L'articolo che segue e' uscito su "il manifesto" del 13 Ottobre 1998 (nostre le sottolineature):


CROAZIA ACCORDO FRA TUDJMAN E WOJTYLA

La chiesa riprende i beni

Firmato il concordato fra Zagabria e la Santa Sede: presto restituiti i beni ecclesiastici nazionalizzati da Tito. A preti e parrocchie, fondi di stato: sono "socialmente utili"

- GIACOMO SCOTTI - ZAGABRIA

L' "intesa sui rapporti economici", ultimo di quattro trattati stipulati fra Vaticano e Croazia, è stata firmata solennemente a Zagabria, a pochi giorni dalla conclusione della seconda visita del pontefice romano. Il Concordato economico, sciogliendo il nodo della restituzione dei beni ecclesiastici nazionalizzati e del sovvenzionamento di preti e religiosi cattolici "in riconoscimento del lavoro socialmente utile" svolto dalla chiesa, impone oneri finanziari pesantissimi a una Croazia che già si trova sull'orlo del crac. Zagabria, praticamente, ha concesso tutto quel che il Vaticano aveva chiesto e anche qualcosa in più, sicché il nunzio apostolico Einaudi ha potuto dichiarare dopo la firma: "Questo accordo fa onore alla Croazia, e la Santa Sede lo accoglie con particolare soddisfazione". A sua volta il vicepremier croato Jure Radic ha sottolineato: "Due visite del papa in soli quattro anni, mentre altri stati aspettano decenni, sono un forte segnale". Inoltre, "la beatificazione di Stepinac è stata un dono al popolo e alla nazione croata, perché Stepinac riunì in sé religiosità e sentimento nazionale. Anche il programma del nostro partito comprende questi due elementi: cristianesimo e nazionalismo".

Proprio così: e il dono fatto dal papa con la visita e la beatificazione non poteva non essere ricambiato. Radic ha enfaticamente parlato, durante la cerimonia della firma, di "definitiva conclusione di un edificio storico di buoni rapporti fra Santa Sede e terra dei croati, che ebbe inizio già ai tempi di Visceslavo e di Branimiro", principi croati dell'ottavo e nono secolo noti soprattutto come feroci pirati. Gli storici croati esaltano in particolare Branimiro come colui che nell'887 presso Zara assalì e distrusse la flotta veneziana al comando del doge Pietro Candiano che, catturato, venne squartato. Temutissimo predone del mare, Branimiro fu definito dagli stessi pontefici dell'epoca "pessimus Croatorum dux"; ma questo Radic lo ha taciuto. Ha però aggiunto: "Con la firma del trattato, la Croazia intende manifestare il suo desiderio di riparare alle ingiustizie del passato", commesse ovviamente dai comunisti che, nel '45, tolsero i possedimenti alla chiesa trasformandoli in demani di stato.

I beni ecclesiastici confiscati o nazionalizzati verranno ora restituiti in toto dove possibile, mentre verrà offerto uno scambio con altri immobili o un equo risarcimento nei casi in cui i beni in questione non esistano più o abbiano subito radicali trasformazioni. Come anticipo, già alcuni mesi fa, venne restituito alla curia di Spalato il palazzo della Biblioteca e della Galleria dell'Accademia d'Arte (ex arcivescovado), sfrattando senza riguardi gli inquilini e togliendo la lapide che ricordava la costituzione in quel luogo del primo battaglione partigiano italiano "Garibaldi", nel settembre '43. Il valore del patrimonio da restituire alla Chiesa cattolica sarà esaminato entro sei mesi; la restituzione avrà inizio il 1 gennaio '99 e la compensazione un anno dopo.

Per quanto concerne i finanziamenti, il concordato riconosce come socialmente utile alla Croazia l'opera della chiesa cattolica "sul piano culturale, educativo, morale e sociale": per cui lo stato si è impegnato a sovvenzionare i bisogni della chiesa - comprese le sue scuole private - erogando alle 1.547 parrocchie una somma rilevantissima a carico del bilancio. Inoltre verranno concesse ai religiosi pensione e assistenza sanitaria. Ciascuna parrocchia riceverà uno stipendio mensile pari a due salari medi.

Il trattato firmato con la Croazia dovrà servire alla Santa Sede come modello per i prossimi accordi con la recalcitrante Slovenia ed altri stati dell'Est, nei quali la chiesa cattolica chiede la restituzione di vaste superfici coltivabili, di intere foreste e di numerose proprietà immobiliari, ma soprattutto pretende di imporre un'egemonia politica e culturale oltre che religiosa. Alcuni giorni addietro, durante la visita del papa in Croazia, lo scrittore triestino Paolo Rumitz faceva notare che "una seppur piccola restituzione dei beni alla chiesa cattolica ne richiederebbe una parallela anche agli ortodossi e alle altre comunità religiose", fra cui quella ebraica, saccheggiata dagli ustascia croati durante la seconda guerra mondiale. Riemergerebbe ancora la questione dei beni degli esuli istriani e quella dei 400mila serbi che hanno abbandonato le loro case durante e dopo la guerra in Croazia. Insomma, "potrebbe iniziare una reazione a catena difficilmente controllabile anche sul piano politico".

Tudjman evidentemente ha avuto i suoi buoni motivi per venire incontro ai desideri della chiesa cattolica, che rimane il più solido sostegno di un regime che ha spinto il paese ai limiti del collasso economico. Tutte le campagne elettorali succedutesi in Croazia finora hanno visto nei preti i più zelanti propagandisti del regime. La commentatrice di Novi List , Jelena Lovric, scrive che con questo trattato "la chiesa cattolica è stata posta nella posizione di extrastatus rispetto alle altre comunità religiose; si è così aperta la strada a una specie di connubio fra trono e altare. La chiesa cattolica si avvia a diventare chiesa di stato, ponendosi in una posizione gravida di pericoli, mentre la Croazia viene proclamata 'stato cattolico'". La commentatrice così prosegue: "Lo stato taglia le già misere pensioni, aumenta il numero dei disoccupati, un terzo della popolazione lotta con la miseria, ma alla chiesa viene assicurato un abbondante risarcimento nel bilancio statale. In passato la chiesa non era ricca, condivideva la sorte della classe operaia ed era una chiesa più autentica, come ha detto recentemente un prete, don Ivan Grubisic". Il prete citato ha detto anche che la chiesa croata, arricchendosi, si espone ora a gravi pericoli: mettendo in questione la sua sensibilità sociale (difficilmente una chiesa proprietaria può rappresentare i poveri) questa chiesa, aggiunge don Grubisic, rischia di allontanarsi o di essere abbandonata dal popolo.


Quelli che seguono sono stralci da un breve articolo, senza firma, apparso su "Il Piccolo" del 20/12/1996:

Firmato il Concordato

LA CROAZIA CATTOLICA STRINGE UN ACCORDO CON LA SANTA SEDE

ZAGABRIA - Nuovi accordi tra la Santa Sede e la Repubblica di Croazia, il cui riconoscimento diplomatico, nel febbraio 1992 [in realta' dicembre 1991, n.d.CRJ], pose di fatto termine alla guerra che era in corso con la ex Federazione Jugoslava [in realta' la guerra era in corso contro i serbi autoctoni della stessa Croazia e la guerra era stata soltanto sospesa nelle settimane precedenti, in attesa della loro completa cacciata nel 1995; n.d.CRJ]. Non si tratta di un vero e proprio Concordato ma di tre accordi su specifici problemi firmati ieri nel Palazzo Presidenziale di Zagabria dal Nunzio Giulio Einaudi e dal vice primo ministro Jure Radic, alla presenza del presidente Franjo Tudjman e del cardinale Kuharic, arcivescovo di Zagabria [fino al 1997, n.d.CRJ] e presidente della Conferenza Episcopale Croata. Il primo riguarda questioni giuridiche; il secondo e' dedicato alla collaborazione in campo educativo e culturale ed il terzo tratta l'assistenza religiosa ai fedeli cattolici, membri delle Forze Armate e della Polizia. (...)

Con i nuovi accordi al matrimonio canonico vengono riconosciuti gli effetti civili mentre sara' garantita alla Chiesa Cattolica il diritto alla cura pastorale dei fedeli che si trovano negli istituti penitenziari, negli ospedali, negli orfanotrofi ed in ogni istituto di assistenza medica e sociale di carattere pubblico e privato. Inoltre, la Chiesa potra' liberamente organizzare istituzioni intese ad assicurare attivita' di carita'e di assistenza sociale, conformi alle rispettive norme civili.

Le scuole cattoliche parificate, di qualunque grado, vengono praticamente equiparate a quelle pubbliche nei diritti e nei doveri.
Sono poi regolati l'insegnamento della religione nelle scuole pubbliche e la collaborazione della Chiesa e dello Stato per la salvaguardia del patrimonio culturale ed artistico della Chiesa Cattolica in Croazia. E' prevista, infine, l'erezione dell'Ordinariato Militare per garantire un'adeguata assistenza religiosa ai fedeli cattolici, membri delle Forze Armate e della Polizia...


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