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“Il Quotidiano della Calabria” – Lunedì 28 luglio 2008 - pag. 20

 

A Parghelia gli accessi al mare sono privati. A Vibo Marina urge una riqualificazione ambientale


La costa soffocata dal cemento


La denuncia di Goletta Verde, ancorata al porto di Tropea

TROPEA – La Calabria è quarta nella speciale classifica nazionale delle illegalità sull’ambiente marino e costiero, dopo Campania, Puglia e Sicilia. E’ quanto afferma Goletta Verde di Legambiente che, per la campagna di monitoraggio e informazione sullo stato di salute delle acque di balneazione, ha fatto tappa al porto di Tropea ed è proprio da lì che rilancia l’SOS sui reati marini e costieri che offendono questa regione. Nel rapporto di Mare Monstrum 2008, elaborato da Legambiente, vengono rilevati 1.675 reati e infrazioni distribuiti su litorali e fondali. La Calabria raggiunge la media di 2,3 infrazioni per chilometro di costa. Un primato cui contribuiscono in modo determinante gli abusi edilizi in riva al mare e la pesca di frodo, che insieme totalizzano oltre il 60% delle infrazioni accertate. Nonostante l’andamento dei reati ambientali sulle coste calabresi faccia registrare un decremento di circa il 3,5% di illeciti rispetto all’anno scorso, nemmeno questa contrazione si può considerare come un dato positivo. L’abusivismo edilizio sul demanio ha fatto registrare 650 infrazioni, 687 tra persone arrestate e/o denunciate e 155 sequestri effettuati». La Costa degli Dei è stata monitorata ieri da Goletta Verde che, a bordo del Delphin, ha navigato a circa 300 metri dalla costa fino a Capo Vaticano. Erano presenti gli organi di stampa, volontari di Legambiente nonché il comandante della Capitaneria di Porto di Tropea Pino Colloca. Sono state messe a fuoco, quindi, «le tante ingiurie a questo splendido litorale. Nel Comune di Ricadi, ad esempio, – ha dichiarato Legambiente – il piano regolatore ha dato di fatto il via libera a scempi del calibro del villaggio Le Capannelle, oggi denominato Borgo di Riaci, a Santa Domenica. Un villaggio realizzato a pochi metri dalla battigia che con alcuni interventi ha precluso l’accesso pubblico dei bagnanti al resto della spiaggia e che, nonostante le denunce, i sequestri e le ordinanze di ripristino dell’area, continua a rimanere al suo posto senza la minima variazione». «La cementificazione selvaggia che hanno subito le coste calabresi negli ultimi decenni – ha denunciato Franco Saragò, segreteria Legambiente Calabria – è stata favorita da comportamenti schizofrenici della pubblica amministrazione, che, mentre da una parte avvia la demolizione di alcuni ecomostri, dall’altra approva e tollera piani regolatori che consentono l’edificazione dei suoli a soli 30 metri dal mare legittimando quelli che altrove sarebbero a tutti gli effetti abusi. E in molti casi gli scempi delle nostre coste sono stati finanziati da contributi comunitari o, ancora peggio, realizzati nell’ambito di opere pubbliche di indubbio impatto ambientale. Caso emblematico, negli anni scorsi, il tentativo di costruire un porto turistico per oltre 500 posti barca a Santa Maria di Ricadi». Per Vibo Valentia, ha spiegato Lorenzo Passaniti, direttore Comitato scientifico Legambiente Calabria «basti pensare al quartiere “Pennello”, costruito quasi interamente su demanio pubblico e in un’area al di sotto del livello del mare, che nel luglio del 2006 fu oggetto di pesanti danni a seguito dell’alluvione che colpì la città. Sia la zona del Pennello che quella di Vibo Marina dovrebbero essere oggetto di riqualificazione ambientale e urbanistica, così come tutto il territorio della provincia di Vibo Valentia. Risultano in particolare urgenti il trasferimento dei depositi costieri la delocalizzazione di alcune industrie, provvedimenti che darebbero una fisionomia diversa al centro abitato, aprendo la strada ad un diverso sviluppo socio-economico di questo Comune. Ciò è testimoniato dalla Guida Blu di Legambiente e Touring Club Italiano, che negli ultimi anni ha tolto una Vela sia a Pizzo che a Tropea».
Manca oltre tutto una programmazione seria, come ha aggiunto Osvaldo Giofrè, vicepresidente Circolo Legambiente Ricadi e ciò «si traduce in un’offerta di posti letto di gran lunga maggiore alle reali possibilità ricettive delle spiagge. Restando in tema di spiagge, inoltre, va segnalato anche il problema degli arenili blindati. A Parghelia, per citare solo un caso, sono privati quasi tutti gli accessi al mare ed è di fatto compromessa la libera fruizione di spiaggia e mare». Nunzio Cirino Groccia, Segreteria nazionale Legambiente, ha concluso affermando che «oltre allo scempio delle coste calabresi, questi dati mettono in evidenza un altro elemento, e probabilmente ancor più allarmante. Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, le cosiddette quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, sono le regioni in cui si concentrano 8.253 infrazioni accertate sull’ambiente marino e costiero, pari a quasi il 58% del totale nazionale, e dove inoltre si trovano ben 2.443 abusi edilizi accertati, ovvero il 61,5% del totale nazionale». Goletta Verde di Legambiente, oggi alle ore 11, presenterà i dati delle acque di balneazione della Calabria tirrenica. Saranno presenti: Rina Guadagnini, portavoce Goletta Verde, Nunzio Cirino Groccia, Segreteria nazionale Legambiente, Nino Morabito, presidente Legambiente Calabria, Franco Saragò, Segreteria Legambiente Calabria, Osvaldo Giofrè, vicepresidente Circolo Legambiente Ricadi, Antonella Pupo, presidente Circolo Legambiente Vibo, Eleonora Soligo, Responsabile Comunicazione Corepla.

Vittoria Saccà

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