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Incontro del 23 aprile 2004

Contenuti:

- Presenti

- Svolgimento

- Alcuni avvisi

- Note

 

 

(inizio)   Presenti:

don Hugo

Lattuada Leonardo

Alibrandi Michela

Lattuada Laura

Bonati Matteo

 

(inizio)   Svolgimento:

Questa sera ritorniamo ancora sulla questione della passione di Cristo. Don Hugo si è istruito su un libro di don Chino Biscontin sulla ricostruzione storica delle ultime ore di Gesù. Di questo testo tratteremo soltanto alcuni passi sul quadro storico della vita di Gesù, sul procuratore romano Ponzio Pilato e alcune spiegazioni sulla flagellazione e sulla morte capitale.

La necessità di sviluppare questi temi, ci è data (ancora una volta) dall'uscita nei cinema della pellicola di Ghibson sulla passione di Gesù.

Bene, iniziamo nell'inquadrare la vita di Gesù in un contesto storico.

Gesù nacque verso il 6 a.C. nella zona che attualmente viene contesa tra lo stato di Israele e lo stato della Palestina. In quegli anni quella zona era occupata dall'esercito dell'Impero romano.
Della sua vita conosciamo con relativa precisione gli ultimi 3 anni. Dei primi anni di vita fino all'età di circa 30 anni, non abbiamo documenti precisi e si hanno soltanto testi non attendibili. Si può comunque ritenere che durante questi primi 30 anni, la sua vita non si discostasse troppo da quella di un modesto artigiano come tanti in un villaggio della Galilea. La sua istruzione fu quindi popolare e intrisa di religiosità (come era consuetudine).

A determinare un cambiamento radicale nella sua vita fu l'incontro con un predicatore carismatico di nome Giovanni che per il rito che predicava fu chiamato il Battezzatore (o il Battista). Costui credeva in un imminente intervento di Dio per il suo popolo e quindi predicava la totale fedeltà nella legge di Dio e quindi un cambiamento di vita sancito con il gesto del battesimo nel Giordano.

In questo contesto, anche Gesù si fece battezzare nel Giordano per simboleggiare un cambio nella propria vita. Una nuova vita di rinnovata fedeltà a Dio.

Dopo l'arresto di Giovanni, i suoi discepoli si divisero e tornarono ai propri villaggi ma presto saranno i primi seguaci del Nazzareno. Gesù, infatti, durante il battesimo ebbe un'esperienza mistica (seguito di una lunga preghiera nel deserto) che lo convinse a continuare lui stesso la predicazione del battista e di iniziare una predicazione nuova.

La differenza sostanziale tra la predicazione del battista e quella di Gesù sta nei termini che usavano. Il primo urlava di un Dio che con fuoco e fiamme puniva i peccatori, il secondo quasi sussurrava di un Dio che perdonava, che non assumeva il ruolo di giudice o giustiziere ma di genitore, di Padre.

Come il battesimo caratterizza la predicazione del battista, il pasto (la cena) caratterizza la predicazione di Gesù. E' Gesù che cena con i peccatori, fa miracoli sulla moltiplicazione dei pani e dei pesci, cambia l'acqua in vino, che istituisce il sacramento dell'Eucaristia nell'ultima cena. Un'ulteriore passo che contraddistingue la sua predicazione è il rapporto con i sofferenti (i lebbrosi, i ciechi, gli storpi..)

La svolta che Gesù predicava era quella di predicare e inaugurare l'intervento  operato da Dio.

Questa predicazione si rivolgeva soprattutto verso gli oppressi e colpevolizzava i potenti locali colpevoli di riscuotere tasse per l'impero romano e tralasciare la legge di Dio. Questo aspetto fu particolarmente sentito dal popolo che aveva timore di qualche oppressione e in un secondo periodo persero l'entusiasmo dei primi tempi.

Dati i continui ostacoli dei farisei e del Sinedrio, Gesù fu costretto a lasciare la Galilea e si diresse fuori della Giudea. Questo periodo viene sfruttato da Gesù per spiegare più correttamente le parabole e la parola di Dio.

La sua predicazione risente però della mancanza di folla e quindi per predicare alla gente, Gesù si sposta nella città Santa (Gerusalemme) per approfittare dei pellegrini che per la Pasqua si recavano al tempio.

In questo contesto e approfittando del ritorno di Gesù in Galilea, il Sinedrio lo fece arrestare.

Ponzio Pilato fu un procuratore (o console) dell'Impero romano nella zona della Giudea nella provincia della Siria. Non risiedeva a Gerusalemme ma a Cesarea Marittima e si recava a Gerusalemme soltanto in alcune occasioni. la Pasqua era una di queste.

Il suo ruolo era ostacolato da Roma che in quel tempo aveva un imperatore sospettoso di inefficienza da parte dei suoi collaboratori (i procuratori appunto) e dall'altra parte veniva ostacolato dai Farisei del tempio perchè era un occupatore, adorava altri dei e, in particolare, per la costruzione di un acquedotto aveva usato il tesoro sacro del tempio.

Inoltre era un soldato romano che non aveva nessuno scrupolo nel soffocare le rivolte locali (molto frequenti in Galilea) nel sangue.

Un'altra spina nel fianco era il dipendere continuamente dal legato di Siria per questioni di carattere militare.

Per quanto riguarda l'arresto di Gesu, Pilato fu autorizzato dal sinedrio di infliggere la pena a Gesù solo perchè il Sinedrio non poteva infliggere pene capitali. Pilato però usò Gesù come merce di scambio per riallacciare i legami con il Sinedrio e nonostante avesse avuto la possibilità di scagionarlo o condannarlo direttamente, istituì un formale processo con tanto di testimoni da ambo le parti e solo successivamente si accordò per la liberazione di Barabba al posto di Gesù.

E' tuttavia attendibile che Pilato condannò Gesù non per motivi religiosi (come voleva il Sinedrio) ma per motivi politici (Gesù si era proclamato Re). Conferma di questa tesi fu la scritta che fu posta sopra la croce.

L'ultimo argomento "prelevato" dal libro di Biscontin è quello riguardante la croce. Don Hugo ci fornisce alcune precisazioni storiche; un primo accenno a questa forma di tortura-morte ci è data dal regno di Persia, successivamente viene introdotta dai greci, dai cartaginesi e per ultimo dai romani.

Da questi ultimi la croce veniva usata solo in casi particolari e in pratica solo ai cittadini NON romani (ai cittadini romani veniva "concessa" una morte meno dolorosa). Nel giudaismo questa pena non era ammessa.

Tra la sentenza di Pilato e l'effettiva crocifissione, il condannato doveva aspettare un certo tempo che serviva ai crocifissori per preparare la croce. Gesù in questo lasso di tempo venne flagellato (secondo la legge romana) con aste rigide o con vergate. Un'arma tipica era composta da un corto bastone (manico) a cui erano attaccate delle cinghie di cuoio a cui erano fissati dei ganci acuminati o sfere di ferro.
I colpi potevano colpire il corpo del condannato in qualunque parte (volto incluso) ed erano di una ferocia tale che potevano far mostrare le ossa o far uscire le viscere.
In alcuni casi la morte poteva giungere proprio durante la flagellazione.

Gsù aveva circa 30 anni e una settimana prima aveva fatto un lunghissimo cammino per andare dalla Galilea alla Giudea, tuttavia non riuscì a portare la croce per alcune centinaia di metri (infatti lo aiutò Simone di Cirene). Segno che aveva subito una accanita flagellazione.

I soldati flagellatori non erano romani ma persone arruolate sul posto (dal vicino oriente) ed erano scelti in base al loro rancore verso i condannati.

Un'aggravante fù quella che Gesù fù considerato il capo di una banda ostile ai soldati romani. Questa banda spesso catturava i soldati con imboscate e prima di uccidere torturava i prigionieri.

Gesù, in seguito alla pesante flagellazione morì dopo circa 3 ore di agonia sulla croce. Non fù necessario il trattamento fatto ai due ladroni ai quali, per accelerare la morte, vennero spezzate le gembe.

La croce poteva essere di diverso tipo: a T,  a crove secondo l'iconografia classica, secondo lo schema "a S. Andrea" oppure (specie in una crocifissione con più condannati) con un reticolo di legno a cui venivano issati i corpi.

La crocifissione avvenne fuori dalle mura della città, vicino ad una cava di pietra (attualmente occupata da una complessa basilica costantiniana-crociata).

Il corpo veniva fissato alla croce tramite corde o chiodi. Questi ultimi venivano fissati nei polsi (tra il radio e l'ulna) e nei piedi o nelle caviglie con i piedi sovrapposti. Nel caso si volesse prolungare il supplizio, si usava una mensola che fungesse da sedile o poggia piedi.
Nel caso di Gesù questo aiuto non venne usato perhè era vicina la Pasqua e si doveva abbraviare il "rito".

Le sofferenze sono difficili da ipotizzare dal punto di vista medico. Si può ipotizzare che il condannato avesse una sete bruciante, mal di testa e eccessi di febbre (dovuti alla perdita di sangue), angoscia tremiti e singulti (per il dolore delle ferite).

Il corpo del condannato veniva lasciato sulla croce (anche dopo la morte) in pasto ai rapaci. Questo in segno di totale condanna.

Tuttavia per il corpo dei tre condannati venne fatta una eccezione perché la Pasqua imponeva che non ci fossero morti ancora da seppellire. Quindi è bastato qualcuno (Giuseppe d'Arimatea) che volesse il corpo di Gesù per accontentarlo.

Questa è una ricostruzione storica che ben si sposa con il racconto evangelico e a noi serve soprattutto per capire la veridicità dei vangeli e per apprezzare (maggiormente) il film di Mel Ghibson che è ancora in alcune sale cinematografiche.

 

(inizio)   Alcuni Avvisi:

Leonardo:
- Venerdì prossimo 30 aprile c'è l'incontro di vicaria a Migliarina dal titolo "Eucaristia e Chiesa". Chi volesse venire a dare una mano è ben accolto e può farlo in salone dalle 19.30 in poi.
- Ho avvisato per e-mail 10 persone della vicaria e 26 (i soliti) del nostro gruppo. Mi aspetto una risposta entro giovedì 29 aprile.

Matteo:
- I turni dell'oratorio sono ancora cambiati.

 

(inizio)   Note:

Alcune informazioni su don Chino Biscontin e il libro citato si possono trovare in questo sito.

 

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