SCUOLA MEDIA STATALE

"GIOVANNI XXIII"

PIETRAMELARA

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La repressione politica

La repressione politica non è davvero prerogativa del Novecento, 

né dei cosiddetti sistemi totalitari di quell'epoca.  

Da sempre, nella storia dell'uomo, e in ogni plaga del mondo, si sono conosciute forme di 

repressione politica. Se si vuole, il concetto stesso di repressione è inestricabilmente 

annodato con quello di civiltà. Rimanendo sul terreno della repressione politica, essa si è per 

lo più saldata nel tempo, venendo quasi a identificarvisi con l'esclusione.  

Esclusione di alcuni uomini da diritti e benefici fruiti da altri uomini. 

E però va ricordato che tale esclusione, o se si vuole discriminazione, veniva spesso 

concepita 

come delimitazione delle prerogative di individui e gruppi e dunque come funzione 

indispensabile alla conservazione dell'ordine sociale.

Da questo punto di vista, atti che oggi possono apparirci manifestazione di una insopportabiÌe 

repressione di diritti umani, civili e politici un tempo non erano affatto percepiti come tali. 

Se si vogliono fare degli esempi, nella civilissima Atene dell'antichità erano escluse da ogni 

forma di vita pubblica e politica le donne, gli stranieri (i cosiddetti meteci) 

e naturalmente gli schiavi,

 senza che ciò fosse vissuto come repressione. 

Come si sa, anche nei nostri Paesi l'abolizione della schiavitù è cosa degli ultimi secoli e

 ancor più recenti sono il voto alle donne e il voto a suffragio universale. 

Così, ancora, tanti Stati civili hanno a lungo nella storia praticato

 tremende azioni di sterminio 

su base etnica, religiosa, 

e le teste dei nemici impalate a monito dei loro concittadini o 

seguaci non erano vissute come una forma di repressione 

ma come sanzione di un ordine.

 

Il fascismo italiano

 fece centinaia di prigionieri politici e di confinati in domicilio coatto, migliaia di esiliati e 

fuoriusciti politici.

Il nazismo tedesco dal 1933 al 1939 

ha eliminato circa 20.000 oppositori nei campi di concentramento e nelle prigioni;

 tra il 1939 e il 1941 ha sterminato nelle camere a gas

 70.000 tedeschi vittime di un programma di eutanasia. 

Durante la guerra si calcola che siano stati uccisi circa 15 milioni di civili nei paesi 

occupati, circa 6 milioni di ebrei; 3.300.000 prigionieri di guerra sovietici, più di un milione 

di deportati e decine di migliaia di zingari sono morti nei campi di concentramento; più di 

milioni sono stati inviati ai lavori forzati.

Nella Russia comunista la prima epurazione la pagarono gli iscritti al partito; 

tra il 1936 e il 38 furono eliminati 30.000 funzionari su 178.000; 

nell'Armata rossa in due anni furono giustiziati 271 tra generali, alti ufficiali e commissari 

dell'esercito.

 Nei regimi comunisti del mondo (URSS, Europa dell'Est, Cina, Corea del Nord, Vietnam, 

Cambogia, Cuba, ecc.) si calcola che sono stati eliminati circa 100 milioni di persone 

contrarie al regime.

Né bisogna dimenticare le «foibe» istriane e, più di recente, i crimini nei territori della ex 

Iugoslavia, in Algeria, in Iraq, ecc. Amnesty International ha segnalato 111 Paesi dove 

sono  state applicate torture su persone per reati d'opinione.  

 

 

«Dolore per la nostra patria [il Cile] soggiogata e convertita in un immenso 

carcere; per il nostro popolo martoriato dalla fame e dal­la miseria; per i nostri 

compagni ed amici caduti nel combattimen­to, o assassinati, torturati o incarcerati 

dal fascismo. Speranza che questo incubo di orrore avrà una fine non lontana, e la 

certezza che i colpevoli riceveranno il castigo esemplare».

C. ALTAMIRANO, «Saluto di capodanno: 1 gennaio 1975», in Tutte le forme di lotta, 

Milano, 1975

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

«Con il terrore si assiste a una doppia mutazione: 

l'avversario, prima nemico e poi criminale, viene 

trasformato in "escluso". Questa esclusione sfocia 

quasi automaticamente nell'idea di sterminio. Infatti la 

dialettica amico/nemico è ormai insufficiente a 

risolvere il problema fondamentale del totalitarismo: si 

tratta di costruire un'umanità di esclusione, quindi 

verso un'ideologia dell'eliminazione e, infine, dello 

sterminio di tutti gli elementi impuri».

S. COURTOIS, «Perché?»,

  in Il libro nero del comunismo, Mondadori, Milano 2000

 

«I regimi totalitari del XX secolo hanno rivelato l'esistenza di un pericolo prima 

insospettato: quello di una manomissione comple­ta della memoria».

 

T. TODOROV, Memoria del male, tentazione del bene. Inchiesta su un

secolo tragico, Garzanti, Milano 2001

 

 

 

 

 

 

 

 

 

«Per genocidio si intende uno qualunque dei seguenti atti, commessi con l'intenzione di 

distruggere completamente o in parte un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso in 

quanto tale: a) assassinio di membri del gruppo; b) grave attentato all'incolumità fisica o 

mentale di membri del gruppo; c) imposizione intenzionale al gruppo di condizioni di vita 

destinate a provocarne la distruzio­ne fisica totale o parziale; d) misure volte a ostacolare 

le nascite all'intemo del gruppo; e) trasferimenti coatti dei figli di un gruppo a un altro».

Convenzione delle Nazioni Unite del 9/12/1948

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