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L’effetto Serra. Com’è e come ce lo raccontano


Sull’effetto serra, come accade su tutti i fenomeni che, per i frequentatori dei salotti buoni, ci dovrebbero portare a morte certa entro breve tempo, è stato detto tutto e il contrario di tutto, lanciando allarmi sulla fine del mondo, prefigurando scenari apocalittici, e implorando misure drastiche.
L’effetto serra, ormai, sta diventando un luogo comune: ne parlano i giornali, ne parlano i politici, ne parlano perfino le massaie al supermercato.
Oggi piove? Cosa vuole, signora, qui sta cambiando il clima. C’è l’effetto serra. E pensi che non ci sono più le mezze stagioni…
Ma la vera tragedia è che, come al solito, se di questi problemi parlano tutti (Giornalisti, giovani dei centri sociali, commessi, massaie, politici e filosofi.)  tutti rigorosamente non hanno la minima idea del reale funzionamento del problema.

Per mettere pochi punti fermi per inquadrare il problema si possono cercare i dati degli scienziati che se ne occupano, sfogliare le loro considerazioni, e confrontare, armati di pochi strumenti di matematica, le conclusioni che se ne possono trarre.

Prima di tutto l’effetto serra, contrariamente a molti dei miti creati dagli ecologisti (es. l’inquinamento elettromagnetico, o gli effetti di Chernobyl in Italia) è una cosa seria.
L’anidride carbonica emessa dalle attività industriali si sta effettivamente accumulando nell’atmosfera, e l’anidride carbonica adesso ha effettivamente una concentrazione molto maggiore (circa 370 parti per milione) di quella che ha mai avuto negli ultimi 420000 anni, come si è recentemente saputo dai dati ottenuti da una carota di ghiaccio antartico prelevata nel lago di Vostock.
Questa anidride carbonica, in concentrazione superiore a quella normale, porta a un effetto chiamato “effetto serra” in analogia con quello che accade nelle serre.
I raggi solari riscaldano la terra, e il calore da questa emesso sotto forma di raggi infrarossi in parte si disperde nello spazio, e in parte viene riflesso indietro (e torna quindi a scaldare al terra) anche dall’anidride carbonica contenuta nell’atmosfera. Quindi un aumento di anidride carbonica nell’atmosfera porta a un aumento della temperatura della superficie terrestre.
Un aumento della temperatura porta con sé una serie di fenomeni, quali lo scioglimento di una parte dei ghiacci polari, una variazione delle correnti oceaniche, e una variazione delle fasce climatiche.

La “vulgata” ecologista asserisce fondamentalmente che, se non si riduce l’emissione di gas serra, questi si accumuleranno nell’atmosfera, aumentando la propria concentrazione, e causando un aumento della temperatura che cambierà il clima in molte regioni della terra,  e causerà un aumento del livello dell’acqua del mare di  svariati metri, cancellando dalla carta geografica molte città costiere.
Quello che si sente gridare spessissimo è che “la temperatura media sarà cresciuta di 5° entro il 2050.”

La realtà scientifica è più complessa, e parte dall’analisi del ciclo del carbonio sulla terra.
L’anidride carbonica viene prodotta in molti modi: con la respirazione degli esseri viventi, con la loro decomposizione, e con la combustione di combustibili fossili e di legname. Si riversa nell’atmosfera, negli oceani, e si fissa nei vegetali, (terrestri ed acquatici) che vengono mangiati dagli esseri viventi, vengono bruciati, o si depositano formando poi combustibili fossili.
In totale in questo ciclo girano circa 550 miliardi di tonnellate di anidride carbonica.
Di questi quelli prodotti da attività umana artificiale sono circa 25 miliardi. (poco più del 3%)
 
La quantità di cui incide l’attività umana sul ciclo totale, quindi, è bassissima.
Ma è significativa,  perché si va a perturbare un sistema che era in equilibrio.
Tradotto, quello che si osserva (guardando l’aumento dell’anidride carbonica) è che la gran parte di quello che noi buttiamo nell’atmosfera lì si ferma, e, in definitiva, si vedono le concentrazioni dei gas serra aumentare.
Ma il problema è che l’atmosfera non si composta con l’anidride carbonica come si comporta con l’acqua una vasca tappata, in cui tutto quello che entra ristagna.
In realtà l’atmosfera si comporta come una vasca con un rubinetto aperto, e con uno scarico.
Se dal rubinetto entra una quantità di acqua uguale a quella che esce dallo scarico, il livello della vasca resta costante, e c’è un costante ricambio di acqua.
Se si apre di più il rubinetto, si assiste a un fenomeno non troppo intuitivo, ma fondamentale.
Per un po’ il livello dell’acqua aumenta velocemente, poi più lentamente, per poi  restare costante a un livello più alto di quello di prima.
E questo accade perché la quantità di acqua che esce dallo scarico non è fissa, ma varia, aumentando all’aumentare del livello dell’acqua.
(consiglio: non provate con un lavandino.  Questo fenomeno si vede bene con una diga, ma si può provare con una vasca da bagno piena.)

In pratica, se l’uomo continuerà ad emettere anidride carbonica ad un ritmo costante, prima o poi la sua  quantità nell’atmosfera dovrebbe tendere a stabilizzarsi.
Si sa che il ciclo si adatta molto lentamente (in parecchie decine di anni), ma che a regime dovrebbe assorbire tutta la CO2  che  viene emessa nell’atmosfera.
Oltretutto, ricordando che le emissioni da attività umana sono una piccola percentuale di quella naturali, la cosa dovrebbe funzionare quasi con assoluta certezza.
possiamo cioè affermare in tutta tranquillità che, anche se noi continueremo ad emettere gas serra, questi non aumenteranno indefinitamente, ma si stabilizzeranno a un livello che potrebbe essere anche inferiore all’attuale. (ma superiore a quello che era due secoli fa, prima che noi iniziassimo ad emetterli)

Il problema è, in definitiva, che il sistema matematico che descrive l’interazione emissioni-atmosfera-oceani-piante-temperatura è molto complesso, e molto difficile da risolvere per sapere quantitativamente come evolverà.
I modelli che si sono fatti dall’IPCC (intergovernmental panel for climate change, un organismo legato all’Onu) sono stati fatti nell’ipotesi (precauzionale) che la CO2 aumenti sempre, costantemente, dell’1-1,3% all’anno.
I risultati sono incerti, e variano fortemente a seconda dell’anno di produzione e a seconda  del gruppo di ricerca.
Alla fine degli anni ’80 i modelli più semplici davano un aumento di  5° in 70 anni, ma questo modelli sono stati smentiti da modelli più nuovi che danno in media un aumento di 1,5-1,8° nello stesso lasso di tempo.
A questa variazione non corrisponde nessun effetto catastrofico, tipo cambiamenti delle correnti oceaniche, aumenti di metri del livello degli oceani o sconvolgimenti climatici importanti.
Oltretutto molti contestano anche questi modelli, che, per esplicita ammissione dei loro creatori, si basano su dati approssimati e non sempre sono capaci di simulare in modo corretto gli scenari passati, per cui ci sono, ovviamente, dati certi.  
Altri gruppi di ricercatori hanno ottenuto aumenti medi di meno di un grado. 

In definitiva, non c’è nessuna certezza che, continuando con le emissioni attuali di gas serra, ci sarebbero degli sconvolgimenti climatici.
I modelli più moderni, pur facendo ipotesi che porterebbero a sopravvalutare il problema,  prevedono per il 2050 cambiamenti della temperatura assolutamente non catastrofici.


Gli ecologisti, come al solito, si comportano in modo intellettualmente disonesto.
Per capire la logica del tutto basti dire che i dati delle associazioni ambientalista sono quelli che si ricavano dai più catastrofisti tra i vecchi modelli, pensati alla fine degli anni' 80.
E le stesse associazioni ambientaliste producono magliette (ve le ricordate? "quest'anno ci siamo giocati l'Austria") denunciando il disboscamento progressivo del pianeta.
Che è una vera a propria leggenda urbana. Nel mondo sono più le aree che vengono rimboschite di quelle che vengono disboscate. (105000 Kmq/anno contro circa 100000 Kmq l'anno) 


Oltretutto si continua a parlare dei cambiamenti climatici come se il clima fosse una cosa stabile e immutata, non soggetta a cicli naturali e a variazioni naturali come invece è.
Due esempi.
La Groenlandia, secoli fa, era una terra verde.
E molte zone dell'attuale Sahara, ai tempi dei romani, erano terre fertili.
La temperatura media  terrestre, negli ultimi secoli, ha subito parecchie variazioni, ovviamente senza essere stata influenzata dall'uomo, e oltretutto, dai dati della "carota di Vostock" sopra citata, sembra che la concentrazione di anidride carbonica abbia subito (senza ovviamente intervento umano) parecchie variazioni negli ultimi 400000 anni.
Ma d’istinto questo suona strano.
Nella percezione popolare  (e giornalistica) del clima si descrive sempre l'anno corrente come speciale, perchè troppo caldo, troppo freddo, o per qualche fenomeno particolare.
Ma non si considera che le temperature fuori dalla norma e gli eventi metereologici particolari sono eventi statistici, con una ben determinata probabilità.
E, senza sapere nulla del problema, molti giornalisti gridano alla “catastrofica variazione climatica”.

In definitiva dell’effetto serra non si sa molto.
Si sa che se ne ha una percezione sbagliata, esagerata e spesso ideologica.
Ma, guardando i numeri, non sarà sicuramente quello che causerà le fine del mondo entro il 2050. 
Con buona pace di ecologisti, terzomondisti e fautori dell’intoccabile protocollo di Kyoto.




Michele Ferrarini
mferrarini@hotmail.com

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