Repressione della renitenza


Qualcuno ha cercato di giustificare l'eccidio con il fatto che per i renitenti vigeva la pena di morte, dimenticando che tale regola era ampiamente disattesa in tutto il paese e che solo i reparti che erano l'espressione del fanatismo pių radicale applicavano tale decreto. Solo ad esempio in un carteggio riservato il Prefetto di Cuneo Quarantotto scrive in una nota riservata al Ministero dell'Interno "non č possibile nč opportuno perō in questo periodo fermare o comunque punire tutti quelli che trasgrediscono, in un modo o nell'altro le vigenti disposizioni perchč dovremmo arrestare quasi tutta la provincia". Questa č una nota riservata indirizzata al Ministero, ne esistono altre in direzione opposta che invitano a procastinare l'esecuzione di tali condanne, arrivando ad annullarle se il reo avesse semplicemente accettato, seppure in ritardo, la chiamata alle armi. Naturalmente questo pragmatismo non vale per i fanatici come il tenente della Decima Mas Bertozzi, e per il suo comandante Junio Valerio Borghese. Questi erano pių interessati a mostrare ai nazisti la loro preparazione militare, che a prendere atto di una situazione di totale disaffezione verso una guerra che ormai perseguiva i soli interessi di un'alleato che non nascondeva pių il proprio intento predatorio e criminale.

Alessandro Antola



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