IPPONATTE

Frammenti 32 e 36 West

con scansione metrica e traduzione letterale fra parentesi quadre


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Frammento 32 W.
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Hermes, caro Hermes, cucciolo1 di Maia, Cillenio,

ti supplico: davvero, ho un freddo cane [infatti ho davvero freddo malamente]

e batto i denti...

da' ad Ipponatte un mantello e una tunichetta

e sandaletti e babbucce2 e sessanta stateri d'oro

sull'altro piatto (della bilancia)3.

 

(1) Il termine è intenzionalmente dissacrante: non solo è usato il matronimico in luogo del patronimico, ma il suffisso -deuV si usa in greco come vezzeggiativo per designare cuccioli di animali; dunque non "figlio di Maia", ma qualcosa tipo "cuccioletto di Maia". 

L'atteggiamento di Ipponatte verso Hermes risente probabilmente del suo astio sociale nei confronti del dio dei mercanti, cioè dei nuovi ricchi, che hanno ormai (siamo nel VI secolo a.C.) soppiantato in tutta la Grecia la classe aristocratica: infatti, nonostante l'ambientazione squallida ed il tono bohémien dei suoi versi, questa è, secondo ogni evidenza, la provenienza sociale di Ipponatte (il suo nome significa "signore di cavalli" e la sua cultura raffinatissima traspare dall'uso magistrale dell'impasto linguistico di cui si serve, che non ha paralleli nella poesia greca);

 

(2) affermazione paradossale: infatti Ipponatte, siccome ha un freddo cane, chiede a Hermes, oltre al mantello e alle babbucce, una tunichetta leggera da donna (il termine designa un abito femminile) e dei sandaletti estivi! Non contento, chiede subito dopo una cifra ragguardevole (sessanta stateri d'oro), che non si può certo considerare un'elemosina... Eppure c'è chi ha frainteso così grossolanamente l'intenzione dell'autore da considerare questo frammento come "il grido di disperazione di un miserabile". 

Quanto poi questo grido sia petulante e poco sincero, lo dimostrano, fra l'altro, l'evidente comicità delle scelte lessicali (la buffa onomatopea di bambaluzw, il bisticcio fonico creato dalle allitterazioni, dagli omeoteleuti e dal poliptòto in kupassiskon-sambaliska-kaskeriska, questi ultimi sottolineati da ictus metrici in posizione identica) e l'accurata disposizione chiastica dei quattro termini, che pone agli estremi i due oggetti invernali (mantello e babbucce) e al centro i due estivi (tunichetta e sandaletti);

(3) l'interpretazione è di Degani e ci sembra molto appropriata: infatti significherebbe "per controbilanciare la scalogna che mi hai appioppato", con riferimento al fatto che Hermes è il vero colpevole del rivolgimento sociale che ha portato al potere i nuovi ricchi (vedi nota 1). Altre interpretazioni proposte:

  1. (prendendoli) da un'altra casa [lett.: muro], in quanto Ermes era pure dio dei ladri (West, Medeiros, Perrotta, Gentili);

  2. (provenienti) da un'altra classe sociale (Barigazzi);

  3. con un colpo di fortuna [lett.: dall'altro lato (della nave), espressione proverbiale] (Cantarella).

 

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Frammento 36 W.
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Traduzione:

A me invece Pluto - eh già [infatti], è troppo cieco! -

non ha mai detto, entrato in casa (mia): "Ipponatte,

ti dò trenta mine d'argento

e molte (altre) cose ancora"; perché è vigliacco nell'anima1!

 

(1) Inizialmente (verso 1) Ipponatte finge di prestar fede alla diceria tradizionale circa la cecità di Pluto, il dio della ricchezza, per giustificare il fatto che costui non abbia mai messo piede in casa sua, lasciandolo nella miseria. Ma alla fine emerge scherzosamente il suo vero pensiero: no, Pluto non è cieco: è semplicemente vigliacco! Ha paura, cioè, che Ipponatte possa suonargliele di santa ragione, come meriterebbe: infatti anche Pluto, come Hermes, è il protettore dei nuovi ricchi che hanno rovinato gli aristocratici come Ipponatte (vedi nota 1 al frammento 32 W.). 

Di questi versi si ricorderà Aristofane, che nel Pluto metterà in scena proprio la storia della guarigione di Pluto dalla cecità che lo affligge, causa di ingiustizie sociali. Questo conferma la diffusa opinione degli antichi secondo la quale i giambi di Ipponatte starebbero alla base della Commedia Archàia (seppure il Pluto appartenga ad una fase più tarda della produzione comica greca).

 

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