Nell'antichità si accostarono materiali di origine organica e inorganica di durezza e
resistenza molto diverse.
Conchiglie, madreperla e avorio sono usate in epoca protosumerica come pure il calcare, l'alabastro
e l'argilla cotta e verniciata con colori rosso, bianco e nero. (Quest'ultima si troverà
più tardi nei mosici pavimentali greci e romani).
Tessere di pietre dure (turchesi) e metalli per rivestire maschere umane e oggetti dedicati alle
divinità, insieme al quarzo, alla giada, la malachite, l'oro, madreperla e conchiglie
in epoca precolombiana, nei mosaici peruviani e messicani. Tessere di giada di varia forma, in
Cina durante la dinastia Han (150-113 a.C.) per i vestiti funebri dell'imperatore e degli
aristocratici.
Tessere di conchiglie, tartaruga, madreperla e piume in Oceania.
Perle di vetro variopinte e conchiglie in Africa. Mattoni di argilla cotta in Afganistan.
Rocce, sono le rocce di cava e i ciottoli raccolti lungo le rive del mare o sul greto dei fiumi.
D'origine molto diversa comprendono:
a) rocce magmatiche (silicei - duri e resistenti)
b) rocce sedimentarie (calcite - relativamente tenere)
c) rocce metamorfiche (calcite - relativamente tenere)
I marmi sono rocce metamorfiche cristalline. Le rocce di composizione calcarea furono quelle
più usate per la relativa facilità di lavorazione.
Inoltre presentavano diversi toni di colore per la presenza di ossidi e sali.
Se esposti all'esterno sono però soggetti a deterioramento.
I primi, capaci di tagliare, levigare e lucidare le rocce e i marmi furono gli egiziani.
L'arte di ridurre in tessere, anche finissime, il marmo non ha però risposta certa circa
le origini e da chi fu iniziata. Pausania, storico greco del II secolo, indica Bisa di Nasso
che lavorava il marmo nel IV secolo a.C. (Opus Vermiculatum conservato al museo di Pergamo).
Di certo esso si svilupppò nei luoghi dove la natura fornì i materiali idonei (Egitto,
Grecia, Asia Minore, Spagna, Tunisia etc.). I romani conobbero il mosaico dopo la conquista delle
provincie greche (150 a.C.). Prima di tale data, si usavano solo pietre locali, il coccio pesto,
e poche tessere di marmo soprattutto per pavimenti.
L'espansione di Roma, che fu vastissima, li mise in grado di far pervenire materiali di ogni genere
dalle zone più lontane. I marmi, trasportati per vie marittime e fluviali erano poi
scaricati e depositati sulle rive del Tevere o nei due vastissimi depositi di Roma. Questo fino al
III secolo d.C. Dal V secolo d.C. inizia l'inesorabile decadenza dell'impero Romano e con essa
lo smantellamento continuo dei rivestimenti parietali e pavimentali degli antichi edifici.
Smalto è materiale vetroso, unito nella fusione a composti metallici.
Sempre il Vasari descrive il metodo -tuttora valido- di fabbricazione dello smalto:
«...Preparasi adunque i pezzi da farlo in questa maniera: quando le forme de' vetri sono disposte
e le padelle piene di vetro, se li vanno dando i colori, a ciascuna padella il suo; avvertendo sempre
che da un chiaro bianco che ha corpo e non è trasparente si conduchino i più scuri
di mano in mano, in quella stessa guisa che si fanno le mestiche de' colori per dipignere ordinariamente.
Appresso, quando il vetro è cotto e bene stagionato, e le mestiche sono condotte e chiare
e scure e d'ogni ragione, con certe cucchiaie lunghe di ferro si cava il vetro caldo e si mette in su
uno marmo piano, e sopra con un altro pezzo di marmo si schiaccia pari, e se ne fanno rotelle che
venghino ugualmente piane, e restino di grossezza la terza parte di un dito. Se ne fa poi con una
bocca di cane di ferro pezzetti quadri tagliati, et altri col ferro caldo lo spezzano, inclinandolo
a loro modo. I medesimi pezzi diventano lunghi e con uno smeriglio si tagliano: il simile si fa di
tutti i vetri che hanno di bisogno, e se n'empiono le scatole, e si tengono ordinati come si fa i
colori quando si vuole lavorare a fresco, che in vari scodellini si tiene separatamente la mestica
delle tinte più chiare e più scure per lavorare.
Ècci un'altra spezie di vetro che si adopra per lo campo e per i lumi de' panni che si mette
d'oro. Questo quando lo vogliamo dorare, pigliano quelle piastre di vetro che hanno fatto, e con acqua
di gomma bagnano tutta la piastra di vetro, e poi vi mettono sopra i pezzid'oro; fatto ciò,
mettono la piastra su una pala di ferro, e quella nella bocca della fornace, coperta prima con vetro
sttile tutta la piastra di vetro che hanno messa d'oro, e fanno questi coperchi o di bocce o a modo
di fiaschi spezzati, di maniera che un pezzo cuopra tutta la piastra; e lo tengono tanto nel fuoco,
che viene quasi rosso, ed in un tratto cavandolo, l'oro viene con una presa mirabile a imprimersi
nel vetro e fermarsi, e regge all'acqua et a ogni tempesta: poi questo si taglia et ordina come l'altro
di sopra.»
Lo "smalto" operò la svolta decisiva nella storia e nello sviluppo dell'arte
musiva. Esso, diversamente da quello che il luogo fornisce, è prodotto dall'uomo stesso.
Anche in questo caso sono gli Egiziani, che ricchi di materie prime, atte a produrre la pasta
vetrosa, usarono smalti vetrosi colorati per abbellire grandiosi costruzioni che ancora oggi si
possono ammirare.
L'arte vetraria passò dall'Egitto alla Persia e dalla Persia agli Assiri e ai Greci.
Secondo Plinio, furono i greci i primi a tagliare lo smalto in forme definite anche minutissime
per comporre opere che gareggiavano con la pittura.
Con gli smalti, il valore, l'importanza del mosaico crebbe notevolmente, fino a diventare con
i bizantini, di uso quasi esclusivo. La vastissima gamma di colori, tonalità, la preziosità
degli ori, la resistenza, la lucentezza furono le qualità che permisero ai Bizantini di motivare
un'arte cristiana del tutto diversa da quella pagana.
I materiali riguardanti l'arte musiva comprendono: le tessere - i leganti - gli additivi - gli adesivi
- i rivestimenti - i supporti e strutture portanti. Tessera è la piccola parte di smalto, di pietra naturale o di altro materiale decorativo,
usato per comporre il mosaico.
La tessera rappresenta naturalmente l'elemento più importante e determinante in quest'arte
La loro forma, grandezza, colore, il materiale di cui sono composte e la loro disposizione e
inclinazione, sono l'elemento espressivo dalle infinite possibilità.
Le tessere si ottengono appoggiando il materiale scelto sul «tagliolo» che è una scure
voltata all'insù e fissata a un ceppo, e colpendo poi con la «martellina», un martello a
doppio taglio di acciaio duro.
Oggi, per i materiali più duri, vengono usate, macchine per tagliare, segare, molare etc.
Il legante è di enorme importanza per la durata del mosaico. Nell'antichità si
usarono composti naturali o manipolati dall'uomo come il bitume (epoca Sumerica), le
resine vegetali (epoca Precolombiana in America del sud); calce e gesso (Egiziani).
I Fenici scoprirono il più semplice e duraturo legante idraulico: l'impasto di calce
con argilla torrefatta e macinata.
I Greci perfezionarono questa tecnica aggiungendo terra pomicea vulcanica di Santorino.
I Romani seguendo lo stesso metodo unirono alla calce polvere di mattone cotto, sabbia, ghiaia
e pozzolana.
Nel Medioevo e nel Rinascimento si usarono principalmente le calci idrauliche.
Alla fine del XIX secolo i mosaicisti cominciarono a servirsi del cemento Portland che permetteva
una maggiore resistenza all'umidità e uno strato più sottile a sostegno delle
tessere.
Gli additivi sono sostanze che, in piccole quantità vengono aggiunte alle malte per provocare una variazione
della velocità di reazione delle stesse, accelerando o ritardando la presa e l'indurimento.
Possono essere ad azione chimica (ritardatori e acceleratori) o ad azione fisica (fluidificanti).
Gli adesivi più usati sono le colle e le resine sintetiche. "colla di pelle" o "colla
di coniglio" è quella più usata nel metodo diretto su stucco provvisorio nelle
operazioni di stacco, e nello strappo dei mosaici pavimentali e parietali per restauro.
Questa colla animale si presenta sotto forma di granuli di colore marrone chiaro.
La colla di farina di grano viene usata nel metodo indiretto, o "a rovescio" su tela leggerissima
di cotone o su carta.
Le resine sintetiche (viniliche - acriliche - poliuretaniche) sono ottimi adesivi e vengono
usate nelle parti non visibili del mosaico.
I rivestimenti (resine) vengono usate come protezione e rinforzo dei pannelli musivi.
Supporti e strutture portanti sono utilizzo d'epoca recente dovuto alla creazione del metodo diretto
su stucco provvisorio, all'esecuzione di opere notevoli in laboratorio e infine al diffondersi
dei mosaici da cavalletto.
Nel primo caso il supporto è un piano di populit composto di paglia e cemento pressati
(supporto provvisorio per calce) un piano di truciolato laminato sintetico (supporto
provvisorio per cemento).
il supporto definitivo per cemento (metodo diretto) è un piano di compensato marino
o multistrato.
Infine, per mosaici murali eseguiti in laboratorio si utilizzano pannelli di cemento armato il cui
assemblaggio è poi eseguito sul posto.