(mail ricevuta dalla Fondazione Pasti il 22 gennaio 1998) -- FIRENZE 31 GENNAIO - RIUNIONE NAZIONALE PER ORGANIZZARE UNA GIORNATA DI MOBILITAZIONE CONTRO LE BASI MILITARI La riunione si tiene sulla base dell'appello lanciato dal convegno nazionale "Gettiamo le Basi" tenutosi dal 6 all'8 dicembre scorso a Pordenone-Aviano (segue il testo) ed e' convocata per sabato 31 gennaio 1998 con inizio alle ore 14.00 presso il Centro Popolare Autogestito Firenze Sud, viale Giannotti 79, Firenze (tel./fax 055/6580151). Per inquadrare la problematica delle basi militari nel piu' ampio contesto internazionale riportiamo anche il testo della Dichiarazione Finale del Convegno Internazionale che si è svolto su questo tema a Cuba nel novembre 1996. I materiali di documentazione usciti da questo convegno, con contributi di informazione e analisi da molti paesi, possono essere richiesti alla Fondazione Pasti e saranno inviati su dischetto DOS. I dischetti saranno disponibili anche a Firenze alla riunione. PORDENONE 6-8 dicembre 1997: CONVEGNO "GETTIAMO LE BASI": APPELLO PER UNA GIORNATA DI MOBILITAZIONE CONTRO LE BASI MILITARI Aviano, Napoli, Sigonella, Taranto, Ghedi, La Maddalena, San Damiano: nomi di paesi e citta' italiane, famosi a tutti per la presenza sui loro territori di basi militari, italiane o straniere. Tali Basi rappresentano una seria e diretta minaccia per la popolazione delle aree circostanti, ma anche per le possibili vittime del loro utilizzo: - non solo le basi, per loro natura, sono un obiettivo privilegiato di eventuali attacchi o rappresaglie, la cui ricaduta sulle popolazioni locali potrebbe essere catastrofica; il rischio di incidenti e' all'ordine del giorno e lo stesso funzionamento quotidiano delle Basi inquina in maniera intollerabile il territorio, determina un'economia fasulla e compromette la qualita' della vita delle comunita' circostanti; - le Basi rappresentano anche uno strumento fondamentale nelle strategie militari dei paesi dominanti, tesi a mantenere e rafforzare la propria supremazia mondiale e a tutelare i propri "interessi nazionali", contro i paesi della periferia vittime dello sfruttamento economico da perpetuare anche attraverso interventi militari diretti; i bombardamenti aerei sono un elemento determinante in questi interventi; - la presenza di armamenti nucleari in alcune basi militari in Italia e' ormai un fatto provato. I partecipanti al convegno "Gettiamo le basi" (Pordenone, 6/7/8 dicembre 1997) lanciano la proposta di una "Giornata di lotta contro le basi militari", che dovrebbe essere caratterizzata da iniziative in prossimità delle decine di basi militari in Italia. Per organizzare tale giornata, si terra' a Firenze, sabato 31 gennaio 1998, una riunione di lavoro alla quale sono invitate tutte le forze interessate e in particolare i comitati di lotta locali contro le basi (la sede della riunione verra' comunicata in seguito, a quanti intendano parteciparvi). Come possibile data della Giornata si propone il 27 giugno 1998, 18° anniversario della strage di Ustica: il coinvolgimento delle basi militari nelle operazioni che hanno portato all'abbattimento del DC 9 dell'Itavia, unite agli ormai certi depistaggi dell'Aeronautica Italiana e della Nato, sono una delle più chiare esemplificazioni dei pericoli connessi alla presenza militare. Citta' de L'Avana 28 - 30 novembre 1996 CONFERENZA INTERNAZIONALE SULLE BASI MILITARI TESTO DELLA DICHIARAZIONE FINALE La Conferenza Internazionale sulle Basi Militari Straniere riunita a Citta' de L'Avana nella sede del Movimento Cubano per la Pace e la Sovranita' dei Popoli nei giorni 28 - 30 novembre 1996 con la partecipazione di delegati di 33 paesi, adotta la seguente risoluzione. Nell'attuale fase storica in cui la globalizzazione, la multinazionalizzazione, il neocolonialismo e l'egemonismo politico e militare dominano il mondo, le basi militari straniere continuano ad essere una piaga per l'umanita'. Rilevare che nel mondo attuale ci sono circa 2.000 basi miliatri straniere e' gia' di per se' una cosa significativa e assai grave, ma ancor piu' grave diventa se si considera che cosa queste basi rappresentano e le dimensioni che hanno raggiunto. Perche' si tratta di basi a partire dalle quali vengono organizzate operazioni e manovre dirette a volte contro gli stessi paesi che le ospitano; centri che dispongono di forze di rapido impiego per il coordinamento, il controllo, l'addestramento di unita' militari; impianti destinati allo spionaggio e all'ascolto delle trasmissioni radio; complessi di servizi tecnici per l'intercettazione delle radiocomunicazioni segrete di altri paesi, ecc. In un centro di questo tipo, creato dagli Stati Uniti a Fort Gulick, nella Zona del Canale di Panama, qualcosa come 300.000 militari sudamericani hanno ricevuto lezioni teorico-pratiche su metodi di tortura, disinformazione, esecuzioni extragiudiziali, intimidazioni e assasinii. Le basi hanno anche un ruolo importante per le attivita' collegate dei servizi segreti, per i traffici di armamenti e per le operazioni di controllo e acquisizione di informazioni, i sistemi di supervisione e rilevamento, le tecnologie convenzionali e nucleari, i centri di spionaggio. Le basi vanno inquadrate nella loro dimensione storica: esse sono il prodotto del colonialismo passato e attuale e del neocolonialismo; basta ricordare le leggi obiettive dello sviluppo economico per ritrovare la loro presenza e gli interessi da cui sono state generate. Le basi dipendono sempre da centri di manipolazione superiori. Cosi' gli Stati Uniti dispongono di quella che viene chiamata la Base Militare Principale, che e' sede di forze ragguardevoli raggruppate in sei comandi unificati: Comando Europeo (Germania), Comando Atlantico (Norfolk, Virginia), Comando Pacifico (Honolulu, Hawai), Comando Centrale (Stati Uniti), Comando Readiness (Stati Uniti), Comando Sud (Panama). Le basi militari si sono moltiplicate dappertutto a presidio di un determinato sistema politico mondiale. L'area Asia-Pacifico offre una sintesi dell'ottica nordamericana per il secolo XXI, in cui quest'area e' definita "di importanza essenziale". Con la guerra fredda gli Stati Uniti avevano 350.000 soldati in Europa e 140.000 in Asia. Adesso ne hanno 100.000 in Europa e altrettanti in Asia, per la maggiore rilevanza dei loro interessi in quella che con il Pacifico considerano l'area piu' dinamica del mondo. Questa e' la ragione di una presenza massiccia che si traduce nelle basi USA in Giappone, Corea del Sud, Guam, l'Atollo Johnson, le Isole Midway, le Marshall, l'Isola di Wake, la Samoa Americana, le Filippine, la Tailandia, l'isola di Diego Garcia. Con l'accordo del 1996, le forze nordamericane possono utilizzare come basi aeree di manovra per le loro necessita' tutte le istallazioni e le aree del Giappone. Il Giappone paga per lo stazionamento delle forze statunitensi sul suo territorio 600.000 milioni di Yen (piu' di 8.000 miliardi di lire, NdT) e in base alla Dichiarazione Congiunta sulla Sicurezza si sta realizzando un rafforzamento su vasta scala delle basi in Giappone. Gli Stati Uniti detengono numerose basi militari nell'isola di Okinawa, che in pratica occupano in tutta la sua estensione, dove i militari hanno commesso impunemente brutali violenze contro ragazze dell'isola: a Tsuschima come nella zona di Misawa, Iokote, Itaozuka e altre. Gli Stati Uniti hanno trasformato l'intera Corea del Sud in una grande base militare aggressiva e dipendente: ci sono 14 basi militari delle truppe di terra e 10 navali e basi nucleari con piu' di 1000 armi di sterminio di massa di tutti i tipi che rappresentano il maggior arsenale nucleare dell'Estremo Oriente. E l'alleanza tripartita tra Sudcorea, Giappone e Stati Uniti viene ulteriormente rafforzata. Va rilevato che un grande paese come la Repubblica Popolare Cinese non ha mai costituito basi militari fuori dai propri confini, perche' vede in questa pratica una caratteristica del colonialismo e della guerra fredda, dell'egemonismo e della politica di forza. Le aggressioni militari nordamericane contro la Jamahiriya Araba Libica costituiscono una violazione flagrante del diritto internazionale e la lotta di quel popolo per eliminare i trattati con gli inglesi, i nordamericani e i francesi che avevano stabilito basi militari in Libia tra il 1951 e il 1969 e che furono annullati dalla rivoluzione del 1º settembre 1969, appartiene alla storia. In tutta l'Europa occidentale esiste una rete di basi militari USA sotto la copertura NATO. La base dI Lajas, nelle Azzorre, ha avuto una funzione importante nella guerra arabo-israeliana del 1948 e altre basi sono servite di trampolino per aggressioni contro altri paesi. In America Latina esistono piu' di 50 basi militari, alcune delle quali ospitano anche armi nucleari degli Stati Uniti. Queste basi sono espressione della Dottrina Monroe del 1823 e dei suoi figli putativi, come il "destino manifesto", il "destino geografico" e il "panamericanismo made in USA". A Portorico si trovano basi di tutti i tipi, che occupano piu' del 13% del territorio, a cui vanno aggiunte le basi delle vicine isole di Vieques e Culebra, trasformate in poligoni al servizio esclusivo degli Stati Uniti. Tra le tante risoluzioni dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite si trova quella del Comitato per la Decolonizzazione che in data 24 agosto 1983 esprimeva la preoccupazione per le dichiarazioni e le decisioni statunitensi in merito all'ampliamento e al rafforzamento delle istallazioni militari a Portorico a cui vanno aggiunte le basi nelle isole Turcas e Caicos e le Isole Vergini Americane. Nell'America centrale si trovano tra le altre la base di Palmerola in Honduras e nel Pacifico meridionale quella dell'isola cilena di Pasqua. Nel caso di Panama, l'interesse degli Stati Uniti risale alla meta' del secolo scorso fino al trattato Hay - Bunau Varilla del 18 novembre 1903 che eliminava la sovranita' panamense nella "Zona del Canale". Ai trattati Torrijos-Carter del 1977, che stabilivano il ritiro totale dei nordamericani entro il 31 dicembre 1999, ha fatto seguito la legge USA 96-70 contenente emendamenti, riserve, condizioni, interpretazioni approvate arbitrariamente da quel paese nel 1977. La tendenza piu' recente e' quella di mascherare la permanenza statunitense a Panama con vari pretesti, ma al fondo rimane l'idea nordamericana che non solo la Zona del Canale ma tutto Panama appartiene agli Stati Uniti. Fu proprio il senatore Helms, quello stesso che e' coautore della legge Helms-Burton, che nel 1978 si fece promotore di un accordo sulle basi a Panama che implicava la non approvazione dei trattati Torrijos-Carter. Nel 1977 gli Stati Uniti imposero del resto a Panama un trattato di neutralita' perpetua che Washington interpreta come giustificazione per futuri interventi in quel paese latinoamericano in aperta violazione del diritto internazionale e della Carta dell'ONU. Gli Stati Uniti hanno proposto un accordo sulla base aerea di Howard che continuera' a essere una base militare, ma sara' chiamata eufemisticamente "Centro Antidroga", secondo quello che e' un grossolano pretesto per consentire interventi militari in tutti i paesi latinoamericani mascherandoli con la lotta ai trafficanti di droga. Nel caso delle isole Malvine, che appartengono all'Argentina, deve essere condannata la situazione coloniale e la presenza di istallazioni militari inglesi. Per quanto riguarda la base navale di Guantanamo a Cuba, si tratta di una enclave militare e di una fonte permanente di tensione, di provocazioni e violazioni, priva di qualsiasi base legale o giustificazione morale. Nella concessione della base di Guantanamo concorrono elementi come la assenza di capacita' giuridica della parte cubana del 1901 rispetto alle concessioni pretese dagli Stati Uniti, la coazione, il blocco e la corruzione che condussero a quegli accordi sulla base di un consenso inesistente, trattandosi, per la durata nel tempo e l'uso indebito, di un falso contratto di affitto. L'Iraq, la regione balcanica, l'Afganistan, i popoli del Medio Oriente, il Rwanda, la Palestina e altre nazioni sono vittime di conflitti cruenti attizzati da enclavi militari straniere istallate in paesi terzi. I pretesti per la creazione di basi militari sono molti: dalla "lotta al comunismo", al "mantenimento della liberta'" alla "difesa della democrazia e della sovranita'", in realta' sempre limitata. Spesso viene invocata la "sicurezza", sia la "sicurezza nazionale" sia la "sicurezza dell'emisfero" o la "sicurezza collettiva". E' proprio in nome della sicurezza degli Stati Uniti che a Cuba viene imposta la legge Helms-Burton. Si invocano anche meccanismi di difesa di "interessi nazionali" o "interessi vitali". Gli Stati Uniti per esempio dichiarano che il Medio Oriente e' loro zona di interesse vitale. Le catene delle basi nordamericane in tutto il mondo costituiscono l'infrastruttura di una strategia aggressiva totale in difesa di tali interessi vitali, compresa la questione dei cosiddetti "conflitti di bassa intensita'". In Europa ci sono le basi di Adana e di Diyarbakir in Turchia che ufficialmente dovrebbero servire a proteggere i kurdi dalle aggressioni dell'Iraq ma in realta' servono all'intervento nel Medio Oriente col pretesto della difesa delle minoranze e delle violazioni dei diritti umani. Con la scusa del segreto militare si sono inoltre create basi all'insaputa dei popoli. All'Italia, alla Spagna e ad altri paesi dell'area, per la loro eccezionale posizione strategica, crocevia di tre continenti e di un intenso traffico petrolifero internazionale, e' stata assegnata una funzione importante nell'Europa occidentale, in contraddizione con l'identita' nazionale e la difesa dell'indipendenza dei rispettivi paesi. A volte le potenze imperialiste che stabiliscono le proprie basi militari cercano di apparire come protettori o benefattori; nel caso dell'Irlanda del Nord la funzione che la Gran Bretagna si arroga con le basi nella parte dell'isola che mantiene la divisione dell'Iralnda e' quella del "negoziatore onesto" tra "fazioni belligeranti". Nel caso di Okinawa, gli occupanti parlano di basi che servono alla "dissuasione dei conflitti nella regione". L'Assemblea Generale dell'ONU il 15 novembre 1971 adotto' la risoluzione 2832, intitolata "Proclamazione dell'Oceano Indiano come Zona di Pace" e nel 1972 fu costituito un Comitato ad hoc. Gli Stati Uniti si sono sempre opposti all'idea, sostenendo che ci sarebbe un "clima poco propizio", che non consentirebbe di fare dell'Oceano Indiano una zona di pace. Dopo la fine della guerra fredda si e' parlato di riduzione delle basi militari USA all'estero, come nelle Filippine, in Turchia, in Spagna e in altri paesi. Queste pretese riduzioni sono pero' in realta' un modo di ingannare l'opinione pubblica mondiale, perche' quello che gli Stati Uniti stanno realizzando e' una utilizzazione piu' intensa delle basi nei paesi che affermano di proteggere, concentrando le loro truppe in queste strutture, con considerevole risparmio economico. I danni e le conseguenze negative della presenza di basi militari straniere sono molti: esse minano la sovranita' dei popoli dei paesi ospitanti e dei loro vicini. Ogni limitazione di sovranita' e' un attentato contro i diritti inalienabili dei popoli, perche' porta inesorabilmente alla "sovranita' limitata", dato che non ci puo' essere reciprocita' tra lo stato che punta a istallare le proprie basi e quello che concede il proprio territorio. La presenza militare in paesi terzi e' una base di aggressione contro altri popoli e di intervento sia nei paesi ospitanti che negli altri. La cosa viene ulteriormente aggravata dalla extraterritorialita' che l'istallazione delle basi porta con se', con la limitazione della giurisdizione interna e dell'ambito di validita' delle leggi nazionali ai propri popoli e l'attribuzione di esenzioni e privilegi agli occupanti. Le basi sono centri di irradiazione di corruzione e colonizzazione politica e culturale; determinano il controllo o il cambiamento dei sistemi politici, tensioni tra gli stati e perdita dell'identita' nazionale; sono parte del processo di espansionismo imperiale e della filosofia del saccheggio; rafforzano la politica di egemonia globale, puntano al controllo sul piano politico, economico, storico, giuridico e culturale. Assai grave e' la situazione creata dalle basi militari in rapporto ai crimini ecologici che esse comportano. Le basi costituiscono una violazione degli impegni presi dal Vertice della Terra del 1992 a Rio de Janeiro per la preservazione della biodiversita' del pianeta e comportano gli esercizi con armi convenzionali, batteriologiche e nucleari che danneggiano l'ambiente. Le basi hanno un costo ambientale enorme per i rischi derivanti alla salute umana a causa della presenza in esse di residui tossici e sostanze nocive che hanno causato molti e gravi danni alle risorse di flora e fauna. Esse comportano insomma un impatto ambientale che costituisce un rischio grave per l'umanita'. I potenti non lesinano gli argomenti capziosi sulla convenienza e i benefici economici e le possibilita' occupazionali garantite dalle basi, ma, una volta disattivate, quelle stesse strutture potrebbero essere utilizzate con funzioni economiche, industriali, turistiche e le aree espropriate per le istallazioni potrebbero trarne benfici apprezzabili. La Conferenza Internazionale sulle Basi Militari Straniere adotta una serie di conclusioni di rilevante importanza. La fine della guerra fredda ha portato con se' l'aumento delle basi, ma i mezzi di diffusione imperialisti non ne parlano quando le loro dimensioni politiche e sociali superano il valore strettamente militare. La strategia militare viene dopo la strategia politica. La Conferenza pone l'accento sul gigantesco complesso di basi oggi esistente nel mondo e sulla necessita' urgente di prendere coscienza del significato di questo fatto, del fenomeno che rappresenta, della violazione della sovranita' e dell'indipendenza dei popoli e delle violazioni del diritto internazionale che comporta. Al prezioso patrimonio di informazione, di esperienza, di riflessione che la Conferenza ha accumulato deve corrispondere la lotta per l'eliminazione delle basi in tutti i loro aspetti e per l'affermazione della volonta' di vera liberta' dei popoli, coscienti dei condizionamenti che le basi esercitano su tutti gli aspetti essenziali della loro vita. Indubbiamente questa Conferenza rappresenta un passo positivo per la conoscenza dell'esistenza delle basi e del loro significato, dei meccanismi che esse attivano a ogni livello e del ruolo che svolgono nel mondo attuale. Organizzare dibattiti, conferenze, manifestazioni per far conoscere i lavori e le decisioni di questa conferenza e promuovere la mobilitazione popolare su questo terreno e per il disarmo e la pace, serrare i ranghi e formare un solido fronte di tutte le persone e le organizzazioni progressiste e oneste e' una pietra angolare nella lotta dei popoli contro l'imperialismo e la globalizzazione economica. I partecipanti alla Conferenza, considerando il ruolo assai grave che le basi militari svolgono nelle varie parti del mondo, ritengono necessario favorire un'azione continuativa contro questa presenza militare in tutto il mondo, promuovendo iniziative di lotta, di informazione e di denuncia da tenersi con forza in ogni continente e in ogni paese. I partecipanti alla Conferenza si impegnano a promuovere periodicamente altri incontri sullo stesso tema cosi' essenziale per la pace nel mondo e ritengono importante che si dia vita a un Centro di Informazione e di Ricerca sul tema delle basi militari, per la pace, per la sovranita' dei popoli e contro l'imperialismo. La Conferenza intende proporre la istituzione di una Giornata Internazionale contro le Basi Militari Straniere da celebrarsi tutti gli anni. L'eliminazione delle basi militari straniere in tutti i paesi e' una rivendicazione dell'umanita' intera , che viene fatta propria da molti organismi regionali e internazionali, compreso il Movimento dei Paesi Non Allineati e altri paesi neutrali della nostra epoca. Come ha detto un poeta: "Niente e' piu' difficile che liberare gli schiavi che si credono liberi". Questa Conferenza dell'Avana deve essere il punto di partenza perche' si realizzino periodicamente incontri di questa natura, che consentano di liberare l'umanita' dal flagello della corsa agli armamenti, delle basi militari straniere, della poverta' e della diseguaglianza, alla ricerca della pace giusta e onorevole che i popoli rivendicano. L'Avana, 30 novembre 1996 ARRIVEDERCI A FIRENZE PER TUTTI I GRUPPI INTERESSATI Cogliamo l'occasione per ricordare che il sito Web della Fondazione Pasti (attualmente in ristrutturazione perchè non era più stato aggiornato da aprile scorso) ha cambiato indirizzo. Il nuovo indirizzo è: http://www.mclink.it/assoc/fondpasti