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IL SITO DEGLI OGGETTIVISTI ITALIANI
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Storiografia oggettivista



La storia oggettiva

 

Coerentemente con l'epistemologia dell'oggettivismo, la storia è vista come una realtà oggettiva passata. Gli eventi storici esistono indipendentemente dal fatto che qualcuno li descriva o meno o li racconti a modo suo. Contrariamente a molte scuole storiografiche contemporanee, la storiografia oggettivista si oppone al relativismo di chi sostiene che la storia, di fatto, coincida con il punto di vista chi la scrive. Diffidare di quegli storici che sostengono che la storia è relativa: sono i primi ad approfittare del loro relativismo per scrivere una storia distorta e modellata sulle loro idee politiche o religiose. Relativismo storico e dogmatismo religioso e/o ideologico appartengono allo stesso male. 

L'apprendimento della realtà passata è analogo all'apprendimento della realtà presente: percezione della realtà attraverso i sensi, concettualizzazione ed esposizione del concetto attraverso l'uso del linguaggio. Ma con una difficoltà in più: che i sensi umani non possono percepire ciò che è avvenuto in un passato anteriore alla loro stessa nascita. Solo chi ha vissuto in quel passato, può avere percepito la realtà, può averla concettualizzata ed espressa sotto forma di linguaggio: chiunque abbia vissuto nel passato ha prodotto, in qualche modo, documenti.

Il compito dello storico consiste semplicemente nel raccogliere documenti, verificarli ed esporre ciò che ha raccolto. In molti casi, in presenza di documenti e testimonianze divergenti, il compito dello storico si avvicina molto a quello di chi conduce un'inchiesta. Come chiunque stia conducendo un'inchiesta, lo storico deve tenere conto, nel raccogliere e nell'ascoltare le varie testimonianze, della loro provenienza e attendibilità. Risultano meno attendibili quelle testimonianze e quei documenti che provengono da soggetti che dichiarano esplicitamente l'uso scientifico della menzogna come mezzo per raggiungere i propri fini. Ad esempio i marxisti-leninisti si sono sempre dichiarati dei mentitori di professione e vedono nella menzogna uno strumento legittimo. Idem dicasi per gli Islamici, che per questo si rifanno allo stesso Corano per giustificare le loro menzogne dette ai loro "nemici". Un documento scritto da un marxista simpatizzante dei regimi leninisti o da un islamico è, dunque, da prendere con molto beneficio di inventario. 

In sintesi, lo storico deve dunque "interrogare" i documenti che ha a disposizione fino a conoscere, con il minimo margine di errore, quella che è stata effettivamente la realtà dei fatti.

 

Il pensiero come guida dell'azione

Il fatto, l'evento storico, può essere un fenomeno naturale, come un terremoto, o un'alluvione, o un'epidemia. In questo caso l'uomo non entra nell'evento storico se non come spettatore o vittima di eventi che non dipendono dalla sua volontà. In alcuni casi catastrofi naturali possono essere causati direttamente o indirettamente da errori o scelte umane e già in questo caso l'uomo e la sua azione tornano ad essere soggetto e non oggetto dell'evento storico. In tutti gli altri casi storici, l'uomo è sempre il protagonista della storia. Periodi di pace e prosperità economica, come periodi di guerra e miseria, avanzamenti e recessioni nella cultura e nella scienza, rivoluzioni e repressioni sono tutti fenomeni che non possono essere considerati indipendenti dalla volontà di esseri umani, di individui in carne ed ossa, con un nome e un'identità. 

Insomma: al di là dei fenomeni naturali, l'uomo è il vero protagonista della storia. Questo non vuole affatto dire che la storia sia fatta dai "grandi uomini". Gli eventi possono essere determinati anche dalle scelte di numerosi individui socialmente insignificanti. Resta comunque il fatto che gli individui e le loro scelte sono alla base di tutti gli eventi storici non naturali. Gli individui hanno sempre la possibilità di scegliere. Possono scegliere se seguire regole morali per cercare di continuare a vivere in pace con gli altri individui, o possono scegliere la morte. Propria e/o di altri. Anche il dare inizio alla violenza è sempre una scelta. E' una scelta che in molti casi è facilitata da circostanze che non dipendono da chi da inizio alla violenza, ma alla fine rimane pur sempre una scelta libera, come qualsiasi altra azione individuale. Sono da rigettarsi, dunque, quelle visioni "deterministe" o "storiciste" della storia, in base alle quali gli individui non sono altro che parte di un disegno superiore che essi non comprendono e che non possono mutare. La storia non è determinata da un disegno tracciato da Dio. Tantomeno da un disegno tracciato da uno Hegel o da un Marx! 

Spesso, anche al di fuori del determinismo e dello storicismo, si va a cercare, per spiegare gli eventi storici, cause esogene all'individuo e alle sue scelte volontarie. Si dice che il clima, la posizione geografica o l'appartenenza a una razza, o la condizione economica in cui l'individuo si trova sia condizionante per le scelte che l'individuo compie e dunque siano questi fattori sociali o naturali a determinare, alla fine, gli eventi storici. Oggi, molto spesso, lo storico deve essere soprattutto un bravo economista o un bravo sociologo. Ormai questo modo di leggere la storia è talmente diffuso, che non ci si fa più caso. Un libro di storia in cui si legge che le contraddizioni interne al sistema capitalista hanno fatto scoppiare la I Guerra Mondiale è comunemente accettato. Anche un libro di storia in cui si legge che l'estrema frammentazione del potere in America e la sua lontananza geografica dall'Europa ha fatto degli Stati Uniti una nazione libera, è comunemente accettato. Non si legge mai, su un libro di storia, che la I Guerra Mondiale è scoppiata perché uno dei principali responsabili, Guglielmo II di Germania era un po' megalomane e che la popolazione (soprattutto tedesca) di allora credeva seriamente che con la guerra di conquista si sarebbe fatto il bene della Nazione e con essa del popolo. E si legge raramente che la Rivoluzione Americana ha portato alla nascita di un paese libero come gli Stati Uniti, perché allora, nel XVIII secolo, circolavano fra la popolazione idee che esaltavano la libertà individuale, che tuttora sono alla base della cultura nordamericana. Oggi, soprattutto in Europa, si ha perfino difficoltà ad ammettere che gli attacchi kamikaze islamici contro gli Stati Uniti e contro Israele siano pianificati ed eseguiti da gente che crede nell'Islamismo e nella Guerra Santa come strumento per la sua espansione. Eppure questa è la spiegazione più semplice: l'uomo ha sempre fatto e fa quello in cui crede. Le condizioni esterne, è vero, condizionano l'azione, ma non possono determinare scelte. Posso essere povero, ricco, proletario, borghese, cinese, europeo, arabo, nato in un Paese senza sbocchi sul mare, come nella nazione più pianeggiante del mondo, ma se decido di ammazzare il mio vicino di casa o di sposare una ragazza che mi piace, lo faccio in base alle mie personali preferenze, alle mie idee e alla visione del mondo che esse mi danno. 

E' per questo che la storiografia oggettivista è soprattutto una storia di idee. E' l'oscurantismo della religione cattolica che ha portato a secoli di arretratezza economica e stagnazione culturale in Europa. E' la riscoperta di ideali razionalisti dell'antica Grecia che ha portato allo sviluppo della scienza in Europa. E' la diffusione di ideali di ragione e di libertà dell'individuo nell'Illuminismo del XVIII secolo che ha permesso la nascita dei primi movimenti politici a favore di una società libera e la Rivoluzione Industriale. Sono idee religiose e superstizioni diffuse nelle società asiatiche che le hanno ridotte a grandi quanto miseri deserti culturali, pronti ad essere colonizzati dai primi Europei arrivati. E' la diffusione degli ideali collettivisti del socialismo e del nazionalismo ha condotto alla barbarie dei regimi totalitari del XX secolo e a due guerre mondiali. Niente altro. 

 

Buoni maestri e cattivi maestri

Le idee non nascono da sole, chiaramente. Partono dagli individui. Un individuo può agire secondo ragione e predicare la tolleranza e il rispetto altrui, perseguire le proprie aspirazioni senza dare fastidio a nessuno. O può farsi trascinare dall'istinto dell'invidia nei confronti di chi sta meglio di lui e credere di poter rendere più "giusta" la società (secondo i suoi criteri) seguendo e facendo seguire una religione o un'ideologia. Questa è la sostanziale differenza fra un buono e un cattivo maestro. 

I buoni e i cattivi maestri, anche se appaiono solo nei libri di testo di filosofia e non di storia, sono i veri artefici dell'evoluzione umana, i veri protagonisti della storia. Personaggi come Socrate, Platone, Aristotele, Maometto, Galileo, Kant, Hegel, Marx hanno molte più responsabilità, colpe e meriti che non i vari Alessandro Magno, Giulio Cesare, Saladino, Napoleone, Lenin, Hitler e Stalin, che tanto vengono citati nei testi storici e che non erano altro che persone che cercavano di muoversi secondo le idee che avevano imparato fin dalla loro infanzia. E che di sicuro non erano state elaborate da loro. Filosofi, scienziati, profeti e scrittori fanno muovere il mondo. Il successo o l'insuccesso nella diffusione delle loro idee nella società può veramente cambiare il corso della storia. I politici e i militari sono solo dei meri esecutori. 

La causa di tutte le disgrazie, nella storia, non è mai da ricercarsi nella ricchezza o nella povertà culturale di una società. Una società colta, ma infarcita di idee intolleranti e violente, è ancora più pericolosa di un "popolo bue" ignorante. 

 

 


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