"La Chiesa di questo fa politica - e va bene,
essa d'altronde, da quando esiste, costantemente
non fa altro che occuparsi di politica..."

Miroslav Krleza, massimo scrittore croato contemporaneo


STRALCI DEL PROCESSO ALL'ARCIVESCOVO CROATO ALOJZIJE STEPINAC
svoltosi a Zagabria dal 30 settembre al 3 ottobre 1946

(Tratti dal libro di Branimir Stanojevic:
"ALOJZIJE STEPINAC, ZLOCINAC ILI SVETAC"
- Alojzije Stepinac, criminale o santo -
stampato a Belgrado nel 1985 da "Nova Knjiga")

Traduzione a cura del CRJ


(...)
Il Presidente della Corte: "Se non avevate una buona opinione di lui [Ante Pavelic, leader del movimento fascista croato degli 'ustascia' (ribelli); n.d.crj] perche' non avete avvertito i vostri credenti, almeno loro, che stavano andando verso la catastrofe, che si stavano esponendo troppo a favore del regime ustascia, che commettevano dei crimini e vendevano le loro anime? (D'altronde, non credo che persone come Filipovic-Majstorovic possano salvare la loro anima dopo aver sgozzato migliaia di uomini...). Credo che fosse Suo dovere avvertire le Sue pecorelle di non fare cosi', di non collaborare con gli ustascia - non era forse questo il Suo compito, anziche' versare olio sul fuoco...? Io credo che questo dovesse essere il Suo principale compito."

L'accusato, A. Stepinac: "La mia coscienza e' a posto in questo."

Il Presidente: "Non ho il diritto di accusare la Sua coscienza, essa e' una Sua questione personale e non violo essa. Lei risponde ad un tribunale che stabilira' se sussiste il Suo atto di colpevolezza o no, e nella coscienza io non entro..."

L'accusa (all'accusato): "Parla della Sua coscienza ustasciode, umana o di arcivescovo?"

L'accusato: "Della mia coscienza umana".

(...)
Il Presidente: "Ecco qui 'La voce di S. Antonio' di Sarajevo [giornale religioso]. (Il Presidente legge) 'In Croazia ci sono oltre 30.000 ebrei. Solo a Zagabria ce ne sono 12.000'. 'La voce di S. Antonio' esamina questioni politiche e razziali, oppure e' un giornale religioso?"

L'accusato (alzando le spalle): "Un giornale di Sarajevo...".

Il Presidente: "... Abbiamo letto alcuni stralci da 'Hrvatska straza' [La guardia croata], che gia' prima dell'occupazione inneggiava e propagava idee fasciste, preannunciando la vittoria tedesca. Sapeva di questo? Lo leggeva?"

L'accusato: "Si, prevalentemente lo leggevo".

Il Presidente: "Che si puo' dedurre da cio' se non che Lei acconsentiva a questo operato?"

L'accusato: (non risponde)

Il Presidente: "Lei ha impartito la benedizione a 'La guardia croata'?"

L'accusato: "Si', e' la mia firma."

Il Presidente: "... Milan Beluhan scrive che non ci sono piu' 'litije' [processioni ortodosse] ... perche' i 'krizari' ['crociati', gruppo di derivazione ustascia, sopravvissuto come forza eversiva nel dopoguerra; n.d.crj] dichiaravano che chiunque non si fosse convertito al cattolicesimo sarebbe stato liquidato. Sicuramente Lei leggeva i giornali cattolici?"

L'accusato: "Si".

Il Presidente: "In ogni numero della 'Domenica' si trovano degli articoli in cui i 'krizari' invitano a confluire nelle file tedesche... Percio' e' evidente che la stampa cattolica si impegnava soltanto per gli ustascia. E' consapevole di questo?"

L'accusato: "Non ho niente da rispondere." (Sorrisi nell'aula)
(...)

Il Presidente: "Ha mai rimproverato i 'krizari' per la loro attivita'"?

L'accusato: "Questo e' un nostro affare interno."

Il Presidente: "Non e' un affare interno ma un reato, e come tale non puo' essere un affare interno."

L'accusato: (tace)

Il Presidente: "Ha partecipato al pellegrinaggio dell'indulgenza a Marija Bistrica [cittadina vicino Zagabria] nel 1941?"

L'accusato: "Si".

Il presidente: "Si ricorda che in quel pellegrinaggio venivano portate cinque candele? Non si ricorda? Non ha letto cosa scriveva di questo 'La voce croata' del 15.7.1941? Simbolicamente, che cosa significavano le cinque candele?"

L'accusato: "Di questo non so niente."

Il Presidente: (legge) "'La voce croata' dice: 'Due candele erano per il ritorno di Pavelic, due per i suoi ustascia rimpatriati ed una, con la Sua foto, per la felicita', la salute e il benessere di Pavelic'".

L'accusato: (tace)

Il Presidente: "Lei e' stato al pellegrinaggio a M. Bistrica nel 1942? Ha predicato allora questo che risulta dall'accusa?"

L'accusato: "Non ricordo."

Il Presidente: (legge sul 'Giornale Cattolico' che ad una festa per i credenti viene loro sollecitata la preghiera per quelli che stanno al potere) "... Dunque, questa gente semplice era costretta a pregare per i capi che erano al servizio del governo ustascia, per i Boban, i Lisak, i Luburic e in particolare per Pavelic?"

L'accusato: "Non ho fatto nessun favore."

Il Presidente: "Come no! Anche se un tale discorso fosse tenuto da un semplice ustascia, avrebbe la sua influenza. Tanto piu' quando viene pronunciato dall'arcivescovo di Zagabria e metropolita croato, il personaggio piu' potente dell'episcopato cattolico. Avra' certo piu' forza di un discorso pronunciato da un ustascia semi-intellettuale come Boban..."

L'accusato: (tace)

Il Presidente: "E tutto questo nel periodo in cui gli ustascia sgozzavano la gente?!"

L'accusato: (tace)

(...)
Il Presidente: "Ha partecipato al pellegrinaggio a Marija Bistrica nel 1944?"

L'accusato: "Credo di si."

Il Presidente: "Dunque si. In tale occasione ha pronunciato il discorso citato nell'atto d'accusa."

L'accusato: "Si."

Il Presidente: (legge) "'Madre di Dio di Bistrica, perdonaci e aiutaci'... Dunque, dal titolo risulta un'omelia religiosa, che dovrebbe contenere soltanto elementi religiosi, ma ecco cosa troviamo leggendo (legge): 'La parte belligerante (i tedeschi) forse non ritiene dei crimini questi orrori che colpiscono la nostra terra, perche' il popolo croato difende con tutta la forza dell'anima la sua liberta' ed indipendenza?' E da chi i Croati avrebbero difeso la loro liberta'?"

L'accusato: (tace)

Il Presidente: "Contro chi combatteva allora il popolo croato nel 1944 per la sua liberta' ed indipendenza? Avrebbe ragione, sarebbero criminali quelli che al popolo croato impedissero la lotta per la liberta'. Questo sarebbe un delitto, ed essi sarebbero dei delinquenti. Ma non e' forse un crimine ostacolare la lotta del popolo croato contro l'occupatore tedesco-italiano ed il regime ustascia?"

L'accusato: (tace)

(...)
Il Presidente: "Ha ordinato Lei al suo clero di officiare la messa di ringraziamento ogni 10 aprile, come data dell'anniversario della NDH [Stato Indipendente Croato]?"

L'accusato: "No."

Il Presidente: "Pero' ha ordinato al clero di officiare la messa di ringraziamento per l'onomastico di Ante Pavelic?... Rifiuta di rispondere, non e' vero?"

L'accusato: "Rifiuto di rispondere."

Il Presidente legge la circolare per la messa citata, il Te Deum con la preghiera per il 13 giugno...

Il Presidente: "Ritiene Lei che il Sabor [parlamento croato] inaugurato da Pavelic con gli ustascia, sia un rappresentante legale del popolo croato?"

L'accusato: (rifiuta di rispondere)

Il Presidente: "Le risposte possono essere soltanto due: ritengo di si, oppure no. Dalla sua risposta deduco che Lei lo riconosce legittimo. In effetti cio' annebbia gli occhi della opinione pubblica interna ed estera, perche' si vuole presentare l'NDH davvero indipendente e non come una creatura tedesca. Si vuole dimostrare tutto cio' legale, mettendo sotto un coperchio democratico i crimini ustascia, le conversioni in massa al cattolicesimo, i crimini di Lisak... E Lei sostiene tutto questo, perche' all'estero risulti tutto normale? Lei in quell'occasione ha anche impartito la benedizione al Sabor croato?"

L'accusato: "Non ho una risposta a questo."

Il Presidente: "Ed ha sicuramente officiato anche la messa?"

L'accusato: (non risponde)

(...)
Il Presidente: "Accusato Stepinac, e' stato Lei a sostenere la colpevolezza collettiva degli Ebrei?"

L'accusato: "Prego?"

L'accusa: "Era Lei d'accordo con la tesi della responsabilita' collettiva degli Ebrei, secondo gli ordini di Pavelic?"

L'accusato: "Di questo non so. Prego, dimostri le cose."

L'accusa: "Non lo sa? Dunque, dimentica le cose importanti che scrive e firma, cercando di nascondere le Sue colpe in un modo o nell'altro. Lei nasconde questa vergogna, solo una persona svergognata si comporterebbe cosi'. Cosi' non si dovrebbe comportare un arcivescovo, un metropolita. Cosi' non si sono comportati i vescovi Grgur Ninski e Strosmayer, i quali sapevano bene quello che dicevano, nella lotta per il proprio popolo." (legge il decreto stampato nel 'Giornale cattolico', nr. 25 del 26.6.1941)

(...)
Il Presidente: "E' possibile convertire in massa nel modo che Lei ha descritto? Cioe': prima si presenta la richiesta individuale, poi si deve verificare se la conversione alla fede cattolica e' per convinzione, e infine si passa all'indottrinamento? Si puo' fare questo con 2.300 persone in un giorno?"

L'accusato: "Su questo non posso dichiararmi."

Il Presidente: "Non puo' o non vuole?"

L'accusato: "Mi rifiuto di rispondere."

Il Presidente: "Le diro' perche' si rifiuta di rispondere. Lei, per cosi' dire, rifiuta di difendersi, ma le Sue risposte sono tali che da esse si deduce il suo consenso. Quando ha la possibilita' di difendersi, Lei dica si o no. Quando ieri Le ho citato 'La Voce di S. Antonio', nell'articolo in cui si attaccano gli Ebrei, Lei ha trovato il modo di rispondere, alzando le spalle, come dire: 'Come puo' interessarmi questo? E' un giornale di Sarajevo, che non appartiene al mio arcivescovado'. Quando Le poniamo la domanda sulla conversione di 2.300 Serbi nel villaggio di Budimci in un giorno, allora rifiuta di rispondere. Dove ha qualcosa da dire, li' lo dice, e dove non ha niente da dire, rifiuta la risposta..."

UN FILO NERO CHE PORTA A ROMA

Il Presidente legge un comunicato del dottor Nikola Rusinovic sulla visita di Stepinac in Vaticano, inviato a Lorkovic [Mladen, ministro del governo NDH; liquidato dagli ustascia per aver collaborato con gli inglesi; n.d.crj]:

"(...) Sulla Chiesa croato-ortodossa ed i greco-cattolici: 'Come ti ho gia' comunicato, il riconoscimento della chiesa croato-ortodossa e' accettato molto bene. In questo, la Santa Sede vede la strada verso l'Unione nella fede e la fine dello scisma in Croazia. Questo sarebbe un prezioso regalo che la Croazia puo' fare alla Santa Sede. Per facilitare cio', si pensa di formare dei centri greco-cattolici nei luoghi dove si trovano gli ortodossi, e su cio' lasciare che lavori il monsignore dottor Simrak, il miglior conoscitore delle questioni religiose nei Balcani. Alcuni rappresentanti cattolici non vedono benevolmente la conversione, ma il Vaticano e Stepinac sono d'accordo che questa e' la strada piu' breve verso l'Unita' e che sara' anche di grande valore politico per l'NDH.'"
(...)

[Sorvoliamo sugli accenni ai nemici della Croazia, sulla propaganda anglosassone che, secondo il Rusinovic, pubblica delle menzogne. Ed anche sull'intolleranza verso gli Sloveni, perche' secondo Stepinac volevano ricomporre la Jugoslavia. La Santa Sede non e' convinta delle conversioni in massa e raccomanda di farle gradualmente, perche' anche i giornali italiani hanno parlato dell'argomento; n.d.crj].

Il Presidente: "Dunque, il passaggio forzato al cattolicesimo e' spiacevole ed inopportuno anche per lo stesso Vaticano, percio' si raccomanda una conversione graduale... (legge) Nel comunicato del 6.3.1942, Rusinovic scrive a Lorkovic della sua conversazione con il cardinale Tisserand, segretario della Santa Congregazione 'Orientalis'. La conversazione e' durata per circa un'ora e mezzo. Dopo le solite formalita' di saluto, il cardinale ha chiesto in che lingua volessero conversare, francese o italiano, perche' parlava bene anche l'italiano, vivendo a Roma da 23 anni. Il Rusinovic si e' presentato dicendo di essere dalmata.
'Lei, come dalmata, puo' rappresentare la Croazia? Ci sono ancora questi casi nella vostra vita pubblica e politica? Gli italiani dichiarano che la Dalmazia e' italiana e che li' vivono italiani!' (accompagnando queste frasi con un sorriso ironico). Posso dirti che mi sono trovato un po' in imbarazzo, perche' non mi aspettavo queste domande... (Cerca di spiegare la storia dall'arrivo dei Croati). Dopo di che, il Tisserand chiede come si e' arrivati all'annessione della Dalmazia e degli Italiani allo Stato libero dell'NDH.
Tisserand replica: 'Dunque voi sareste liberi? Ma non fate forse quello che vogliono i Tedeschi, come tutti i popoli in Europa oggi? Si puo' definire liberta' questa?'.
'Scusate, Eminenza, nell'NDH non governano i Tedeschi' - risposi, cercando di citare alcuni esempi.
'La vostra liberta' e' paragonabile a quella del nostro Petain. Anche lui e' libero, ma deve consegnare ai Tedeschi l'80% di tutti gli alimenti, mentre il popolo francese e' affamato. Non sono storie queste, ma verita', lo so benissimo questo. Addirittura i tedeschi prendono il 70% di tutto quello che arriva, con le navi dall'Africa, direttamente al porto...'
."

Il Presidente continua: "Ecco come il cardinale impartiva una lezione a un delegato ustascia. Dunque, c'erano in Vaticano delle teste che capivano cosa stesse succedendo in Croazia sotto l'occupazione tedesca. (Prosegue a leggere il comunicato).
'I vostri amici fascisti ridono della vostra indipendenza e liberta', come anche dell'esistenza di uno Stato croato. Questo lo sento direttamente dai loro grandi leader politici. Il vostro re, il duca di Spoleto [Aimone d'Aosta duca di Spoleto, membro di casa Savoia, fu designato Re di Croazia dagli ustascia ma non prese mai la cosa sul serio e non ando' nemmeno a farsi "incoronare"; n.d.crj], non verra' mai in Croazia.' (...)
Cosi' stanno le cose. Che ne pensate, accusato Stepinac, delle parole di Tisserand?"

L'accusato: "Credo di conoscere Tisserand meglio di lei."

L'accusa: "Io conosco Tisserand soltanto dal comunicato che il Rusinovic ha inviato e Le domando: e' d'accordo con questo?"

L'accusato: "Non ho nessuna osservazione da fare."

L'accusa: "Il cardinale Tisserand prosegue:
'Padre Simic personalmente guidava un gruppo di persone con le armi in mano, che distruggevano le chiese ortodosse. Sono certo che i francescani di Bosnia-Erzegovina si sono comportati lo stesso cosi' miseramente. Queste cose non puo' farle una persona civile e tantomeno un sacerdote'.
(...) Il Rusinovic prosegue nel comunicato: 'Quello che alcuni fascisti dicono e pensano di noi ha poca importanza, perche' sappiamo che cosi' non pensano i loro rappresentanti, che ci hanno aiutati a fondare il nostro Stato.'"
(...)

IL COMUNICATO

Roma, 13 luglio 1943. Anche questo comunicato e' ricco di testimonianze. Lobkowitz [Erich, procuratore straordinario dell'NDH in Vaticano e consigliere personale del Papa; n.d.crj] riferisce sull'udienza del ministro ustascia Sincic avuta con il Papa, e racconta egli stesso:
"Alla fine della conversazione, il Papa [Pio XII] ha dichiarato che i Croati sono un buon popolo, e di essere molto soddisfatto della conversazione avuta con il Poglavnik [Pavelic, "duce" croato; n.d.crj], del quale si sentono voci lodevoli per essere un grande cattolico. Ho confermato questo aggiungendo che il Poglavnik prossimamente verra' in Italia, e sono sicuro che in quell'occasione chiedera' la benedizione del Papa. Il Papa ha risposto: 'Sono felice di poterlo fare anche in quella occasione'".

(...)
Dalla lettera di Rusinovic a Lorkovic sull'incontro con il cardinale Tisserand. Nella lettera si dice che il Vaticano sperava che i serbi sarebbero passati al cattolicesimo, arrivando cosi' piu' in fretta all'Unita'.

L'accusa: "Che ne pensa Lei, accusato Stepinac, crede che le conclusioni di Rusinovic fossero giuste?"

L'accusato: "Non ho niente da rispondere."

L'accusa: "Lei e' d'accordo con Rusinovic?"

L'accusato: "Non ho niente da osservare."

L'accusa: "Cio' significa che e' d'accordo."

L'accusato: (tace)

(...)
L'accusa: "Non le interessa niente, anche se i fatti vengono descritti cosi' chiaramente. Lei non vede che con questo comunicato si alza il sipario su tutti quei terribili crimini? Per nasconderli al Vaticano, questo sipario era dipinto, non e' vero? Vede che con questa lettera viene smascherato l'NDH e la politica ustasciode, e Lei sta rivelando il suo pensiero?..."

L'accusato: "Io sono tranquillo su questo."

L'accusa: "In un dispaccio del 1942, Rusinovic afferma di essere stato da monsignor Sigismondi, il quale gli disse che la propaganda nemica contro gli ustascia era molto attiva. Arrivati alla questione delle conversioni in Croazia, disse che la Santa Sede era felice e che pero', per questo, venivamo attaccati dalla stampa americana e inglese, in quanto tutte le conversioni erano effettuate con la violenza (...) Vede cos'e' la coscienza pulita... Neanche il cappellano Dionisic costringeva a convertirsi... ma invece di indossare l'abito da prete indossava l'uniforme degli ustascia e con la pistola in mano minacciava la gente. Poi, indossando di nuovo l'abito da prete, li convertiva. (...) Sapeva che dopo queste conversioni in massa venivano effettuati anche dei massacri di massa? [Questo perche', una volta convertite al cattolicesimo, le vittime sarebbero andate in paradiso... n.d.crj]"

L'accusato: "Signor Presidente, su questo non voglio fare nessuna dichiarazione. Se pensate che sono colpevole, condannatemi."

Il Presidente: "Io non voglio pensare, ma voglio sentire Lei. Ha saputo di questi massacri di massa?"

L'accusato: "Abbiamo sentito, come tutti gli altri."

Il Presidente: "E non ci credevate?"

L'accusato: "Non voglio fare nessuna dichiarazione."

(...)
Da una relazione si viene a conoscenza del compito principale di Pavelic nella relazione col Vaticano, e cioe' impegnare l'episcopato quanto piu' possibile nell'aiuto all'NDH, perche' venisse cosi' mascherata tutta la verita', nota al resto del mondo, sulle atrocita' di questo Stato. Nella relazione si parla poi di Pellegrinetti, il quale afferma: "Anche se fosse tutto vero quello di cui accusano i Croati, cioe' la persecuzione dei Serbi, conoscendo la Storia non c'e' niente di strano. Se le atrocita' non si possono approvare, si possono comunque capire".

Il Presidente: "Cosi' il Pellegrinetti acconsente a tutto quello che succedeva nell'NDH. Ecco, accusato Stepinac, questi sono gli originali che l'inviato ustascia Rusinovic mandava al ministero degli Esteri ustascia. Questi sono gli originali trovati nascosti presso di Lei. Questi originali alzano quel velo e cioe' spiegano la Sua funzione e il Suo ruolo, gli sforzi degli ustascia per ingaggiarLa nella collaborazione. E Lei ha completamente attuato, tramite l'alto clero, questa collaborazione."

(...)
L'accusa: "Accusato Stepinac, prego, Lei conosceva il duca Lobkowicz?"

L'accusato: "Si."

L'accusa: "Quando veniva da Roma, o quando arrivava a Zagabria, veniva a trovarLa?"

L'accusato: "Veniva a trovarmi."

L'accusa: "Le parlava della situazione a Roma, del Vaticano, della sua funzione? Le chiedeva qualche consiglio?"

L'accusato: "Di questo non posso parlare, e non mi ricordo."

L'accusa: "Sapeva chi fosse costui nella gerarchia del Papa?"

L'accusato: "So che aveva una funzione alla corte papale."

L'accusa: "Che funzione?"

L'accusato: "Cameriere particolare o qualcosa di simile."

L'accusa: "Dunque, un'alta funzione?"

L'accusato: "Si."

L'accusa: "E lo sa che mansioni aveva?"

L'accusato: "Era una specie di delegato, come era qui Marcone."

L'accusa: "Allora, che funzioni svolgeva?"

L'accusato: "Doveva mediare tra la Croazia e il Vaticano."

L'accusa: "Dunque, funzioni diplomatiche o politiche...?"

L'accusato: "Soltanto mediare, ma non aveva nessuna vera missione diplomatica."

L'accusa: "Missioni diplomatiche di fatto ne aveva dagli ustascia!?!"

L'accusato: "Non poteva averne perche' la Croazia non era de jure riconosciuta dal Vaticano."

L'accusa: "E proprio perche' la Croazia de iure non era riconosciuta dal Vaticano non si poteva tenere nessun altro che lui, perche' era il cameriere particolare del Papa, e dall'altra parte stava al servizio del ministero degli Esteri, ministero ustascia. Che ne pensa, e' possibile questa combinazione?"

L'accusato: "Non ho niente da osservare."

[L'accusa poi legge un pezzo dai tanti comunicati del duca Lobkowicz, che aveva organizzato a Roma l'ufficio speciale dell'NDH]
L'accusa: "Da questi comunicati, come anche da quelli dell'ustascia Rusinovic, si deduce molto bene un'intesa, una piena coordinazione dell'accusato Stepinac a capo del clero della Chiesa cattolica con il funzionario ustascia, ministro presso il Vaticano. Si vede che il Vaticano aiuta l'NDH, uno Stato ustascia... Dunque questi sono documenti originali e svelano quello che l'accusato Stepinac non vuole dire. D'altra parte, essi dimostrano quello che Stepinac faceva. < br> (...)
Dall'incontro di Lobkowicz con Spellman, arcivescovo di New York. Mentre aspettava con altre personalita' tra cui il segretario dell'arcivescovo Wurster, si senti' da un'altra parte l'eco di una vivace, simpatica conversazione, e la parola 'Croatia'. Ricevendo Lobkowicz molto cordialmente, Spellman gli disse: 'Lei non puo' dirmi niente di nuovo sulla vostra questione. Sono molto informato riguardo la questione croata. Molti anni fa viaggiavo nelle vostre terre, e gia' la differenza tra Belgrado e Zemun [oggi periferia di Belgrado, dal cui centro e' divisa dal fiume, ed allora appartenente all'NDH; n.d.crj], per non dire tra Belgrado e Zagabria, mi ha detto abbastanza: sono due mondi, non vanno insieme'. Noi abbiamo sottolineato che lo Stato croato ha una posizione avanzata per il cattolicesimo e l'Occidente verso l'Oriente, che la frontiera sul fiume Drina protegge le posizioni cattoliche, e che l'instaurazione di una qualunque Jugoslavia significa la distruzione non solo del popolo croato ma anche del cattolicesimo... (...) Gli abbiamo consegnato il Libro Grigio e la copia in latino dei Principi degli ustascia. Ha sfogliato il libro e ha domandato se questo libro e' stato consegnato al presidente Roosevelt. Gli ho risposto: 'Certamente no'. Dopo di che ha osservato che potevamo consegnarlo a Tittman, inviato di Roosevelt presso il Vaticano. Ha dimenticato che il nostro 'Stato Indipendente Croato' (NDH) e' in guerra contro gli USA e che non possiamo avere relazioni con Roosevelt. (...) Dal suo comportamento, ho capito che lo avrebbe fatto di persona.
(...)
Nel comunicato del 13 luglio 1943, Lobkowicz parla dell'udienza del ministro ustascia Sincic col Papa: 'Il Poglavnik verra' presto in Italia e certamente col grande desiderio di ricevere, in quell'occasione, la benedizione del Papa'. La risposta del Papa e' stata: 'Lo faro' anche in quella occasione, con molto piacere'."

(...)
L'accusa: "Ecco, vede, in tutti i colloqui con questi alti prelati si tocca la questione della frontiera sul fiume Drina, e sempre che i Serbi ed i Croati non possono vivere insieme, che i Croati devono essere i guardiani della frontiera sulla Drina e che devono continuare a sgozzarsi con i Serbi... [continua a leggere] Il monsignore duca [Lobkowicz] durante la conversazione ha detto che presso gli Italiani esiste la paura nei confronti del panslavismo e che e' nel loro interesse inasprire quanto piu' possibile le relazioni tra i popoli dei Balcani... Dunque vede quale compito e piano Lei svolgeva? Potremmo continuare a leggere per giorni e giorni..."

(...)
L'accusa: "Ed ora, ecco la relazione dell'11.2.1943. La manda Lobkowicz al ministero degli Esteri per quanto concerne l'informazione ricevuta dal Vaticano, e che era segreta. Spiega dove si trovano, chi sono e cosa fanno Boris Kidric, Alojz Bebler, Kocbek, Rus e Kardelj [rivoluzionari e teorici socialisti sloveni; n.d.crj]. Vere e proprie informazioni da GESTAPO: dove si trovano, chi sono e cosa rappresentano! Questo sembra un mandato di cattura per i dirigenti della guerra di Liberazione. Anche di questo si occupava il principe Lobkowicz, segretario privato del Santo Padre! Accusato Stepinac, sono queste faccende religiose? E' questo 'negatia secularia'?"

L'accusato: "Non ho niente da dire."

L'accusa: "...E nemmeno puo' dirlo! Le chiedo che nella sua difesa parli di queste cose!
(Legge il comunicato del 9.2.1943) 'Nella continuazione del colloquio, il Santo Padre mi ha detto quanto gli dispiace che ancora non tutti capiscono chi e' il vero e unico nemico dell'Europa, e perche' non si conduce una vera crociata contro il bolscevismo. Questa dichiarazione puo' un po' meravigliare, sapendo la riservatezza del Papa su questo argomento'. Dunque, mentre la vittoria sul fascismo si avvicina e diventa piu' concreta, si va costituendo un fronte reazionario in tutto il mondo contro l'Unione Sovietica, che in quel momento, con grande numero di vittime, contribuiva alla liberazione del mondo dal mostro nazifascista. (...) Accusato Stepinac, chi e' che perseguita la Chiesa, chi e' che disonora la Chiesa?"

L'accusato: "Non ho niente da dire."

L'accusa: "Non ha niente da dire?! Lo hanno detto il principe Lobkowicz, Rusinovic, Salic, Lisak e Martincic. Lo dicono centinaia e centinaia di documenti originali. Crolla cosi' la sua menzogna, la menzogna della sua 'lettera pastorale', la menzogna delle sue prediche. Svela la cospirazione col nemico esterno al nostro paese..."

L'accusato: "Su tutto rimaniamo tranquilli."

L'accusa: "E' servito tanto e tanto tempo al popolo croato, dopo la liberazione, per raccogliere questi documenti, mettere le cose in piena luce. Chiarisca e dia prove concrete almeno al clero minore, perche' si stacchi da lei e vada con il popolo..."

L'accusato: (tace)

L'accusa: "Accusato Stepinac! E' stato Lei a chiedere a Heger che tre sacerdoti del monastero di Tchestohova [in Polonia, n.d.crj] venissero trasferiti nell'NDH?"

L'accusato: "Non so niente di questo e non voglio nemmeno rispondere."

L'accusa: "Io, compagno presidente, leggero' dalla relazione."

L'accusato: "Sono i paolini?"

L'accusa: "Non lo so, qui dice soltanto che sono di Tchestohova. Voleva chiedere questo?"

L'accusato: "Si', questo ho chiesto."

L'accusa: "Ecco cosa dice di tutto questo Hans Helm, capo dello spionaggio [tedesco] in Croazia, il 3.9.1945: 'In che modo Heger sia riuscito a dimostrare la necessita' delle sue relazioni con la GESTAPO e quale beneficio abbia ottenuto io lo vorrei dimostrare con questo esempio. Stepinac ha espresso il desiderio di fronte ad Heger per il trasferimento di tre sacerdoti cattolici di Tchestohova in Croazia, per assicurarsi una ulteriore cooperazione con Heger e per rafforzare la fiducia di Stepinac. Questo desiderio e' stato esaudito. Dalla dichiarazione di Schumacher, il quale purtroppo e' stato attirato in queste cose dallo stesso Heger - sicuramente per farlo tacere - ho capito che, insieme ai collaboratori dell'azione 'Nadasve' ['Innanzitutto'], si svolgevano delle tresche: Heger aveva una relazione anche con una ebrea, della quale si voleva sbarazzare. E' riuscito molto abilmente nell'intento, come ho saputo dopo, perche' ha dichiarato a Berlino che questa ebrea ostacola il suo lavoro e che sicuramente dira' tutto all'arcivescovo. In base agli ordini di Berlino, ho dovuto mandare questa ebrea in Germania. Per attirare ancora di piu' la benevolenza di Stepinac, Heger nel 1944 a Vienna ha preso i voti da sacerdote...'. Dunque una spia GESTAPO diventa sacerdote!"
(...)

Stara Gradisca

I figli degli oppositori, serbi e partigiani, raccolti nel campo di Stara Gradisca per essere poi deportati altrove. Si notino le divise ustascia fatte indossare ai bambini. (Dal catalogo della mostra: "JASENOVAC - Il sistema dei campi di sterminio degli ustascia", Belgrado 1997)

ANCHE LA CARITA' DIVENTA MERCE

Se qualcosa uno si aspetta dai 'servitori di Dio', questo e' l'aiuto alla gente nella sventura. Percio' e' stata fondata l'organizzazione 'Caritas'. Essa e' presto diventata un paravento dietro al quale si svolgevano le sporche azioni di molti, anche dello stesso Stepinac.

(...)
Dalla documentazione del direttore della Caritas, Dumic: "Nel 1944, il dottor Stepinac aveva paura che l'esercito gli occupasse il castello a Brezovica. Percio' mi ha dato l'incarico di trovare al piu' presto possibile dei bambini e dei mobili, perche' apparisse che a Brezovica alloggiavano dei bambini profughi. Io avevo alcuni bambini dalla Kozara e sono venute subito delle suore a prenderli per portarli nel castello dell'arcivescovo. (...) [Nota: questi bambini erano i figli di partigiani uccisi, raccolti dagli ustascia per portarli insieme alle madri a Stara Gradiska, un lager in Croazia. Alcuni di loro erano accuditi da Dumic, il direttore della Caritas, e da altre persone tramite la Croce Rossa. Mentre alloggiavano al castello, Dumic chiese a Stepinac del latte per i bambini. L'arcivescovo disse che non ne possedeva, benche' nel podere pascolassero delle mucche da latte. Gia' all'epoca, un canonico, il dottor Ferdo Rozic, aveva detto, riferendosi ai bambini, che bisognava 'togliere dai suoi piedi quei rifiuti'] (...)
"Nel maggio del 1944, il dottor Stepinac, che qualche volta in precedenza era intervenuto politicamente presso gli ustascia, mi ha detto che non sarebbe piu' intervenuto. Dopo di che, e' iniziata una nuova vita al castello. Si organizzavano feste solenni, alle quali partecipavano generali ustascia e ministri. So che anche Max Luburic veniva da Stepinac".
(...)

LA LETTERA PASTORALE

Nel periodo in cui si faceva di tutto da parte dei centri piu' reazionari dell'Occidente, con tanti memorandum sul governo ustascia e pareri dei leader partitici, mentre il tempo e gli eventi precipitavano, Stepinac si inserisce con la sua lettera pastorale nel tentativo di salvare il cosiddetto 'Stato Indipendente Croato', con vecchi motivi e slogan, anche a prezzo di nuovo sangue, se occorre.

L'accusa: "Adesso voglio esibire all'accusato Stepinac qualcosa del suo messaggio al Papa, una parte dove Egli dice cosi': 'E' inconcepibile per il sentimento cristiano di giustizia, che e' molto forte nella nostra fede, decretare la pena di morte a coloro che hanno diverse opinioni politiche'. Che ne pensate, accusato, di questo?"

L'accusato: "Non ho niente da dire."

L'accusa: "Io vi chiedo allora: perche' pronunciavate questa falsita' consapevolmente, con il presupposto di un effetto e con determinate intenzioni per il nostro paese?"

L'accusato: (tace)

L'accusa: "Lei dunque confessa questo? Perche' questi sono documenti inoppugnabili (applauso in sala - il presidente richiama all'ordine). (...) Poi il vescovo descrive i partigiani e la loro lotta: tra i comunisti, partigiani in Croazia, predomina l'elemento serbo-ortodosso e nel bosco tutti i caporali e i comandanti sono veri comunisti, serbi o ebrei. Cosi' dunque parla degli spalatini, quei dalmati che insieme ai confratelli serbi e alle altre nostre connazionalita' combattevano non soltanto in Dalmazia ma anche nel Montenegro, in Bosnia ed Erzegovina e su tutto il territorio occupato, contro gli occupatori ed i collaborazionisti. Dunque, mentre i nostri popoli versavano sangue nella lotta contro il nemico, quest'uomo presiedeva conferenze vescovili e scriveva 'lettere pastorali'; e persino nel centro di Spalato dichiarava che i sacerdoti erano perseguitati [dai partigiani]."

(...)
Sulle relazioni di vari sacerdoti con i "krizari" ("crociati"):

L'accusa: (...) "Presso ogni gruppetto di 'crociati' si poteva trovare la 'lettera pastorale'. Loro vedevano in lei la persona piu' autorevole e nella conferenza episcopale un grande avvenimento. In lei confluivano tutte le speranze ed in lei vedevano il loro condottiero. Ci spieghi questo, accusato Stepinac!"

L'accusato: "E' una loro faccenda, noi rimaniamo alla nostra 'lettera pastorale'."

L'accusa: "Voi rimanete...?"

L'accusato: "Si."

L'accusa: "Il famigerato dottor Kamber, prete e parroco a Doboj, era supplente di Stepinac in qualita' di cappellano. Questo prete delatore, ustascia, spia e delinquente, inviava nel 1941 una lettera a Pavelic, in cui denunciava i serbi, causando grandi massacri in quella cittadina. Questo prete inoltre scriveva che bisognava essere vittoriosi, e cioe' convertire tutti i serbi in Bosnia. Nella lettera viene rigorosamente descritto, non in senso religioso ma da vero aguzzino, il motivo per cui gli ustascia non sono riusciti a sottomettere tutti i serbi in Bosnia: perche' 'non hanno un servizio informativo capace ed organizzato... Delle rivolte nei paesi si sa soltanto qualche ora prima tramite il parroco, a cui cio' viene riferito da qualche credente', dice Kamber. Inoltre nella lettera indirizzata a Pavelic viene cinicamente affermato che l'esercito ustascia e' poco efficace, percio' bisogna chiedere l'aiuto dei tedeschi."

L'AUTODIFESA DI STEPINAC

Alla fine dell'interrogatorio dell'accusato Stepinac, dopo che gli avvocati della difesa hanno posto alcune domande, il presidente ha avvertito Stepinac che ha legittimo diritto alla parola conclusiva. Se durante tutto l'interrogatorio l'arcivescovo Stepinac "aveva la coscienza a posto", se per tutto il tempo non cercava di difendersi, ha pero' poi usufruito pienamente di tale facolta' al momento della conclusione. Anche se la sua difesa e' iniziata con: "A tutte le accuse che mi sono qui rivolte, rispondo che la mia coscienza e' tranquilla, e che per le mie convinzioni sono pronto anche a morire", ha cercato ugualmente di minimizzare al massimo la sua responsabilita', o di addossarla ad altri. (...) Stepinac, nella sua difesa, non puo' contraddire nessuna delle azioni di cui viene accusato, ma nello stesso tempo ritiene che la sua attivita' in nessun momento sia stata in contrasto sia con gli obblighi che con i sentimenti umani, nazionali e religiosi. (...) Stepinac ha completamente sorvolato sulla questione dei "krizari", anche se nel dibattito si e' constatato che "proprio i 'crociati' rappresentavano il quartier generale degli aguzzini ustascia" ed i "servi mercenari dell'occupazione italo-tedesca". Stepinac non ha nemmeno citato la sua relazione con Niedzielski, il peggiore ustascia e traditore, presidente dei "crociati". (...) La Conferenza Episcopale della primavera 1945 [nota bene: la guerra dell'Asse era ormai persa!] non e' stata nemmeno nominata da Stepinac; non si e' soffermato sul fatto che questa conferenza fu convocata e voluta dagli ustascia, e che da loro ha ricevuto - per meriti - la somma di 100 milioni di kune [E' lecito porsi la domanda, in base alle notizie dei quotidiani italiani di questi mesi, se questo denaro non sia una parte del bottino tolto dagli ustascia agli ebrei croati; n.d.crj] (...)

"SERVI INUTILES SUMUS - siamo servi inutili".

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Dunque, anche secondo il cardinale Seper, nominato cardinale dopo la morte di Stepinac, tutto quello che e' stato, e' stato per la volonta' di Dio e non degli uomini. (...)

Quando si parla delle responsabilita' di A. Stepinac, allora sovente, da quelli che lo difendono, quelli che sono vicini al clericalismo, si dice: la storia dovra' riscrivere il ruolo di Stepinac e liberarlo dalle accuse. Sono passati quattro decenni da quando Stepinac e' stato condannato e veramente si e' venuti a conoscenza di molte nuove testimonianze, ma purtroppo e' avvenuto il contrario di cio' che molti speravano e si attendevano. Anche queste testimonianze aggravano la posizione di Stepinac, confermano le opinioni precedenti, che si e' trattato di un uomo che ha tradito il suo popolo. Una delle testimonianze e' la lettera dell'allora ministro nel governo del regno Jugoslavo, Prvoslav Grizogono, indirizzata all'arcivescovo Stepinac, gia' nel febbraio 1942, che termina con queste parole: "Le ho scritto questa lettera per salvare la mia anima, e a Lei lascio di cercare e trovare la strada della salvezza della sua. Uno di quelli che e' e si sente innanzitutto uomo e cristiano, e poi un buon croato."

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All'inizio di questo capitolo sono citate le parole del cardinale Kuharic [tra gli artefici ed i personaggi-chiave della indipendenza croata del 1991-'92; n.d.crj], indirizzate alla figura di Stepinac. Le parole sono piene di calore, ammirazione, invocazione di intelligenza e fede in Dio. Ma queste dovrebbero essere piuttosto indirizzate al fratello di Stepinac, Misko, ucciso dagli ustascia dopo atroci torture nell'autunno del 1943 perche' partecipava attivamente alla guerra di Liberazione [dunque sul fronte opposto a quello di Alojzije]. Queste parole, invece, non le abbiamo sentite per Misko Stepinac. Per sentirle, bisognerebbe oltrepassare i secoli, bisogna avviarsi dal passato nel futuro. Questo passo, in un momento troppo breve per il passato, presente e futuro, poteva farlo Stepinac, nel momento in cui era veramente commosso per la morte del fratello, esprimere la sua contrarieta' per tutto quello che si e' fatto in nome dell'ustascismo e del fascismo. Ma questo momento e' sfuggito velocemente come era anche arrivato. Alojzije Stepinac ha potuto dimenticare anche il sacrificio di suo fratello. Perche' la coscienza da politicante - e non quella religiosa - di Stepinac, nel rafforzare il fascismo e il clericalismo, per conservare questa mostruosa entita' - lo Stato Indipendente Croato - era piu' forte di quella umana in lui. Egli non rinuncio' a tale politica nemmeno mentre il Vaticano, consapevole di questo macello, voltava le spalle al fascismo. E' davvero difficile distinguere la religione ed il credo dal clericalismo militante? E' davvero cosė difficile distinguere un santo da un criminale? E' possibile costruire sul culto di Stepinac una visione piu' umana di quella che questo stesso mondo ha conosciuto? E' infine possibile che ci siano uomini che credono nell'Inquisizione, che credono che il mondo possa migliorare e progredire con l'intolleranza religiosa o politica, seminando morte e distruzione? Alla fede nell'intelligenza e nella ragione, nella giustizia, nel coraggio e nell'onesta', alla convinzione che il tempo sia un giudice piu' severo e alla fede nella liberta' dell'uomo - alla quale e' dato sempre cosi' poco spazio - dedichiamo le ultime righe di questo libro...

[ APPENDICE:

L'arcivescovo Stepinac fu condannato a 16 anni di reclusione, commutati poi, su pressione degli Usa, in arresti domiciliari nella sua cittadina natale di Krasic. Alla fine della guerra, il Governo di Liberazione Jugoslavo consiglio' al Vaticano di trasferire l'arcivescovo Stepinac a Roma, per evitargli la condanna. Anziche' essere trasferito, Stepinac fu nominato cardinale. Fino al giorno della sua morte, consapevole della malattia che lo affliggeva, Stepinac ha mantenuto stretti rapporti con l'emigrazione croata nel mondo.

Alojzije Stepinac verra' beatificato dal papa, durante la sua seconda visita in Croazia, il prossimo ottobre 1998 a Marija Bistrica. E' sepolto nella Cattedrale di Zagabria. E' gia' pronta la sua nuova tomba, ricoperta d'argento, che sara' situata accanto all'altare maggiore della stessa Cattedrale.

CRJ, estate 1998]


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