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n° 1 del 26 settembre 2002

 

 

"Analisis": liberi spiriti critici

"Analisis": ecco il nuovo titolo del periodico studentesco d’informazione del nostro istituto.

"Analisis" come analisi, approfondimento, indagine, ricerca, studio.

"Analisis" come la rivista cilena diretta da Juan Pablo Càrdenas, prima barricata della lotta democratica contro la dittatura di Pinochet.

"Analisis".

Ho scelto questo, insieme con la redazione, come titolo per il nostro giornale scolastico, proprio per ricordare e fare in modo che non finisca mai nel dimenticatoio la tragica storia del Cile, con i suoi dittatori, i suoi desaparecidos, i suoi guerriglieri, le sue lotte, i suoi dolori.

Vuole essere un omaggio a coloro che diedero la loro vita per difendere i diritti umani calpestati e la memoria del Cile, che non esitarono davanti alla morte pur di non cedere, pur di non sprofondare tra le ombre della dittatura.

Vuole essere un invito a ricordare, a riflettere, a non minimizzare gli avvenimenti storici che ci hanno preceduto, a dare il giusto valore alla nostra vita, alle nostre lotte, alle nostre rivendicazioni.

Vuole essere un simbolo, il simbolo della lotta democratica contro la dittatura, il simbolo della forza e del valore della ragione e del pensiero contro la violenza, l’ignoranza e l’irrazionalità.

Vuole essere un mezzo per stimolare le nostre giovani menti, per fare controinformazione, per dare "liberamente" spazio ai nostri pensieri, alle nostre opinioni e sensazioni.

Vuole essere uno strumento tale da permettere al nostro spirito critico di esprimersi e svilupparsi in piena libertà, senza inibizioni, senza costrizioni né schemi.

Vuole essere alla portata di tutti, vuole affrontare molte e diverse tematiche, vuole interessarvi e, soprattutto, vuole colpire e centrare la vostra attenzione e la vostra sensibilità.

Con questi presupposti, a nome mio e della redazione, auguro a tutti un buon rientro, un in bocca al lupo per l’anno scolastico appena iniziato e invito chiunque sia interessato, ad unirsi alla redazione del giornale, per lavorare insieme a noi e per contribuire alla buona riuscita di questo importante, utile e indispensabile strumento di espressione studentesca.

la coordinatrice di redazione

Laura Massa

 

il giornalino d'istituto

ultimo numero

n° 5 anno 2° - marzo 2003

MANIFESTAZIONE DEL 4 FEBBRAIO 2003

Non ho mai pensato di poter scrivere,da docente,sul giornale della scuola. Per essere onesti, non sono a mio agio e non mi sembra facile scrivere tutto quello che ho nella mente. Non è facile…mi rendo conto che sono dall’altro lato dello steccato e un oceano di anni mi divide dai miei alunni. Ci provo comunque, stando con loro e, perché no,andando insieme in Provincia a protestare, a chiedere i perché dei ritardi per quel benedetto ascensore e così,camminando,scambio un po’ di chiacchiere, di pareri,ci comunichiamo i pensieri e poi…li vedo "extra moenia". Mi rendo conto ancora una volta di quanto colore e calore c’è nei ragazzi fuori dalla scuola, fuori dal "perimetro castigale",come qualcuno l’ha definita nei graffiti-ricordo dell’occupazione. In Provincia sembra andare tutto bene. L’incontro con l’Assessore sembra positivo. Si conclude con le promesse di porre fine ai lavori ormai insostenibili che fermano le attività di parte della scuola. E finalmente, dopo un po’ di tempo, possiamo usare l’ascensore. Tutti contenti? Macchè… Nella scuola c’è un mare di cose ancora da fare. Anche se viviamo immersi in varie proposte formative,non sempre si riesce a decidere quale possa diventare il nostro progetto culturale di vita. La stessa occupazione con tutte le sue contraddizioni interroga fortemente alunni,docenti e genitori. Da che parte incominciare? E’ evidente che la sola attività didattica non basta a rispondere a tutte le domande che i ragazzi fanno. Allora…se provassimo a parlare? E se provassimo a trovare un modo per confrontarci sui problemi che viviamo ogni giorno? E se provassimo ad ascoltarci? E se provassimo a superare i bisogni dell’"hic et nunc"? che affliggono la maggioranza di noi? Penso che nel nostro caso, l’incontro tra diversi, quali siamo, per condizione, ha bisogno di tempi lunghi,di spazi possibili e verificabili, che consentano l’ascolto, la discussione e la proposizione. Sono fortemente convinta che la ricerca del tempo per proporre piani formativi in cui le parti siano protagoniste. In questo studenti, docenti e genitori sono accomunati da un’unica povertà:la mancanza di tempo da dedicare alla comunicazione. J.Needleman, professore di filosofia al San Francisco State University, nel suo recente saggio sul tempo, scrive nella premessa"Where has all the meaningful time gone?"Il tempo"pieno di significato"è il tempo che ognuno darà alla prospettiva del miglioramento della qualità della vita nel luogo in cui viviamo gran parte della giornata. E? il tempo che daremo al confronto tra le parti per una politica nella scuola che veda tutti protagonisti di scelte a favore della pace, dello sviluppo sostenibile, della promozione della giustizia, della legalità e del bene comune. L’isolamento che vede le parti lontane e nemiche è la "aching question". A mio parere, esso non si risolve con il solo intervento didattico nella classe dove ognuno gestisce a modo suo il percorso formativo o in assemblee poco partecipate né tantomeno in manifestazioni che rispondono ai bisogni del momento.La ricerca, in una prospettiva lunga e dilatata, degli spazi di tempo, dell’ascolto reciproco e della comunicazione è,secondo me, la carta vincente e reale per attivare una strategia che promuova la cultura della democrazia nei luoghi della cultura. Mettersi in discussione, alunni, docenti e genitori può portare frutti al nostro tempo che ci proietta in un futuro fatti di insicurezze in cui l’uomo ha bisogno di ritrovare le motivazioni e le energie per affrontare le situazioni. Non si tratta di cambiare "perché tutto resti come prima", ma di tentare le strade, i percorsi che rendono praticabile la democrazia,senza strumentalizzazioni di alcuna sorta,cercando spazi per esprimere idee ed opinioni nel rispetto reciproco. La scuola è il luogo della cultura e se è vero che "è mediante la cultura che l’uomo diventa più uomo,accedendo più intensamente all’"essere"che gli è proprio": allora potremo cominciare a dare "meaning"alle nostre esperienze,non ignorando l’ombra, ma cercando il lato luminoso delle esperienze e delle persone che le vivono.

Prof.ssa Mauro


L’ATTESA DI UN POPOLO INNOCENTE

La guerra è ormai alle porte, troppo grande è la determinazione del quartetto omicida Bush – Blair – Berlusconi – Aznar. Ambasciatori, diplomatici, giornalisti occidentali e perfino il personale delle agenzie umanitarie entro il 14 marzo lascerà il paese, poi, si scatenerà l’inferno.

Milioni di bombe raderanno al suolo un paese già martoriato; i bombardieri USA non risparmieranno nemmeno scuole ed ospedali del "regime terrorista", infatti Bush tenta di convincerci che anche l’ultimo bambino iracheno è un potenziale terrorista; già migliaia (molti più delle morti delle Twin Towers) sono i bimbi morti per l’embargo imposto all’Iraq dalla comunità internazionale, infatti gli USA non permettono nemmeno l’ingresso delle medicine (dato Emergency) per i ricoveri infantili, il tutto per distruggere la "minaccia Saddam".

Ma che colpa ne ha, dei crimine del regime, quel bambino iracheno che ha perso i genitori sotto i bombardamenti della prima guerra del Golfo ed adesso si ciba con i suoi sette fratelli, nella discarica di Al Masfa ad ovest di Baghdad?

Tutto ciò per il controllo delle riserve petrolifere della regione mediorientale.

La popolazione più semplice trascorre i giorni di festa a scavare bunker nei giardini. C’è chi vende divani per acquistare piccoli generatori per sopravvivere alle bombe, che inevitabilmente colpiranno le centrali elettriche. I più facoltosi acquistano maschere anti-gas: il Rais spera che le truppe anglo-americane possano così trovare un ostacolo nelle battaglie urbane che si combatteranno per la conquista della capitale. Il regime, inoltre, sta distribuendo fucili, pistole, lanciarazzi ai civili, assistiti dalle "truppe scelte" dell’esercito iracheno. Al mercato degli uccelli, vanno molto i canarini: sono i volatili più sensibili ai gas. In migliaia chiedono di lasciare il paese. La popolazione per difendersi dai gas angloamericani sigilla i vetri delle case con semplice cerotto. I prezzi dei generi alimentari di prima necessità sono saliti alle stelle. Il governo ha distribuito in anticipo le razioni di giugno e luglio, quelle pagate con il programma Onu "Oil for food" Petrolio per cibo.

E l’Occidente ….. sta a guardare; o meglio, mentre in milioni hanno detto "No" alla guerra, i soli governanti preparano il più grande sterminio del nuovo millennio.
Saddam va arrestato, ma le bombe che anche noi italiani nella prossima Finanziaria pagheremo, uccideranno la gente comune, non i pilastri del regime dittatoriale.

Coscienti di tutto ciò portiamo sempre con noi gli stracci bianchi di pace, issiamo le nostre bandiere multicolori, abbattiamo l’indifferenza e disobbediamo a chi vuole la nostra autorizzazione per soli scopi elettorali per uccidere un popolo inerme, indifeso ed incolpevole dei crimini di Saddam.

Ed mentre i bimbi iracheni impauriti più che mai, aspettano le nostre bombe ed i nostri gas… noi battiamoci per la pace:

no alla guerra senza se e senza ma.

Fulvio Puzone III G


8 MARZO…PERCHE’?

8 Marzo :giornata dedicata alla donna …ma perché?!?Beh, forse i superficiali si accontenteranno di credere che si tratti di una semplice trovata commerciale tutta fiori e regalini…oddio immaginare delle scenette prosaiche fa accapponare la pelle,ma si tratta di una realtà,manifestazione di una diffusa ignoranza.La motivazione per cui è stata dedicata una intera giornata alla donna in pochi se lo chiedono.Allora diamo un’occhiata insieme a ciò che ci racconta la storia tornando indietro di un po’,precisamente alla fine del ‘700,cioè quando si cominciò ad affermare quel movimento ideologico,teso a rivendicare l’equiparazione della donna all’uomo in tutti i campi,chiamato Femminismo .La prima rivendicazione dei diritti politici e civili della donna fu presentata nel 1789 da Felicitè de Keralio con un "Cahier des doleances des femmes" .Il Femminismo è dunque un fenomenotipicamente moderno che si afferma,come dottrina,con la rivoluzione francese.Il problema della parità dei sessi affascinò molti scrittori rivoluzionari che riconoscevano la donna come parte integrante e autonoma della società : particolarmente interessato fu Charles Fourier, che per primo usò, nei riguardi della donna, la parola "emancipazione " . Intanto l’idea femminista si sta affermando anche in Inghilterra, nel 1792 Mary Wollstonecraft scrisse la "Rivendicazione dei diritti della donna " : i concetti della Wollstonecraft furono ripresi da John Stuart Mill, nella seconda metà dell’ ‘800 , il primo deputato inglese che presentò in parlamento una petizione promossa da un comitato femminile per la richiesta del voto alle donne : da allora la conquista del suffragio venne considerata il primo obbiettivo da raggiungere, il punto di partenza per nuove conquiste. Nel 1903 riuscì ad avere una vera e propria organizzazione Women’s Social and Political Union (WSPU) per opera di Emmeline Pankhurst. Questa organizzazione femminile, le cui aderenti furono chiamate dall’opinione pubblica " Suffragette", adottò un sistema nuovo nella storia del femminismo:la lotta.Ma solo dopo la prima guerra mondiale le donne inglesi ottennero il diritto al voto dopo 50 anni di lotte e 2584 petizioni.Dopo le inglesi ,ottennero il voto le donne americane nel 1920.All’inizio del ‘900 anche altri paesi europei (Finlandia ,Norvegia, Germania, Russia ,Danimarca, Austria, Cecoslovacchia,Svezia) concessero il voto alle donne.

In Italia,dalla fine dell’ ‘800,molte donne erano occupate nell’industria e il partito socialista si impegnò per il miglioramento del lavoro della donna e del diritto di voto. Solo dopo le due guerre mondiali,fu riproposto il problema dell’emancipazione femminile.Il 1° febbraio del 1945 le donne italiane ottennero il suffragio e il 2 giugno 1946 votarono per il referendum istituzionale dal quale nacque la Repubblica Italiana.Con gli anni Sessanta si andò progressivamente affermando il principio della parità dei sessi in senso socio-culturale.Attualmente nella nostra cultura,considerata"altamente civilizzata" o presunta tale ,la donna sta conquistando nuovi spazi vitali ,soprattutto in un mondo dove il lavoro è spietato e competitivo.Tuttavia,essendo la nostra società nell’epoca dell’edonismo e delle contraddizioni,la donna resta incessantemente sottoposta ad un perverso processo di mercificazione sessuale,con tutte le conseguenze facilmente immaginabili.Contrariamente,nei paesi del Terzo Mondo ed in quelli in cui esiste identificazione tra potere politico e potere religioso,il cammino verso l’emancipazione femminile è ancora agli inizi,ma è rischioso e scorretto voler confrontare culture diverse,oltretutto avvalendosi unicamente dei propri parametri valutativi.L’8 marzo è solo una data simbolica,un ricordo di una lotta ancora viva ,a cui la donna non si sottrarrà.Ricordiamo che uomo e donna ,in quanto esseri umani,hanno pari dignità sia in una dimensione laica che in una prospettiva religiosa.Le naturali differenze di carattere fisici,fisiologico e psicologico sono comunque da tener conto :parità infatti non significa sciocca "equivalenza",ma valorizzazione della diversità .

Mariarosaria Persico IIIG


LA SCUOLA PER LA LEGALITA' E LA SOLIDARIETA'

Da anni il Garibaldi partecipa fedele alle maratone internazionali organizzate dal Comune di Napoli. Fra le motivazioni l’ecologia o la legalità,quest’anno la marcia sarà per la pace.Sono manifestazioni sportive dedicate esclusivamente alle scuole(ma chiunque può parteciparvi) è gratuita, non agonistica (può essere praticata ad andatura libera) e in dono sarà dato un pacco-gara (maglietta,medaglia,pettorale e gadjet vari) ad ognuno. L’ appuntamento è alle 9:00 a P.za Plebiscito al giorno 9 marzo 2003, con partenza prevista per le 10:30.E’ necessario, entro il 28 febbraio 2003 dare la propria adesione alla prof.ssa GIACCA o al prof.CAGLIUSO per avere il pacco-gara.

Vi aspettiamo in tanti…per la pace!

Lisa Cardone IV B


DOMENICHE MEDIEVALI

E’ rivolto a tutti gli studenti interessati l’invito a partecipare,una domenica al mese, alla riscoperta dei borghi medievali della Campania ,attività organizzata dal prof. Strommillo e da un professore universitario di storia medievale.La partenza è prevista per la mattina e il ritorno per il pomeriggio,per maggiori informazioni rivolgersi al prof. Strommillo!

Stella Piscopo II G


MEMORANDUM

Tutti i mercoledì, nella sede del Centro Solidarietà ,sito in Vico Castrucci 4B ,si svolge un doposcuola gratuito, aperto a tutti gli studenti,sia quelli che vogliono scoprire il fascino dello studio comune ,sia quelli che vogliono aiutare i bambini più piccoli del rione Sanità.Rivolgersi al prof. Strommillo.

A cura del Centro di Solidarietà


No Wto, No Gats

Il processo di globalizzazione neoliberista ha un intento ben chiaro: unificare lo stato al mercato, sottomettere l’amministrazione dello Stato alle esigenze dell’ economia capitalistica, smantellando il welfare costruito con anni di lotte proletarie. Nell’ambito di questo processo si colloca la creazione di organismi elitari ed antidemocratici, che in funzione degli interessi delle multinazionali decidono per tutti i cittadini del mondo. Uno di questi è sicuramente il Wto(Organizzazione mondiale del commercio), nato nel 1995 in seguito alla rottura degli equilibri economici degli accordi di Breetton Woods del 1976, avvenuta a causa della caduta del muro di Berlino e il crollo del comunismo sovietico, e con la conclusione del più lungo dei cicli negoziati del Gatt( Accordo generale sul commercio e i beni), l’Uruguay Round, lanciato nel settembre 1986 a Punta del Este. Oggi il Wto conta 144 paesi aderenti e controlla il 90% degli scambi internazionali di merci ed assume sempre più potere, attuando processi decisionali che tendono ad emarginare i paesi più deboli e scomodi. Infatti, pur presentandosi come una struttura democratica, che funziona secondo il principio un paese un voto, nella pratica si osserva una grave mancanza di democrazia e di trasparenza. Le decisioni fondamentali vengono prese nel corso di riunioni ristrette, come è avvenuto negli ultimi incontri di Doha e Sidney, e i paesi del sud del mondo vengono sempre esclusi dalle "stanze verdi" in cui vengono prese le decisioni. Questa concentrazione di potere si dimostra poi essere funzionale agli interessi delle multinazionali, ovvero delle elites economiche e finanziarie globali, senza che venga fatta una congrua valutazione d’impatto ambientale, sociale e di sviluppo nei singoli paesi. Purtroppo però il Wto sta espandendo la sua sfera di influenza con un accordo multilaterale sui settori pubblici dell’economia, il Gats(Accordo generale sul commercio ed i servizi), che si propone di imporre le regole del mercato globale anche in quei settori dell’economia, che invece entrano nell’area del welfare. L’accordo si propone di inglobare nel "libero commercio" aree statali dell’economia, come la sanità, i trasporti, l’istruzione, l’energia, gli acquedotti, il gas, le telecomunicazioni. Questo significa che un giorno, dopo l’attuazione del Gats, potremo trovarci ospedali, scuole, uffici postali gestiti dalle multinazionali piuttosto che dallo Stato. Il Gats risponde ai principi neoliberisti, che tendono a trasformare i valori d’uso in valori di scambio e a sottomettere diritti fondamentali alla speculazione economica e al profitto capitalistico. Infatti con l’entrata in vigore del Gats, i Governi e le amministrazioni locali non potranno investire nella scuola pubblica, non potranno spendere del denaro pubblico per l’edilizia scolastica perché significherebbe commettere un atto di sleale concorrenza, che danneggerebbe gli investimenti privati. Dire no al Gats significa anche dire no alla riforma Moratti, purtroppo recentemente approvata alla Camera dei deputati. Infatti la riforma, proprio come il Gats si propone di privatizzare la scuola pubblica attraverso bonus-scuola e finanziamenti all’istruzione privata e di mercificare il sapere, imbrigliandolo in logiche di funzionalità al sistema neoliberista. Infatti, suddividendo il sistema scolastico in istruzione liceale e formazione professionale ed introducendo lo schematismo classista della riforma Gentile, il disegno di legge morattiano si propone di creare una scuola a struttura aziendale, che elargisca un sapere nozionistico, vuoto, acritico con l’unico scopo di introdurci in un mercato del lavoro sempre più flessibile e competitivo. Inoltre dire no al Gats significa difendere il diritto allo studio, alla sanità, al lavoro contro la politica neoliberista del governo Berlusconi, che proprio in maniera conforme alle direttive del Wto e dell’Unione Europea, sta riducendo le libertà proletarie in onore dei privilegi della classe dominante. Per contestare una pratica antidemocratica volta ad imporre ai governi democraticamente eletti norme in materia di politica economica, ledendo il diritto all’autodeterminazione, per opporsi ad una struttura economica globale che mette al primo posto il mercato e al profitto a danno dei diritti dell’individuo, per rilanciare la lotta contro la mercificazione del sapere e la distruzione della scuola pubblica, per contrastare in difesa dei diritti sociali la globalizzazione neoliberista, per dire no ad uno sviluppo selvaggio che invece di prosperità e progresso creerà povertà ed aumenterà il divario tra le classi sociali, aderiamo alla mobilitazione europea contro il Gats, che si terrà il 13 Marzo. Manifestare il proprio dissenso è l’unica possibilità rimastaci per difendere i nostri diritti contro una struttura economica globale, che invece intende seminare ingiustizie sociali e rendere l’uomo un mero strumento, non importante per la propria personalità e per la propria coscienza, ma per i suoi averi e il suo potere d’acquisto.

Ciro Troise 1D

L’ondata di manifesta antidemocrazia che infatua i vertici del governo, porta da tempo a proteste per la distruzione dell’Istruzione da parte di Moratti, per la probabile negazione di trattative di pace in sudditanza nei confronti di G.W.Bush, per altri molti e interminabili motivi più o meno validi, e non ultimo, per l’esplicita ingiustizia alla quale si vuol far volgere la Giustiza Italiana, rappresentata in parlamento da tale sig. ministro Roberto Castelli. La materia di dibattito in merito, spazia dall’incostituzionale legge Cirami alle presunte toghe rosse e l’istituzione di una commissione d’inchiesta sull’attività svolta dalla Magistratura; dalle frettolose leggi che favoriscono il rientro del denaro sporco in Italia e la bozza della nuova legge sul dirtto societario volta a regolamentare privatizzazioni, spese e responsabilità degli amministratori d’aziende, al celebberrimo conflitto d’interessi del cavaliere; dalla necessaria ma meglio ponderabile riforma dell’ordinamento giudiziario che tende alla separazione delle carriere per giudici, magistrati difensori e Pubblici Ministeri, al famoso e criticato legittimo sospetto avanzato già all’inizio di luglio 2001 dall’On. Gianfranco Anedda ed ora ripreso dal menzionato Melchiorre Cirami.

L’ignobile aggravante, che rende questa legge dalla fulminea approvazione il fiore all’occhiello di un disonorante e vile uso del potere per i propri comodi, consiste nel fatto che è appunto creata su misura per il Premier e i suoi vassalli; suo fondamento è infatti assicurare a tutti gli imputati il rispetto del principio costituzionale della imparzialità e terzietà del giudice, fino al trasferimento del processo ad altro loco in caso di fondatezza del sospetto; ma rende incontrollabile e arbitrario il loro accertamento, per l’assenza di esatti riferimenti normativi; tanto è assurda, da esser detta la panacea di tutti i mali e nonostante sia passata con tutte le modifiche che apporta agli articoli 45, 47, 48 e 49 del Codice di Procedura Penale, e può essere immediatamente applicata ai processi in corso, è già in preparazione un referendum abrogativo proposto dal Sen. Antonio Di Pietro.

Per non dimenticare il recentissimo intervento-comizio del Presidente del Consiglio, trasmesso sostanzialmente a reti unificate allo scopo di attaccare davanti ad un uditorio il più vasto possibile, direttamente la magistratura e indirettamente il provvedimento della Corte di Cassazione a sezioni unite (e cioè del supremo organo giudiziario del nostro paese), che ha negato la rimessione ad altro giudice di processi contro imputati eccellenti pendenti davanti a quel tribunale.

Lo scontro in atto tra politica e giustizia è dovuto alle pendenze penali del Premier e rappresenta un fenomeno della grave degenerazione della nostra democrazia in questi ultimi anni; stiamo conoscendo una deriva plebiscitaria che ci sta portando poco alla volta, attraverso continui slittamenti della Costituzione materiale, verso un regime neoautoritario edificato sul carisma del capo. E’ ripugnante pensare al padrone monopolistico dell’impero mediatico italiano nonchè Capo del Governo che corrompe magistrati per avere sentenze a proprio favore; ma ci sono accuse di questo tipo, ma fin ora si è riuscito a prolungare a dismisura i tempi dei processi e si è cercato di mettere a tacere o screditare giudici giusti e non politicizzati.

Di recente è avvenuto che per la prima volta nella storia della nostra Repubblica, il Senato ha approvato una mozione che accusa i magistrati che si occupano di processi ad esponenti politici di non rispettare leggi e sentenze della Corte Costituzionale e di emettere decisioni "a fini di lotta politica". Questa non è lealtà verso l’Ordinamento ma violazione dell’Ordinamento perché le decisioni dei Giudici si criticano, si impugnano o si possono emanare leggi interpretative della volontà del Parlamento, si possono sollevare conflitti di attribuzione, ma un Potere istituzionale dello Stato (quello legislativo) non può interferire su di un altro (giudiziario) minando lo Stato di diritto. Specialmente quando le decisioni dei Giudici riguardino esponenti parlamentari che sembrano fare il tutto per tutto per mandare in prescrizione il caso.

Come sosteneva il filosofo utilitarista inglese dicepolo di Hobbes, Jeremy Bentham, "justice delayed is justice denied"; che si avvicina molto alla tattica temporeggiatrice alla Quinto Fabio Massimo "Cunctator".

di E.Gentile


"Gangs of New York": le radici dell’America

Finalmente è arrivato nelle sale cinematografiche il nuovo lavoro di Scorsese, Gangs of New York, tratto dal libro di Herbert Asbury, dopo trent’anni di gestazione e tre di lavorazione. Il film è stato girato a Cinecittà con la stupenda scenografia di Dante Ferretti e racconta le divergenze fra due gangs nella Manhattan del 1860.

Dopo l’affermazione della gang "cattiva", comincia l’ondata migratoria irlandese dalla quale giunge Amsterdam (Leonardo Di Caprio) che vuole vendicare la morte di suo padre causata da Bill il macellaio (Daniel Day-Lewis), leader del partito antimigrazione. Prima di ucciderlo, Amsterdam conquista la sua fiducia e intanto s’innamora di Jenny (Cameron Diaz), abile borsaiola.

Gangs, grazie alle scene di lotta, di dolore, di paura, esprime il tenore di vita di un tempo, imperniato sul malessere sociale. Attraverso questo film noi studenti possiamo apprendere e riflettere su un periodo storico che ha per base un fatto conosciuto, la guerra di secessione, ma che non viene molto spesso esposto sui libri di storia. Gangs, inoltre, è un film che ha il coraggio di finire con lo skyline dell’America moderna con le Twin Towers, che si sovrappone alle macerie delle downtown.

Non dimentichiamoci però dell’evento più atteso, le candidature all’Oscar. Gangs ne ha ricevuto dieci, tra cui quelle di miglior film, miglior regista, miglior attore (Daniel Day-Lewis) e miglior sceneggiatura. Purtroppo gli soffia il primato Chicago che ha ricevuto ben tredici candidature e perciò è in corso una "pugna ardua". Resta il rammarico per la mancata candidatura del nostro Di Caprio, nonostante l’ottimo impegno, la nota bravura e la naturale bellezza.

È bene ricordare il significato principale che Scorsese ci vuole trasmettere: l’America di oggi è nata grazie alle "mani" che l’hanno costruita; deve ricordare il suo passato, ma guardare anche il futuro e ciò che viene da fuori.

Orlando Ilaria IV F


RETE DI LILLIPUT

Per un’economia di giustizia

Lilliput non è un’associazione ma una rete. L’adesione non avviene mediante tesseramento individuale, ma attraverso la partecipazione, preferibilmente in sede locale, al Manifesto nazionale. Si immettono in rete persone, associazioni e gruppi che si riconoscono in orientamenti comuni definiti a livello nazionale. La rete è infatti un insieme di luoghi di incontro ,confronto e relazione tra persone che aprono e sperimentano nuove possibilità per l’azione politica e sociale. Essa privilegia l’impegno locale,coordinandolo e potenziandolo in rete, in connessione a campagne ed altre reti nazionali ed internazionali; crede nelle potenzialità della nonviolenza e reputa suo impegno primario approfondirle, esprimerle e realizzarle; valorizza le differenze e i contributi diretti a attivi di ciascuno alla ricerca comune; vuole favorire una crescita culturale di tutta la rete e della società che tenga più conto delle differenze di genere.

In un momento in cui sembrano valere solo le leggi del mercato e del profitto mentre le istituzioni democratiche stanno perdendo credibilità e potere, associazioni, gruppi e cittadini impegnati nel volontariato, nel mondo della cultura, nella cooperazione Nord\Sud, nel commercio e nella finanza etica, nel sindacato, nei centri sociali, nella difesa dell’ambiente, nel mondo religioso, nel campo della solidarietà, della pace e della nonviolenza, hanno dato avvio alla rete di Lilliput per unire in un’unica voce le loro molteplici forme di resistenza contro scelte economiche che concentrano il potere nelle mani di pochi e che antepongono la logica del profitto e del consumismo alla salvaguardia della vita, della dignità umana , della salute e dell’ambiente.

Come i piccoli lillipuziani riuscirono a bloccare il gigante Gulliver, legando ciascuno un singolo capello del predone, cosi gli aderenti alla rete di Lilliput cercano di fermare il tiranno economico conducendo ciascuno la loro piccola lotta in collegamento con gli altri. Il loro obiettivo a lungo termine è la costruzione di un mondo dove ogni abitante della terra possa soddisfare i propri bisogni materiali, sociali e spirituali nel rispetto dell’integrità dell’ambiente e del diritto delle generazioni future ad ereditare una terra feconda, bella e vivibile.

Nell’immediato essi si oppongono alle scelte economiche che attentano alla democrazia, che portano a morte il pianeta e che condannano miliardi di persone alla miseria.

Le loro strategie d’intervento sono di carattere non violento e comprendono l’informazione e la denuncia per accrescere la consapevolezza e indebolire i centri di potere, il consumo critico e il boicottaggio per condizionare le imprese, la sperimentazione di iniziative di economia alternativa e di stili di vita più sobri per dimostrare che un’economia di giustizia è possibile.

La Rete Lilliput si impegna a realizzare tutto questo in un rapporto di dialogo e di collaborazione con tutti gli altri gruppi, reti e movimenti che in Italia e all’estero si battono per gli stessi obiettivi.

Mettendo in comune idee, conoscenze risorse e iniziative si può ostacolare il cammino verso la globalizzazione al servizio delle multinazionali per contrapporre una globalizzazione al servizio degli esseri umani.

Tra le iniziative della rete:"Segni di pace". La Rete Lilliput esprime un netto rifiuto al minacciato attacco militare contro l’Iraq ed invita tutti coloro che sono contro la guerra a mostrare un segno tangibile del loro dissenso esponendo dalle abitazioni, dalle automobili, nei posti di lavoro una bandiera della pace o uno straccio bianco.

Da sempre impegnata contro la guerra, il terrorismo ed ogni tipo di violenza, la Rete Lilliput si sta adoperando con tutte le proprie forze e con il contributo di altre reti ed organizzazioni, affinché i cittadini italiani, la società civile e tutti coloro che sono contrari alla guerra possano esprimere in modo nonviolento un comune dissenso e l’obiezione a qualsiasi atto armato.

 

 

Ultimo aggiornamento: 30-04-03

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