LA SECONDA 

GUERRA MONDIALE  

 

OSPEDALI VIAGGIANTI 

http://www.regioesercito.it/reparti/servizi/servsan.htm 

TRENI 

NAVI 

Con lo sviluppo della rete ferroviaria nazionale e internazionale, quasi completa a fine 800, si pose la necessità di avere treni specializzati per il trasporto e la cura di ammalati e feriti in caso di guerre. Non sappiamo quanti di questi treni vennero attrezzati, anche perché, come si fece in seguito, si prendevano alla bisogna normali convogli e carrozze FI (da carico tradizionale) e le si riarredavano smontando gli interni chiusi o aperti che fossero. La classica carrozza detta mille porte (III classe) non aveva scompartimenti, quindi bastava sbullonare sedili e portavaligie e lo spazio era pronto per ricevere tutta una serie di attrezzature tenute a deposito che diremo più avanti o tavoli mensa. Se di vero treno ospedale/soccorso si può parlare, il primo impiego noto è quello del dopo terremoto di Messina del 1908. Dal sito Cri a cura del Cap.com.CRI Andrea PETTINI e S.ten.com. Cherubino CAPONERA

La prima nave ospedale Italiana di cui si ha notizia è la Washington presente già dal 1866 alla battaglia di Lissa. L’esigenza d'avere piroscafi specifici era sorta durante la guerra di Crimea quando, oltre alle ferite, ci s'era messa anche l’epidemia di colera ad aumentare gli infermi. Una nave, il Governalo, aveva provveduto allo sgombero, da Balaklava agli ospedali del Bosforo, di migliaia di soldati in condizioni di tale precarietà da considerare meglio il campo di battaglia. Già la marina aveva a bordo, prima sulle navi in legno poi in ferro, un servizio chirurgico (nelle battaglie navali le perdite subite si aggiravano tra il 10 e il 35%, e di questi un terzo moriva e il resto aveva ferite devastanti), ma questo non poteva provvedere allo sgombero e cura dei feriti dal campo di battaglia  anche se in zone costiere. L’esigenza d'avere quindi naviglio adatto fece propendere per la trasformazione della Washington, un piroscafo di 1.400 tonn, in infermeria con possibilità di 100 posti letto per ricovero. Il 17 maggio 1866 al comando del luogotenente di vascello Zicavo, direttore sanitario Giovannitti, il Washington fu destinato alla squadra dell'ammiraglio Persano. La sua presenza fu provvidenziale a Lissa. Con questi scontri navali s'era anche preso coscienza che ora in mare il servizio sanitario divergeva per il tipo di ferita da quello terrestre, che era ancora a maggioranza di fucileria. Col terremoto di Messina vediamo quindi il coinvolgimento di navi ospedale in una situazione però ben diversa da quella di un conflitto. Lo Tsunami che si produsse, per la vicinanza dell'epicentro alle coste, sviluppò onde alte anche 10 metri. Navi ospedale erano già presenti in Eritrea a fine 800 (l'Ospedale Galleggiante Saati) e in Libia nel 1911 per l'impegnativa evacuazione dei feriti del conflitto Italo-Turco ( Navi Ospedale Re e Regina di Italia). Durante la prima Guerra Mondiale furono utilizzate ben 8 Navi Ospedale e altrettante nel conflitto Italo-Etiopico del 1936. La nave ospedale, anche se non fu di supporto a grandi scontri in mare, risultò necessaria per il conflitto terrestre, creando una dicotomia gestionale che condizionerà il suo sviluppo futuro. 

carrozza degenza

Nelle operazioni di soccorso ai terremotati furono impiegati 252 ufficiali, 781 militari e numerosissime infermiere volontarie. Il personale prestò servizio in 10 ospedali militari, 10 ambulanze da montagna, 30 infermerie attendate, 2 treni e una nave ospedale. Un gran numero di uomini e mezzi furono fatti affluire a Reggio Calabria con le navi Tebe e Umberto I e da Palermo con le navi Regina Margherita e Stura e via ferrovia, a Messina, sempre da Palermo. I treni ospedale inviati erano semplici treni attrezzati per la cura di ferite leggere entro brevi distanze. Fu proprio in conseguenza delle esperienze fatte in tale circostanza che la Sanità Militare provvide ad allestire unità più strutturate. Il treno n. XIII era composto da 16 vetture contenenti ciascuna 16 barelle, una vettura adibita a farmacia e a sala medicazione, un vagone cucina, due vetture miste per il personale e due bagagliai. Il treno ospedale partito da Roma, effettuò 3 viaggi sgombrando dalla zona terremotata di Reggio Calabria e dintorni parecchie centinaia di feriti. In Sicilia operò un secondo treno ospedale partito da Palermo. Fuori dalle zone terremotate vennero attivati posti di soccorso nelle stazioni ferroviarie dalle quali passavano i convogli di feriti e di profughi.

Ponte Interno di nave Ospedale

Durante il grande conflitto operò anche un servizio di chiatte sui canali navigabili della laguna veneta, alle spalle del Carso, per sgomberare feriti e farli giungere a Mestre, stazione ferroviaria, o in porto a Venezia per le navi ospedale (come la Albaro, la Memphi, la Po, la Principessa Giovanna)

     
carrozza mensa: tipica carroza aperta con sedili di legno in uso fino a  pochi anni fa

Gradisca. Le navi ospedale erano ben visibili nella loro pittura biancaFunzionò da nave ospedale anche il piroscafo Taormina che imbarcò 214 feriti, curati e trasportati negli ospedali di Napoli e di Livorno. Sul piroscafo, la direzione del servizio sanitario fu affidata al Col. Prof. Gaetano Mazzoni coadiuvato da 7 ufficiali medici, un commissario, un farmacista, un cappellano, 33 infermiere volontarie e 23 militari di truppa CRI. Navi ospedale furono poi utilizzate anche in Spagna durante la guerra civile. Ma fu nel II conflitto Mondiale il momento in cui la presenza delle Navi ospedale si rivelò essenziale e importante: furono allestite ben 18 Navi ospedale, di cui 12 di medio-grande tonnellaggio e 6 minori, che trasportarono in patria dal fronte libico e da quello albanese oltre 250.000 ammalati e 65.000 tra feriti e naufraghi.

Secondo conflitto

Allo scoppio del 2° conflitto si delineava un panorama ben diverso dai precedenti con uno scenario marittimo mediterraneo più ampio, il coinvolgimento di tante nazioni, e non tutte nostre alleate, con previsione di grandi scontri navali in cui le nuove tecnologie, l’arma aeronautica e sottomarina avrebbero imposto ben diverse condizioni di esercizio. I motori a combustione liquida avevano nel precedente conflitto, causato ustioni in una proporzione di 15 a 1. Dopo gli ustionati venivano quelli colpiti da schegge, poi gli asfissiati. La guerra sottomarina anziché colpire le sovrastrutture della nave colpiva le stive, le riservette e l’esplosione creava carenza di ossigeno in ambiente chiuso. La grande e terribile diversità delle ferite, solo prendendo in considerazione il conflitto navale, fece escludere di poter attrezzare navi ospedale, pronte ad operare in tante branche. Di fatto prevalse una soluzione intermedia con interventi limitati ai casi improrogabili. Si facevano buone medicature e si lasciavano in sito le schegge più grosse, in ambiente asettico. Treno ospedale tedesco grande guerra: si notano molloni alle brandineL’arto si amputava solo se era praticamente staccato. Alle esigenze in mare si aggiungevano quelle terrestri e in particolar modo ai trasporti truppe, che venivano con precisione tempistica colpiti e affondati. Le navi ospedale dovevano seguire le formazioni navali, trasportare feriti ed infermi, andare alla ricerca di naufraghi e collaborare coi presidi sanitari costieri quando questi non erano in grado di smaltire gli interventi. L’Italia iniziò con una vera e propria flotta di 12 navi, da 3.000 a 13.000 tonn s.l., con una suddivisione fra medie e lunghe distanze e relative responsabilità mediche. Chiudevano la serie altre navi infermeria, che smaltivano dai porti della Libia la maggior parte dei feriti lievi. Ci furono in servizio anche Navi ambulanza (Epomeo, Meta, Sorrento) con sei cuccette per soccorrere equipaggi aerei caduti in mare. Le 12 navi Aquileia, California, Gradisca, Toscana, Sicilia, Virgilio, Principessa Giovanna, Arno, Tevere, Po, Città di Trapani, Ramb IV, L’Arno era di costruzione inglese (1911) ex Fort St. Georges poi Cesarea 1936 e infine Arno che venne affondata l’11 settembre 1942 .

sala operatoria a piena carrozza.

Fra i primi ad accorrere a Messina anche i marinai della flotta imperiale russa, che si trovava nel porto di Augusta per esercitazioni. La flotta composta dalle due corazzate Slava e Cesarevic e dall'incrociatore Makarov (in seguito sarebbe giunto anche un'altro incrociatore, il Bogatyr) riusci' ad attraccare nel porto, dove già si era formata una folla di superstiti in cerca di aiuto. Nella stessa giornata arrivo' anche la flotta britannica, che coordino' gli aiuti con i russi trasportando via mare molti degli scampati

D'un altro impiego di carrelli ferroviari per lo sgombero feriti si ha notizia in Libia sul primo tronco della Ferrovia Tripoli Azizia. Questa decauville, tipicamente militare, si raccorderà ai vari punti della cerchia fortificata di Tripoli, per anni soggetta alle incursioni ottomane/mussulmane dall’interno (vedi foto in basso a destra). Di usi di convogli ferroviari per lo sgombero di feriti si ha già notizia già all’indomani delle sanguinose battaglie di Solferino e S. Martino. Nel 1859 si sgombrarono nell’arco di alcuni giorni migliaia di feriti verso le città di Brescia e Bergamo (Ferrovia Milano Venezia completata due anni prima). Allo scoppio della grande guerra le esperienze fatte permisero di attrezzare da subito un numero considerevole di Treni circa 60 gestiti dalla Croce Rossa, Sanità Militare e Ordine di Malta. Il treno ospedale standard era composto a partire dalla locomotiva di 1 bagagliaio magazzino generale, 1 carrozza alloggio ufficiali, crocerossine e maggiorità, 1 carrozza cucina, 1 carrozza mensa e viveri magazzino e parte infermeria, 7 carrozze da 24 barelle cadauna per ricovero, 1 carrozza sala operatoria, farmacia e infermeria, 1 carrozza alloggio personale medico inferiore, 1 carrozza infetti. Totale trasportabili ca 210 militari più 4 crocerossine, 1 ufficiale superiore commissario, 1 capitano medico, 3 ufficiali medici, 1 uff. farmacista, 1 ufficiale di maggiorità, 1 uff. subalterno di commissariato e 48 fra sottufficiali e truppa infermieri specializzati e generici portantini. Nel secondo conflitto non cambia lo schema, bensì il materiale rotabile, l’arredo e le attrezzature. Vengono attrezzate anche carrozze FI (da carico), che vengono rivestite all’interno e rese stagne. Sullo schema del treno ospedale vennero attrezzati anche i treni tradotta con l’aggiunta della ritirata per una quantità maggiore di persone e treni per comandi d’armata che non vengono qui trattati. 

Cucina su carro FI

Vulcania

Il Vulcania fu costruito nel 1926 nel Cantiere Navale Triestino, in Monfalcone, per la Cosulich Line. Come il suo gemello, Saturnia, aveva una stazza di 23.970 tonnellate, una lunghezza di 192 m e sviluppava una velocità di 20/21 nodi. Nel 1937 passò all'Italia Società di Navigazione e nel 1941 fu requisito dal Governo  per trasportare soldati in Nord Africa. Tra il 1942 e il 1943 fu utilizzato in tre missioni speciali di rimpatrio di donne e bambini dal Nord Africa. Fu utilizzato anche come nave ospedale e dopo l'armistizio, nell'ottobre del 1943, fu trasformato in un nave trasporto truppe americane. Dopo la Seconda Guerra Mondiale navigò per l'American Export Line, una compagnia americana, e il 15 novembre 1946 Vulcania fu restituito all'Italia.

     

Un ospedale mobile, pronto ad intervenire in caso di calamità o per compiti di polizia internazionale (peace-keeping) in Italia e all’Estero. E’ questo il treno sanitario dell’esercito, assegnato al Corpo speciale ausiliario operante in seno al Sovrano Militare Ordine di Malta, che ha fatto tappa a Messina nei giorni scorsi.

Dal sito Ordine di Malta Messina 1° gennaio 2000. Il convoglio è frutto di un progetto nato da una sottoscrizione della Uil Pensionati e portato a termine anche col contributo di anziani delle Ferrovie dello Stato, con la capacità operativa dell’Esercito e l’impegno del Sovrano Ordine di Malta (SMOM). Costituito da 28 carrozze, conta su 192 posti letto e un’equipe sanitaria di 38 persone tra medici e assistenti, Il Corpo militare SMOM  ha privilegiato la parte della chirurgia d’emergenza (una sala operatoria, una per la chirurgia d’urgenza e una carrozza per il day-hospital); quanto ai posti disponibili, in caso di necessità, è possibile aggiungere al convoglio altre carrozze cuccette e ospitare fino a 400 malati. Il treno è dotato anche di due generatori elettrici capaci di alimentarlo in mancanza di energia elettrica......Nel sottolineare le finalità del “treno della solidarietà” si è anche fatto riferimento a pagine del passato, come quella del 1908 che ha interessato la nostra città, allorché giunse da Milano un ospedale mobile con attrezzature e uomini che furono preziosi per i soccorsi alla popolazione colpita dal tremendo sisma. Fu il Corpo SMOM ad allestire in città un ospedale da campo con 125 posti letto, collocato nell’area dove adesso è ubicato l’ospedale Piemonte. 

Nelle navi ospedale militarizzate, le operazioni navali erano affidate al personale civile, mentre la sanità era tutta militare. All’interno delle navi non erano previsti gli alloggiamenti ristretti, tipici di marina, per gli ammalati poiché il personale infermieristico e medico doveva provvedere con libertà a varie terapie sanitarie. Le prime missioni navali si ebbero in coincidenza delle offensive italiane in Libia alla fine dell’estate del 40 e dall’inverno nel tratto di mare fra l’Albania e la Puglia. Venivano raccolti naufraghi e si doveva per quanto possibile schivare attacchi aerei o sottomarini. Sembrerà strano ma durante tutto il conflitto, le insegne della croce rossa vennero ben raramente rispettate. A fine conflitto nessuno si occupò di simili violazioni essendo state compiute dai vincitori. Navi passeggeri, trasformate, furono impiegate in altre missioni: la Gradisca e la Città di Tunisi (riclassificata per questo dal precedente ruolo di incrociatore ausiliario !!!) svolsero alcuni viaggi a Smirne, dove, in acque neutrali, si incontravano con navi ospedale britanniche ed effettuavano lo scambio di prigionieri invalidi. Per queste missioni, concordate a livello internazionale, le navi viaggiavano con lo scafo dipinto di bianco e una grande scritta, PROTECTED, dipinta sulle fiancate. Celebri furono poi le missioni svolte in A.O.I. da parte delle navi Saturnia, Vulcania, Giulio Cesare e Duilio per il rimpatrio dei profughi civili: questi viaggi, sui quali ormai parecchio è stato scritto, furono effettuati con l'accordo delle autorità britanni-che, e si conclusero tutti felicemente, pur con l'amarezza derivante dal fatto che tali missioni rappresentavano il simbolo della nostra sconfitta. 
 

Aquileia

                  

REBAGLIATI FRANCO
I treni ospedale. Dalle origini al 1920
Pinerolo (TO) : Alzani editore, 2005.

Il Titolo appariva sulla Domenica del Corriere -16/12/1939- e illustrava un servizio commerciale che le FS mettevano a  disposizione per il trasporto malati. Non entrando nel merito della necessità spendo 2 righe su quello della praticità e convenienza. Se le tariffe di trasporto non erano alte un intero vagone costava comunque un Tot. L'arrivo a destino, anche con la puntualità tipica del regime in tratte secondarie,  avrebbe richiesto moltissime ore.

Così se ne descrive la funzionalità. La carrozza di Ia classe dispone di una camera da letto, di un salottino con due divani, trasformabili per i parenti accompagnatori. La camera del malato misura 4,36 per 1,97 e è attrezzata per una normale degenza ospedaliera, comodino, poltrona, portavivande.  In altri locali trovano posto armadi, cucinetta e ghiacciaia. Inutile dire che la carrozza è riscaldata. Di questo servizio esiste anche una versione 2a e 3a classe dove le disponibilità e l'arredo vanno scemando. Si precisa: se sulla carrozza viaggia persona infetta è richiesto contributo per la disinfezione di lire 108.

(Non sappiamo quante volte sia stata utilizzata e da chi, ma sicuramente una carrozza del genere avrà viaggiato qualche anno dopo per alte cariche o dal fronte con generali feriti o ammalati. Se il malato o ferito poteva disporre per un trasporto aereo la cosa  era sicuramente più semplice. La 2 e 3a classe non erano altro che la prova  del treno ospedale, visti i materiali rotabili che restavano inoperosi). 

Convoglio inglese di feriti in sosta

il treno della Croce Rossa

Dipinto di Gino Severini

  Bersaglieri e ferrovia tripolina a scartamento ridotto

 

Piccoli treni a scartamento ridotto in

servizio nel 1912 nella cerchia delle oasi

di Tripoli, per rifornimenti e sgombero feriti

 

http://www.cri.it/coppermine/thumbnails.php?album=31  

CRI RUSSIA FOTO

http://www.cri.it/pages/get?type=news&sec=COM&cat=CMNEW&n=1  

cri militare

 

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