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Carcinoma
Epatocellulare Che cosa è ? L'abbreviazione più comune è HCC, che deriva dalla terminologia inglese (Hepato Cellular Carcinoma). Perchè viene ? Le
cause Come faccio ad
accorgermene ? I sintomi Quali sono le sue
caratteristiche ? L'aspetto Come si fa a vederlo
? La diagnosi:
La diagnosi dell'epatocarcinoma si raggiunge con esami radiologici. L'unico
esame del sangue correlato alla presenza del tumore è l'alfa1-feto
proteina (AFP), che risulta elevata però solo nel 50% circa dei casi. Come si cura ? La
terapia Pazienti con fegato sano: il tumore insorge assai raramente in pazienti senza malattie del fegato. In questi casi bisogna sempre e comunque prendere in considerazione la possibilità di eseguire un intervento di resezione epatica. È possibile applicare tecniche innovative prima dell'intervento, quali l'embolizzazione portale, per incrementare le possibilità di poter eseguire l'intervento. La trombosi di rami venosi portali intraepatici non rappresenta una controindicazione assoluta all'intervento. Pazienti con
malattie croniche o fegato cirrotico:
in questi pazienti deve essere sempre tenuta in considerazione l'entità del
danno provocato sulla funzione del fegato dalla cirrosi. Tale danno viene
valutato con un sistema a punti (classificazione
di Child), da test di funzionalità (MEGX, test al verde indocianina, test al
galattosio) e dalla valutazione dell' ipertensione portale presente (presenza di
varici esofagee alla gastroscopia o determinazione della pressione venosa a
livello delle vene sovraepatiche). È importante avere poi una mappa completa del
numero dei noduli e della loro dimensione.
Tumore della Colecisti Cosa è ?
Perché si forma il tumore della colecisti ? Le cause Sebbene sia stata segnalata ripetutamente l’associazione tra il carcinoma della colecisti ed i calcoli, manca la dimostrazione vera che i semplici calcoli facciano insorgere questo tumore. La presenza di calcoli è stata notata tra il 70 e il 98% dei casi di carcinoma della colecisti. Probabilmente i calcoli causano all'interno della colecisti un’infiammazione cronica, su base traumatica, che determina la comparsa di fenomeni di displasia. La displasia può evolvere fino al carcinoma. Il rischio aumenterebbe quanto più frequenti sono gli episodi di colecistite. Tuttavia questi dati non giustificano, al momento, la necessità di asportare preventivamente la colecisti nei pazienti che hanno calcoli che non provocano sintomi, in quanto in questi pazienti il rischio di sviluppare il cancro è molto basso: circa lo 0.5-2%.
Come si manifestano i tumori della colecisti ? I sintomi
Come sono fatti i tumori della colecisti ? Il loro aspetto
Il tumore della colecisti ha la tendenza ad invadere le strutture adiacenti:
Tipica è inoltre la diffusione del tumore ai linfonodi, al tessuto linfatico
e a quello perineurale (i tessuti che rivestono i vasi che arrivano al
fegato).
Come appaiono i tumori della colecisti ? La diagnosi
L’ecografia può rilevare la presenza di una massa all’interno della
colecisti, con ispessimento delle pareti ed eventuale infiltrazione del
parenchima epatico.
La stadiazione preoperatoria consente di pianificare l’intervento più
idoneo.
Come si curano questi tumori ? La terapia
L'unica terapia in grado di dare un qualche risultato a distanza è quella
chirurgica,
con l'esecuzione di un intervento mirato ad asportare in maniera radicale il
tumore. Stadio I, il tumore è limitato alla tonaca mucosa della colecisti. Nella maggior dei casi rappresenta un rilievo occasionale all’esame istologico della colecisti asportata per i calcoli. In questi casi la semplice colecistectomia è considerata un intervento curativo (non bisogna, quindi, rioperare il paziente per eseguire un intervento più radicale). Se la presenza della lesione è nota prima dell'intervento è consigliabile eseguire anche l'asportazione dei linfonodi del peduncolo epatico. La prognosi è eccellente con una sopravvivenza a 5 anni del 90-100%, a seconda delle casistiche.
Stadio II,
il tumore si estende alla muscolaris mucosae fino alla tonaca
sierosa, senza infiltrazione del parenchima epatico. La terapia consiste
nella colecistectomia radicale, con resezione del letto colecistico per un
tratto di circa 2 cm di parenchima epatico circostante e linfoadenectomia
estesa del peduncolo epatico fino al tripode celiaco (l’incidenza di
metastasi a questi linfonodi è di circa il 30-50%). Stadio III, il tumore si estende oltre la tonaca sierosa ed infiltra il parenchima epatico circostante per un tratto inferiore ai 2 cm. In questi casi l’intervento curativo consiste nella resezione del V segmento del fegato, della porzione anteriore del IV (IVa secondo la classificazione giapponese) segmento, e di parte del VI (VIa) segmento, associato all'asportazione estesa dei linfonodi del peduncolo epatico fino al tripode celiaco. La sopravvivenza a 5 anni varia notevolmente a seconda delle casistiche, dal 5% fino al 50% (a seconda dello stato dei linfonodi) dopo 5 anni dall'intervento. Stadio IV, in questi casi il tumore infiltra il parenchima epatico per un tratto superiore ai 2 cm. L’intervento radicale prevede un’epatectomia maggiore, di solito un’epatectomia destra allargata alla porzione anteriore IV segmento (IVa). Per ridurre il rischio di insufficienza epatica postoperatoria, è opportuno effettuare l’embolizzazione preventiva del ramo destro della vena porta al fine di indurre l’ipertrofia compensatoria del lobo residuo. In questi casi avanzati, può talvolta essere presente un’infiltrazione della seconda porzione del duodeno, oppure diffuse metastasi dei linfonodi peripancreatici. Gli autori giapponesi consigliano la resezione epatica associata alla duodenocefalopancreeasectomia. I risultati sono tuttavia contradditori, caratterizzati da un’elevata morbidità e mortalità, e richiedono quindi un’attenta valutazione. La prognosi dei pazienti in stadio IV è generalmente insoddisfacente (non superiore al 5-10%). I pazienti senza metastasi linfonodali possono presentare lunghe sopravvivenze dopo intervento chirurgico esteso. Negli stadi II, III, IV un intervento radicale presuppone sempre una linfoadenectomia estesa dei linfonodi e del tessuto perineurale attorno al peduncolo epatico (scheletrizzando la via biliare, la vena porta e l’arteria epatica fino al tripode celiaco) e dello spazio retropancreatico. Ai fini di un’esatta stadiazione sarebbe opportuno prelevare anche i linfonodi della catena interaortocavale. Lo stato dei linfonodi è il fattore prognostico più importante, e per questo motivo Nevin ha proposto una classificazione modificata del TNM dove i pazienti in stadio IV sono solo quelli con metastasi linfonodali indipendentemente dal T del tumore. Per quanto riguarda la necessità o meno di resecare la via biliare principale, è assolutamente opportuno eseguire sempre un esame istologico estemporaneo del dotto cistico. Se il margine è positivo, la via biliare deve essere resecata. Di solito, i tumori del fondo colecistico non richiedono tale procedura se non nei casi avanzati con comparsa anche di ittero. Al contrario, nei tumori che originano nel colletto della colecisti, la resezione della via biliare è praticamente di routine. Il trapianto di fegato non trova giustificazione nei casi di tumore della colecitsi. Interventi palliativi: a causa della vicinanza della colecisti con l'ultima parte dello stomaco e con il duodeno, sono frequenti le infiltrazioni del tumore con impossibilità da parte del paziente di alimentarsi. Per questo motivo può essere necessario confezionare un by-pass intestinale (anastomosi gastro-enterica) per ovviare a questo problema. Terapie Complementari: Nella letteratura scientifica mondiale non sono stati riportati risultati soddisfacenti ottenuti con la chemioterapia nè con la radioterapia.
Follow up:
Dopo intervento chirurgico è consigliabile seguire i pazienti ogni 3 mesi
con esami di funzionalità epatica, dosaggio del CEA e Ca 19-9, ed ecografie.
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Ultimo aggiornamento: 14-10-06. |