In
questa settimana ho creato un calendario sugli orari di informatica in maniera
che tutti i petrapesi, compresi i piccoli delle case lar possono accedere ai
computer e trascorrere 2 ore a settimana giocando con i video games. Sono molto
contenti, rispettano i turni e le regole, a fine settimana spero di raccontarvi
lo stesso. Non sostituisco più Simone nel suo lavoro perché altrimenti facevo
il doppio del mio, anche io sono fatto di carne e ossa. Il piccolo Antonio
Wanderson ha già tolto il gesso la scorsa settimana, quindi non c’é più
bisogno che lo lavi io. Eccomi già a giovedì, nel pomeriggio ho portato
Agnaldo in internet per mostrargli come funziona, é rimasto attonito nel
conoscere che mediante internet comunicavo com un’amica in video-conferenza;
piú tardi ci há raggiunto Jose Carlos, l’ho invitato per prenderci un dolce
per festeggiare il suo tredicesimo compleanno, Agnaldo a sorpresa gli há fatto
un regalino, un braccialetto fatto a mano da lui stesso. Ieri siamo stati al
parco municipale e tanto era forte il sole che mi sono un po ustionato la faccia
e le braccia, ieri pomeriggio Simone é partito per l’Italia e rientra per i
primi di febbraio. Nella sala di informatica tutto procede bene. Stasera siamo
stati in un bar creato su un battello accostato sulla riva del Rio São
Francisco per festeggiare il Compleanno di Julian, il volontario tedesco. Il
venerdí, invece, porto in internet Jarlandie, al ritorno Vieira mi invita ad
andare con lui, Jessica e Paulinho (14 anni) in giro per alcuni quartieri. Dieci
anni fa il padre di Paulinho toglie il bambino alla madre che vivevano a
Salvador e fugge per Petrolina, Qui inizia a cercare lavoro e há lavorato per
alcuni anni in piú carrozzerie, si era fatto un’amante e viveva nel famoso
quartiere João de Deus, un giorno lasció il piccolo di 4 anni in casa com la
donna, dicendo che a giorni sarebbe tornato, ma si sono perse le tracce. La
donna non poteva sostenere il bambino, quindi lo porta al Petrape. Paulinho non
há un cognome, una data di nascita, un indirizzo, i genitori. Sulle carte
dell’istituzione viene chiamato Paulo Sergio, ma in realtá é il nome del
padre, é l’única cosa che sapeva la donna. Adesso siamo alla ricerca del
padre, non per restituire il ragazzo, ma per avere i documenti, altrimenti sará
un fantasma-clandestino per tutta la vita. Essendo in zona abbiamo approfittato
nel fare una visita a Serginho, arrivati in casa, ci comunicano che il bambino
da quasi un mese non vive piú in casa, ma in un’altro quartiere ospitato da
una donna che i genitori del bambino la conoscono solo di vista, chi é questa?
Lo abbiamo riportato in casa, per tutto il tempo non mi há parlato, piangeva,
pensa che sono stato io ad avere l’idea di andarlo a prendere. Viera vuole
riportarlo al Petrape, il piccolo fra qualche anno rischia di essere uno dei piú
grandi narchitrafficanti della regione. Sabato pomeriggio alle 18:30 i volontari
partiamo per Sobradinho, nel Bahia, un’ora di autobus e circa quaranta minuti
di macchina nella Katinga. La Katinga é una zona del nordestino brasiliano, con
terre secche, rocciose, cactus, serpenti e ratti di grosse dimensioni. Arriviamo
in una casa a 50m dalle rive del fiume, casa rustica, grezza con piscina. Verso
le dieci iniziamo a cenare, sulla tavolo non ho visto una bottiglia d’acqua,
solo birra a volontà e carne arrostita. Per la notte ci siamo sistemati in una
stanza vuota dove abbiamo messo quattro materassi a terra e dormirci in 6. La
mattina ci siamo svegliati presto, uscendo fuori ho visto la meraviglia del
fiume difronte la casa e alberi di banana e cocco. Colazione con latte di vacca
fresco, uovo fritto, farofa (specie di farina mischiata com uovo e latte) e
anguria. Abbiamo trascorso tutta la giornata in piscina, eravamo circa 20
persone ospiti nella casa di Maristella, zia di Kadigena, la ragazza di Paolo.
Al rientro ci dividiamo in 2 gruppi, il primo gruppo va via alle 16.30, io mi
fermo ancora in piscina, le spalle mi bollono. Aspettiamo che ritorni la
macchina a prenderci, giá é buio, iniziamo il cammino verso Juazeiro, appena
passata la Katinga ci accorgiamo di avere la gomma bucata, su quella macchina
siamo in 3 avanti e sei dietro. Proviamo a mettere la ruota di scorta ma anche
quella fuori uso, siamo sulla statale, é notte, le macchine passano a velocitá
luce, nessuno si ferma, l’altra macchina é andata avanti a prendere la ruota,
rimaniamo ad aspettare per piú di due ore, nell’attesa abbiamo messo due
materassi sul lato della strada e ci siamo sdraiati per rilassarci un pó.
Arriviamo sani e salvi a Juazeiro, gli unici volontari rimasti io e Paolo, ci
lasciano al terminal per prendere l’autobus, essendo domenica dovevamo
attendere piú di un’ora per il prossimo bus, quindi decidiamo di tornare a
Petrolina a piedi, cosí dopo quaranta minuti eravamo a casa stanchi morti, ma
vivi.