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L'America e la moralità della guerra contro il terrore


Una delle critiche più frequenti mosse dalla sinistra "pacifista" all'occidente è da sempre quella di essere militarista e guerrafondaio.

Si tratta storicamente di una critica senza dubbio infondata dal punto di vista storico.

E' evidente infatti come tutte le principali guerre degli ultimi 70 anni siano state scatenate da potenze totalitarie, basti pensare alla seconda guerra mondiale, alla guerra d'Afghanistan, alla guerra contro il Kuwait, alle guerre contro Israele od alla guerre in Vietnam od in Corea.

E' altresì evidente che la coscrizione obbligatoria è sempre stata un'isituzione rigorisissima nei paesi totalitari mentre da tempo è stata abolita o comunque nettamente alleggerita in occidente.

E' infine evidente anche che non è mai successo che due paesi con un sistema politico occidentale ed aperto al mercato sia siano fatti guerra tra di loro.

Tutto questo - diciamolo pure - non è stato un caso. La ragione fondamentale per cui è assolutamente impensabile che il Canada attacchi gli Stati Uniti o che la Nuova Zelanda attacchi l'Australia, mentre è più che probabile assistere ad una guerra tra Iran e Iraq oppure tra Mali e Mauritania è che alcuni paesi hanno un'economia (almeno parzialmente) capitalista mentre altri sono paesi che rifuggono il sistema di libero mercato.

Un paese capitalista od anche solo semicapitalista è intrinsecamente più pacifico di un paese totalitario perché ha più bisogno della pace di un paese totalitario. E' infatti chiaro come un'economia complessa e globalmente integrata quale quella di un paese occidentale ha estremamente bisogno per potere funzionare a pieno regime di un contesto di pace e di libero scambio.

La grave crisi economica dell'America dopo l'11 settembre è la prova più evidente di quanto sia assurdo ritenere che sia stata proprio l'America a cercare la guerra "per il proprio vantaggio".

Per un paese totalitario è diverso. Ad un paese totalitario la guerra serve. E' lo strumento necessario per rinsaldare l'unità nazionale per fare fronte al nemico. E' lo strumento necessario rinsaldare il consenso della popolazione nei confronti dello Stato ed allo stesso tempo per rafforzare il controllo che lo Stato ha sulla popolazione. Per un paese totalitario quindi ogni guerra è davvero una "guerra santa".

Un paese capitalista non può essere un paese imperialista. Non può permetterselo. Un paese capitalista ricorre alla guerra solamente se vi è costretto, in presenza di un attacco nemico o comunque di una credibile minaccia di un attacco nemico.

Per un paese capitalista dunque azioni militari al di fuori dei propri confini sono concepibili solo come legittima rappresaglia nei confronti di paesi aggressori.

Chi crede nella libertà dunque non può amare la guerra ma deve essere pronto a considerarla un'eventualità nel momento in cui è necessario fermare le forze che spingono verso la distruzione della libertà. Come nota la stessa Rand "se una qualche società pacifista rinunciasse all'uso della forza come rappresaglia si metterebbe alla mercé di chiunque decidesse di comportarsi in modo immorale. Una simile società raggiungerebbe l'opposto delle sue intenzioni: anziché abolire il male lo incoraggerebbe e lo premierebbe".

In questo senso l'intervento militare americano contro l'Afghanistan e similmente quello contro l’Iraq sono stati pienamente giustificati.

Un governo totalitario è un governo che opprime individui innocenti; quindi non ha alcuna legittimazione. Destituire un governo totalitario pertanto è un'azione assolutamente morale. In presenza di un intervento americano nei confronti dell'Iraq di Saddam o dell'Iran degli Ayatollah non può avere senso, quindi, parlare di violazione dei diritti di uno Stato, perché non può esistere nessun diritto di uno Stato ad opprimere i propri cittadini.

Questo naturalmente non significa che gli Stati Uniti - o in generale i paesi occidentali - siano obbligati ad intervenire in ogni caso in queste situazioni. Non è pensabile che gli USA consumino il 90% del loro prodotto interno lordo muovendo guerra a tutte le dittature del pianeta.

Né tantomeno è pensabile che il fatto di intervenire militarmente in certe regioni significhi "adottarle" e quindi divenire de facto persino responsabili indefinitamente del loro welfare economico.

Non bisogna cadere - in definitiva - nella trappola dell'intervenismo "liberal".

Le azioni militari americane contro il terrorismo dovranno essere temporalmente e geograficamente ben delimitate ed inspirate in primo luogo agli interessi dell'America.

La difesa rappresenta in definitiva un'attività legittima del governo.

E' bene tuttavia affermare anche in relazione alle sue funzioni legittime il governo non può violare i diritti dei propri cittadini. Anche per una battaglia legittima contro un nemico armato il governo non ha ad esempio il diritto di ricorrere ad uno strumento illegittimo come la coscrizione.

Ugualmente non ha il diritto ad aumentare, in nome della solidarietà patriottica, il proprio intervento in economia secondo uno scenario da taluni definito “comunismo di guerra".

Nel presente contesto di guerra al terrorismo è altresì vitale che il governo americano rifugga da alleanze internazionali opportuniste. E' forte infatti nel governo USA ad esempio la tentazione di comprarsi la collaborazione di alcuni stati arabi "moderati" sacrificando i principi. Un tipico esempio di questo atteggiamento solo le ripetute aperture dell'amministrazone americana alla richieste di uno stato palestinese indipendente a scapito degli interessi di Israele, presidio dei valori occidentali nell'area.

Gli effetti di lungo termine di simili politiche sarebbero disastrosi come lo stati quelli della scelta passata di finanziare l'Iraq quale "male minore" nella guerra contro l'Iran.

Da questo punto di vista è sicuramente pericolosa la posizione secondo cui gli Stati Uniti dovrebbero concordare di volta in volta con le Nazioni Uniti eventuali interventi militari. Una simile tesi implica in pratica che l'America vedrebbe il proprio diritto alla difesa subordinato al consenso di governi totalitari quali la Cina, la Siria, la Sierra Leone o il Sudan, consenso che essi non darebbero certo "gratis" ma solo in cambio di continuare a vedersi avallate dall'occidente le violazioni dei diritti fondamentali che ogni giorno essi perpetrano nei loro paesi.

L'America può vincere la sua guerra difensiva contro il terrore solamente se resterà ben cosciente della moralità del proprio sistema politico e se riuscirà a non venire meno ai principi sui quali è stata fondata e sulla base dei quali ha vinto le guerre fondamentali che nei suoi oltre duecento anni di storia si è trovata a combattere.


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