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Tacito

Historiae

Libro V - Capitolo VIII


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Gran parte della Giudea è disseminata di villaggi: essi tuttavia hanno anche delle città. Gerusalemme è la capitale: qui vi è un tempio di immensa opulenza; una prima cerchia di mura cinge la città, un'altra la reggia, e al suo interno si trova il recinto del tempio; gli Ebrei potevano accedere solo fino alle porte; la soglia era interdetta a tutti ad eccezione dei sacerdoti. Fino a quando l'Oriente fu sotto il dominio degli Assiri, dei Medi e dei Persiani, gli Ebrei furono la parte più disprezzata dei loro sudditi; dopo che prevalsero i Macedoni, il re Antioco si sforzò di sottrarli alla superstizione e di dar loro i costumi dei Greci, per mutare in meglio quel popolo ripugnante, ma la guerra contro i Parti glielo impedì; infatti Arsace si era ribellato in quel periodo. Allora gli Ebrei, visto che i Macedoni si erano indeboliti e che i Parti non si erano ancora consolidati (e che i Romani erano lontani), nominarono da sé i propri sovrani; questi, cacciati a causa della volubilità del popolo, ripresero il potere con le armi, non indietreggiando davanti alle fughe dei cittadini, alle distruzioni delle città, alle stragi dei fratelli, delle spose, dei genitori e, di fronte ad altre consuete scelleratezze dei re, tenevano in vita i culti superstiziosi, visto che alla carica di sacerdote veniva assegnata il compito di mantenere la propria potenza.




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