La parola a:
Roberto Marussat
Assessore alle politiche per il territorio
Comune di Roma
"35 anni fa Bruno Zevi commemora Paolo Rossi 10
anni dopo commemora al Campidoglio i deportati al campo di sterminio
(Zevi era ebreo)
Non ha mai amato le città simmetrichee
ideali. la progettazione parte dall'abitato, dal vissuto.
'La città deve presentarsi come un "work
in progress", un non finito'
no all'accademia ai vincoli prospettici,
alla simmetria, al monumentalismo (che opprime l'individuo).
Il progetto non può negare l'eccezzionalità."
(Dopo di che ha fatto un discorso politico esaltando
le intenzioni del proprio partito per l'approvazione de nuovo
p.r.g.,da discutere il giorno dopo in Campidoglio, evidenziando che
lo stesso Zevi ne era favorevole. Più di un intervento successivo
al suo negano il parere positivo dell'architetto).
"B. Zevi non è stato solo un grande
studioso, è stato promotore di iniziative istituzionali
creando IN/ARCH (Istituto Nazionale per l'Architettura).
15-07-1945 fonda a Roma la APAO, associazione
per l'architettura organica (insieme ad architetti come Piccinato,
Ridolfi....).
Sempre nel '45 esce un suo saggio di architettura
(Enaudi) "Verso un' Architettura".
Nel 1959 Bruno Zevi fonda IN/ARCH, associazione che
nasce con l'ideache tutti i personaggi della scena architettonica
(progettisti, studenti, ...) potessero trovare un canale di comunicazione.
Per quanto riguarda il p.r.g. da approvare, B.
Zevi a suo tempo ha mosso forti critiche in riguardo alla sua attuazione."
Amedeo Schiattarella
Ordine degli architetti di Roma e provincia
"Zevi odiava la ritualità delle commemorazioni,
credeva nel cambiamento, era antagonista, logico, creava dibattito.
La sua speranza era di un ottimismo verso le nuove
generazioni con spirito dissacratorio.
Credeva nel valore sociale dell'architettura.
Contrario 'all'architettura di carta', alla ricerca
fine a se stessa, alle occasioni perdute di progetti pubblicati
e mai realizzati.
La sua rivista era una sorta di quaderno delle lamentele.
Coffe Break
ore 10:50
ore 11:20
La figura di B. Zevi e il rinnovamento della cultura
architettonica contemporanea
Lucio Valerio Barbera
Direttore DPAU
"Attendo un'alzata di tono che ricordi la nostra
facoltà negli anni '60, vedo vanità, pochezza. Ecco
perchè è necessario stare qui a parlare di Zevi.
(Anche Barbera muove delle critiche alle affermazioni
dell'assessore Marussat sempre sul p.r.g., ricordando che "il modello
di B. Zevi della città era tutt'altra cosa").
"Zevi organizza anche un pool di grandi architetti
(es. Quaroni), per creare "spina e cuore"della città dopo
l'idea mussoliniana.
Questo sembrava un momento in cui Roma era un
campo di sperimentazione a scala urbana, gestito dalle più
alte personalità.
Questo progetto fallì.
Il sistema direzionale orientale progettato da Bruno
Zevi fu smontato, fatto a pezzi, privato delle sue imtenzioni.
Antonino Terranova
Insegnare e ricercare: Zevi, Quaroni,
Piccinato
"Riproporre la personalità di Zevi qui nell'Università
che lo aveva chiamato, che lui ha innovato e infine rifiutato,
è intrigante.
Zevi in Italia è quello che più di tutti
ha portato avanti l'avanguardia storica, arrivando con i suoi ultimi
schizzi e scritti a quello che ha sviluppato nella frase 'Confidate
nel nuovo, nella modernità rischiosa, nella modernità
-che fa della crisi un valore-.Pertanto smettete di sottolineare quanto
di vecchio c'è nel nuovo e riconoscete invece quanto c'è
di autenticamente nuovo. La nostra cultura è grimita di valori
-in sospeso-, virtuali, non sviluppati, da afferrare e far vivere.
Non è un convegno contro Piacentini (progettista
dell'auditorio dove siamo ora e non invitato a partecipare).
Negli anni '80, il periodo cosiddetto post-moderno,
si sono coniugate tendenze di stati d'animo che portavano alla
conservazione della città 'marmorizzata' attraverso vincoli
costituzionali e coninuo di costruzioni cin richiami del passato
quali colonnine,ordini...
'Non cadere nelle palude del tradizionalismo'
La rabbia era verso chi pensava che l'architettura
fosse da prendere in un unico modo.
A chi si chiede se il museo di Bilbao è architettura,
Zevi risponderebbe che l'architettura si ripropone sempre in
qualcosa di nuovo.
Piccinato, Quaroni e Zevi sono legati da un 'tionfale
fallimento discipinare'.
Nel '56 sono chiamati (Quaroni e Piccinato) al p.r.g.,
ne studiano e progettano il decentramento orientale.
Zevi progetta (interrotto) l'asse attrezzato che avrebbe
dovuto incarnarlo.
Perchè questo fallisce?
Perchè si blocca il tentativo di portare avanti
la modernità del paese.
questo fallimento favorisce la via Olimpica che valorizza
dei territori dell'Hotel Hilton, Balduina, Primavalle, Corviale,
Belsito e del Trullo.
Confermando la radiocentrità a macchia d'olio
di Roma, città mediterranea a 'bolle e crepe'."
Massimo Teodori
Zevi,
intellettuale non corretto
"Zevi intellettuale politicamente non corretto.
Intellettuale perchè sa guardare al di la del
suo campo.
Politicamente non corretto perchè non soggiace
al conformismo verso uomini e cose, sa essere non corretto.
Amava la dissimetria e la scomposizione.
Si identifica con una politica d'azione, va prima
in America, poi nel dopoguerra è di nuovo in Italia, dove
stringe rapporti con il mondo laico e socialista.
Alessandra Muntoni
Storia, controstoria, controscuola
"Nel 1974 il libro di Zevi 'Architettura e Storeografia',
si apre con questa frase 'Il linguaggio moderno nasce e matura
sulla base di un impegno simultaneo, creativo e critico, che da un
lato rivendica il diritto a un modo alternativo di parlare architettura,
dall'altro ne investiga le radici nel passato'.
La sua convinzione che lo studio del passato, deve
essere condotto con moderna sensibilità per alimentare l'architettura
contemporanea.
Zevi fonda nel 1955 la rivista -L'architettura cronache
e storia-.
Cerca di favorire la convivenza tra interessi politici ed
artistici, professionali e storici, cronaca storia vuol significare
un confronto tra architettura 'che si fa' e architettura che 'si reinterpreta'.
Non è così diretto il rapporto tra progettazione
e storia, questo concetto affiora alla sua mente all'inizio degli
anni '70 nel libro -Il linguaggio moderno dell'architettura-.
Capisce che è necessario un filtro, il linguaggio,
tra storia e progetto questo linguaggio moderno è maturo è
deve essere diffuso per diventare espressione comune.
Questo libro rivolto agli architetti viene, soprattutto
da questi, sottovalutato e ignorato.
Per sua scelta polemica, Zevi abbandona l'insegnamento universitario,
vuole trovare un altro modo per parlare dell'architettura storicamente.
'Controscuola', scuola via etere invece che di massa,
invito alla ribellione, alla disobbedienza invece che alla copia del
sapere, esaltazione della volontà di cambiamento.
Conia una nuova parola, 'Contro-storia'.Diventa un libro
al quale ha dedicato gli ultimi anni della sua vita, scrivere una moderna
storia dell'architettura, progetto iniziato con il libro 'Saper vedere
l'architettura' e parte dalla constatazione:è stata giudicata
l'arte del passato con il presente, poi il presente diviene privo
di stile.Come ridare un'azione al presente?Guardare un edificio del
passato con coscienza nuova.
Occorre che il linguaggio dell'architettura filtri il passaggio
successivo, dato dal disegno e dalla progettazione.
Ogni giorno azzerare tutto e ricominciare da capo."
Antonino Saggio
Comunicare l'Architettura
"Il centro del ragionamento di Zevi è che
'..gli edifici riflettano l'anima di una società'.
L'opera di studioso e di divulgatore, è mossa da
fondamentali principi.
A-Rivendicazione assoluta della libertà e
della responsabilità dell'individuo.
B- Forte azione di sprovincializzazione della cultura italiana.
C- Fiera rivendicazione della sua generazione del dopoguerra,
dagli accademici tra le due guerre.
D- Centralità di una concezione eticamente funzionalista
che vede l'architettura originata dall'organismo spaziale.
E- Identità che esiste in Zevi tra critica, è
sempre storica, e storia, non può non essere critica.
F- Comunicazione del pensiero attraverso le idee, la serietà
dell'informazione, lo slancio dinamico del corpo e con una curiosità
verso i mezzi della nuova società dell'informazione quali:
riviste, giornali, radio, tascabili,...
Nel 1979 si dimette dal'insegnamento , poi si dimette dalla
carica d'onore del partito radicale.
Zevi ha fatto per l'architettura ciò che pavese ha
fatto per la letteratura, ha portato all'Italia distrutta il senso
della libertà.
Zevi si è formato nel viaggio dentro il nazismo,
si tiene lontano dal marxismo perchè era più forte
il concetto di libertà, il pensiero marxista comportava come
scotto da pagare la mancanza di essa.
Ha creato 5 fondamentali pilastri:
1-1945, a 27 anni rivela ad un paese chiuso in se stesso,
la lezione di Wright, scrive 'Verso un'architettura organica' (Enaudi),
si basa su concezioniarchitettoniche natura-uomo.
Basterebbe questo scritto a fare di Zevi una figura centrale.
2- 1948 il libro 'Saper vedere l'architettura', per la prima
volta pone al centro dell'architettura il problema dello spazio.
3- 1950 'Storia dell' architettura moderna' con cui si confronta
con quella di Gideon.
4- 1960 prepara una moderna storia dell'architettura, dalla
preistoria ad oggi.
5- 1973, linguaggio moderno dell'architettura, stabilisce
le 7 invarianti.
Dopo c'è solo l'azzeramento, la riscrittura, il grande
zero
Il mezzo punto di Zevi 'Processi di critica architettonica'.
Ha criticato fortemente la divisione delle discipline nella
Facoltà di Architettura, (indirizzo Tecnologico, Restauro,...).
Dirà: '..Nemmeno in stato di ebrezza si possono escogitare
tante materie...sembra essere più attenti a creare nuove cattedre..',
Zevi trova tutto ciò micidiale, è assurdo smembrare
così una disciplina come l'architettura.
Pausa ore 15:15
Giovanni Bartolozzi
Studente della Fac.di Arch. di Firenze
ha realizzato un lavoro video sulla figura di
B. Zevi
inizio video ore 15:35
In esso sono presento immagini e commenti di B. Zevi, ad
esmpio l'architetto commenta il profilo di Roma '..Profilo segnato
da forme curvilinee e cupole, una sola diquest'ultime è
laica, S. Ivo alla Sapienza che si distingue da tutte le altre..'
'Cupole di tutte le forme anche ad ombrello allungato
'.
Commenta ancora parlando di architettura. 'Basta che
non diamo ordine prima di capire il caos, spazi, ambienti
tutti uguali, questo non è ordine, è la repressione
.Non è una prigione dove tutto è uguale, non ci piace
la ripetizione, non siamo in prigione!...Non disegno una finestra e
la ripeto 40 volte, faccio invece 40 tipi di finestre e do possibilità
di scelta '.
'Diamo possibilità di respiro, di individualità,
vogliamo il riconoscimento del diverso..Siamo anti illuministi'.
(Illuminista è il dittatore del tutto uguale).
'Ancora non viviamo il principio e l'emancipazione del diverso
'.
'Il museo di Bilbao di Gehry, il museo di Libeskind
sono conquiste non solo dell'architettura, ma anche delle giurie,
dei committenti, dell'opinione pubblica. Se questo non avviene in Italia
è perchè gli architetti non sono capaci'.
'Ho quasi 80 anni e sto benissimo, con la mia controstoria
ho terminato il mio lavoro e posso dire continua tu, tu.....!'
Marcello Pazzaglini
Architettura e spazio metropolitano
"1948, Saper vedere l'architettura, opera una classificazione,
un'analisi che comprende presupposti sociali, intellettuali, tecnici.
1960, architettura e luce: l'urbanistica comprende la regolamentazione
economica , poi il planivolumetrico.
L'architettura ha due fasi di genesi e una di evoluzione.
La città è creazione di spazi racchiusi.
l'urbatettura: espressione di continua concomitanza tra spazio
urbano e costruito.Rapporto che ripropone il quesito di come lo
spazio urbano configura gli edifici e di come questi ne siano configurati.
La città è una struttura che si modifica.
Il progettare sul territorio non è lineare, bisogna tener
presente le dissonanze,
il territorio è lo sfondo dell'attività creativa.
Zevi destina la settima invariante alla reintegrazione edificio-città-territorio,
di nuovo cioè l'urbatettura."
James Wines
Il ruolo di Zevi negli Stati Uniti
"B. Zevi è stato un profeta, temeva il superficiale.
Anticipatore del futuro, capì che la tecnologia avrebbe
avuto un ruolo rilevante."
"Detestava il contrasto tra Roma barocca e moderna".
"fu promotore del lavoro dei SITE, rivista sull'architettura,
difese questo progetto in tutti gli anni '70-'80, poi tra noi c'è
stato meno dialogo".
"Intorno al 1988 c'è un ritorno al costruttivismo, di
cui Zeviera entusiasto.le nostre strade si dividono, io più interessato
all'ambiente, Zevi più alla spazialità.Entambi
abbiamo preso come maestro F.L. Wright".
Bruno Gabrielli
L'urbanistica
italiana dal dopoguerra al 1968
"Ipotesi di lettura: 1954, VI° sez. del Consiglio Nazionale
dei lavori pubblici, dall'altra parte ci sono i comuni la cui urbanistica
è retta dagli ingegneri capi.
Altro filone segnato dagli urbanisti con visioni diverse;Quaroni,
De Carlo, Piccinato. zevi ha un ruolo di completamento, l'unico piano
che firma è quello di Perugia."
Angela Marino
"Zevi disse: ' Non esiste un' estetica dell'architettura
distinta da un'estetica generale'."
Franco Purini
"Necessità di polarità tra architettura
e città."
Stefano Garano
"C'è indissolubilità tra architettura e urbanistica."
Mario Docci
Disegnare e rilevare l'architettura
della città
"Zevi è stati un grande comunicatore, amava i paradossi.
Aveva un avversione verso il vecchio e l'accademico, verso Luigi Vignetti
docente del corso di disegno dal vero. Nel 1969 ci sono delle modifiche
nello stato di cose dell'architettura. Nei corsi imperava un cero tipo
di disegno dal vero che Zevi non condivideva. La disciplina era affrontata
in maniera diversa in U.S.A. ed ebbe influenza su Zevi. Fine anni '60
si reclamava un rinnovo dello statuto della Facoltà di Architettura,
i corsi presi di mira erano; Disegno dal Vero e Geometria Descrittiva.
1969, Zevi prende parte alla redazione del nuovo statuto che cancellava
i corsi di disegno dal vero creando quelli di Rilievo, che necessitava,
il rilievo, anche di una buona documentazione fotografica. Fuse 2 discipline,
disegno e rilievo."
Salvatore Dierna
Architettura
e Natura nel disegno delle città
"Bruno Zevi riconobbe che la componente paesaggistica e naturale
era un ponte tra l'architettura e l'urbanistica, dove il paesaggio urbano
incideva direttamente sulla qualità della vita, con azioni parziali,
ma immediate.
La sfida non è più 'consumare territorio' ma 'produrne
di qualità'. Intervenire attivamente non solo per proteggere
e tutelare, ma per assegnare valore aggiunto tramite nuovi interventi
di artificializzazione.
Paesaggio attivo.
Progetto ambientale, elegge per la propria proposta la dotazione
naturale dei luoghi. Procedere nel tempo, attraverso un succedersi
di azioni volontarie coordinate, di livello e natura diversi, alla
acquisizione di un vasto patrimonio di suoli periurbani con prevalenza
dell'elemento naturale. Materiali e masse naturali si fanno architettura
formante.
La nuova architettura fa da pacificatore tra tecnosfera e ecosfera."
19:50
Conclusione della prima giornata
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