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Properzio

Elegiarum Libri

III, 23


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Dunque le tavolette per me tanto dotte sono scomparse,
con le quali ugualmente sono scomparse tante buone cose scritte!
Il maneggiarle per molto tempo le aveva consumate,
segno che ne indica l'originalità (sebbene siano) senza sigillo.
Esse ben sapevano placare le ragazze in mia assenza
e dire senza di me eloquenti parole.
Non le aveva rese care l'oro conficcatovi:
c'era della misera cera nel comune bosso.
Quali che fossero mi sono sempre rimaste fedeli,
e si guadagnarono sempre buoni risultati.
Forse questi pensieri saranno stati afidati a quelle tavolette:
"Sono arrabbiata perché ieri, duro di cuore, hai fatto tardi.
O non so chi ti è sembrata più bella? o tu
diffondi malvagie accuse inventate su di me?"
O ha detto: "Verrai oggi, ci divertiremo insieme:
Amore ha approntato l'alloggio tutta la notte,"
e tutte le cose che la non sciocca ragazza dolente sa trovare,
un'ora di chiacchiere trascorre con amorosi tranelli.
Povero me! qualche avaro vi scrive i conti
e le ripone tra orribili registri.
Se qualcuno me le restituirà, sarà ricompensato con dell'oro:
chi vorrebbe tenere come ricchezza dei pezzi di legno?
Va, o ragazzo, e veloce affiggi questo su qualche colonna
e scrivi che il tuo padrone abita sul colle Esquilino.




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