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COMUNICATO STAMPA
Reggio Calabria, 19.03.2004

LEGAMBIENTE:
“RIPUDIARE TUTTE LE FORME DI TERRORISMO,
CONTRO LA DOTTRINA DELLA GUERRA PREVENTIVA
PER IL RIPRISTINO DELLA LEGALITÀ INTERNAZIONALE”

"Per ripudiare tutte le forme di terrorismo sia da parte degli Stati che da parte di organizzazioni o individui”. Così Legambiente ribadisce l’importanza di essere in piazza a Roma, sabato 20 marzo, per chiedere al nostro Governo il ritiro delle truppe italiane in virtù di un intervento di garanzia dell’Onu.
Ma un appello deve essere rivolto anche all’Unione europea affinché svolga un ruolo di pace promuovendo un’iniziativa politica internazionale che punti a restituire la sovranità agli iracheni.
Legambiente ritorna in piazza contro ogni forma di terrorismo, contro la dottrina della guerra preventiva e affinchè venga ripristinata la legalità internazionale.
La violenza quotidiana ed endemica di un piccolo gruppo di poteri e di élite che costringe alla miseria miliardi di donne e uomini e mette a rischio con un modello economico anti-ecologico la sopravvivenza stessa della specie umana, la violenza cieca e oscurantista del terrorismo islamico, la violenza neo-imperiale della guerra preventiva.
Parole d'ordine per tanti inscindibili, e non come conseguenza della tragedia di Madrid: in Italia Legambiente e molti altri soggetti, primo tra tutti la Tavola della Pace, sono impegnati da mesi, da quando il movimento pacifista americano ha proposto una giornata mondiale di mobilitazione per contrastare questa spirale terrificante di follia omicida, a fare del 20 marzo una nuova, poderosa spallata all'idea che la violenza sia il destino del mondo.

Non abbiamo aspettato Madrid per dire che il terrorismo globale è un nemico assoluto e irriducibile di chiunque si batta per un mondo diverso e migliore, e per questo è risibile che dopo Madrid proprio chi ha contribuito, con la guerra all'Iraq, a fare tanto più grande la minaccia terrorista, oggi chieda a noi, pacifisti, di cambiare strada. Per noi di Legambiente, che abbiamo scelto di aderire anche all'appello del presidente dell'Anci Domenici, è un'occasione utile per dirci e per dire che uno dei primi bersagli di questa nuova stagione di Al Qaeda è il tessuto democratico dell'Europa, e che questo obiettivo non riuscirà.
Sappiamo bene che i paralleli con gli anni di piombo sono fondati solo in parte: allora c'era una condivisione ampia, tra gli opposti schieramenti politici e soprattutto nel Paese, sui modi per sconfiggere il terrorismo brigatista, sul fatto per esempio che per fronteggiare con efficacia quel pericolo ci si dovesse affidare certo ai meccanismi della repressione ma senza abdicare allo stato di diritto.
Ora è diverso: tra chi - la destra italiana, ma anche il laburista Blair - ha sposato l'idea di Bush della guerra preventiva, e la maggioranza delle opinioni pubbliche europee che quell'idea rifiutano, c'è una divisione abissale proprio sulla via migliore - migliore nel duplice senso di più giusta e più efficace - per sconfiggere il terrorismo.
E però Madrid una demarcazione temporale la traccia, fissa indiscutibilmente un prima e un dopo. L'arrivo in casa nostra - perché la Spagna è casa nostra - di questa modalità bestiale del fare politica seminando a caso la morte e seminandone il più possibile, chiama ad atti simbolici di consapevolezza e di responsabilità tutti noi europei che consideriamo un valore irrinunciabile il carattere aperto delle nostre società, che siamo decisi a difendere quella “normalità civica, cittadina, democratica” che come ha scritto Sepulveda sul Manifesto è il nostro bene più prezioso; noi che ci ribelliamo alla possibilità che prima di salire su un treno si debba passare sotto il metal detector o che ci si abitui a cosiddetti centri di accoglienza per stranieri clandestini non troppo dissimili dal lager di Guantanamo. Il 20 marzo può essere, è sicuramente nel nostro modo d'intenderlo, uno di questi atti: da quella piazza verrà un rifiuto senza appello del raggelante "noi vogliamo la morte" scritto nel messaggio di rivendicazione delle bombe di Madrid.

L’Ufficio Stampa di Legambiente Calabria
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