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Livio

Ab Urbe Condita

Libro XXI - Capitolo XXXVII


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Finalmente, essendo inutili gli sforzi delle bestie da soma e degli uomini, collocarono l'accampamento su una sommità dopo avere ripulito il luogo per tale scopo con grande fatica: tantissima neve dovette essere scavata e trasportata via. Quindi i soldati condotti ad aprire un varco nella roccia, il passaggio attraverso la quale poteva essere la sola strada, in quanto occorreva tagliare la roccia, con i giganteschi alberi intorno abbattuti e tagliati costruiscono un'enorme catasta di legna e, visto che si era alzata una forza del vento che alimentava il fuoco, le diedero fuoco e sciolgono le rocce roventi spargendo dell'aceto. In questo modo spezzano con arnesi di ferro la roccia bruciata dall'incendio e addolciscono i pendii con modesti tornanti, affinché vi potessero transitare non solo le bestie da soma, ma anche gli elefanti. Quattro giorni furono impiegati intorno alla roccia, le bestie quasi morivano di fame: infatti le cime dei monti sono quasi spoglie, e, se c'è qualche pascolo, le nevi lo ricoprono. Le zone più in basso hanno valli, qualche colle soleggiato e ruscelli vicino ai boschi e a posti più degni alla vita degli uomini. Là le bestie furono mandate a pascolare e i soldati, stanchi per avere scavato, furono fatti riposare. In seguito in tre giorni si discese fino alla pianura dove trovò zone più agevoli e uomini più miti.




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