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“Calabria Ora” – Domenica 25 maggio 2008 - pag. 9

 

Fiume Oliva e la nave dei veleni


La perizia confermerebbe: inquinamento pari a quello di una centrale nucleare

AMANTEA (CS) – Solo ieri sera gli uomini del comando generale della capitaneria di porto di Amantea hanno abbandonato le postazioni nei comuni di Serra di Aiello, Aiello Calabro, San Pietro in Amantea e Amantea, presidiate fino al tardo pomeriggio nell’ambito del sequestro di parte del fiume Oliva per la presenza di rifiuti tossici. Questo blitz, com’è noto, viene da lontano. Gli inquirenti sono infatti arrivati in quella zona grazie alle indagini legate alla Jolly Rosso e alle dichiarazioni dell’allora Comandante in seconda della capitaneria di Porto di Vibo Valentia, Giuseppe Bellantone che parlò di un via vai di camion, dopo lo spiaggiamento della “nave dei veleni”, dall’arenile all’entroterra.
Nulla di concreto, da allora, è venuto alla luce. Ma ora dalle analisi sul fiume Oliva emerge qualcosa di sospetto. E i circa seicentomila metri quadri di terreno (per il momento ricadente nei soli comuni di Serra d’Aiello e Aiello Calabro) – che si trovano sotto sequestro probatorio per danni provocati a persone da identificare – sono stati affidati ai responsabili degli uffici tecnici delle due zone interessate.
In attesa di imminenti ulteriori sviluppi il primo cittadino di Serra d’Aiello, Antonio Cuglietta, si dice molto preoccupato: «Il terreno posto sotto sequestro, nelle conclusioni della perizia redatta dai tecnici nominati dalla procura della Repubblica di Paola, nella persona del pubblico ministero Franco Greco, è stato definito altamente pericoloso». Tant’è che nella stessa perizia, proprio per far comprendere la gravità della situazione, si farebbe riferimento a valori di radioattività tali come se sull’area “incriminata” «fosse stata presente per diverso tempo una centrale nucleare». In pratica, a circa sei sette metri sotto terra sono stati riscontrati “preoccupanti” percentuali di berillio, cadmio, stagno, cobalto e rame, nonché (e questo è il dato più allarmante) di cesio 137. Tale elemento altamente radioattivo non scende mai al di sotto dei cinquanta centimetri del terreno. Ragion per cui, il fatto che ne sia stata accertata la presenza a cinque sei metri di profondità nell’area presa in esame, lascia supporre che qualcuno lo abbia appositamente interrato.
«Tale stato di cose – ha proseguito il sindaco – era stato prospettato a tutti i presenti già allora quando avevamo preso parte ad una conferenza di servizi presso l’assessorato alla Sanità, alla presenza anche dei tecnici della procura che hanno redatto la relazione, e dei professionisti di Bologna che avevano eseguito le analisi».
«Il sostituto procuratore – prosegue il primo cittadino di Serra d’Aiello – in quell’occasione, investì della problematica il Centro nazionale per la prevenzione ed il controllo delle malattie (Ccm), un organismo di coordinamento tra ministero della Salute e Regioni per le attività di sorveglianza e prevenzione. Quest’ultimo ci congedò con la promessa di un ulteriore incontro atto a dettare le direttive per affrontare la situazione. Noi siamo ancora in attesa di essere convocati».
A conclusione del proprio intervento il sindaco Cuglietta ha voluto precisare che: «Da parte nostra c’è sempre stata e continuerà ad esserci il massimo rispetto per l’autorità inquirente nonché la disponibilità ad offrire collaborazione. L’importante, adesso, è che la Regione Calabria – proprio alla luce del provvedimento – prenda coscienza della gravità del problema e non ci lasci soli. Abbiamo bisogno di un aiuto economico».
«Il mio Comune – conclude – unitamente a quelli di Aiello, nonché San Pietro in Amantea e Amantea (attraversati dal fiume Oliva) sono troppo piccoli per poter affrontare da soli una emergenza di tali proporzioni».

Stefania Sapienza

 

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