Quali radici?

Oggi io e mio babbo siamo saliti sul colle urbinate per ascoltare direttamente dalla voce del Presidente della Provincia di Pesaro e Urbino che la sorte delle piante secolari che bordano il canale del vecchio mulino e del canale stesso è stata definitivamente sancita. Risparmiata una quercia e forse un pioppo secolare.

Cosa rappresentano per me queste piante e questo tratto della valle del Foglia non riuscirò mai a renderlo a parole. L’appello che ho lanciato, seguito da quello di mia sorella, sorretti da tutti i parenti cresciuti qui, era l’estremo tentativo per poter salvare la testimonianza di un costante e rispettoso dialogo della mia famiglia con il fiume, che non sopporta argini in questo tratto e che da ricchezza presto si trasforma in pericolo.

Forse questi testimoni sono troppo fermi e silenziosi per poter apparire, magari da foto aeree o satellitari, che usano i progettisti, attenti alla lunghezza dei rettilinei ed ai raggi di curvatura.

Scrivo queste righe mentre rimbomba il colpo della trivella che scava i fori dei pali di cemento che saranno i nodi del futuro tracciato. Tra poco ci sarà lo schianto degli alberi. Più di mezzo secolo fa in questi stessi luoghi rimbalzavano i colpi dei mortai e dei cannoni che segnavano il passaggio della Linea Gotica. Mio nonno, reduce della grande guerra, tranquillizzava mio babbo spiegandogli che finché si udiva il fischio dei proiettili sopra la testa non c’era pericolo, quando questo si interrompeva c’era da temere, perché era prossimo l’impatto. Noi ora udiamo i colpi, ma non ci siamo accorti del fischio.

Troppo tardi, dovevamo aguzzare le orecchie e presagire quello che ora ci accade. Questa naturalmente non è una guerra, ma per evitare quello che ci sta accadendo avremmo dovuto comportarci come se qualcuno avesse attaccato ciò che ci sta intorno.

Avremmo dovuto misurare, documentarci, tutelarci (l’arma più comune sono gli avvocati) e non fidarci, non attendere e dare per scontato che la linea avrebbe avuto rispetto di quello che avrebbe trovato sul suo passaggio.

Già perché la logica di quello che ci accade è questa: una linea che non sa che cosa incontra, che ha bisogno di spazio e che non si ferma di fronte a niente. Le strade servono e da qualche parte devono passare, ma sentire alcuni tecnici che definiscono “eterna” un’opera in terra e calce, conoscendo cosa può un fiume che vi scorre a fianco, riporta ad altre epoche, quando la fiducia nel progresso e soprattutto nella tecnica era assoluta, la natura circostante da dominare e sfruttare.

Le piante e le loro radici stanno per sparire, ma l’appello che abbiamo lanciato ha rafforzato ben altre radici, che non affondano nelle labirintiche amministrazioni o nella melmosa politica, ma negli amici, alcuni ritrovati dopo molto tempo, nella gente che ha raccolto sinceramente il nostro appello, che ha firmato la nostra petizione e che è venuta al Mulino per vedere ciò che i nostri avi hanno difeso ed anche noi cerchiamo di difendere.

Noi siamo sempre qua al mulino e continueremo a guardare, ascoltare e rispettare il fiume.

Luca

 

Molino Nuovo, 24.10.2006