L’Ape

 

In quel mattino di primavera, l’ape volava nel giardino e improvvisamente si posò su un fiore che sembrava un papavero di colore arancio ed era così bello che si fermò per succhiarne il nettare e lo vide come la verità: dura quanto il cristallo e fragile allo stesso tempo.

Volando per andare nel favo, scopriva gli altri fiori che nemmeno sfiorava perché era bello solo quello che le faceva sentire l’ansia di vita dentro di sé da sempre.

Mentre ritornava, passò vicino a un olmo con le foglie verdi e attorno c’erano fili d’erba e fiorellini selvatici bianchi, gialli. Le foglie sfiorarono l’ape accarezzandola.

Le radici della pianta erano profonde e vicino c’era un fosso che era stato scavato e da cui si poteva vedere che si erano intrecciate tra loro e nello scorgerle l’ape pensò che nessuno può fare niente da solo.

Vide così una formica che aveva posato sul tronco un pezzetto di pane e stava riposando e iniziò con lei un dialogo.

L’ape disse :

"La maggioranza di noi si è sempre chiesto come diventare felice e non lo diventa perché non dà ascolto alle proprie sensazioni".

E la formica pensò: "Porterò la vita là dove sto. Voglio essere fiduciosa, sento questo desiderio dentro di me".

Nella sua mente scorreva già l’immagine di quello che avrebbe fatto. E l’idea come un neonato che diventa adulto, si fece spazio e, traducendosi nella realtà, prese posto e rispose - Certo, - ma nessuno può dare ricette, tutti possiamo soltanto riflettere e, a volte, ci sono delle persone che sono le uniche al mondo in grado di salvarci la vita -.

A questo punto l’ape afferrò la briciola e gliela portò nel formicaio.

La formichina le fu molto grata e dal cuore le sgorgò: "Grazie perché esisti !"

Un raggio di sole penetra la pelle, prima superficialmente, poi in profondità e tutte le cellule si trasformano in un concerto di salute e amore.

Basta uno sprazzo di verità per rendere felici gli altri.

(Imma Todisco)