Casella di testo: Giovani: più Dio e meno Chiesa

Secondo una statistica pubblicata su “Il messaggero” del 23 settembre scorso sempre più giovani si interrogano sull’esistenza di Dio, ma sempre meno quegli stessi giovani frequentano la chiesa per la messa domenicale. Quest’ ultimo fatto non è certo una novità anzi da almeno trent’anni è diventato un facile luogo comune. La notizia che può destare, invece, sorpresa è la rinnovata attenzione dei giovani nei confronti del divino e del senso ultimo della vita; un’attenzione che sembrava definitivamente seppellita sotto i macigni del materialismo consumistico e dell’ateismo comunista abbattutisi sulle ultime generazioni. 
A fronte di una tendenza sicuramente incoraggiante non si deve ignorare il dato dell’ulteriore calo delle presenze giovanili nella vita quotidiana della chiesa. Se da una parte l’interesse dei giovani per il divino aumenta le risposte date dal cattolicesimo non soddisfano ancor prima di essere conosciute e le proposte delle strutture militanti cattoliche non conseguono risultati visibili; a risposte complesse e dogmatiche si preferiscono dimensioni più intimistiche e più immediate molto spesso al limite del dio “fai da te”. 
A questo punto bisogna anche valutare che, secondo le stime diffuse dalla CEI, l’adesione all’ora di religione nelle scuole si colloca intorno al 92% della popolazione studentesca italiana. Dopo la pubblicazione di questo dato, il presidente dell’Associazione Docenti Cattolici si è dimesso in polemica con il cardinale Tettamanzi perché dietro la percentuale molto elevata si nasconde in realtà un calo di adesioni rispetto agli anni precedenti e in particolare un crollo della partecipazione nelle grandi città. Tale andamento non è certo incoraggiante per il futuro soprattutto se si allargasse alle scuole di provincia. 
I problemi legati all’ora di religione sono noti, si tratta di un insegnamento da molto tempo ingiustamente bistrattato e sottovalutato da genitori e studenti, spesso la si considera un’ora di svago, molti poi, del tutto sfiduciati nei confronti della materia ne invocano un’ulteriore riforma senza considerare che questo strumento ha già in sé delle enormi potenzialità che andrebbero solo meglio utilizzate e più apprezzate.
Forse proprio da una rivalutazione dell’importanza dell’ora di religione intesa come canale privilegiato di dialogo con le nuove leve dell’umanità si può partire per far superare ai giovani il loro naturale rifiuto per la Chiesa come struttura, permettendo così il loro accesso al messaggio e quindi a quelle risposte che pure cercano ma che rischiano di trovare nell’errore.

			
					legolas357