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Statte: La Conquista dell'Autonomia Comunale -(Approfondimento)

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Scheda di approfondimento
(La scheda è rivolta principalmente agli Stattesi che vivono fuori dal nostro territorio e che non hanno seguito direttamente le vicende che hanno portato alla conquista dell'Autonomia Comunale. Gli altri navigatori possono ignorarla. I giudizi sull'operato di Taranto, sono da intendersi riferiti agli allora amministratori e politici della città e non ai suoi  cittadini  a cui va sempre la nostra stima).
La conquista dell'Autonomia è stato l'evento più importante della moderna storia di Statte.
Noi stattese l'avevamo in cuori da anni, ma un uomo per prima seppe dare corpo, a questo ideale: il prof. Francesco De Sabato.
Pur vivendo gran parte della sua vita fuori di Statte, mantenne un amore e una nostalgia per la sua terra, che non lo abbandonarono mai.
Nel 1970 fondò la "Lega degli Stattesi", un movimento che pose le basi ideologiche e politiche per l'Autonomia di Statte.
Purtroppo la sua immatura scomparsa interruppe questo progetto ma gettò un seme.
Poco dopo la morte di De Sabato, un primo gruppo di cittadini costiuitosi come Comitato Cittadino cominciò a riunirsi nei locali parrocchiali per rivendicare, se non ancora l'Autonomia, il diritto ad avere l'acqua e fogna nel paese, servizi che tutti i comuni, anche i più isolati, già avevano (mentre noi: vergogna delle vergogne, ancora avevamo, scusate, la carrizza.)
Questo movimento, fece crescere "l'attenzione" degli amministratori di Taranto ma nient'altro!
Promesse, di stanziamenti, visite di assessori e sindaco, ma risultati praticamente nulli.
Intanto il malcontento cresceva: Taranto non aveva mai approvato da decenni il piano regolatore e lo fece con molto ritardo e con molte lacune assegnando a Statte il ruolo di "dormitorio" di Taranto con progetti che prevedevano centinaia di appartamenti da assegnare agli sfrattati di Taranto compresi quelli che provenivano dalle case pericolanti della città vecchia senza che il paese avesse servizi e strutture per sopportare questo impatto..
Nel frattempo i bisogni dell'edilizia residenziale crescevano e non trovavano sfogo e spazio nel piano regolatore suddetto che aveva praticamente ignorato questo aspetto; si innescò così una deprecabile, ma inevitabile, corsa all'abusivismo.

Inoltre l'Ufficio Tecnico di Taranto non era in grado di esaminare progetti di privati cittadini di Statte, anche se ricadenti nel piano regolatore, mettendo in condizioni di diventare tutti abusivi.
Col dolore nel cuore vedemmo buttare a terra anche una casa abitata, i cui possessori morirono di crepacuore poco tempo dopo.
Questo quadro peggiorò ancora, perché, a causa della mancata vigilanza sulle "case dormitorio" nel frattempo costruite ma  ancora non assegnate e senza allacciamenti, le stesse venivano occupate abusivamente, da cittadini tarantini poveri e diseredati, con tutti i problemi sociali, economici, sanitari e di ordine pubblico che è facile immaginare.
In questo quadro prese concretezza nel 1986 l'azione di pochi encomiabili cittadini e, il 27 Novembre 1986 si tenne la prima Assemblea Pubblica nel Cinema Ressa stracolmo come non mai.
Il tema fu  "STATTE COMUNE AUTONOMO: E' POSSIBILE":
Presero la parola in nome del movimento, tra gli altri:
G. Mastromarino (allora presidente del comitato): disse:
la nostra Comunità "è un non popolo, in quanto altri decidono per noi...Siamo maturi per passare dalla condizione di sudditi a quella di cittadini liberi".
A.M De Vittorio
chiarì i vantaggi per il cittadino di non subire più le lungaggini della burocrazia tarantina.
G. D'Agostino chiarì che l'Autonomia Comunale avrebbe comportato vantaggi economici per l'intera comunità stattese.
G. Cervellera che rimarcò lo svantaggio per l'edilizia, nel dipendere da Taranto: "anche una semplice autorizzazione diventa difficile e piena di complicazioni burocratiche".
O. Marinò chiarì che con l'Autonomia, anche i servizi comunali di igiene, AMIU e dei trasporti sarebbero migliorati.
La maggior parte dei politici locali, in quell'occasione: PCI, PSI, MSI, PRI, parte della DC si dichiararono pronti a sostenere il comitato nella difficile azione per arrivare a fare di Statte un Comune Autonomo. Il primo passo era stato fatto.
Per tutta risposta gli amministratori di Taranto che, per la mancata soluzione dei problemi più impellenti della nostra comunità, avevano presentato sempre l'alibi della mancanza di fondi, denotando veramente scarsa sensibilità, in occasione del Natale, arredarono il centro della "loro città" con moquettes colorate, locomotive, pedane fioriere ecc. per una spesa preventivata di centinaia di milioni.
La conquista dell'Autonomia era diventata  una strada obbligata senza ritorno.
Gli stattesi si dimostrarono uniti e compatti come non mai nell'appoggiare il progetto autonomistico, a cominciare da tutti i partiti locali (con una sola parziale eccezione).
Le forze politiche del comune di Taranto e quelle regionali sotto la spinta della volontà popolare stattese compirono quegli atti determinanti indispensabili per la realizzazione dell'Autonomia stessa.
Nel Febbraio del 1990 il consiglio comunale di Taranto si espresse a favore dell'Autonomia di Statte.
Nel Marzo del 1990, i segretari locali del PCI e MSI per dare un segnale forte e concreto decisero che non avrebbero presentato liste per i consigli circoscrizionali, mentre gli altri partiti presero tempo.
Il 29 Novembre 1990 durante una manifestazione pubblica tenuta nel Cinema Ressa, i consiglieri regionali dell'area Ionica: Gianni Mastrangelo (MSI),  Antonuccio Silvestri (DC), Gaetano Carrozzo (PCI), sottoscrissero la proposta di Legge Regionale per autorizzare il Referendum per l'autonomia.
L'iter successivo non fu molto breve, ma il 7 e 8 Giugno 1992 finalmente si tenne a Statte il tanto sospirato Referendum: fu un plebiscito: 92,5 di SI.
Successivamente, ci fu la ratifica del risultato referendario da parte dell'assemblea regionale con la conseguente proclamazione di Statte Comune Autonomo convenzionalmente avvenuta il 1° Maggio 1993 e che di conseguenza è diventata anche la festa per l'anniversario della nostra Autonomia.
A Statte furono anche assegnati, sempre per legge regionale, i confini territoriali, desunti da quelli  storici politici e legali ricavati da centinaia di documenti e mappe, catastali e notarili.
Purtroppo quest'ultimo atto cozzò contro gli interessi di Taranto e dei suoi politici.
Fu quindi presentato alla regione un disegno di legge che ridisegnava i confini di Statte, non nei termini del precedente, bensì corrispondente, incongruamente, alla circoscrizione di Statte, cioè ad un confine ben più ristretto disegnato solo qualche anno prima dai politici di Taranto e senza il consenso degli stattesi.
Inutile dire che la suddetta legge regionale fu approvata all'unanimità (con due sole astensioni): Statte era stata defraudata dei suoi confini naturali.
Finalmente, il 21 Novembre 1993 si svolsero le prime elezioni amministrative del nostro comune: ed al ballottaggio del 5 Dicembre si trovarono di fronte due candidati che avevano ben meritato nella lotta per la conquista dell'Autonomia:
Peppino Mastromarino
, che era stato presidente del Comitato per l'Autonomia di Statte nel primo periodo della sua costituzione e che capeggiava lo schieramento "Statte 93": persona schietta e onesta.
Orazio Marinò,  che era subentrato a Mastromarino come presidente del Comitato Autonomia e che capeggiava la lista "Comitato Autonomia Statte". (Marinò si era dimostrato uomo chiave nella conquista dell'Autonomia; notevoli le sue qualità diplomatiche, in grado di mediare tra le diverse forze politiche regionali e provinciali ed in grado di raccogliere quei consensi all'esterno di Statte che poi si dimostrarono determinanti).
La spuntò Orazio Marinò e così Statte aveva il 1° sindaco della sua storia.
I primi tempi per il giovane comune non furono facili: pochi impiegati presi in "prestito" da Taranto, quando Taranto lo riteneva opportuno; nessuna disponibilità finanziaria; uffici comunali da costituire ecc. Ma il comune comunque sia pure con grande difficoltà fece i primi passi.
L'Autonomia era cosa fatta: Auguri Statte.

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Non siamo "indifferenti":
Diffida dell'uomo a cui piace tutto, di quello che odia tutto e, ancora di più, di colui che è indifferente a tutto.(Johann Caspar Lavater)
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Aggiornata
20-09-2006
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Leonardo Del Giudice Web Designer
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