LA QUALITA’ URBANA E LE POLITICHE DI MARKETING TERRITORIALE.

 

Il ruolo che i comuni avevano gradualmente assunto, per la complessiva evoluzione del quadro reale degli assetti istituzionali, veniva sempre più a caratterizzarsi come ruolo di complessivo " governo " del proprio territorio.

Pur disorganica ed incoerente, la normazione statale, ed anche regionale, aveva attribuito agli enti locali, costantemente, nuove funzioni. Nello stesso tempo, le esigenze della comunità e di una coerente politica di interventi avevano costretto il comune ad interessarsi, assumendo un ruolo reale, di tutti i processi che nascevano all’interno del proprio territorio e di quelli che con il territorio, popolazione ed attività della stessa, avevano rapporti.

In effetti, la consapevolezza politica, istituzionale e culturale che una razionale ed incisiva azione del comune non poteva prescindere dal valutare tutti i fattori che si evidenziavano nella composizione sociale, portava, come naturale conseguenza, a dover tenere di conto della realtà fisica del territorio e delle attività che sullo stesso si svolgeranno, alla luce degli obiettivi che la comunità intende perseguire, nell’interesse generale.

Ambiente fisico ed attività interagiscono costantemente, e nessun settore od azione è in posizione di reale indipendenza rispetto agli altri.

Tale ruolo, riceve dalla riforma un chiaro riconoscimento.

Il comune si afferma,così, come ente di governo con funzioni di programmazione, stimolo, sviluppo e controllo di tutte le attività che avvengono all’interno del proprio territorio.

L’esercizio, di così ampie e generali funzioni di " governo " subisce limitazioni interne ed esterne e di natura soggettiva ed oggettiva.

Sotto il profilo soggettivo occorre tenere di conto dell’ambito della sfera privata sottratta all’incidenza della pubblica amministrazione e nel contempo dei poteri, della potestà e funzioni attribuiti ad altri enti e soggetti pubblici e privati; e sotto il profilo oggettivo occorre considerare i limiti cui l’esercizio della funzione è sottoposto prevalentemente dalle disposizioni normative.

Affermare, però, che l’esercizio di così ampio ruolo di " governo " del comune incontra limiti e condizionamenti, non incide, ovviamente, sul riconoscimento delle funzioni che lo caratterizzano, ma semmai sulle modalità di esercizio delle funzioni stesse.

Ciò apre l’altro rilevante campo di analisi che può, sinteticamente, individuarsi nella ricerca delle migliori modalità di azioni per l’esercizio delle funzioni riconducibili al ruolo di governo del Comune, e da riconoscersi, al Comune, secondo i principi delle legge n° 142 del 1990, un ruolo cui è da ricondursi la titolarità di tutte le funzioni, di tutte le attività che si svolgono all’interno del territorio per corrispondere agli interessi generali della comunità e tendere ad assicurare le migliori condizioni di esistenza ( qualità della vita ).

Al concetto di "qualità della vita" sono, sostanzialmente, riconducibili tutte le azioni e le eterogenee attività e finalità dell’Ente.

Tutela e valorizzazione ambientale, gestione del territorio, sviluppo economico e dell’occupazione, servizi sociali, sportivi, ricreativi attività culturali, opere pubbliche, erogazione dei servizi, arredo urbano, ecc... sono ambiti di attività che devono essere unitariamente considerati ed indirizzati all’unico fine di assicurare la qualità della vita ed il miglioramento delle condizioni individuali e della comunità.

Tale ampio ruolo configura, pertanto, una competenza generale ed astratta all’esercizio delle funzioni di governo nell’interesse ed a garanzia della comunità.

Se, però, sono riconoscibili in capo all’Ente Locale ed in particolare al Comune, così ampi poteri e potestà di ingerenza e condizionamento, strumentali al reale esercizio della "competenza " a governare cui si è accennato, non può disattendersi il dato rilevante della "doverosità" dell’azione di governo che ha tutta una serie importante di implicazioni.

Alcuni rilevanti caratteri della "competenza", possono così riepilogarsi:

a) necessarietà;

b) obbligatorietà;

c) esclusività;

d) intrasmissibilità.

Ed in effetti, riconosciuta in capo ad un sogetto la competenza all’esercizio di certe attività o funzioni, questa deve essere necessariamente esercitata dallo stesso, escludendo le ingerenze di altri e senza la possibilità di trasmetterla a soggetti pubblici o privati.

Balza evidente il profilo della doverosità dell’esercizio delle funzioni di governo.

Tale doverosità comporta responsabilità in ordine al concreto esercizio delle funzioni e ciò apre la difficile tematica della possibilità reale nell’attuale sistema degli enti locali, di rendere effettiva la loro "competenza " in materia.

Il Comune deve esercitare tutte quelle attività che risultano necessarie per rendere concreto ed effettivo il governo della comunità secondo i "valori" che la stessa esprime.

La "definizione sociale del sistema dei valori" della comunità locale diventa, così, operazione preliminare ed indispensabile per una corretta azione di governo.

E tale operazione va condotta tenendo di conto dei seguenti criteri:

a) Non può attuarsi alcuna preventiva distinzione secondo modelli generali ed astratti tra "valori primari e secondari".

L’eterogeneità delle comunità locali, comporta necessariamente una notevole diversificazione dei "valori" che si assumono come degni di tutela e necessariamente da perseguire.

b) Non esistono "valori assoluti", ma semmai "valori" generalmente accolti in un dato momento storico, e che diventano valori della comunità locale quando siano da questa "accertati" sino a far parte del patrimonio della comunità stessa.

E’ indubbio che esistono un certo numero di "valori imposti" dalle scelte sovracomunali, discendenti da norme o processi programmatori o scelte di indirizzo sociale ed economico nazionale.

Tuttavia il grado di adesione, specie ai "valori imposti", può essere diverso da una comunità all’altra e nel contempo il recepimento all’interno della realtà locale comporta sempre un processo di traduzione, di adeguamento o adattamento.

c) La " determinazione dei valori" spetta agli organi politico-istituzionali dell’ente locale. Tutti gli altri soggetti a vario titolo coinvolti (cittadini, partiti politici, associazioni, enti, forze economiche, sindacali, struttura burocratica ecc..) hanno "funzioni di rappresentazione", in vario modo esercitate, ma non di decisione.

Se le funzioni di governo, divenute obbligatorie, non sopportano limitazioni al loro esercizio, condizionamenti gravi subiscono le modalità di esercizio delle stesse (basti pensare alla carenza di flussi finanziari ).

In altri termini la "sfera istituzionale" non tollera condizionamenti, mentre la "sfera strumentale" sopporta limitazioni delle quali è necessario tener conto per il corretto esercizio delle funzioni di governo, per il buon andamento degli enti e per l’efficacia e l’efficienza dell’azione amministrativa.

L’evoluzione delle riforme organizzative introdotte nella pubblica amministrazione,la globalizzazione dei mercati, l’unione monetaria, la caduta delle barriere doganali, i bisogni crescenti espressi e non soddisfatti degli operatori economici, l’evoluzione dei processi produttivi, rappresentano una serie di problematiche e di richieste strettamente connesse, che dovranno trovare delle risposte puntuali e coerenti, affinché si possa offrire a tutti i soggetti istituzionali ed economici coinvolti una sequenza di iniziative strutturali volte a favorire un reale sviluppo economico e sociale.

Ciò potrà essere raggiunto attraverso un miglioramento della qualità dei servizi pubblici, l’impiego delle risorse finanziarie, il recupero dell’efficienza e la conseguente eliminazione degli sprechi. Tutti obiettivi da raggiungere in tempi rapidi e in modo diffuso, e che costituiscono una sfida cruciale e irrinunciabile per le amministrazioni pubbliche responsabili della spesa sostenuta in termini di produttività e di qualità delle prestazioni.

In questo quadro i destini delle imprese sono strettamente legati alla capacità delle amministrazioni locali di rimuovere le diseconomie esistenti, acquisendo quei concetti di efficienza e di efficacia a cui si è ispirato il legislatore della <<Riforma delle autonomie locali>>, in quanto le imprese risentono, in modo sempre più diretto, delle strutture sociali all’interno delle quali interagiscono.

E’ necessario puntare, quindi, su alcuni elementi fondamentali di sviluppo, quali il risanamento economico, il rilancio degli investimenti e dell’occupazione, l’efficienza dei servizi, la trasparenza della gestione.

Per alimentare tale sviluppo si deve favorire un’effettiva riorganizzazione della pubblica amministrazione, anche attraverso un maggiore coinvolgimento dei privati nella gestione e realizzazione degli interventi proposti.

Saper, quindi, promuovere ed assistere gli operatori economici nella gestione dei propri fabbisogni sociali ed economici e le organizzazioni pubbliche nei cambiamenti organizzativi in atto, vuol dire favorire la programmazione e l’attuazione di tutte quelle priorità di intervento e di progetti che tengono conto di un equilibrato sviluppo del territorio. Conoscere i bisogni della realtà locale, significa, inoltre, saper tramutare i bisogni in interventi concreti, utilizzando tutte le risorse finanziarie previste, tanto a livello nazionale quanto comunitario, significa anche acquisire la consapevolezza che non vi sarà uno sviluppo socio economico se non attraverso una politica economica, che tenda ad avvicinare la realtà pubblica a quella privata.

La legge 15 marzo 1997, n.59, ha conferito agli enti locali le funzioni ed i compiti relativi alla cura degli interessi e la promozione dello sviluppo delle rispettive comunità, qualificando come " interessi pubblici primari " la promozione dello sviluppo economico, la valorizzazione dei sistemi produttivi e la promozione della ricerca applicata, che lo Stato, le regioni, le province, i comuni e gli altri enti locali assicurano nell’ambito delle rispettive competenze, nel rispetto delle esigenze della salute, della sicurezza pubblica e della tutela dell’ambiente.

Il D.Lgs. 31 marzo 1998, n. 112, e altri decreti di attuazione, hanno trasferito agli enti locali funzioni e compiti esercitati in precedenza dallo Stato, attribuendo al Comune un ruolo significativo nella promozione dello sviluppo e delle attività produttive locali. L’attribuzione di compiti di maggiore incidenza nella gestione dello spazio economico costituito dal territorio comunale nonché nel sopportare gli agenti ivi operanti, comporta l’assunzione di maggiori responsabilità da parte degli enti locali.

Nell’attivare politiche economiche di sviluppo e di valorizzare delle risorse e potenzialità territoriali assume particolare importanza l’obiettivo di incrementare il valore del territorio, dato che la comunità locale, da questo punto di vista, risulta essere un’aggregazione di più soggetti economici indipendenti legati fra di loro dal fatto di essere localizzati in un preciso ambito territoriale; ciascuno di essi, pur avendo interessi ed obiettivi diversi, ha un certo grado di dipendenza dal territorio in cui è localizzata la propria attività ed agisce tenendo conto, in qualche misura, delle risorse e delle potenzialità che lo stesso offre.

Nel perseguire la promozione delle attività economiche, l’ente locale deve quindi cercare di massimizzare le risorse e le potenzialità che il territorio dallo stesso amministrato può offrire, aumentandone cioè il valore per gli operatori economici.Massimizzare il valore del territorio significa favorire l’accrescimento di risorse e di competenze nello stesso presenti creando le migliori condizioni di operatività per le imprese: occorre quindi impostare una politica di interventi rivolta a conseguire effetti positivi sul territorio e, conseguentemente, per la comunità nello stesso residente.

L’altro componente che determina il valore di un territorio è costituito dal livello di efficienza raggiunto dalla pubblica amministrazione che vi opera, o meglio, come lo stesso è percepito dalle imprese, cioè il grado di soddisfazione espresso dagli agenti economici nei confronti della P.A., ed in particolare degli enti locali. In tale contesto assumono particolare importanza il processo di riorganizzazione degli enti locali in atto- che ha come obiettivo la semplificazione delle procedure amministrative ed un maggiore grado di efficienza delle strutture- nonché la pressione fiscale locale, fattore che a seguito della maggiore autonomia tributaria dei Comuni, può differenziare in maniera anche marcata un territorio da un altro.

In quest’ottica, assume rilievo la nozione di welfare, di origine anglosassone, indicante lo stato di mantenimento del benessere sociale commisurato al livello di sviluppo e di evoluzione sociale.

Il ruolo centrale assunto dai Comuni in materia di interventi assistenziali, in virtù del primo decentramento operato col DPR 616/77, ha trasformato il welfare state in welfare community o locale, teso al contenimento dello stato di bisogno attraverso interventi centrati sulla persona intesa nella globalità della propria condizione sociale e relazionale.

La fruibilità dei servizi di welfare locale rappresentano un punto decisivo per la crescita della qualità urbana.

A differenza del vecchio sistema, permane l’esigenza di leggere ed interpretare lo stato di bisogno mediante la ricerca e l’adozione di indicatori sociali, al fine di individuare i nuovi bisogni cui è possibile rispondere con interventi diversificati, supportati da competenze tecniche e capacità più qualificate e motivate.

L’azione dell’Ente locale risulta difficile e multiforme per la tipologia dei bisogni urgenti, e tra questi il più immediato e condizionante è quello riferito alla disoccupazione giovanile, e al calo dell’occupazione generale cui fa riscontro il progressivo venir meno di risorse da destinare al mantenimento dello stato sociale.

Il recente quadro normativo di riferimento evidenzia la tendenza alla impostazione dei nuovi modelli di welfare; modelli in cui l’utilizzo delle risorse deve tener conto del nuovo ruolo del cittadino, dell’introduzione di indicatori di qualità e efficienza, dalla presenza di elementi di mercato determinati dalle opportunità di scelta offerta ai cittadini e dall’introduzione di sistemi premianti la qualità dei servizi offerti.

Occorre, quindi, in questa fase, superare gli schemi del welfare tradizionale ed intraprendere, al contempo, la strada verso la mercatizzazione del sistema.

Nell’ambito della qualità urbana, non rientrano solo i valori ambientali, i servizi di welfare ( sicurezza sociale ) o l’efficienza dell’amministrazione, bensì tutta una serie di fattori che contribuiscono a migliorare la qualità della vita a livello locale, ad esempio:

  1. la valorizzazione e promozione dei beni culturali, storici, artistici ed archeologici, che, a seguito del D.Lgs. 112/98, viene intesa quale attività diretta a migliorare le condizioni di conoscenza e conservazione dei beni culturali ed ambientali, e ad incrementare la fruizione;
  2. La sicurezza urbana, intesa quale prevenzione dei rischi, sicurezza e vivibilità della città: repressione della criminalità, pianificazione degli interventi da attivare in caso di emergenze dovute a fattori – rischio anche di carattere naturale ( sismico, idrogeologico, climatico, vulcanico );
  3. la conservazione e valorizzazione del patrimonio naturale, intesa quale tutela dell’ambiente e difesa del suolo;
  4. la tutela della persona e della solidarietà sociale, in tutte le sfaccettature ( servizi scolastici, tutela della salute, servizi sociali, mercato del lavoro, attività di promozione culturale, ricreative e sportive );
  5. attività turistiche: intese quali fattori di sviluppo in un settore essenziale per l’economia, determinano l’immagine complessiva che ogni località è in grado di offrire, costituita dal livello di efficienza e di qualità dei servizi realizzati per le strutture ricettive e le attrazioni naturali ed artistiche, per circondarle di una condizione ambientale ottima, gradevole e serena;
  6. gestione del territorio: un’ adeguata operazione di pianificazione urbanistica e territoriale, legata ad una buona conoscenza delle risorse e delle caratteristiche che offre il territorio, può costituire la base per un’operazione di marketing urbano che incentivi, tra l’altro, gli operatori economici ad investire nel territorio.

Ragioni sistematiche e di economia non consentono una trattazione dettagliata di tutti questi aspetti, per cui ci soffermeremo soprattutto sull’ultimo, e cioè, sulle politiche di marketing territoriale connesse alla gestione del territorio.

Sotto questo profilo, più in generale, assume rilievo lo sviluppo urbano sostenibile, l’esternalizzazione delle strutture produttive, lo sviluppo del verde urbano, gli interventi di rivitalizzazione dei centri storici, l’arredo urbano, gli interventi contro l’inquinamento e la congestione urbana, tempi e spazi a misura d’uomo ( da ultimo, è stata introdotta la L. 53/2000, che, all’art.24, disciplina il piano territoriale degli orari, finalizzato a perseguire il coordinamento dei tempi di funzionamento delle città e la promozione dell’uso del tempo per fini di solidarietà sociale ).

Come detto, la gestione del territorio viene sempre più ottimizzata dalle autorità locali attraverso il ricorso a strategie di marketing urbano, quale sforzo comune tra amministrazioni pubbliche e private, di una stessa area geografica comune, teso a promuoversi ed a promuovere il generale sviluppo economico.

La promozione delle attività produttive deve essere rivolta ad incrementare ed a valorizzare gli elementi determinanti il valore del territorio; in tale ottica occorre quindi procedere alla definizione delle più idonee politiche di valorizzazione dell’entità territoriali che coinvolgono complessivamente l’offerta di luoghi fisici, la formazione professionale nonché la qualificazione dei soggetti economici operanti sul territorio.

E’ necessario osservare che le imprese interessate all’insediamento sul territorio, e quindi potenziali "acquirenti di luoghi", dal momento in cui si insediano entrano a far parte loro stessi dell’insieme degli elementi caratterizzanti il territorio, contribuendo a definirne il valore.

La definizione degli obiettivi di mercato è strettamente legata a quanto può offrire il territorio, cioè al patrimonio di risorse e competenze nello stesso presenti e che può essere accresciuto e valorizzato.

Le politiche di mercato delle entità territoriali devono essere rivolti a specifici settori individuati tenendo conto delle vocazioni del territorio stesso e delle possibilità di valorizzazione delle sue potenzialità latenti.

Questo compito risulta facilitato, ad esempio, per le città a vocazione turistico-ricreativa perché il mercato di riferimento è costituito da un segmento ben specificato di acquirenti di luoghi (i turisti), attirati, in questi casi, dagli elementi intrinseci del territorio (risorse naturali e/o collocazione geografica) che ne caratterizzano l’offerta.

Per individuare il settore di mercato cui rivolgere la propria offerta occorre considerare che, a grandi linee, la domanda di insediamenti produttivi presenta bisogni articolati: per le produzioni industriali di base l’elemento preminente è costituito dal costo di approvvigionamento delle risorse; per le manifatture di beni di consumo assumono maggiore rilevanza le competenze professionali acquisibili sul posto, le potenziali relazioni di forniture e la vicinanza ai mercati di riferimento, mentre per le imprese di servizio sono fondamentali le condizioni di accessibilità ai luoghi, agli agenti ed ai fattori economici.

Emerge l’esigenza che le comunità locali individuino proprie specificità nell’ambito dell’ offerta di insediamento per le attività produttive, considerando, anche i fattori immateriali che costituiscono una parte rilevante del valore dello stesso territorio.

A tal fine è stato osservato, che, per intraprendere una idonea politica di marketing territoriale, occorre definire il mercato di riferimento della realtà locale interessata, formulando programmi di valorizzazione del territorio basati su una "offerta di inquadramento" che ponga in giusta evidenza tutte le risorse materiali ed immateriali dalla stessa possedute.

In tal senso è però necessario precisare che, in molti casi, le diverse realtà territoriali hanno seguito percorsi di sviluppo territoriale facendo emergere rapporti intersoggettivi (fra i vari agenti economici) di natura sistematica che incidono sull’assetto dello stesso territorio, sul funzionamento dei diversi agenti e delle istituzioni locali, sulla loro capacità organizzativa nonché sui tempi ed i modi di risposta delle amministrazioni alle diverse esigenze delle attività produttive. Le organizzazioni reticolari sviluppatesi sul territorio, cioè i distretti produttivi, costituiscono ormai una realtà importante del nostro Paese, per i quali le amministrazioni locali sono chiamate a definire politiche di sviluppo integrate, in modo da massimizzare i risultati derivanti dalle azioni dalle stesse singolarmente intraprese.

L’attività di marketing rivolta all’esterno è quindi tesa ad attirare i potenziali acquirenti di luoghi mediante una promozione di sistema che migliori e/o consolidi l’immagine del territorio-distretto, ovvero tramite una promozione di iniziativa che promuova le sue specifiche attrattive.

La valorizzazione delle potenzialità del sistema locale deve inoltre attuarsi attraverso una promozione interna rivolta alla creazione di processi di fidelizzazione delle attività già presenti incidendo positivamente sul loro grado di soddisfazione, e che renda loro maggiormente percepibili il valore del territorio dal quale fanno parte.

Una volta che siano stati chiaramente definiti gli obiettivi delle politiche di mercato, i tradizionali strumenti di marketing possono essere utilizzati nel modo più idoneo per promuovere le strategie di sviluppo del territorio e delle attività produttive.

L’esito di tali sforzi dipende però anche dalla condivisione degli obiettivi perseguiti da parte di tutte le componenti delle comunità locale, nonché dall’integrazione delle diverse azioni intraprese dai soggetti che gestiscono l’offerta territoriale: l’amministrazione Comunale, la Regione, la Camera di Commercio, le associazioni imprenditoriali e di settore, gli organismi di finanziamento, i soggetti esercenti pubblici servizi, le forze politiche e sindacali, e gli istituti di istruzione. Risulta quindi necessario che il Comune si ponga quale centro di coordinamento delle politiche di promozione delle attività produttive che:

  1. imprima al sistema territoriale un indirizzo strategico consistente in una visione di ampio respiro dello sviluppo economico e sociale;
  2. stimoli l’attività ed il miglioramento organizzativo dei diversi soggetti interessati;
  3. crei le condizioni infrastrutturali, culturali ed organizzative favorevoli all’espressione delle potenzialità imprenditoriali.

A tal fine si rende necessaria l’attivazione di forme associative con gli altri enti locali facenti parte del medesimo distretto economico creando, ove opportuno, appositi organismi, mutuando eventualmente anche dalle esperienze estere di maggior successo.

Si rende necessario un adeguato processo di comunicazione che abbia il duplice ruolo di promuovere il territorio e qualificare l’immagine della produzione locale, ma che ne descriva anche le potenzialità rendendolo attraente per i potenziali investitori esterni.

E’ possibile considerare il territorio << una risorsa >> per la sua intrinseca capacità di soddisfare gli interessi di tipo economico e non, dove alcuni soggetti si propongono di adoperare tale risorsa, combinandola con altre, per svolgere le loro attività, che possono essere:

  1. processi di trasformazione economica, volti alla produzione di beni e servizi, all’interno dei quali la risorsa territorio assume le caratteristiche di fattore produttivo;
  2. processi di gestione patrimoniali, all’interno dei quali la risorsa territorio non assume la caratteristica di fattore produttivo, ma costituisce una proprietà la cui gestione deve essere ottimizzata, sia con riferimento all’incremento del valore capitale, sia con riguardo ai flussi finanziari in grado di generare;
  3. processi di fruizione, all’interno dei quali la risorsa territorio viene ad essere utilizzata, per poterne trarre utilità di consumo di lavoro di tempo libero.

Occorre, pertanto, un’azione sovrastrutturale i cui benefici indotti investono le piccole e medie imprese, vista la loro rilevanza all’interno della struttura economica dell’intero Paese.

In estrema sintesi, le funzioni che deve assolvere una politica di marketing del territorio sono:

Per realizzare contemporaneamente questi due indirizzi è necessario combinare due strategie differenti di marketing del territorio, in quanto è necessario soddisfare i bisogni di due target dissimili, quello dei potenziali investitori e quello dei cittadini presenti sul territorio. I primi necessitano di infrastrutture, di sicurezza del territorio, manodopera e management adeguati, supportati da una P.A. nazionale e locale che evitando di scoraggiare i loro investimenti li affianchi nel superare rapidamente le diverse difficoltà burocratiche. I secondi ritengono fondamentale che l’intervento nel territorio preveda un adeguato sistema di tutela dell’ambiente, un’idonea protezione dell’economia preesistente, una giusta offerta di posti di lavoro.

Gli aspetti incentivanti che sono normalmente presi in considerazione da un investitore sono:

- coordinamento, operazioni necessarie per lo Start-up. In un primo approccio l’azienda potenzialmente interessata viene raggiunta dalla comunicazione e dalla visita di un agente che l’assiste nella fase di pianificazione e verifica del progetto. Questa fase è molto importante per offrire assistenza di tipo legale sulle procedure di costituzione della società, certificazioni, visti e permessi di soggiorno, procedure burocratico-amministrative e fare da interfaccia con le autorità locali, Camera di commercio, polizia e vigili del fuoco; anche per ciò che riguarda le normative di tipo ambientale e le regolamentazioni insediative è opportuno offrire informazioni approfondite al fine di semplificarne l’iter e non scoraggiare il << cliente >> di fronte alle inevitabili lungaggini burocratiche.

Possono, così, riassumersi quelle che sono le quattro leve principali di marketing territoriale:

Sarà necessario, a tal fine, un collegamento " orizzontale " tra le diverse attività dell’ente locale: bisognerà, cioè, abbandonare la vecchia impostazione verticistica, per abbracciare quella del c.d. lavoro per progetto, ove più branche della medesima amministrazione si intrecciano, si integrano vicendevolmente, onde permettere il raggiungimento finale dell’obiettivo, e cioè, la realizzazione del progetto.

A questa necessità corrisponde una concezione del Comune come holding di servizi, ovvero come azienda madre di un insieme articolato di forme gestionali ( Aziende, Istituzioni, S.p.A., Consorzi, oltre a forme di convenzioni, concessioni, appalti ).

Il ricorso a più partner esterni alimenta e rende effettiva la " qualità urbana ", anche attraverso questa " Organizzazione a Rete " dei diversi servizi com.li, che operano non più per materia o funzioni, bensì per progetti, in cui si assiste ad un interscambio continuo di diverse unità organizzative preposte ad aree distinte.

Così nel caso prospettato in precedenza, occorrerà un’attività di lavoro orizzontale tra le diverse Aree della P.A., al fine di costituire quel livello di qualità urbana cercata dall’impresa investitrice sul territorio.

Assume, pertanto, rilievo, sotto questo profilo, l’attività di assistenza effettuata dallo Sportello Unico, il lavoro oculato di pianificazione urbanistica e di gestione del territorio effettuato dall’Area Tecnica, l’opera dei servizi sociali volta a mantenere adeguati livelli di welfare locale, l’attività di raccordo interistituzionale e di promozione dell’immagine del territorio effettuata dall’URP e, infine, l’importante opera di assistenza e di vigilanza sul territorio da parte della Polizia Municipale.

Tutto ciò, però, necessita di un apparato interno profondamente rinnovato per cultura e capacità professionale, in grado di attivare forme di controllo dell’attività in termini di costi, efficienza e qualità attesa.

Un’ ultima considerazione deve essere effettuata in ordine agli indicatori della qualità urbana.

Generalmente, può dirsi che gli indicatori possono essere di due tipi: sociali e misti.

Gli indicatori sociali consistono in misure statistiche utilizzate nella metodologia della ricerca sociale o nella programmazione sociale per ridurre a variabili quantitativamente apprezzabili e comparabili fenomeni sociali o ambientali che hanno una dimensione prevalentemente o esclusivamente qualitativa.

Gli indicatori misti, invece, o sistema di indicatori, consistono in una pluralità di indicatori, di natura sia soggettiva che oggettiva, che possono consentire una lettura integrata del fenomeno, e che sono affidabili se manifestano variazioni concomitanti.

La funzione precipua degli indicatori è quella di monitorare, misurare e valorizzare le risorse ed i valori locali.

Si è gia detto, trattando del marketing territoriale, degli aspetti incentivanti per le imprese, che costituiscono, al contempo, indicatori di qualità: caratteristiche geografiche ed infrastrutturali, caratteristiche socio-politiche, sistema giuridico-fiscale, welfare locale, mercato del lavoro, assistenza alle imprese, costi d’esercizio ( indicatori di qualità ambientale ).

A questi possono aggiungersi:

a) Qualità tecnica: tempi e modalità di erogazione dei servizi da parte del Comune;

b) Qualità Relazionale: aspetti comunicazionali, disponibilità di relazione, e rispetto degli impegni assunti;

c) Qualità Organizzativa: efficacia ed efficienza dell’azione amministrativa, e puntualità nell’erogazione dei servizi;

d) Immagine: Reputazione territoriale dell’ente;

e) Qualità Economica: Assumono rilievo soprattutto i costi della " non qualità ".

Appare di tutta evidenza come il monitoraggio e la valorizzazione di queste risorse locali, espresse a mezzo degli indicatori, promuovono ed accrescono la qualità urbana, quale bene non necessariamente " municipalizzato ", bensì appartenente a tutti i partner istituzionali e sociali che dialogano con il Comune.

Tale consapevolezza rappresenta per tutti gli attori ( potere politico, amministrazioni pubbliche, imprese, istituti finanziari, ecc..) coinvolti nel processo di ammodernamento, una certezza, un’occasione unica ad una sfida irrinunciabile per favorire lo sviluppo economico.

 

                                                                                              Dr. Pietro Amorosia