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Comune | Gagliano del
Capo |
Lunghezza/ Tempo di percorrenza |
2,5 km/1,5 h
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Grado di difficoltà | escursionistico |
Descrizione percorso | Si parte
dall'estremità sud del ponte, prendendo subito lo stretto sentiero che
costeggia le costruzioni a secco e poi la parete di roccia e quindi il fondo
del canalone verso l'interno, fino alla strada asfaltata che sale al paese.
All'ingresso dell'abitato, si svolta a sinistra subito dopo una chiesetta,
salendo ancora fino alla sommità dell'altura, lasciando la strada per un
sentiero stretto tra alti muri a secco, che si segue fino quasi alla
litoranea. Si costeggiano quindi i muri a secco risalendo il margine del
costone fino a tornare all'inizio della strada asfaltata già percorsa,
ridiscendendo il fondo del canalone fino al mare e salendo la scalinata fino
al punto di partenza. Una variante estiva comprende un breve percorso di snorkeling sottocosta fino alla Grotta Grande del Ciolo, a circa 500 mt dalla cala. |
Paesaggio | Il Canale del Ciolo
è una delle più lunghe, profonde e spettacolari gravine della nostra
provincia, un autentici canyon percorso da un tumultuoso torrente
dagli spettacolari salti dopo precipitazioni a carattere temporalesco.
Partendo dall'abitato di Gagliano del Capo, percorre i circa 3 km che lo
separano dal mare incassandosi progressivamente nel banco di calcari fino
alla impressionante falesia che con il ponte costituisce uno degli scorci
più classici dell'iconografia salentina. L'intero complesso della gola e della gradinata in pietra che la percorre tutta , della falesia e del gradone coperto da rigogliosa vegetazione peculiare, delle pajare e delle opere in muratura a secco che scandiscono il ciglio del pianoro, che seguono la ripida viabilità di accesso ai fondi, che chiudono l'ingresso di alcune grotte, usate come ricovero per gli armenti dai tempi di Omero e fino a pochi anni addietro, lo stesso pianoro che degrada dolcemente fino ad affacciarsi a strapiombo da oltre 70 metri sul Canale d'Otranto, un balcone che guarda ai Balcani ed alle Isole Ionie, tutto ciò costituisce un unicum di eccezionale valore ambientale nel senso più ampio, da tutelare con tenacia e da fruire con la massima cura e grande rispetto. |
Geologia | La matrice in cui si
sviluppa il complesso carsico costituito dalla gravina - che è l'impluvio
di un bacino imbrifero comprendente buona parte del versante adriatico
dell'estremo Capo di Leuca - e dal sistema di
grotte e dei camini - inghiottitoi che le collegano, è la parte superiore
di uno spesso banco di calcari bioclastici del Paleocene - Oligocene
(30 - 60 milioni di anni) che un tempo costituiva una colossale scogliera
corallina, riconoscibile in più punti della costa tra Otranto e Leuca, e
che conservano tracce evidenti dei tipici organismi di quell'ambiente
(coralli, spugne, briozoi). Particolarmente interessanti e caratteristiche lungo il costone, a 10, 25, 35, 60 metri di quota, le linee di erosione (microcavità, grotte di abrasione e linee di battente) attestanti le variazioni del livello del mare nel Quaternario. |
Flora | Le particolarissime
condizioni ambientali (esposizione, umidità relativa del suolo ed
atmosferica) ma anche di ubicazione geografica e di uso storico del suolo,
fanno del Canale del Ciolo uno dei siti di maggior interesse botanico del
Salento, un autentico orto botanico naturale ricco di subendemismi. Si
segnalano in particolare le rupicole dell'area di leucana Alisso di Leuca
(Aurinia leucadea) e Fiordaliso di Leuca (Centaurea leucadea),
e ancora Centaurea japigica, le transadriatiche Campanula pugliese (Campanula
versicolor), Scrophularia lucida, il Kummel di Grecia (Carum
multiflorum) ed il Garofanino pugliese (Dianthus japigicus),
che si inquadrano nell'associazione Campanulo versicoloris - Aurinietum
leucadeae. Sui pendii caratteristico addensarsi dei pulvini di Euforbia arborescente (Euphorbia dendroides) accompagnati da Mirto, Lentisco ed Olivo selvatico a formare l'associazione Oleo sylvestris - Euphorbietum dendroidis. Interessante il popolamento di orchidacee e la presenza residuale del Caprifoglio e quella sporadica dell'infrequente Anagyris foetida. |
Fauna | Frequente la presenza
di grandi falconiformi che sfruttano le correnti ascensionali della zona,
ma anche dei piccoli gheppi e del raro Falco della Regina, nidificante nei
piccoli ed inaccessibili anfratti dei dirupi circostanti, strategicamente
attestati lungo una delle più importanti rotte migratorie del
Mediterraneo. Di casa lungo le scogliere, oltre agli onnipresenti
Gabbiano comune e G. argentato, il Martin pescatore e piccoli uccelli di
ripa. Notevole la presenza di serpenti, in particolare di biacchi melanici (i c.d. scursuni), cervoni ed il bellissimo colubro leopardino. |
Beni storico-architettonici | Fra le grotte che si
aprono sui fianchi del Canale, tutte con tracce più o meno abbondante
della presenza dell'uomo fin dalla preistoria, di grande importanza quella
delle Prazziche, sul fianco nord, ancora chiusa da muro a secco e con
abbeveratoi che intercettano l'acqua percolante dalle pareti, oggetto di
scavo da parte di E. Borzatti von Loewenstern nel 1964 e 66, con livelli
inferiori del musteriano laquinoide e fauna a Rhinoceros mercki.
Notevoli per abbondanza e stato di conservazione il fitto tessuto di
opere il pietra a secco, e la piccola edicola con dipinto sul fondo in
pietra che pare segnare il percorso della processione che ogni anno
percorre l'intero Canalone per portare la statua del
santo patrono da Gagliano fino alla spiaggetta di sassi che lo termina a
mare. |
Vulnerabilità e note | |