La madre schiava (Otranto)

C'era una volta un marito e una moglie, massari comodi, che tenevano masseria del primo signore della provincia, dalla parte d'Otranto...

Avevano cinque figli, e la massara, dopo aver fatto tutti i servizi e messo la pignatta sul fuoco per gli uomini che rientravano dalla fatica, si sedeva ogni sera sulla soglia di casa e diceva il rosario. Una sera, mentre stava per farsi il segno della croce, senti cantare la civetta, e la civetta diceva: - Massara, massara! Quando vuoi la ricchezza, in gioventú o in vecchiezza? -Gesú Maria! - disse la massara, facendosi in fretta il segno della croce. Era l'ora che gli uomini tornavano da fuori. Si sedettero a tavola e mangiarono in grazia di Dio. Quella povera ++++++++a era un po' frastornata. - Che hai? - le chiesero il marito e i figli. Rispose che non si sentiva bene. La sera dopo, quando si rimise a dire il rosario, di nuovo sentí la civetta: - Quando vuoi la ricchezza, in gioventú o in vecchiezza? - Madonna santa! - disse la massara. - Questa non è cosa buona! - Pigliò e andò a dirlo al marito. -Moglie mia, - disse il massaro, - se ti succede un'altra volta, digli che è in vecchiezza che vuoi la ricchezza, perché la gioventú bene o male la si passa, ma è in vecchiezza che c'è bisogno di tanti agi. Difatti, quando la terza sera sentí la civetta, - Eh, - disse la massara, - sei ancora qui? In vecchiezza la voglio, hai capito? Passò del tempo. Una sera, il marito e i figli, stufi di mangiar legumi, dissero: - Mamma, domani, se Dio vuole, facci due foglie molli'. Alla mattina, la massara prese cappuccio e coltello, e andò a cogliere foglie. La masseria era su una punta di mare, e piú avanti lei andava, píú belle foglie trovava. " Che bellezza! - diceva. - Che bellezza di fogli! Stasera i figli miei e l'umno mio hanno da scialare! " Cogli di qua, cogli di là, era arrivata proprio sulla spiaggia. E mentr'era chinata a cogliere certi " culacchi di porco ", le arrivano dietro certi Turchi, l' afferrano, la trascinano su una barca e via per il mare. Ebbe un bel gridare, un bel supplicare per pietà! per misericordia! che la lasciassero andare: fu inutile. Ma lasciamo lei che s'uccideva dai pianti, e prendiamo il povero marito e i figli, la sera quando si ritirarono. Invece della casa aperta , come sempre, con la cena pronta, trovarono la porta chiusa. Chiamarono, bussarono, finirono per sfondar la porta. Quando videro che in casa non c'era, si misero a domandare tra i vicini, chi l'aveva vista. - Sí, - dissero i massari vicini, - l'abbiamo vista uscire col cappuccio, ma non l'abbiamo piú vista tornare. Figuratevi la pena di quei ++++++++i! Veniva notte, e accesero le lucerne, e andarono in mezzo alla campagna aperta gridando: - Mamma! Mamma! - e a cercare nei pozzi. Ma quando persero la speranza di trovarla, tornarono a casa e si misero a piangere. Poi si vestirono di nero e ricevettero le visite per tre giorni. Ma siccome tutte le cose di questo mondo passano, incominciarono un'altra volta a mettersi alla fatica come prima. Passati due anni da quel fatto, capitò che avessero da arare una gran " chiusura " per seminarla a grano. I figli e il vecchio presero una coppia di buoi per uno e si misero ad arare. Arando, al vecchio gli s'incagliò la punta dell'aratro. Poiché a liberarlo da solo non ce la faceva, chiamò il figlio grande, e, tira tira, videro che s'era impiqliato in un anello di ferro. Tirarono l'anello e si sollevò una gran pietra piatta. Sotto, c'era una stanza. -Uh, tata mio! - disse il figlio, - sapessi cosa vedo qua sotto... Ci scendo? -No, - disse il vecchio. - Lasciamo tutto come sta. Stanotte torniamo e vediamo di cosa si tratta -. E cosí si separarono. La sera, ritirandosi coi servi alla masseria, li ubriacarono per bene. Quando videro i servi che ronfavano, il vecchio e i cinque figli andarono al luogo della pietra a urne di lucerna. La sollevarono, scesero, e trovarono sette vasi pieni di monete d'oro. Si guardarono in faccia uno con l'altro. Non sapevano né che dire né che fare. - Figli miei, - disse il vecchio, - non è tempo di stare qui come tanti babbei. Andate, mettete sotto una carretta e venite. I figli corsero a prendere la carretta, si caricarono tutto il tesoro e lo nascosero. Il giorno dopo - erano giusto due anni e un mese dalla scomparsa della povera massara - andarono dal padrone e gli dissero che non volevano piú stare alla masseria, che di restare lí non avevano piú cuore. Fecero le consegne, offrirono una gran mangiata ai servi di masseria, si misero in cammino e andarono a Napoli. Là si tolsero i loro panni da contadini e si vestirono pulito; comprarono un palazzo; chiamarono maestri di scuola, maestri di lingue, che gli insegnassero da signori; e poi teatri, e cosí via. Il vecchio si fece il codino, come si usava allora; presero a parlare alla napoletana: isci ccà, isci là; anche i nomi si cambiarono: non piú Renzo, Cola, ma don Pietrino, don Saveruccio, ogni bel nome che sentivano, se l'appiccicavano. A vederli, non li avrebbe riconosciuti piú nessuno. Un giorno, si trovarono tutti e cinque i fratelli insieme, in piazza dell'Immaccolatella; c'era mercato di schiave, more e bianche, e tra le bianche ce n'erano una bellezza. Appena furono a casa: - Papà, papà! - dissero (ormai non lo chiamavano piú tata). - Che c'è, figli miei? -Abbiamo visto tante belle schiave. Ce ne compriamo una? - Eh, - disse il padre, - volete portarmi una sgualdrinella per casa! No, no! Se ce n'è una vecchia, pigliamo quella. Andò lui in piazza, guardò le schiave, e ne vide una vecchia, anzi, pareva invecchiata innanzi tempo, dalle fatiche e dalle busse, povera ++++++++a. - Quanto ne volete? - domandò a quello che le portava. - Cento ducati. Pagò, e la portarono in casa. Questa ++++++++a, poverina, andava tutta lacera che faceva pena vederla; allora le comprarono vesti nuove e la fecero maestra di casa. Alla sera, di solito, i figli se ne andavano a teatro. Il vecchio invece non usciva mai. Quella ++++++++a, quando vedeva uscire i cinque fratelli, cominciava a sospirare e a piangere. Una sera, dopo aver fatto luce ai signorini per le scale, si ritirava piangendo, e il signore vecchio chiuse il libro che stava leggendo e la chiamò. - Perché sospiri e piangi quando vedi i miei figli? - Signore mio, - disse la schiava, - se sapesse quel che tengo in cuore, non me lo chiederebbe! E il vecchio. - Prendi una sedia, e racconta, - disse. -Allora sappia che non sono mai stata schiava come m'ba comprata, ma ero massara, avevo marito e cinque figli come quelli di vossignoria, - e cominciò a raccontare la sua storia. Quando arrivo alla sera in cui doveva andare a cogliere le foglie molli, ed erano scesi i Turchi e l'avevano rapita, il vecchio s'alza, l'abbraccia e la copre di baci. - Moglie mia, moglie mia, sono io il massaro e quelli sono i cinque figli tuoi, che dopo anni di triboli credendoti morta, un giorno arando abbiamo trovato un tesoro. Ed ecco avverato quel che ti diceva la civetta. Figuratevi la consolazione della ++++++++a di ritrovare per miracolo il marito e i figli dopo diciassett'anni di schiavitù. Mentre lei raccontava i suoi patimenti, e lui il dolore di crederla morta, e si tenevano stretti, tornarono i figli dal teatro. Vedendo i due vecchi che si facevano tante carezze, dissero: - E non voleva che ci comprassimo una giovane! -No, figli miei, - disse il padre, - questa è la madre vostra, che abbiamo pianta per morta per tanti anni. Figuratevi i figli! Ad abbracciarla, a baciarla, a dirle: - Mamma mia, basta con quel che hai faticato e patito. D'ora in poi comanderai e ti godrai ogni ricchezza. Vennero cameriere e serve e la vestirono da quella signorona che era, col manicotto e lo scaldino d'inverno, e l'estate col ventaglio. Cosí stettero felici e contenti, e la vecchiezza passarono in ricchezza.