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16 gennaio 2007 11:26
Comunicato stampa

 

Al via l'abbattimento dello scempio di Copanello

Legambiente: è il trionfo della legalità, ma in Calabria ci sono altri ecomostri in attesa delle ruspe

C’è anche Legambiente questa mattina ad assistere all’abbattimento dello scheletro di Copanello, 15mila metri cubi di cemento abusivo che da decenni campeggiano su un promontorio della costa ionica catanzarese. Lo aveva promesso il 16 giugno scorso, durante il blitz di denuncia organizzato in occasione di Goletta Verde, e dopo sette mesi esatti finalmente si passa all’azione.
«Questa demolizione arriva a coronare anni di battaglie per il ripristino della legalità ambientale in luoghi di pregio, ma devastati dal fenomeno dell’abusivismo. Speriamo che le ruspe non si fermino a Copanello – è l’auspicio di Francesco Ferrante, direttore generale di Legambiente - perché è piuttosto lungo l’elenco dei manufatti illegali che costellano la regione. Bene ha fatto il presidente Loiero a lanciare la sfida, ora vada avanti su questa strada e restituisca alla Calabria le sue coste in tutta la loro bellezza».
Perché, secondo Legambiente, sono le aree protette marine e terrestri, la biodiversità, l’enogastronomia di qualità, i centri storici e le aree archeologiche, il grande patrimonio su cui occorre puntare per vincere la scommessa sul futuro di questa regione, come di tutto il Sud Italia.
«Auguriamo sinceramente alla Giunta Loiero di essere protagonista di altri mille atti concreti come questo: la Calabria ha un improrogabile bisogno di una svolta, di fatti e non di episodi – commenta Antonino Morabito, presidente di Legambiente Calabria – e se vogliamo che ciò accada, chiediamo al Presidente e all’intera Giunta di contrastare, con fatti altrettanto concreti, scelte gravemente contraddittorie della maggioranza, come il vergognoso stralcio dell’art. 58 bis della legge urbanistica che dettava norme di salvaguardia del territorio costiero e degli alvei fluviali o la bocciatura della delibera n. 607 del 27 giugno 2005, rimettendo così in discussione le Zone di Protezione Speciale individuate nel Marchesato e alla Foce del Neto. Queste scelte lasciano mano libera a chi intende sfruttare il nostro territorio per interessi di parte, dando spazio a ipotesi come “Europaradiso”, progetto che se realizzato farebbe colare un milione e 397 mila 550 metri quadrati di cemento su 1200 ettari di macchia mediterranea alla foce del fiume Neto».
Tanti sono i casi, grandi e piccoli, di aggressione alle coste diffusi sul territorio calabrese, tanto che la Calabria negli ultimi 6 anni è sempre rientrata tra le prime 4 regioni con il maggior numero di cementificazioni selvagge.

Alcuni degli ecomostri calabresi in “lista d’attesa”:

Capo Rizzuto (KR), ovvero il mostro nell’area marina protetta. Le ruspe si fanno attendere, nonostante il sequestro con l’operazione “Isola Felice” portata avanti dalla Questura di Crotone di ben 245 abitazioni realizzate senza alcuna concessione edilizia e l’ordinanza di demolizione confermata dalla Procura della Repubblica. Gran parte degli immobili sequestrati, tra cui ville di notevoli dimensioni e valore, risulterebbe di proprietà di persone affiliate alla cosca degli Arena, mentre gli altri apparterrebbero a esponenti di clan diversi. Il blitz ha consentito di denunciare all’Autorità giudiziaria 250 persone.
Palafitta e Trenino a Falerna Scalo (CZ), sono i soprannomi che residenti e turisti hanno dato alle due costruzioni realizzate direttamente sul bagnasciuga, tanto che la prima nei giorni di mare grosso ondeggia al punto da sembrare una casa galleggiante, mentre gli appartamenti al piano terra della seconda si riempiono puntualmente di sabbia.
L’Orchidea a Grisolia (CS) è il villaggio - camping posto sotto sequestro nell’aprile del 2005 perché risultato interamente abusivo. La struttura turistica si trova immersa nel verde della Riviera dei Cedri e si affaccia direttamente sulla spiaggia, ricoprendo un’area di circa 30.000 metri quadrati. Boungalows e miniappartamenti dotati di ogni comfort, ma privi di regolari autorizzazioni in zona sottoposta a vincolo ambientale e in pieno demanio. Nella primavera del 2006, il complesso, grazie a un provvedimento della Procura di Paola, è stato dissequestrato temporaneamente fino al 30 settembre 2006. Come dire, “vi lasciamo lavorare tranquilli per la stagione balneare”.
Costa degli Dei a Capo Vaticano (VV), dove la Forestale ha posto sotto sequestro una ventina di immobili lungo il litorale del comune di Ricadi. La gran parte degli edifici si trova all’interno di villaggi turistici o in prossimità di essi e ricade in zone sottoposte a vincolo paesaggistico-ambientale. I proprietari delle strutture, del valore di circa due milioni e mezzo di euro e alcuni liberi professionisti sono stati deferiti all’Autorità giudiziaria. In totale i forestali hanno denunciato 25 persone, ne sono state poi arrestate altre 4 per violazione dei sigilli. In relazione ad alcuni immobili è intervenuta la sanatoria, mentre gli altri sono in attesa di demolizione dopo l’ordinanza del Comune.

Abusivismo edilizio sul demanio della Calabria

Anno
1999
2000
2001
2002
2003
2004
Totale
Infrazioni accertate
935
652
654
563
547
432
3783
Persone denunciate o arrestate
1116
652
702
475
605
486
4036
Sequestri effettuati
92
26
93
260
124
160
755

Fonte: dossier “Mare Monstrum Legambiente” (anni 2000-2005) su dati delle Forze dell’ordine


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