LA SECONDA 

GUERRA MONDIALE  

 

 TOMMASO DAVID 

I segreti "inconfessabili" del Duce e della Repubblica Italiana

Tommaso DAVID 1° Capitano C.R.E.M.

 

  Dal sito marina difesa
Tommaso David nacque ad Esperia (Frosinone) il 28 febbraio 1875. Volontario nella Regia Marina nel 1896, partecipò alla guerra italo-turca (1911-12) con il grado di Capo Cannoniere di 3a Classe e nel 1913, conseguito il diploma di Maestro d'Arme, fu destinato alla Accademia Navale di Livorno. Qui si dedicò all'opera di educatore degli Allievi, fino al 1915 allorché interruppe l'insegnamento per partecipare alla grande guerra (Brigata fanteria Marina), meritandosi la promozione a Sottotenente del C.R.E. per meriti di guerra. Nel 1919, a domanda, passò nell'ausiliaria e riprese la sua attività educativa e di insegnamento prima all'Istituto Nautico di Gaeta e poi in quello di La Spezia dove, per suo interessamento, sorse la Scuola Magistrale per Maestri di Scherma. Dal 1935 al 1937 partecipò al conflitto italo-etiopico col grado di Capitano del C.R.E.M.*, al termine del quale venne promosso 1° Capitano e collocato nella riserva. David si trasferì poi in Dalmazia dove impiantò una attività commerciale per l’allevamento di frutti di mare nel Mare di Novigrad. Allo scoppio della guerra contro la Russia ottenne di essere richiamato in servizio e, costituita una formazione di volontari dalmati e zaratini (la 2A B.A.C., cattolica), tenne testa per mesi alle formazioni ribelli iugoslave, venendo ferito in combattimento. Raggiunse i gradi di Seniore e 1° Seniore della M.V.S.N. (corrispondenti a Magg. e T. Col.). Al termine del conflitto si ritirò a Merano dove riprese l'insegnamento nel campo sportivo, ricoprendo anche cariche amministrative. Morirà a Genova il 12 novembre 1959.

Manifesto propaganda Ustasha

  Medaglia d'oro al Valor Militare
Spinto da grande amor di patria, si arruolava volontario, sebbene sessantasettenne. Al comando di un gruppo di volontari da lui organizzato ed addestrato, operava in uno scacchiere particolarmente delicato. Durante un violento combattimento contro forti bande ribelli, infliggeva loro sensibili perdite e ne conteneva l'impeto offensivo. Successivamente conosciuta la fine gloriosa di un figlio combattente nello stesso scacchiere, rifiutava di lasciare il suo posto e dopo aver portato l'ultimo saluto al congiunto ritornava tra i volontari ed assumeva il comando di una formazione ragguardevole e complessa, continuando a combattere. In una azione di grande rilievo, ferito al petto rifiutava ogni soccorso e rimaneva tra i suoi dipendenti fino al felice esito delle operazioni per guidarli prima ed organizzarli dopo. Fulgido esempio di romana virtù.
Zaton - Gospa - Srimska (Balcania), 8 dicembre 1942 (dpr 28/6/1956)
 

l sito del Quirinale non riporta la medaglia d’oro Tommaso David mentre la Marina lo cita per la data dell’azione antipartigiana. Mettetevi un po' d'accordo. Il decreto del 1956 è arcinoto.  http://www.quirinale.it/onorificenze/onorificenze.asp/

     

altre decorazioni di Tommaso David
Medaglia di Bronzo al Valore Militare (Derna, 1911); 
Medaglia di Bronzo al Valore Militare (Zona Palazzato - Basso Piave, ottobre1917); · Promozione al grado di Sottotenente C.R.E. (dicembre 1917).

  Elio Ricciardi - Nel 1956 la medaglia per l'azione dell'8/12/42 fu commutata in Medaglia d’Oro al V.M. con un provvedimento veramente eccezionale considerando il clima politico del dopoguerra ed il ruolo importante che, come vedremo, l’interessato ebbe nei servizi segreti della R.S.I.. L’eccezionalità del provvedimento rende credibili le voci che lo collegano con la consegna ad Alcide De Gasperi, dopo la guerra, di documenti ricevuti da Mussolini; consegna per la quale David avrebbe richiesto un’amnistia per i detenuti fascisti e la commutazione della medaglia. 

* Nel 1926 con la sigla C.R.E.M. (Corpo Reali Equipaggi Marittimi) si provvide ad unificare l'organizzazione delle Scuole che avevano ormai assunto l'articolazione territoriale su tre poli La Spezia, Pola e Venezia (dopo l'abolizione delle Scuole di bordo, ) che conserveranno fino all'armistizio. La Scuola C.R.E.M. di Pola è la più grande, una struttura che arriverà ad ospitare senza problema alcuno fino a 2.800 Allievi Volontari e 250 Sottufficiali, potendo infatti disporre di numerose infrastrutture. a fianco bollo della legione croata sul Don con l'Es. Italiano

     

 

LE BANDE V.A.C. (Mvac) - Bac IN DALMAZIA 1942-43
Brani riassunti da LANFRANCO SANNA http://www.arsmilitaris.org/pubblicazioni/cetnici/VAC.html  

Il rapido crollo della Jugoslavia nel 1941 generò due forze principali all’interno del paese. I cetnici continuatori del vecchio ordine monarchico (serbo), di qualunque regione fossero e i comunisti, con obiettivi diversi ma con una unica comune preoccupazione: togliere di mezzo gli ustascia croati di Ante Pavelic alleati dei tedeschi. Il fatto che fossero cattolici croati era una variabile non secondaria. I Cetnici iniziarono la loro lotta il 13 luglio 1941, attaccando con l'appoggio delle bande comuniste le truppe italiane in Montenegro (protettorato italiano). Gli Italiani ebbero la meglio ma l’alleanza fra gli jugoslavi si spezzò; da una parte i cetnici ortodossi del Montenegro, della Bosnia, di Mihajlovic e delle relative Krajne che si schierarono con gli Italiani, ma continuarono a combattere gli ustascia; e dall'altra parte i comunisti che continuarono a combattere contro tutti. Il Comando superiore italiano di Slovenia e Dalmazia (Supersloda), quando comparve la guerriglia partigiana, dovette affrontare il problema delle milizie locali. La vastità del territorio in rapporto alle forze, l’orografia della regione costrinse il nostro Comando ad accettare la collaborazione delle milizie locali serbo-ortodosse, ma anche cattoliche croate. I tedeschi avevano monopolizzato il contributo Croato al di fuori della zona di controllo italiano e creato anche grandi unità etniche, Mussulmane e Croate.  Le Milizie Volontarie Anti Comuniste ( MVAC o B(bande)AC italiane) raggiunsero la forza di 26.500 uomini, dei quali 6.500 erano alle dipendenze del XVIII Corpo d'Armata di stanza a Zara. Di questi, 5.000 costituivano le MVAC "Dimara" comandate da un pope, reparto formato da ortodossi del distretto di Tenìn (Knin), cioè cetnici indipendenti (enclave fuori dai tradizionali territori ortodossi detti Krajne), mentre i restanti erano della MVAC "Zara" (nota anche come BAC).

     

  Queste formazioni furono sempre dotate di un alto spirito combattivo e si batterono a fianco dei soldati italiani con determinazione, coraggio e lealtà, ma le bande italiane erano altra cosa dal punto di vista ideologico e disciplinare. La BAC "Zara" sorse per iniziativa del Col. Eugenio Morra. Si iniziò con una milizia paesana (stanziale) che ricevette armi per poter affiancare i Carabinieri nella difesa dei paesi, e la milizia paesana rimase anche quando divennero operative le BAC “diffuse” o mobili. Le bande diffuse operavano di solito al seguito dei reparti italiani e quindi si spostavano dalla sede del loro nucleo originario. Gli appartenenti alle BAC portavano il copricapo tradizionale dei contadini della zona, costituito da un tamburello nero con frangia ricadente, la cui parte superiore era di colore rosso per i componenti delle bande cattoliche, e di color arancione per i greco-ortodossi.

La banda (superiore) della provincia di Zara era divisa in due battaglioni: il XX btg. d'assalto "Cattolico", formato dai reparti portanti il n° 1-2-3-6-7-8, ed il XXII "Greco-ortodosso", con il n° 4 e 5.

     

  La Banda n° 7 operò a lungo alle dipendenze della Divisione "Celere" nella zona di Sebenico, mentre la n° 8 era formata da milizie paesane di Vrana. La Banda n° 9 fuori organico (giovani italiani nativi di Sebenico), era alle dipendenze della Base della Regia Marina: questi uomini indossavano la divisa da fatica dei marinai e il basco blu con ancora. Questa Banda fu attivissima per tutto il periodo bellico ed operò a fianco di una compagnia del Rgt. "San Marco". Ufficiali e sottufficiali erano in genere Dalmati.
     

Non era dalmata di nascita ma d'adozione Tommaso David che nel dicembre 1942 raccolse 4 bande affiancandole al 292° fanteria e alle CCNN della Tevere per disperdere il "1° battaglione del litorale" dei partigiani di Tito. Per l’azione fu proposta la medaglia d’argento concessa un anno dopo dalla R.S.I (e commutata in oro nel 1956 !!!!. caso più unico che raro dalla Repubblica Italiana). E' stata regola generale che tutte le medaglie concesse dalla RSI venissero disconosciute nel dopoguerra specie se ottenute in azioni antipartigiane. Si giunse perfino a scalpellare dalle lapidi dei legionari di Saragozza (Guerra di Spagna) qualsiasi riferimento.

  Da un articolo di T. Francesconi: Nel 1941 dopo la campagna di Jugoslavia, David giunge in Dalmazia come civile perché intenzionato a svolgere una attività industriale. Ha infatti ottenuto una concessione per impostare una coltivazione di mitili nelle provincia di Zara, quale è stata ampliata, concessione localizzata in posizione idonea, denominata Mare di Novegrad (Novigrad). In questo contesto viene autorizzato ad assumere guardie giurate a tutela della riserva. In Dalmazia, 1’inizio della campagna contro l’U.R.S.S. mette in moto la guerriglia. Alle prime azioni dei “cetnici” ispirati dal governo di Belgrado che ha trovato rifugio a Londra si affiancano i partigiani comunisti. subito in rotta con i fautori della monarchia. La virulenza che la guerriglia presto assume induce il Governatorato della regione annessa all’Italia, riguardante le tre province di Zara, Spalato e Cattaro, a costituire una Milizia locale che si affianchi ai R.R.C.C. nella tutela dell’ordine pubblico. Si forma così un corpo definito “Milizia Volontaria Anticomunista” della Dalmazia, strutturata in otto bande tre delle quali greco-ortodosse e cinque cattoliche. Tali bande, utilizzate molto efficacemente nel controllo del territorio, vengono ben presto assorbite dalla Divisione Zara del R. Esercito.
Tommaso David torna in servizio al comando della 2a B.A.C. cattolica riprendendo il suo grado prima di capitano e poi di maggiore del C.R.E.M.. L’età che ha, il suo inesauribile attivismo, il coraggio di cui da prova, l’abilità nel fare la contro guerriglia gli creano un alone che fa presa particolarmente sui volontari, gente semplice e schietta che lo adora. Diventa una figura leggendaria. I volontari lo chiamano “ciacia” cioè in croato “papa” e gridano “ciacia-ciacia” durante i combattimenti. Efficienti sono le bande tutte indistintamente per il carattere dei volontari che hanno la guerriglia nel sangue, ma anche perchè comandate prevalentemente da ufficiali zaratini. cioè appartenenti ad una comunità che ha lottato per secoli al fine di mantenere la propria italianità e vede finalmente premiata la fedeltà con l’annessione alla madre patria.
Ma David è una figura che si conquista le dimensioni di un mito. Dopo tante imprese viene la volta che la cosa s’impone anche agli Stati Maggiori preventivamente molto restii a valorizzare chi non previene da una carriera regolare. Ciò viene riconosciuto quando la necessità s’impone nel novembre- dicembre del 1942 nel settore di Sebenico, dove opera una formazione partigiana formata probabilmente dagli uomini che poi costituiranno il nucleo centrale attorno a quella che sarà la 2a brigata “Proletaria” guidata da un comunista particolarmente determinato. spietato, spregiudicato. La sua spregiudicatezza viene messa in evidenza dal fatto che in questa come in altre occasioni esercita la sua efferatezza sui prigionieri, uccisi nella totalità e dopo sevizie atte a provocare rappresaglie, ma anche di abbandonare al loro destino i suoi uomini ed i civili quando la situazione sul campo sta per metterli in mala parata come avviene inevitabilmente.
Alla fine del secondo giorno di combattimento i partigiani contano sul terreno 54 morti ed i nostri 12 uomini tra i quali due ufficiali. Il comando della “Zara” affida la guida del contingente più impegnato formato da tre B.A.C. da un battaglione del 292a fanteria ed una compagnia di camicie nere, al maggiore David che in questa azione viene ferito. E conseguentemente al suo comportamento viene proposto per una medaglia d’argento al V.M. concessa nel giugno del 1943. Quello che David fece a Zara dopo l’8 settembre è illustrato in un rapporto compilato nel dicembre quando egli viene dai tedeschi espulso dalla Dalmazia....
Lo scrivente lo incontrò a Trieste stazione ferroviaria e si mise a sua disposizione; era furente ma impossibilitato a reagire. Ad un soldatino in camicia nera nessuno faceva caso e così potei raggiungere Zara. David, in considerazione della sua esperienza, delle sue capacità e rivestendo nella G.N.R.(guardia nazionale repubblicana) il grado do tenente colonnello ricevette il comando di un gruppo speciale autonomo del Ministero Difesa col nome di dottor De Santis, mentre il nome di copertura della struttura era “Allevamento volpi argentate”. Ha alle sue dipendenze alcune dozzine di uomini e donne, fra i quali non mancano volontari di giovane età ed originari dalla Dalmazia con i quali opera attivamente ed intensamente al di là del fronte di combattimento. Egli dirige cioè’, prima da Roma poi da Milano, una rete di informatori e sabotatori dislocati oltre le linee. I suoi agenti sono molto efficienti e quindi ha frequenti rapporti col Capo dello Stato. A questo punto le notizie diventano confuse ed estremamente arrischiate e coinvolgono la borsa che Mussolini portava sempre con se negli ultimi giorni, contenente, si dice importanti documenti di Stato.

Nel dopoguerra oltre a non essergli riconosciuta la medaglia d’argento viene portato davanti a un tribunale per reati commessi durante la R.S.I. Poi di colpo ad udienze in corso viene scagionato e la sua medaglia d'argento diventa Oro. Qualcuno dirà, miracoli della fede?. La spiegazione è molto più semplice. La sua vicenda è legata al discusso e mai rintracciato  Dossier Mussolini (la sua corrispondenza personale con vari personaggi politici). Questi documenti considerati scottanti per molti (vedi sotto) sono passati dalle mani di David e passeranno in mani sicure in cambio della’Oro. Che Churchill e Mussolini si siano scritti per lungo tempo non è una novità. A Mussolini non piaceva del tutto Hitler, che oltretutto per suo difetto era tedesco, ma neanche gli inglesi da cui aveva ricevuto dal '36 ufficialmente schiaffi diplomatici (non c'era però ancora Churchill). Il Re stesso teneva i suoi soldi a Londra !!. Churchill era comunque convinto di sganciare prima o poi l’Italia dal nazismo o di creare un fronte comune contro quello che lui riteneva il vero male del secolo, il comunismo. Tale corrispondenza se protratta anche nel corso del conflitto, aprirebbe scenari nuovi nella interpretazione storica.

     

Da altra fonte rileviamo sui rapporti e sugli incontri Anglo-Americani e Asse. … Il risultato storico è un nulla. Le affermazioni  contengono molte verità e qualche esagerazione. Fra le verità due per tutte. Affermazione di Dino Grandi:

"Che Mussolini non concepisse l'alleanza Italo-Tedesca come uno strumento di guerra lo dimostra il fatto che egli non entrò in guerra il 31 agosto 1939 ma solo in giugno 1940 non spinto dal dovere di solidarietà colla Germania ma bensì da un calcolo, che doveva però in seguito mostrarsi errato. Dunkerque non è stata la sconfitta dell'Inghilterra. Dunkerque è stata la sconfitta dell' Italia. Sembra un paradosso, ma è così. Senza la sconfitta britannica Mussolini non sarebbe entrato in guerra, malgrado l'alleanza con la Germania. Egli entrò in guerra spinto dalla paura della Germania". (archivio Grandi, b. 152, fasc. 199, sottofascicolo 6, ins.3, 1 agosto 1944, f.86).

  In alcuni siti si da per certo che: 
.. quanto i documenti segreti fossero per Mussolini l'unica via di salvezza e' una telefonata tra Claretta e Benito del 2 aprile 1945 intercettata dal servizio di ascolto tedesco: "..... Ascolta il mio consiglio: stai in guardia! Hanno tutti l'interesse a farti tacere per sempre! Tu dici: parlano i documenti. Ma loro sanno che i documenti si comperano, si rapinano, si distruggono. Un fatto e' sicuro: se tu, se il carteggio, dovesse essere un giorno in loro possesso, le tue ore di vita, nonché quelle del carteggio, sarebbero contate! Ben,(Benito) ti supplico, non prendere decisioni senza consultarti con chi sai!". I "Diari" di Claretta Petacci presso l'Archivio Centrale dello Stato verranno dissecretati solo nel 2015. Il sospetto fondato del con chi sai finì per cadere su Tommaso David, che si vide commutare una condanna a morte in Medaglia d'Oro della resistenza italiana in Jugoslavia !!!. E’ certo ora che il carteggio Churchill comunque scotti più che mai e che quelle carte vanno distrutte. 

Da altra fonte rileviamo sui rapporti e sugli incontri Anglo-Americani e Asse.....

Nel novembre del 1944 (forse il 16), ne é testimone Sergio Nesi, un ufficiale di Junio Valerio Borghese. L'incontro avviene sul Lago d'Iseo a Montecolino, presso la base della Xa. Interprete dell'incontro é la moglie del comandante Daria Olsuffief. Sono presenti alti ufficiali inglesi in rappresentanza di Churchill ed il suo Stato Maggiore, Ufficiali americani per conto di Roosewelt. Per i tedeschi interviene l'ambasciatore Rahn ed il comandante in capo delle SS in Italia generale Wolff. Mussolini non e' presente ma in sua vece interviene il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Francesco Maria Barracu, cui si aggiungono il generale Giuseppe Violante per la GNR, il capitano di Vascello Fausto Sestini per la Marina Repubblicana, e Junio Valerio Borghese per la X.a Mas. Le proposte in tavola sono: Il tema, rovesciamento di fronte e alleanze con una Italia Repubblicana e principalmente una Germania non più nemica ma alleata (un Hitler esautorato,  del resto era gia condannato dalla storia e dai suoi dopo l’attentato di luglio). Nel progetto sono escluse le truppe del Regno del Sud perché troppo permeate da comunisti. Togliatti, per esempio. Secondo Alfredo Cucco poi, Sottosegretario alla Cultura Popolare, sempre sul Lago d'Iseo, ma sull'isola di San Paolo nella villa dell'industriale Beretta, di incontri ce ne sarebbero stati ancora altri. Peraltro Pietro Carradori, attendente di Mussolini, afferma di aver accompagnato il Duce ad almeno due incontri riservatissimi con emissari britannici. Essi si sarebbero svolti a Porto Ceresio in provincia di Varese, a poche centinaia di metri dal confine svizzero. Il primo avviene la sera del 21 settembre 1944. Mussolini e' accompagnato da Bombacci. A guidare la macchina e' l'autista Cesarotti. Il secondo avviene la notte tra il 21 e 22 gennaio 1945. Questa volta il Duce e' in compagnia di Barracu. E tutto viene verbalizzato. A volte si dice la pignoleria. (per il resto è quasi fantascienza)

    http://cronologia.leonardo.it/storia/a1945e.htm cosa c'era nel carteggio?
Mussolini dichiara guerra alla Francia e l'Inghilterra il 10 giugno 1940 ma non ne dà motivazioni più che accettabili, e' generico nelle accuse, e non ha riunito il Gran Consiglio del Fascismo per deliberare collegialmente una scelta così grave (le ultime riunioni del Gran Consiglio non erano state un successo per il partito e comunque avevano trattato della non belligeranza). Se ci fosse stata una intesa con Churchill, questa omissione invece avrebbe avuto un suo motivo, preservarne l'assoluta necessaria segretezza. In altra parte forse sta la verità. Mussolini ha forzato il senso delle intenzioni di Churchill. L'Inghilterra aveva fatto promesse enormi, sacrificando possedimenti propri ed ancor più  francesi, pur di ottener garantita la non belligeranza italiana.   Churchill per "motivi di salute" frequenta l’Italia dal settembre 1945 al 46, in particolare Salò sul lago di Garda e Dongo su quello Maggiore (più della sua famiglia o del suo Parlamento). Sul Garda, Churchill si stabilisce a poche centinaia di metri da Villa Fiordaliso, ex residenza di Claretta Petacci, amante del Duce e incontra il falegname che aveva costruito – su indicazioni dello stesso Mussolini – delle casse impermeabili. Con la scusa dell’Hobby della pittura e degli angoli da dipingere incontra altre persone presenti alla fuga di Mussolini e fra queste forse David. Giornali dell'epoca sostennero che lo statista inglese in queste sue vacanze riuscì a recuperare parte del carteggio***. Così la trasmissione "Voyager" della TV di Stato passa la notizia "Poiché una parte del materiale può essere compromettente per i governi Alleati e alte personalità italiane, è nell’interesse degli Alleati mettere al sicuro gli archivi". Sia prima che dopo la cattura, Mussolini disse di sapere che agenti inglesi erano sulle sue tracce per ucciderlo. La cosiddetta "Pista inglese", l'ipotesi che cioè uomini dei servizi inglesi abbiano avuto una parte attiva nella morte di Mussolini, divide da anni gli storici….. Ndr. Se Mussolini teneva carte con le prove che gli alleati volevano ucciderlo, non c’era motivo di nasconderle. Se gli alleati si ripromettevano di portarlo davanti a una Norimberga Italiana, non c’era nulla di strano (e sorge il dubbio perché non è stato fatto dopo) o che questo sia veramente il segreto. Se Churchill cercava le sue lettere e non le ha trovate tutti, dai partigiani agli americani agli italiani, avevano interesse a farle sparire. Churchill muore nel 65 di vecchiaia e qualsiasi segreto non troverà conferma fino al 2015. 
    IL CARTEGGIO MUSSOLINI-CHURCHILL

Chi innescò negli ultimi anni la polemica, riaprendola, fu Renzo De Felice che nel suo "Il Rosso ed il Nero" mise l'accento sul fatto che inglesi ed americani divergevano nella sorte da riservare a Mussolini, una volta catturato. La vicenda del carteggio si innesta anche con la scomparsa del cosiddetto "Oro di Dongo", altro mistero dell’anno. Riportiamo a fianco stralci del memoriale di Carissimi-Priori, membro dell'ORI (Partigiano noto col nome di Cappuccetto Rosso, terminato il conflitto Carissimi Priori è nominato vice questore dal Comitato di Liberazione dell'Alta Italia e viene messo a capo dell'ufficio politico della Questura di Como) che è convinto che questo carteggio esista ancora e che prima o poi vedrà la luce.

**Dalle parole Luigi Carissimi-Priori di Gonzaga al Corriere di Como del 14 Marzo 1999. «Nel dopoguerra i miei problemi non diminuirono. Ero un bravo ingegnere, ma non bastava. Parlai con Enrico Mattei, mi disse: “serve la tessera della Dc”. Sentii Adriano Olivetti, mi rispose: “iscriviti al Psi”. Mi misi in contatto con Enrico Falck, mi fece sapere: “entra nel Pri”. Ed io, che solo a sentir l'odore di un partito o di una tessera svengo, fui talmente schifato che me ne andai all'estero.Prima il Belgio, poi la Francia, infine la Spagna. Una permanenza durata quarant'anni, nel rispetto delle reciproche regole e opinioni».

*** Churchill giunse sul Garda assumendo il comportamento del grasso turista che fumava sigari e cercava angoli pittoreschi da dipingere. Eppure il suo ritorno sul Benaco (il viaggio precedente risale al settembre del ’45, quando, all’Hotel Savoy di Gardone incontrò il falegname che aveva costruito le casse commissionate dal duce) venne letto (ancora) in funzione del recupero di documenti compromettenti e in particolar modo delle lettere che Churchill aveva inviato a Mussolini sia attorno al ’35, quando l’inglese non nascose simpatie per il dittatore italiano….. che dopo. Quale fosse il tenore degli scritti di Churchill non è noto, risulta solo certo l’interesse dimostrato dall’inglese nei confronti del recupero dei propri fogli indirizzati al nemico. Nel 1945, il 15 settembre, due ufficiali britannici avrebbero acquistato da un comunista italiano, per la ragguardevole cifra di due milioni e mezzo di lire, 62 lettere che Churchill aveva scritto a Mussolini prima dell’entrata in guerra. E le offerte di fogli compromettenti - più o meno apocrifi – si erano moltiplicate nel Dopoguerra.

L'ordine di far fuori Mussolini (e qui sta la vera novità) partì quindi con un duplice scopo: entrare in possesso del carteggio tra il Duce e il premier Winston Churchill, evidentemente molto compromettente, e impedire che Mussolini, una volta catturato e interrogato dagli americani, «spifferasse - scrive Luciano Garibaldi - tutti gli accordi intercorsi tra il premier di sua Maestà e il dittatore fascista per cercare di volgere Hitler contro la Russia di Stalin» e porre così fine al massacro in Occidente spostando il fronte della guerra contro il colosso comunista.

  Il carteggio io l'ho avuto per le mani soltanto nei primi mesi del 1946 e non ne ho trattenuto copia, nemmeno parziale. Questo dovrebbe testimoniare il fatto che non avevo la benché minima intenzione di lucrare sul recupero del carteggio. Prova ne sia che, negli anni cinquanta, povero in canna e con mia moglie gravemente ammalata, dovetti espatriare** (cosi dice Luigi Carissimi-Priori di Gonzaga che aggiunge - Sono venuto al mondo nel 1914 e rimasto orfano di padre all'età di cinque anni. Cresciuto in casa degli zii che discendevano dal casato dei Gonzaga, di cui ora porto il nome, ho sempre avuto un carattere allergico ai totalitarismi e alle prevaricazioni. Nel 1929, al tempo della crisi economica, dovetti cercarmi in fretta e furia un lavoro, continuando a studiare la sera) con solo 50 mila lire in tasca per andare a commercializzare all'estero alcuni miei brevetti. Conosco bene il contenuto del carteggio, pur non avendone conservata copia. Certo, erano lettere che potevano contare, alla fine della guerra, e Mussolini stesso ne faceva gran conto come materiale di autodifesa. L'epistolario, dopo il suo fortunoso recupero da parte mia, fu conservato in casa del dottor Antonio Botta. Si tratta di 62 lettere, tutte autografe, che compongono una corrispondenza intercorsa prima - sottolineo prima - che l'Italia entrasse in guerra, il 10 giugno 1940. Non vi erano missive del periodo successivo. Le prime lettere risalgono al 1936-37 e le successive al periodo precedente allo scoppio della seconda guerra mondiale. Nelle prime lettere il Duce scriveva al premier britannico per ribadire alcune posizioni dell'Italia, nella speranza di ottenere l'appoggio di Churchill e il suo intervento favorevole presso gli ambienti della politica inglese. Insomma, in tempo di pace, prima dello scoppio della guerra, Mussolini premeva su Churchill per uscire dall'isolamento determinato dall'avventura etiopica. Non vi è simmetria perfetta nell'epistolario, nel senso che a ciascuna lettera di Mussolini non corrisponde necessariamente una lettera di risposta di Churchill, o viceversa. L'equilibrio si ribaltò a partire dal 1939, fino al giugno 1940, allorché si intensificarono le pressioni esercitate da Churchill su Mussolini. L'ultima lettera è datata 9 giugno 1940, ossia il giorno precedente l'entrata in guerra dell'Italia. Una sorta di estremo e tardivo appello fatto da Churchill, che sapeva tuttavia che tutti i giochi ormai erano fatti. Dal carteggio emerge chiaramente il tentativo di Churchill di indurre Mussolini a non entrare in guerra. Le contropartite territoriali offerte all'Italia in cambio del mantenimento della neutralità erano tutte concessioni che avrebbero penalizzato la Francia. Churchill infatti prometteva all'Italia l'acquisizione di Nizza, della Corsica, della Tunisia del nord, della Savoia francese (il Delfinato), il possesso definitivo della Dalmazia e dell'Istria, del Dodecanneso e delle colonie africane, compresa ovviamente l'Etiopia. Forse l'epistolario conteneva anche un accenno all'incorporazione di Malta. Merita una precisazione la questione di Nizza. Nel carteggio, infatti, Churchill offriva una rettifica territoriale del confine occidentale italiano ("your westem borderline"), affermava testualmente in una missiva), in direzione della Costa Azzurra, fino alla città di Nizza. La rilevanza della partita, a spese della Francia, dimostra che Churchill garantiva personalmente per l'atteggiamento favorevole di Parigi. … Nessuno mi ha mai chiesto giustificazione del fatto che nel carteggio che Mussolini teneva con sé a Dongo vi fossero anche le missive che il Duce spediva a Churchill. Di queste non avrebbe dovuto essere conservata traccia, perché semmai avrebbero dovuto essere in possesso dello statista britannico. Invece, i testi dei messaggi inviati Oltremanica ci sono rimasti perché Mussolini effettuava una trascrizione autografa di ciascuna lettera della sua corrispondenza riservata con Churchill, destinandola al suo archivio. Ecco perché io affermo che un secondo originale fu recuperato da Churchill in Italia. lo venni in possesso di copie di quegli autografi, recuperai cioè le riproduzioni fotografiche dei testi manoscritti del Duce, conformi agli originali spediti. Sia le lettere di Churchill che quelle di Mussolini contenevano interpolazioni scritte di pugno dal Duce stesso. Mussolini, cioé, aggiungeva successivamente nelle sue lettere annotazioni frutto dell'analisi delle missive inviate da Churchill in risposta a quelle stesse lettere; e inoltre chiosava i messaggi di Churchill, ad esempio traducendo questa o quell'impressione scritta dallo statista britannico in lingua inglese. Tutte le lettere dell'epistolario vennero da noi dattilografate per evitare sforzi di decifrazione e le missive di Churchill furono tradotte dal dottor Antonio Botta, che conosceva bene l'inglese. Perciò, nel plico dove è conservato il carteggio dovrebbero tuttora trovarsi i dattiloscritti allegati ai documenti. Di recente è emerso un particolare curioso. Un ricercatore comasco, Gavino Puggioni, ha scoperto un testo edito a Busto Arsizio nel 1958, scritto da tale Nino Tramonti (Tramonti il bersagliere primula rossa d’Africa è morto nel 1963 a Busto http://www.fanfaralonate.net/Tramonti1.htm  ) e intitolato: Dizionario delle sigle e delle abbreviazioni. Ebbene, in questo volume è contenuta anche la sigla W.S.C. (iniziali di Winston Spencer Churchill), indicata come sigla usata nel "famoso carteggio Mussolini". La circostanza è vera, perché ricordo che, effettivamente, nel carteggio veniva usata l'abbreviazione W.S.C. per indicare lo statista britannico. Allora io mi domando: come faceva l'autore di questo libro a sapere dell'esistenza del carteggio e conoscere la sigla utilizzata in quei documenti per indicare Churchill?. Tutto ciò dovrebbe spalancare occhi ed orecchie a coloro che, ancora oggi, sostengono che il carteggio non è mai esistito e che l'argomento è frutto della fantasia malata di qualche mitomane, rincorso da storici e giornalisti di dubbia serietà e di ancor più dubbia attendibilità. Desidero concludere con un ricordo. Nel maggio del 1949, quando il presidente De Gasperi venne a Como in visita ufficiale, ero presente anch'io tra le autorità, come assessore del Comune. Quando mi presentai a lui De Gasperi disse: "Ah, Carissimi..." ricordandosi perfettamente di me. Poi soggiunse: "E il conte Annoni questa sera non c'è?". "No, non è presente", gli risposi. De Gasperi mi sembrò dispiaciuto: "Ah, peccato, peccato...". Avevo ricavato l'impressione che lo statista democristiano avesse avuto piacere di discorrere privatamente con noi due, probabilmente accennando anche alla questione del carteggio. Luigi Carissimi-Priori di Gonzaga

Un altra testimonianza sul carteggio Churchill

«Scaricai cinque colpi al cuore del criminale di guerra N.2 che si afflosciò sulle ginocchia, appoggiato al muro, con la testa leggermente reclinata sul petto. Non era morto. Tirai ancora una sventagliata rabbiosa di quattro colpi. La Petacci che gli stava al fianco impietrita e che nel frattempo aveva perso ogni nozione di sé, cadde anche lei di quarto a terra, rigida come un legno e rimase stecchita sull'erba umida", (il racconto di Walter Audisio comparso sull'Unità del 13 dicembre 1945). Il killer del Duce sarebbe il bresciano Bruno Giovanni Lonati, ex garibaldino ed ex dirigente Fiat, che nel 1994 rivelò (ignorato o non creduto) di aver sparato a Mussolini la mattina del 28 aprile 1945 a Bonzanigo, una frazione di Mezzegra, nei pressi di Dongo, davanti all'abitazione del contadino Giuseppe De Maria. L'ordine di uccidere, sempre secondo la testimonianza diretta di Lonati, sarebbe partito dai servizi segreti britannici. Torna così alla ribalta l'ipotesi della cosiddetta "pista inglese" (che è anche il titolo del libro pubblicato dalla casa editrice milanese Ares), già formulata nel 1995 da Renzo De Felice. Il Duce, nello specifico, sarebbe stato ucciso su commissione del capitano inglese John, alias John Maccaroni, membro del Soe (Special operation executive), figlio d'immigrati italiani, inviato appositamente a Dongo dai servizi segreti britannici per bruciare sul tempo i partigiani comunisti.

     

"Mussolini non é soltanto un uomo, ma una situazione storica" disse G.B. Shaw e ribadì Churchill "il più grande legislatore vivente"

Evidentemente qualche missiva mancava ancora all’appello, sicché si affermò che l’inglese, il quale intendeva chiudere ogni cerchio d’imbarazzo, avesse persino utilizzato la figlia Sarah – ufficialmente impegnata a girare un film tra Tremosine e Maderno - in qualità di apripista gardesana, chiedendole di portare a buon punto di cottura l’operazione di recupero del materiale prima che egli stesso giungesse nella terra in cui si era consumata l’agonia del fascismo. Maurizio Bernardelli Curuz

  L'ORO DI DONGO

Il 2 settembre 1946, la Sezione Istruttoria presso la Corte d’Appello di Milano emette una sentenza contro Michele Moretti, commissario politico della 52esima Brigata Garibaldi, e Carlo Maderna “per essersi, il 2 maggio 1945, in Domaso, in concorso tra loro e con altri, appropriati di due pacchi di documenti, di 30 milioni di lire italiane e di oggetti d’oro del complessivo peso di Kg. 35,880, costituenti preda bellica, cagionando all’amministrazione dello Stato un danno patrimoniale di rilevante gravità”. La Corte, conformandosi alla richiesta del Procuratore Generale, ordina la trasmissione degli atti processuali al Procuratore Militare del Tribunale Militare di Milano, competente a giudicare il reato ascritto. IL TESTO COMPLETO AL SITO http://www.osservatoriodemocratico.org/page.asp?ID=2785&Class_ID=1001

Nelle indagini venne poi coinvolto "Bill" Urbano Lazzaro, Vice Comandante della 52 a Brigata Garibaldi, con altri. Bill era il partigiano che aveva riconosciuto e catturato Mussolini travestito da tedesco sul camion. Bill è morto il 4/1/2006 http://www.ilnostrotempo.it/drupal/?q=node/433 

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