-         Giovedí 17 nov:

Eccomi pronto per prendere l’autobus da Palermo per andare all’aeroporto di Punta Raisi. Alla stazione mi incontro com Tiziana, mia amica d’infanzia che va in cerca di fortuna a Bergamo, e ci diriggiamo per l’aeroporto. Il volo per BG che doveva essere alle 13:25 parte con un’ora di ritardo. Dal caldo della Sicilia ci troviamo al freddo della Lombardia, Bergamo é una graziosa cittá mediovale che vale la pena visitarla. La sera si organizza un Linosa-party com ragazzi dell’isola e lombardi abituali vacanzieri di Linosa. La notte, invece la trascorro a Milano a casa di amici.

 

-         venerdí 18 nov:

Sveglia all’alba, da oggi inizia il grande viaggio. Treno per Malpensa e alle 10:00 si vola per Lisbona, 4 ore di sosta in Portogallo e si riparte per il Brasil. Arriviamo a Recife (io e le altre due volontarie Chiara e Jessica) verso le 22:00 (ora locale) e a mezzanotte ripartiamo per Petrolina.

 

-         sabato 19 nov:

Sono poco piú l’una di notte, atteriamo a Petrolina ed ad accoglierci com musica di chitarra e bongo Nicola (resp. del Petrape) com tutti i volontari: Paolo e Simone, servizio civile; Claudio, Veronica e Riccarda, tirocinanti universitari; Eric, volontario americano; Celso e Ronaldo, ex ragazzi del Petrape. Com una multipla ci dirigiamo verso la casa dei volontari... ‘’ammazza che caldo’’!!!

La notte non ho potuto chiudere occhio, troppo caldo, ci alziamo tutti presto e Simone ci accompagna a conoscere il Petrape. I ragazzi sono molto contenti nel vederci e di trovarsi com tanti volontari tutti disponibili per loro, qualcuno in cui possono dialogare e volere bene.

Dopo qualche oretta ci chiama Irma Dourado (84 anni), la suora fondatrice del Petrape, ci tiene in comunicazione per piú di due ore. Da la siamo passati a visitare i LAR, i bambini ci hanno assaltato, tutti che volevano salire in braccio, ti tiravano per i pantaloni, per le mani, ci accompagnavano a mostrarci la casa, i loro letti, i loro quaderni e tutto ció che le appartiene.

Sono tutti bambini e ragazzi affettuosi, nei loro occhi si legge la sofferenza del passato, la tristezza, l’amore mai avuto, una figura familiare, e cosí si legano a noi volontari che diamo tutta l’anima e cuore per loro. Il mio nome l’hanno imparato subito e lo trovano molto divertente, mi chiamano Salvador, come la capitale del Bahia. Com il tempo sto imparando anche io i loro nomi, quelli comuni, uguali o simili a quelli italiani li ho imparato subito, ma alcuni nomi sono talmente strani e difficili da pronunciare che ci metteró piú tempo.

Rimango com loro fino a tarda sera sforzandomi di parlare e di capire, in ogni modo riusciamo a comunicare, a raccontarci un po di cose e soprattutto a giocare a UNO (gioco di carte italiano). Nella notte in casa si é tenuta una festa di addio per Riccarda che giovedí intraprende il ritorno per l’Italia.

-         Domenica 20 nov:

Ne approfitto della domenica per sistemare la stanza e i vestiti della valigia.

La mia stanza é piccolina, si entra dalla cucina e la finestra da sullo spiazzale interno della casa. Dormo in un letto a castello nella parte sopra e sotto ci dorme Eric, il volontario americano di Indianapolis che sta per entrare al seminario dei luterani. Tutta la giornata l’ho trascorsa al Petrape giocando e comunicando com i ragazzi.