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Cicerone

De Re Publica - Somnium Scipionis

Capitolo XV


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Ed io, non appena, trattenuto il pianto, fui in grado di iniziare a parlare: "Ti chiedo," dissi, "o padre degno di venerazione e ottimo, poiché questa è la vita vera, come sento dire dall'Africano, per quale motivo indugio nel mondo dei vivi? Perché non mi affretto a venire qui tra di voi?". "Non è così", egli rispose. "Infatti se quel dio, a cui appartiene tutto lo spazio celeste che vedi, non ti avrà liberato da codeste catene del corpo, non puoi accedere a questo luogo. Difatti gli uomini sono stati generati con tale legge, (ossia) che custodiscano quel globo, che vedi al centro in questo spazio celeste, che viene chiamato "terra", e ad essi è stato data un'anima da quei fuochi eterni che chiamate stelle e pianeti, che, di forma sferica, animate da menti divine, compiono le loro orbite circolari con straordinaria velocità. Perciò, o Publio, sia tu sia tutti i pii, dovete conservare l'anima nella prigione del corpo, né dovete lasciare la vita dei mortali senza il permesso di colui dal quale avete ricevuto quell'anima, affinché non sembri che abbiate fuggito il compito assegnato dal dio agli uomini.




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