Traduzione:
Hermes, caro Hermes, cucciolo1 di Maia, Cillenio,
ti supplico: davvero, ho un freddo cane
[infatti ho davvero freddo malamente]
e batto i denti...
da' ad Ipponatte un mantello e una
tunichetta
e sandaletti e babbucce2
e sessanta stateri d'oro
sull'altro piatto (della bilancia)3.
(1)
Il termine è intenzionalmente dissacrante: non solo è usato il
matronimico in luogo del patronimico, ma il suffisso -deuV si usa in greco come vezzeggiativo per designare cuccioli di
animali; dunque non "figlio di Maia", ma qualcosa
tipo "cuccioletto di Maia".
L'atteggiamento di
Ipponatte verso Hermes risente probabilmente del
suo astio sociale nei confronti del dio dei mercanti, cioè
dei nuovi ricchi, che hanno ormai (siamo nel VI secolo a.C.)
soppiantato in tutta la Grecia la classe aristocratica:
infatti, nonostante l'ambientazione squallida ed il tono bohémien
dei suoi versi, questa è, secondo ogni evidenza, la
provenienza sociale di Ipponatte (il suo nome significa
"signore di cavalli" e la sua cultura
raffinatissima traspare dall'uso magistrale dell'impasto
linguistico di cui si serve, che non ha paralleli nella
poesia greca);
(2) affermazione paradossale: infatti Ipponatte,
siccome ha un freddo cane, chiede a Hermes, oltre al mantello
e alle babbucce, una tunichetta leggera da donna (il termine
designa un abito femminile) e dei sandaletti estivi! Non
contento, chiede subito dopo una cifra ragguardevole
(sessanta stateri d'oro), che non si può certo considerare
un'elemosina... Eppure c'è chi ha frainteso così
grossolanamente l'intenzione dell'autore da considerare
questo frammento come "il grido di disperazione di un
miserabile".
Quanto
poi questo grido sia petulante e poco sincero, lo
dimostrano, fra l'altro, l'evidente comicità delle scelte
lessicali (la buffa onomatopea di bambaluzw, il bisticcio
fonico creato dalle allitterazioni, dagli omeoteleuti e dal
poliptòto in kupassiskon-sambaliska-kaskeriska, questi ultimi sottolineati
da ictus metrici in posizione identica) e l'accurata
disposizione chiastica dei quattro termini, che pone agli
estremi i due oggetti invernali (mantello e babbucce) e al
centro i due estivi (tunichetta e sandaletti);
(3) l'interpretazione
è di Degani e ci sembra molto appropriata: infatti
significherebbe "per controbilanciare la scalogna che
mi hai appioppato", con riferimento al fatto che Hermes
è il vero colpevole del rivolgimento sociale che ha portato
al potere i nuovi ricchi (vedi nota 1). Altre interpretazioni proposte:
-
(prendendoli)
da un'altra casa [lett.: muro], in quanto Ermes era pure
dio dei ladri (West, Medeiros, Perrotta, Gentili);
-
(provenienti)
da un'altra classe sociale (Barigazzi);
-
con un colpo di
fortuna [lett.: dall'altro lato (della nave),
espressione proverbiale] (Cantarella).
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