriggio ho portato Agnaldo in internet per mostrargli come funziona, é rimasto attonito nel conoscere che mediante internet comunicavo com un’amica in video-conferenza; piú tardi ci há raggiunto Jose Carlos, l’ho invitato per prenderci un dolce per festeggiare il suo tredicesimo compleanno, Agnaldo a sorpresa gli há fatto un regalino, un braccialetto fatto a mano da lui stesso. Ieri siamo stati al parco municipale e tanto era forte il sole che mi sono un po ustionato la faccia e le braccia, ieri pomeriggio Simone é partito per l’Italia e rientra per i primi di febbraio. Nella sala di informatica tutto procede bene. Stasera siamo stati in un bar creato su un battello accostato sulla riva del Rio São Francisco per festeggiare il Compleanno di Julian, il volontario tedesco. Il venerdí, invece, porto in internet Jarlandie, al ritorno Vieira mi invita ad andare con lui, Jessica e Paulinho (14 anni) in giro per alcuni quartieri. Dieci anni fa il padre di Paulinho toglie il bambino alla madre che vivevano a Salvador e fugge per Petrolina, Qui inizia a cercare lavoro e há lavorato per alcuni anni in piú carrozzerie, si era fatto un’amante e viveva nel famoso quartiere João de Deus, un giorno lasció il piccolo di 4 anni in casa com la donna, dicendo che a giorni sarebbe tornato, ma si sono perse le tracce. La donna non poteva sostenere il bambino, quindi lo porta al Petrape. Paulinho non há un cognome, una data di nascita, un indirizzo, i genitori. Sulle carte dell’istituzione viene chiamato Paulo Sergio, ma in realtá é il nome del padre, é l’única cosa che sapeva la donna. Adesso siamo alla ricerca del padre, non per restituire il ragazzo, ma per avere i documenti, altrimenti sará un fantasma-clandestino per tutta la vita. Essendo in zona abbiamo approfittato nel fare una visita a Serginho, arrivati in casa, ci comunicano che il bambino da quasi un mese non vive piú in casa, ma in un’altro quartiere ospitato da una donna che i genitori del bambino la conoscono solo di vista, chi é questa? Lo abbiamo riportato in casa, per tutto il tempo non mi há parlato, piangeva, pensa che sono stato io ad avere l’idea di andarlo a prendere. Viera vuole riportarlo al Petrape, il piccolo fra qualche anno rischia di essere uno dei piú grandi narchitrafficanti della regione. Sabato pomeriggio alle 18:30 i volontari partiamo per Sobradinho, nel Bahia, un’ora di autobus e circa quaranta minuti di macchina nella Katinga. La Katinga é una zona del nordestino brasiliano, con terre secche, rocciose, cactus, serpenti e ratti di grosse dimensioni. Arriviamo in una casa a 50m dalle rive del fiume, casa rustica, grezza con piscina. Verso le dieci iniziamo a cenare, sulla tavolo non ho visto una bottiglia d’acqua, solo birra a volontà e carne arrostita. Per la notte ci siamo sistemati in una stanza vuota dove abbiamo messo quattro materassi a terra e dormirci in 6. La mattina ci siamo svegliati presto, uscendo fuori ho visto la meraviglia del fiume difronte la casa e alberi di banana e cocco. Colazione con latte di vacca fresco, uovo fritto, farofa (specie di farina mischiata com uovo e latte) e anguria. Abbiamo trascorso tutta la giornata in piscina, eravamo circa 20 persone ospiti nella casa di Maristella, zia di Kadigena, la ragazza di Paolo. Al rientro ci dividiamo in 2 gruppi, il primo gruppo va via alle 16.30, io mi fermo ancora in piscina, le spalle mi bollono. Aspettiamo che ritorni la macchina a prenderci, giá é buio, iniziamo il cammino verso Juazeiro, appena passata la Katinga ci accorgiamo di avere la gomma bucata, su quella macchina siamo in 3 avanti e sei dietro. Proviamo a mettere la ruota di scorta ma anche quella fuori uso, siamo sulla statale, é notte, le macchine passano a velocitá luce, nessuno si ferma, l’altra macchina é andata avanti a prendere la ruota, rimaniamo ad aspettare per piú di due ore, nell’attesa abbiamo messo due materassi sul lato della strada e ci siamo sdraiati per rilassarci un pó. Arriviamo sani e salvi a Juazeiro, gli unici volontari rimasti io e Paolo, ci lasciano al terminal per prendere l’autobus, essendo domenica dovevamo attendere piú di un’ora per il prossimo bus, quindi decidiamo di tornare a Petrolina a piedi, cosí dopo quaranta minuti eravamo a casa stanchi morti, ma vivi.

 

 

al ritorno da Sobradinho