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Lucrezio

De Rerum Natura - Libro I

Poesia e dottrina (vv. 112 - 150)


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Infatti s'ignora quale sia la natura dell'anima,
se sia nata o se al contrario s'insinui alla nascita,
e muoia insieme a noi dissolta dalla morte,
o se si rechi a vedere le tenebre di Orco e i desolati abissi,
o se s'introduca per volere divino in altri animali,
come cantò il nostro Ennio, il quale per primo portò giù
una corona di fronda perenne dall'ameno Elicona,
che aveva chiara fama tra le genti italiche;
Ma tuttavia Ennio, inoltre, espone, proclamandolo con versi immortali,
che esistono gli spazi Acherontei, fino ai quali non perdurano
né le anime né i nostri corpi, bensì certe immagini incredibilmente pallide;
di là racconta che l'ombra di Omero sempre glorioso gli era sorta innanzi
e aveva iniziato a versare lacrime amare
e a rivelare con le sue parole le leggi della natura.
Per questo motivo non solo dobbiamo avere un'esatta conoscenza
dei fenomeni celesti, in quale maniera avvengono i moti
del sole e della luna, e per quale forza accadono tutti i fenomeni
sulla terra, ma soprattutto dobbiamo vedere con metodo sagace
di che cosa siano fatte l'anima e la sostanza dell'animo,
e quale cosa, proponendosi a noi mentre siamo svegli e affetti da una malattia
o sepolti nel sonno, ci atterrisca le menti,
cosicché ci sembri di vedere e sentire coloro
le cui ossa dopo la morte sono abbracciate dalla terra.
Né mi sfugge che è difficile illustrare in versi latini
le oscure scoperte dei Greci,
principalmente perché occorre trattare molti argomenti con parole nuove
a causa della povertà della lingua e alla novità degli argomenti;
ma la tua virtù, tuttavia, e lo sperato piacere
della tua amicizia mi spinge a sostenere sino alla fine qualunque fatica,
e m'inducono a vegliare durante le notti serene,
cercando con quali termini e con quale poesia possa
infine far splendere dinnanzi alla tua mente le chiare luci
con cui tu possa esaminare a fondo le cose nascoste.
Dunque questo terrore dell'animo e le tenebre bisogna
che le squarcino non i raggi del sole né i luminosi dardi del giorno,
bensì l'osservazione razionale della natura.
Il principio di essa partirà per noi da tale constatazione,
che nessuna cosa ha mai origine dal nulla per intervento divino.




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