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Nella mentalità comune parlando di apprendimento viene in mente quello che è lo studio, in altre parole il percorso scolastico.

Il bambino apprende o non apprende a seconda se riesce ad utilizzare gli insegnamenti.

L'apprendimento scolastico è sicuramente una prova delle capacità cognitive e attitudinali del bambino, ma è un errore identificare nell'apprendimento scolastico  l'intelligenza di un soggetto.

Una persona può anche essere intelligente, ma non avere la possibilità di utilizzare gli insegnamenti.

Esemplifico: ci sono tanti bambini che a scuola non sono bravi, non riescono, ad imparare nonostante non abbiamo alcun tipo di deficit intellettivo, ad esempio bambini che hanno un ritardo del linguaggio, ritardo che si può esprimere con difficoltà espressive, bambini che magari parlano con tante lettere mancanti "fazzo quetto", "pendo quello", quando poi vanno a leggere o a scrivere possono incontrare grosse difficoltà.

Il bambino andando a scuola, già in prima elementare, può trovarsi in difficoltà a comprendere il linguaggio che l'insegnante utilizza per dialogare e spiegare, perché questo è sicuramente più complesso, più articolato, più vario rispetto a quello dei familiari; è difficile che un genitore si metta a fare un discorso molto lungo ad un bambino; quindi già il linguaggio della maestra può rappresentare un problema.

Il bambino ha la possibilità a scuola di integrare le informazioni che l'insegnante vuole fornirgli con immagini, cartelloni magari colorati, presenti un po’ in tutte le classi, quindi informazione verbale più informazione visiva.

Se un bambino ha un calo del linguaggio, un lessico povero, è possibile che all'interno di un discorso non comprenda proprio tutte le parole e che quindi non riesca a percepire le informazioni che la maestra o chi per essa vorrebbe insegnargli, questo non significa che sia poco intelligente; è un po’ come succede a noi a un congresso in lingua inglese, è chiaro che chi sa bene l'inglese è escluso da questo esempio, comunque io che conosco quelle poche parole chiave un po’ riuscirò a seguire, però quando o perché parlano troppo veloce o perché magari mi sono distratta avrò dei problemi a riferire nel dettaglio quella che è stata l'argomentazione del relatore.

Questo per spiegarvi che alla base dei disturbi dell'apprendimento ci possono essere varie cause, quindi non è solo un problema a livello sensoriale vale a dire il linguaggio, ma è molto più ampio, perché poi se uno non capisce, non capirà nemmeno la matematica, l'italiano, quindi avrà problemi ad apprendere qualsiasi altra informazione.

Un'altra difficoltà che il bambino può incontrare è la lettura; attraverso la lettura a scuola vengono passate una gran quantità di informazioni, e, infatti, si potrà avere un calo di prestazioni proprio per problemi di lettura anche se non c'è un disturbo intellettivo.

Da quello che fino a ora vi ho spiegato capite bene che i disturbi dell'apprendimento possono avere un'origine multipla, e vi ricordo che parlare di disturbi di apprendimento non vuol dire parlare di problemi intellettivi, anche se il disturbo intellettivo comporta di conseguenza disturbi dell'apprendimento.

Ho detto prima che, in effetti, quando si parla di apprendimento si pensa subito alla scuola, ma questo non è vero, è chiaro che a scuola si avranno nozioni più specifiche più particolareggiate, ma l'apprendimento è anche nella vita di tutti i giorni.

Il bambino arriva a scuola all'età di sei anni, dopo aver accumulato varie esperienze, ma queste non sono avvenute in maniera consapevole o programmata nè da parte del bambino nè da parte dell'ambiente, non c'è una programmazione definita come invece c'è nell’ambiente scolastico.

L'apprendimento del bambino in epoca prescolare avviene in rapporto con l'ambiente, non è programmato ed è dominato non da una pianificazione precisa ma dal principio del piacere, nel senso che un bambino parla e esperimenta perché è curioso; gli piace vedere, toccare, imitare gli adulti, quindi il motore dell'apprendimento del bambino è il piacere di guardare e frequentare il mondo esterno è anche un piacere sociale, la voglia di godersi le coccole da mamma e papà, farsi fare i complimenti perché è stato bravo.

Se voi, infatti, guardate un bambino noterete che anche da piccolissimo addirittura ancora in culla ha una voglia esagerata di scoprire il mondo, sono veramente curiosi.

Avrete notato che avvicinandovi vi guardano con gli occhi spalancati come se volessero inglobarvi, con un’attenzione e concentrazione eccezionale.

Il tipo di apprendimento che avviene in rapporto con l'ambiente in modo spontaneo senza una consapevolezza precisa si chiama APPRENDIMENTO IMPLICITO, le informazioni, infatti, arrivano senza che se ne abbia precisa coscienza.

L'apprendimento implicito domina l'epoca prescolare, tuttavia non è di esclusiva pertinenza di questa è anche di quello dell'età adulta, quando ad esempio guidando e ascoltando una canzone alla radio o ancor meglio se è una cassetta che si ripete, alla fine la melodia della canzone ci rimane in mente senza aver avuto l'intenzionalità di studiarla.

Per esaminare l'apprendimento implicito, un metodo che è impiegato negli adulti è quello di far leggere una serie di parole, quando il paziente arriva in fondo si chiede di ripeterne il maggior numero, inizialmente la persona rimarrà un po’ perplessa, però in realtà si vede che sforzandosi qualche parola se la ricorda e cosa ancor più interessante è che il numero di queste non è sostanzialmente più basso di quando al soggetto è data la lista chiedendo di memorizzare il maggior numero di parole.

Questo è l'apprendimento implicito, con il quale veniamo in contatto tutti i giorni nella vita quotidiana, però da un certo punto in poi è importante quello che è l'APPRENDIMENTO ESPLICITO, quando cioè ci mettiamo effettivamente a studiare e quindi quando siamo consapevoli di ciò che facciamo.

 

PSICOLOGIA COGNITIVISTA: studia i processi che comportano trasformazioni

                                             elaborazioni, riduzioni, immagazzinamento

                                             dell’imput sensoriale anche in assenza di      

                                             stimolazioni appropriate come nel caso

                                             dell’immaginazione  o delle allucinazioni.

                                                                                                   Neisser 1967

 

quindi la psicologia cognitiva va a vedere, dato un certo input, quelle che sono le fasi dell’elaborazione successiva dello stimolo.

Adesso vi faccio vedere un altro lucido con i concetti che vi ho esposto prima:

 

APPRENDIMENTO: è la capacità di modificare il nostro comportamento oppure il

                                    cambiamento di uno stato del sistema cognitivo in funzione della

                                    esperienza.

 

APPRENDIMENTO e SVILUPPO

 

Da elaborazione dell’informazione ------------------------- A apprendimento consensuale                                                                                               

inconsapevole                                                                     strategico

 

Prima l’apprendimento è una serie di esperienze poi diventa programmato.

 

L’apprendimento del neonato e del bambino nella prima infanzia avviene con l’interazione dell’ambiente, non ha lo scopo consapevole di apprendere, ma è legato al piacere e al soddisfacimento di scopi sociali e quindi un apprendimento di tipo implicito.

 

Nel bambino in età scolare si parla di Apprendimento Esplicito consapevole è quello scolastico e procedurale ed entrambi sono presenti nell’adulto.

Altro concetto importante è che l’apprendimento comporta un Allenamento.

Sia l’apprendimento scolastico ma anche quello di qualsiasi attività nei bambini è una attività gradevole che viene ripetuta per riprodurre il piacere che provoca ad esempio il bambino prende una palla la tira per terra e vede che rimbalza, la ritira di nuovo perché si è divertito e così impara che un oggetto di plastica può rimbalzare e continuerà fino a che non sarà capace di palleggiare in modo da non farsi rubare la palla quando gioca a scuola con i suoi amici, all’inizio la palla gli scappa, poi mano a mano esercitandosi diventa bravo e riesce ad affinare il suo gioco, se allenamento e sport sono due parole che vanno a braccetto questo è vero anche per tutte le altre attività del bambino.

Dato che ci vuole allenamento e che l’apprendimento ha le sue origini nelle ripetizioni, cioè nel ripetere tante volte la stessa cosa in base al principio del piacere non è così scontato.

Dalla logopedista cosa vi aspettate che farà in sedute di 40 minuti alla settimana? Potrà dargli degli input, degli schemi, vi dirà se il bambino è in grado di riceverli, ma la cosa importante sarebbe sollecitare il bambino continuamente, a casa; bisogna sollecitare l’apprendimento del soggetto ( come per voi è più facile memorizzare ciò che studiate rileggendolo e ripetendolo più volte ). Un esempio che faccio sempre ai genitori riguarda la televisione: voi siete grandi, non so se guardate i cartoni animati, ma vi assicuro che ora c’è un’ invasione: l’invasione dei POKEMON. È una vera malattia , come l’AIDS dei bambini. Ai bambini piacciono tantissimo, e la TV glieli ripropone tutti i giorni, come la pubblicità. Oggi i bambini non sanno dire mamma, acqua, ma sanno dire Pikachu, che è uno dei personaggini più amati di questi Pokemon ( tra l’altro è anche complicato dire Pikachu ). Allora io dico, ma se a vostro figlio riesce dire Pikachu, perché la Tv glielo fa vedere tutti i giorni e a lui piace, bisogna che quando tocca la bottiglia dell’acqua voi gli diciate “vuoi l’acqua?”, “prendi l’acqua”. Dicendoglielo tante volte, dai, dai, come ha imparato Pikachu, dirà anche acqua, parole dei discorsi quotidiani. Invece, non sempre viene fatto, ci sono genitori che dicono “se non dici acqua non te la do “ questa è una cosa che fa imbelvire i bambini; te li portano con le crisi di rabbia perché quando hanno sete, sanno benissimo che la mamma ha capito cosa vogliono e non riescono a dirlo: questo alimenta le sue crisi di rabbia, oppure smettono di chiederla e si arrampicano sui mobili per prenderla. Quindi abbiamo visto del principio della ripetizione e dell’allenamento: l’allenamento anima tutti gli apprendimenti     è scontato con i bambini perché se voi avete esperienze di bambini piccoli sapete che quando iniziano ad emettere suoni come ga ga ga gAAAaaa non si fermano mai, si incantano ad ascoltarsi quando sono svegli; quindi la ripetizione è importante. Anche quando iniziano a camminare: dalla posizione a 4 zampe passano alla posizione eretta, fanno le prove finchè non ce la fanno. La ripetizione fa parte dell’apprendimento in quanto tale, non è pensato, non è ragionato. L’apprendimento necessita di per se di una componente ripetitiva; la ripetizione genera un incremento dell’abilità del soggetto. Tornando all’es. della palla, per quanto il bambino sappia palleggiare, chiaramente più palleggia e più sarà bravo a farlo, a scartare il compagno.

Ad es. nel linguaggio il bambino all’inizio parlerà soltanto con monosillabi, con versi; poi sforzandosi riuscirà a migliorare la sua capacità espressiva. L’allenamento è una forma di sviluppo nella quale si acquista una efficienza, precisione rapidità spesso fino alla  automatizzazione di una procedura. Nel senso che raggiungere una determinata efficienza in una procedura può uscire da quella che è la consapevolezza e quindi risparmio di energie per convogliare le proprie risorse verso quello che ancora non si conosce. In prima e seconda elementare un bambino impegna nella lettura gran parte dei suoi processi cognitivi; questi sono finalizzati a codificare ciò che legge non a comprenderne il significato; si inceppano, si bloccano, sono molto presi dal fatto di non sbagliare a leggere. Noi ormai sappiamo leggere  e la nostra concentrazione va al contenuto del testo e non al processo di decifrazione. Un altro es. è quando impariamo a guidare la macchina; all’inizio stiamo attenti al cambio delle marce, alle frecce al freno poi, quando il processo di guida entrerà negli automatismi, potremo rilassarci, guardare il panorama, guidare pensando ad altro.

Adesso vi proietto un altro lucido:  la psicologia dello  sviluppo ribadisce il ruolo della ripetizione nell’apprendimento  

Da Piaget attraverso la ripetizione lo schema appreso con l’imitazione entra nel repertorio di schemi d’uso

 Piaget è una colonna degli studi sull’apprendimento dei bambini. A Ginevra, attraverso un metodo di osservazione sui singoli bambini, ha costruito un sistema di quello che sono le tappe successive dello sviluppo cognitivo del bambino quindi la conoscenza che coincide con lo sviluppo cognitivo avviene per tappe è segnato da tappe successive, Piaget sottolinea che è attraverso la ripetizione che lo schema appreso entra nel repertorio degli schemi d’uso; questo avviene entro il secondo anno di vita quando il bambino imita i compagni , i genitori, per imitare il mondo intorno a se . Pensate a come eravate la prima volta che siete entrati in un reparto, con il camice, dovevate essere dottori ma non vi sentivate dottori, vi veniva di guardare cosa faceva il prof, di imitarlo.

Il bambino da quando nasce si abitua a dei suoni, voci etc. da me è venuta una mamma cinese che ha continuato a parlare in cinese al figlio e questo ha dei problemi ad imparare l’italiano, il bambino sente i suoni in base all’ambiente dove è nato.Un bambino nato in Italia ha una percezione dei suoni diversa rispetto a quello nato in Cina. Quindi il linguaggio è un qualcosa di biologico ma perché si sviluppi ????….

Fino a Koraniloff Smith la padronanza comportamentale che si riceve dalle ripetizioni       

à trasformazione dell’attività rappresentazionale    

 Questo è un concetto molto importante,  è complesso. Tutto ciò che impariamo di nuovo deve sostituire quello che c’era prima.

padronanza comportamentale:    quando un soggetto possiede la capacità di eseguire un’azione in modo soddisfacente e di replicarla ogni qualvolta è necessario mantenendo sempre un certo standard di efficienza.

Questa padronanza comportamentale consente di rappresentare il risultato di un’azione in anticipo grazie al fatto che l’azione viene inserita in un progetto più complesso. Per progetto intendo una sommatoria di azioni: perché queste siano eseguite è necessario che alcune procedure fondamentali siano ben conosciute.

Quindi ribadisco l’importanza del fatto che la padronanza comportamentale viene dalla ripetizione. Infatti già il bambino in età scolare scopre il valore della ripetizione nell’apprendimento, cioè come strategia di apprendimento.

 Tutti gli anni racconto la seguente storiella:  cioè la storia di due bambini alle elementari a cui la maestra da per compito a casa la studio di una poesia, filastrocca a memoria. La bambina quando torna a casa dice alla mamma di dover studiare questa filastrocca e la mamma comincia subito a fargliela leggere 3-4 volte prima di merenda. Poi gliela fa ripetere e dove la bambina si inceppa, non ricorda, la mamma glielo rilegge e poi se lo fa ridire. Dopo il catechismo la mamma si fa ridire la filastrocca ancora una volta e ancora prima di andare a letto. In macchina, la mattina dopo prima di arrivare a scuola la bambina riripete ancora una volta la filastrocca. ( Finalmente ), la maestra interroga la bambina su sta filastrocca e la bimba fa un’ottima figura perché ricorda la poesia alla perfezione. Il bambino invece, quando arriva a casa si mette a studiare la poesia rileggendola 5-6 volte ad alta voce poi chiude i libri e va a giocare a pallone. Il giorno dopo quando la maestra gli chieda la filastrocca lui, poverello, non se la ricorda. Ecco che allora la maestra dovrebbe chiedere al bambino come  ha studiato la poesia a casa e suggerirgli di fare come la bambina. In questo modo, infatti anche il bambino è in grado di ripetere la poesia alla perfezione.                                                                              

Le due ipotesi nel bambino sono: o non ho memoria o non sono intelligente come gli altri.

E’ la stessa cosa che vi ho detto all’inizio: “Non la sai, bene allora te la studi!”, che è una strategia di colpevolizzazione. Mentre l’altra strategia richiama alla consapevolezza, per cui il bambino ha la possibilità di allinearsi agli altri suoi compagni e di recuperare (se la studia e la sa anche lui).

Allora, queste cose che vi ho detto oggi, che sembrano così banali, trasportate nella pratica clinica e diagnostica, anche in un ambito educativo hanno molta importanza.[non sento niente, n.d.s.]

Ritorno adesso a quello che vi dicevo prima di come la psicologia cognitivista da Piaget, che ha stipulato la teoria dell’apprendimento intelligente attraverso l’osservazione comportamentale di bambini nella vita quotidiana, che ha quindi lasciato delle osservazioni sulla capacità cognitiva valide fino ad oggi, però dalla psicologia cognitivista siamo arrivati fino a livelli di organizzazione della mente secondo quelli che sono le nozioni della mente umana. Come fa il cervello ad apprendere nuovi concetti? I modelli che sono poi degli elementi associati, si rifanno a due principali. C’è un modello, il quale sostiene che uno stimolo viene elaborato da una parte del SNC e questa parte poi comporta che le informazioni siano portate a livello di conoscenza, ogni insegnamento a livello del SNC sembra realizzato, per cui questa teoria, che si definisce teoria dei circoli neuronali o della interazione modulare della mente, la vedete sempre realizzata; ci sono questi canali messi in parallelo, soprattutto nell’emisfero destro,  ogni modulo corrisponde ad una capacità. Per cui c’è il modulo del… In realtà la teoria modulare non è stata ancora confermata, ma vivamente suscitata dall’esperienza clinica che nell’adulto una lesione di una parte del cervello comporta la perdita di competenze molto settoriali rispetto ai soggetti normali, per esempio si perde la capacità di calcolo, oppure, se volete, la capacità di lettura, e addirittura all’interno della capacità di lettura perdono la capacità di riconoscimento della parola quando è tutta insieme, come quella di lettura nella sindrome …(…neurologica), oppure viceversa, insomma sono delle compromissioni così settorializzate che hanno originato l’ipotesi che il cervello potesse funzionare attraverso moduli che sono isolati l’uno dall’altro. Questo è vero ma fino ad un certo punto, infatti queste teorie attuali vedono l’apprendimento dovuto all’attività di reti nervose, che si attivano in parallelo man mano che arriva uno stimolo. Un modello neuronale è questo:

 

Modello di rete neurale

 

Facciamo finta che i blocchetti 1,2,3,4,5,6 del primo strato, vedete la mente teoricamente è rappresentata da neuroni che sono i quadrati e le linee che sarebbero le connessioni. Allora l’input arriverebbe al primo strato, strato di input, che recepisce le informazioni percettive dall’esterno. Da questo poi passa ad uno strato nascosto, che raccoglie lo stimolo ricevuto dal primo livello, lo elabora, lo “mette in memoria” e lo ricollega al…; finchè non si arriva al terzo strato che è lo strato di output, là dove c’è una risposta comportamentale allo stimolo ricevuto. Per esempio, viene data una parola “palla”, per poterla identificare in un simbolo vivente (??), ci vuole il riconoscimento della parola “palla” in un area semantica, attingendo al lessico che io ho già in memoria, dopo di che posso procedere a pronunciare la parola “palla”.

Secondo questo schema, la conoscenza è

 

Conoscenza distribuita: la conoscenza è distribuita in una rete (non è rispettando un’unica parte). Stimoli diversi sono rappresentati da patterns neurologici diversi.

Quindi non è un modulo ma una rete neuronale che  corrisponde alla presentazione di uno stimolo.

 

Elaborazione parallela: l’elaborazione di una rete è svolta contemporaneamente da tutte le unità di elaborazione che cooperano alla rappresentazione di quello stimolo.

Quindi i neuroni 1,2,3,4,5,6 si attivano contemporaneamente.

 

La rete deve apprendere la risposta.

 

L’apprendimento avviene secondo determinate leggi, di cui le principale sono la legge di Hebb e l’attivazione a feed-forward. Cos’è la legge di Hebb? Se voi prendete questi blocchetti, dovete fare mente locale che nella rete questi corrispondono ad un sistema neuronale, sono collegati l’uno all’altro. Quindi il passaggio di informazione da un neurone all’altro avviene attraverso l’attivazione elettrica, la liberazione dalle vescicole presinaptiche di una certa quantità di mediatore che attiva poi la membrana postsinaptica. Questo nelle menti artificiali è invece un calcolo matematico espresso con funzioni  può essere più alto, più elevato, o più  ridotto a seconda di quello che per calcolo matematico è necessario per attivare la via di percezione.

Come avviene l’apprendimento in una rete? L’ipotesi è quella di Hebb:

 

Legge di Hebb: se un neurone di entrata ed un neurone di uscita sono attivati contemporaneamente per un certo tempo aumenta la capacità di trasmissione del segnale stesso tra i due neuroni.

Lo stimolo che cosa comporta a livello neuronale? Di fronte a quello stimolo la rete, il circuito attivato si attiva con potenziali che sono più bassi, c’è una facilitazione che si viene a creare. Quindi c’è un risparmio di energie tant’è che la risposta arriva più rapidamente, anche dagli strati più elevati corticali, ha dei tempi più brevi con maggiore facilità nel rispondere e minor risparmio di energia.

Nella mente artificiale questo avviene tramite un gradiente calcolato.

Questo spiega come si ottiene l’apprendimento nel SNC, certi tipi di informazione sarebbero rappresentati con dei circuiti, che si sono creati e che si attivano nel SNC.

Domanda (ragazza dai capelli rossi mogano): una persona che è particolarmente abile e capace nel fare una determinata cosa può essere spiegato questo con una connessione più semplice ?

Risposta: banaleggiando, però a me sembra molto interessante perché mi va a spiegare i fenomeni che si osservano. Nelle menti artificiali l’assimilazione è data dal fatto che dando uno stimolo viene elaborato più velocemente man mano l’elaborazione si attua, ma anche nel cervello di un bambino. Ci sono delle simulazioni…a me sembra che ci stia avvicinando. 

Quindi sarebbe questo soprattutto il funzionamento del SNC in un bambino. Poi, certe funzioni di base apprese si realizzerebbero, man mano che i pattern neuronali si specializzano, via via verso che si va verso l’età adulta, certe funzioni diventerebbero settorializzate nel SNC; anche per questo una lesione del SNC nell’adulta può portare ad un evento settoriale, e questo in un bambino non c’è mai, perché è età evolutiva e certe funzioni non sono così settorializzate.

Un altro principio è quello della propagazione e dell’attivazione a feed-forward, nel senso la risposta poi riattiva un controllo che a sua volta disattiva quello che è lo strato di input.

 

Back propagation o attivazione a feed-forward. Rumelhart et al (1986).

 

Questo è quanto avevo predisposto per l’apprendimento in linea generale. Sono delle nozioni che, diciamo che questi modelli sono ancora oggetto della ricerca, però per certi principi sono già entrati nella pratica clinica nel senso che ci se ne serve come strumenti di valutazione di certe disfunzioni.

 

Adesso sono un po’ indecisa, dovrei attaccare a parlare dei disturbi.

Un’altra cosa che è un po’ collegato a questo è il discorso della plasticità cerebrale. E’ il fenomeno per cui certe strutture, diciamo il cervello in età evolutiva di un bambino si va a modificare seguendo una crescita che è anche proprio biologica in relazione agli stimoli che riceve dall’esterno. Basandoci su quello che abbiamo detto fino ad adesso, interessa il fatto che gli stimoli dall’esterno che entrano in contatto con il cervello di un bambino, hanno anche un’azione blastica, costruttiva all’interno del SNC. Perché? Perché l’esperienza fa sì che si attivino dei circuiti che in un altro modo non si verrebbero a formare. Quindi l’esperienza influisce. Esempio, soggetti che sono esposti molto precocemente all’ascolto della musica hanno un aumento anche proprio quantitativo dell’emisfero destro in relazione ad una capacità più fine, discriminatoria di quelle che sono le componenti musicali (l’armonia, etc..), però chi è un musicista esperto ha un orecchio, recepisce in modo completamente diverso da un soggetto che gli piace la musica, l’ascolta, a livello amatoriale, senza farne l’interesse principale della vita. Lo stesso i bambini che hanno l’esperienza del bilinguismo,  hanno bisogno di periodi di elaborazione un pochino più lunghi per cui si può verificare in alcuni soggetti un ritardo del linguaggio perché devono collegare all’oggetto –palla- due parole diverse “palla” e “ball” (ammesso che si tratti di un italo-americano) , ci sono due parole diverse per uno stesso significato. Mi è capitato il caso di una bambina con una crisi epilettica grave nel primo anno di vita, con madre iraniana. Questa bambina ha avuto un ritardo, considerare che si tratta di una cultura profondamente diversa, aveva imparato comunque i suoni della lingua iraniana e faceva molta fatica a studiare sia quelli iraniani che quelli della lingua italiana; la madre diceva che faceva fatica a parlarle italiano, ed io le ho detto “guardi che questa bambina andrà nelle scuole italiane ed avrà compagni italiani, non c’è niente da fare, deve imparare l’italiano”.

C’è proprio dunque un’azione biologico-anatomica che si viene ad avere in relazione agli stimoli. Non è solo un’ attivazione di circuiti viventi ma è una specializzazione che si viene a sommare, c’è anche un accrescimento quantitativo, perché c’è un’attivazione specifica, si instaurano delle connessioni, quindi è un’azione proprio blastica che si ha. Questa è più accentuata nei primi anni di vita in particolare nei primi mesi, ma si verifica nell’età adulta, nonostante la necrosi, nonostante i neuroni, si creano connessioni e altri circuiti anche nell’età più avanzata.

La plasticità diventa importante quando c’è una perdita di sostanza del SNC nel bambino, perché la possibilità della plasticità consente di creare delle possibilità di compenso che in un adulto non sono pensabili. Questo perché in un bambino, il livello di differenziazione a livello del SNC è minore per cui c’è una maggiore disponibilità da parte di vari circuiti ad attivarsi in soggetti in cui si è avuta perdita di sostanza. Ad esempio nei cechi le aree deputate alla visione si specializzano, vengono colonizzate dalla sensibilità tattile, per cui i cechi dalla nascita hanno una sensibilità tattile che è superiore a quella di un soggetto che ha la vista. Oppure lesioni nell’emisfero sinistro comportano un incremento dell’emisfero destro, c’è un trasferimento e una crescita dell’emisfero destro; questo è più facile se è colpito il sinistro, vista la maggiore capacità dell’emisfero destro a trasformarsi, visto che alla nascita è meno differenziato, quello sinistro è già predisposto fin dalla nascita. Questo fa sì che, questa plasticità cerebrale fa sì che, certi bambini con lesioni precoci poi ce la facciano a recuperare con il raggiungimento della condizioni normali, perché le aree che biologicamente non sono predisposte ad una certa funzione possono organizzarsi, possono specializzarsi, però non lo fanno con la stessa efficienza che avrebbe avuto la parte predisposta.

Caso dell’anno scorso, un soggetto che ha avuto un incidente quando era piccola cadendo sembrava aver avuto un ematoma a destra sottodurale ed era stata operata. L’ho rivista ora dopo un po’ di tempo, le ho fatto tutte le prove, verbali e di performance, funzione del linguaggio conservata, ha un buon rendimento scolastico, cosa che non mi tornava perché aveva preso una bella mazzata [l’ha detto lei], infatti le ho fatto le prove sostanziali di Ruffini (?) ed effettivamente lì crolla, però il rendimento scolastico è soddisfacente, anche in matematica.

Quindi rispetto a quella che è la possibilità della plasticità cerebrale secondaria a lesioni precoci che invece sono biemisferiche, anche s e parziali, l’entità del danno in un bambino può essere molto superiore a quella che si ha in un adulto, perché si va compromettere la capacità di apprendimento, mentre in un adulto ci sono già circuiti..In un bambino invece si va a compromettere...per cui l’apprendere, l’apprendere nuove conoscenze è molto superiore rispetto a chi l’ha già fatto, resta ad un livello cognitivo più basso di quello che sarebbe successo in un adulto.

Quindi in alcuni il vantaggio della maggiore plasticità viene contrastato dal fatto che comunque in età evolutiva il compito dell’apprendimento è un compito di base tra le attività che il SNC deve compiere, è largamente superiore (il compito dell’apprendimento nel cervello di un bambino) perché riguarda proprio un lavoro di organizzazione del SNC, per cui c’è un abbassamento del livello cognitivo.

 

La prossima volta parlerò dei disturbi dell’apprendimento.

[dopo la fine della lezione]:

Domanda: Quanti di questi bambini che hanno difficoltà di apprendimento hanno di base un disturbo uditivo?

Risposta: è molto frequente. Però c’è da dire che lì si tratta di un alterazione del recettore, per cui c’è difficoltà nel far arrivare lo stimolo al SNC, non si tratta di un disturbo dell’apprendimento in generale.

 

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Ultimo aggiornamento: 14-10-06.