LA SECONDA 

GUERRA MONDIALE  

 

 STRAGI - 3a parte

S. Anna di Stazzema - Marzabotto

SACERDOTI TRUCIDATI IN TOSCANA DAI NAZISTI O DAI REPUBBLICHINI elenco completo riportato da http://www.cultura.toscana.it/memorie_del_900/eccidi_nazifascisti/  
La data riportata accanto ai nomi si riferisce a quella di morte.
Alberti chierico Silvestro (27-2-1945 Monte Altissimo).
Arinci seminarista Marino (23-8-1944 Fucecchio).
Babini don Francesco (26-7-1944 Pieve di Quinto).
Bagiardi don Ferrante (4-8-1944 Parroco di Castelnuovo dei Sabbioni)-M.A.V.M.
Baldini don Lino (4-7-1944 Parroco di Campo Raghena).
Bargagli frate Antonio (10-8-1944 Viareggio).
Beghè don Carlo (2-3-1945 Parroco di Nove Gigole).
Bertini don Giuseppe (???? Parroco di Quosa).
Bigongiari don Giorgio (10-9-1944 Vice Parroco di Lunata-ucciso a Massa).
Binz padre Martino (7-9-1944 Priore della Certosa di Farneta-ucciso a Montemagno [Camaiore]).
Bonomi don Fiorino (15-9-1944 Livorno).
Bortolotti padre Eligio (5-9-1944 Parroco di Querceto).
Cantero frate Raffaele (10-9-1944 presso Massa).
Casucci padre Antonio (25-8-1944 S. Domenico Fiesole).
Clerc frate Adriano (10-9-1944 presso Massa).
Compagnon padre Adriano (10-9-1944 presso Massa).
Costa padre Gabriele Maria (10-9-1944 presso Massa-procuratore della Certosa di Farneta-Med. d'Oro al V.M.).
Cotoneschi don Bianco (1-8-1944 Parroco di Puricciano [Castelfranco di Sopra]).
Cristofani seminarista Ivo (4-8-1944 fucilato insieme al Parroco di Castelnuovo dei Sabbioni).
D'Amico frate Bruno (10-9-1944 presso Massa).
Da Carrara padre Ignazio (15-9-1944 Parroco di Vittoria Apuana ucciso presso il Convento dalle SS).
Del Fiorentino don Giuseppe (29-8-1944 Filettole-Parroco di Bargecchia).
Egger padre Pio Maria (10-9-1944 presso Massa).
Fondelli don Giovanni (4-8-1944 Parroco di Meleto [Castelnuovo dei Sabbioni)-M.A.V.M.
Fracassi don Sebastiano (29-6-1944 Canonico aretino ucciso a Civitella della Chiana).
Gambini don Italo (9-7-1944 Livomo-Membro del CNL).
Gavilli don Modesto (11-7-1944 Città della Pieve-parroco di Badia al Pino).
Gori don Renzo (10-9-1944 catturato a Camaiore).
Grigoletti don Eugenio (3-8-1944 Zeri-Parroco di Avelana).
Ianni don Luigi (24-8-1944 Parroco di Vinca).
Lapuente padre Benedetto (10-9-1944 presso Massa).
Lazzeri don Alcide (29-6-1944 Parroco a Civitella della Chiana-mitragliato).
Lazzeri don Innocenzo (12-8-1944 S. Anna di Stazzema-Parroco di Farnocchia -Medaglia d'Oro al V.C.).
Lotti don Umberto (25-7-1944 Deportato in campo di concentramento a Linz [A] e ivi deceduto).
Maritano frate Giorgio (10-9-1944 presso Massa).
Mazzucchi padre Raffaele (27-7-1944 Camaiore).
Mei don Aldo (4-8-1944 Lucca-Parroco di Fiano)-M.A.V.M.
Mencaroni don Domenico (17-7-1944 S. Sepolcro).
Menguzzo don Fiore (12-8-1944 Parroco di Molina di Stazzema).
Mitabene padre Rosario (8-8-1944 Campi [Stia]).
Montes De Oca Mons. Salvador (7-9-1944 Vescovo di Valencia [Venezuela]). Novizio della Certosa di Farneta-ucciso presso Montemagno di Camaiore-
Morini don Ermete (4-7-1944 Parroco di Massa dei Sabbioni).
Nota frate Michele (10-9-1944 presso Massa).
Orlandi padre Riccardo (31-8-1944).
Orsini don Angelo (22-8-1944 Parroco di Calcinaia).
Pasqui seminarista. Giuseppe (11-7-1944 Civitella C. con don Lazzeri Alcide).
Perricchi padre Raffaello, (13-6-1944 Verna).
Quiligotti don Angelo (4-8-1944 Canonico di Pontremoli ucciso a Zeri).
Rabino don Michele (19-8-1944 Parroco dì San Terenzo [Lun.] ucciso con 170 parrocchiani).
Raglianti don Libero (12-8-1944 Parroco di Valdicastello-torturato nella Scuola di Nozzano-ucciso a Molina di Quosa).
Ricci don Dante (29-6-1944 Parroco di Faetto).
Roggi padre Paolo (5-7-1944 Castiglione Fiorentino).
Rosbach frate Alberto (10-9-1944 presso Massa).
Rossi don Raffaele (15-2-1945 Vice Parroco a Castelnuovo Garfagnana).
Sani padre Rufino (26-7-1944 S. Casciano Vai di Pesa).
Simi mons. Giuseppe (16-8-1944 Canonico della Collegìata di Pietrasanta).
Tani don Giuseppe (15-6-1944 ucciso in carcere Arezzo).
Tognetti chierico Renzo (10-9-1944 Massa).
Torelli don Giuseppe (29-6-1944 Parroco di S. Pancrazio-Civitella della Chiana) -M. O. al V. C.
Trioschi don Fortunato (17-7-1944 Parroco di Crespino del Lamone-fucilato).
Turinesi don Enzo (5-9-1944 Parroco di Partina Bibbiena)
Unti don Angelo (30-8-1944 Pievano di Lunata torturato nella Scuola di Nozzano ed ucciso a Filettole).
Verona padre Marcello (12-8-1944 torturato e fucilato a Mirteto di Massa).

  12 agosto 1944
S. ANNA Dl STAZZEMA (Lucca)

Si tratta di uno degli eccidi più atroci compiuti dai tedeschi nell'Europa occidentale. È la tecnica poi esaltata da Walter Raeder, quella cioè che un esercito in ritirata deve lasciare dietro di sé solo "terra bruciata". La mattina del 12 agosto, 3 colonne naziste avanzano da direzioni diverse da Monte Ornato, dalla strada Pontestazzemese e dalla Foce di Farnocchia. Una quarta colonna ferma sopra Valdicastello bloccando le strade di accesso a S. Anna. Comincia un metodico e scrupoloso rastrellamento e il primo grosso nucleo di prigionieri è raccolto in località Vacchereccia. Poi, da tutte lo parti, con raffiche di mitra e facendo largo uso di lanciafiamme, si inizia l'orrendo massacro. Vengono trucidati 560 abitanti tra cui moltissimi vecchi, donne e bambini. In questo informe ammasso di cadaveri qualche giorno dopo, fuggiti i tedeschi, si potevano identificare solo 390 Martiri. La strage continua nei giorni seguenti, man mano che le truppe si spostano: 14 sono fucilati al Mulino rosso, 6 a Capezzano di Pietra Santa e 53 vengono impiccati a Bardine di S.Terenzio.
.da Repubblica del 29/10/1999... Otte era capoplotone nella 16a divisione dei granatieri corazzati delle SS, denominata "Reichsführer SS", che dal maggio '44 conduceva una disperata battaglia difensiva retrocedendo verso nord lungo la Riviera ligure. "Il nostro era il commando dei forsennati di Himmler". Alle spalle del fronte, le unità della 16a organizzavano frequenti spedizioni punitive contro i partigiani veri o presunti. A 17 anni Otte, classe 1925, era passato dal Reichswaffendienst (Servizio del lavoro) alle Waffen- SS: "Non andavamo tanto per il sottile", ammette, anche se sostiene di non aver ucciso nessuno in quella mattinata d'agosto. L'ordine di scatenare l'azione punitiva era arrivato la sera precedente. La pattuglia di Otte era non lontano da Pietrasanta. "La zona era piena di partigiani, ci diedero l'ordine di sparare a vista". Il villaggio aveva allora circa 300 abitanti, per lo più contadini poverissimi o minatori occupati nelle miniere di ferro e di zolfo. Ma nell' estate del '44, in quelle casette grigie, sparse sul pendio o raccolte nelle piccole frazioni di Vaccareccia, Bambini o Le Case, erano alloggiati anche circa 700 sfollati, per lo più donne e bambini provenienti da Pisa, da Pietrasanta o da Lucca.

La mattina del 12 agosto 1944 il cielo era di un azzurro splendente. Alcune donne accendevano i forni per cuocere il pane. Si era alzato presto anche Enrico Pieri, che allora era un bambino di 10 anni. La sera prima suo padre aveva abbattuto una mucca; aspettava il macellaio che avrebbe dovuto squartarla. I tedeschi attaccarono il villaggio contemporaneamente da varie direzioni. Pieri ricorda che alla frazione Franchi incominciarono a battere contro le porte urlando: "Rrrausss!" (fuori!)- Cacciarono la gente dalle case. Una donna che era rimasta sulla porta venne fucilata sul posto. Poco dopo ricacciarono in cucina la famiglia Pieri e quella dei vicini, e incominciarono a sparare. A un tratto il piccolo Enrico sentì qualcuno sussurrargli all'orecchio. Era Grazia, la figlia dei vicini, di quattro anni più grande. Riuscì a nascondersi sotto la scala e ad attirare il piccolo accanto a sé. Alla fine uno dei carnefici ispezionò ancora una volta la cucina. "Una delle mie zie si muoveva ancora", ricorda Pieri. "Quello la finì con un colpo di fucile". Poi gettarono paglia sui cadaveri e appiccarono il fuoco. I bambini riuscirono a fuggire prima che tutto crollasse. Passarono la giornata nascosti nell'orto. Quando il piccolo Enrico ritornò tra le macerie di casa aveva perso la madre (che era al quarto mese di gravidanza), il padre e le due sorelline. Oggi 65enne ripete: "Erano venuti con l'intenzione di uccidere". Del resto, anche Otte conferma: "C'era l'ordine di sterminare i partigiani". E aggiunge: "In quelle zone di montagna, si riteneva che lo fossero praticamente tutti. Ovviamente gli uomini, ma anche le donne. Quelle potevano essere pericolosissime".
In varie occasioni, la Wehrmacht aveva dato l'ordine di uccidere anche i civili. Ma in nessuno di questi ordini si era mai parlato dei bambini. Sembra però che a Sant'Anna, in qualche caso, fosse stata proprio la vista dei bambini a scatenare una sorta di raptus sanguinario. "Quando li sentivano piangere, s' innervosivano, diventavano furiosi", hanno detto alcune sopravvissuti. Quel 12 agosto '44 vennero trucidati più di 110 bambini. Il più piccolo aveva 20 giorni. All'inizio, Heinz Otte si era tenuto in disparte. Ma dopo la prima sparatoria, fu anche lui coinvolto. "Ho spalancato la porta di uno di quei cascinali", ricorda. "Era stipato fino all'impossibile! Ho contato più di venti civili rintanati". Allora aveva chiamato i camerati. "Disinfestate quella tana", aveva ordinato il capo. E qualcuno aveva puntato il mitra. "Drrrrr". Otte imita il mitra e dice, guardando la moglie: "Eh sì, Gerda, era questa la musica".

Verso mezzogiorno a Sant'Anna di vivo non c'era praticamente più nessuno. Otte ricorda che quando si allontanò con i suoi uomini, sotto i platani c'era una montagna di cadaveri. "Erano accatastati davanti a un grande crocefisso". Si era già allontanato quando alcuni soldati finirono di scaricare i mitra in chiesa, su un bell'organo antico dietro l' altare. Con una granata spezzarono anche la fonte battesimale in marmo. Poi gettarono sui morti i banchi della chiesa, cosparsero il mucchio di benzina e appiccarono il fuoco. Il giorno successivo il parroco accorso da un villaggio vicino contò, solo sulla piazza, 132 cadaveri carbonizzati. Nel villaggio vennero poi trovate e identificate circa 400 vittime. I superstiti ricordano che le SS scesero a valle cantando. Poco dopo la fine della guerra, nel giugno '47, gli inglesi accusarono di questa strage e di altri crimini di guerra il tenente generale delle SS Max Simon, ex comandante della 16a divisione corazzata dei granatieri. Al processo, a Padova, Simon asserì di non sapere nulla e non fu possibile provare il contrario.
Nel settembre del '44 i militari Usa trovarono a Sant'Anna i resti di ossa e numerosi denti di bambini, e oltre alle testimonianze dei superstiti raccolsero anche la deposizione di un disertore delle SS. Le copie di quei documenti furono poi inviate in Italia, ma a Roma finirono nel fondo di un magazzino e solo per puro caso quelle carte ingiallite sono state riportate alla luce.......(armadio della vergogna).

http://www.eccidi1943-44.toscana.it/diari/diari_it.htm diario del comando della XIV armata: Il rapporto tedesco su S. Anna di Stazzema 12/08: "270 banditi uccisi, 7 depositi di munizioni distrutti e 2 località date alle fiamme"*; "Catturati altri 353 civili sospetti tra i quali 68 identificati come facenti parte delle bande (vengono ancora interrogati), 209 inoltrati al centro di raccolta di Lucca"**; "11 depositi di munizioni fatti esplodere, un grande impianto di cucine distrutto. Parte di un deposito di vestiario messo al sicuro.

Sulla vicenda viene girato in anni recenti 2007 un film del regista americano Spike Lee, tratto però da un romanzo americano dedicato ai soldati neri della Divisione Buffalo. L’autore del libro Miracle at St. Anna James McBride is an award-winning writer. His memoir, The Color of Water, the story of his mother’s life, sold over1.5 million copies and was on the New York Times bestseller list for more than two years. McBride was a staff writer for The Washington Post, People magazine, and The Boston Globe. James has written scores for several musicals and songs for Anita baker, Grover Washington Jr., and even the PBS television character "Barney. Intervista di Kithcart a Mc Bride
DAVID KITHCART (reporting): James Mcbride’s latest book, Miracle at St. Anna, tells the story of the African-American soldiers in the segregated, all black 92nd Infantry while stationed in World War II Italy. They carried the name "buffalo soldiers" from the Old West when blacks served in the United States Cavalry: Tell me how the whole idea for this book came about.
JAMES McBRIDE: When I was about 10 years old, my Uncle Henry used to sit in my father’s parlor and tell yarns about the war in Italy and how the Italians loved the Negro. When I got older, I became interested in what he was talking about. This was long after he’d passed away.
I went to the library and got a couple of books out and read about this invisible division, basically, of black soldiers who served under white commanders in Italy during World War II. I found a few and I started to interview them. I read a few more books, and I decided that there was a book there.
I studied Italian first, my wife and I, and then we moved to Italy and I studied the war from the perspective of the Italians, which was fascinating. Italy was in a civil war. People remember it was the Partisans vs. the Fascists and so forth, and the memories are still there.
I had to really wait before the book came. It was one of those things where every time I sat down to write, I was waiting for God to come into the room. He took His time this time, took a couple years actually. (laughs) Writing a novel is like you’re really walking blind. There’s a lot of faith involved.
Eventually, the story came. It came when I went to visit a church in Italy in a little town called St. Anna di Stazzema. It was a church where the Germans had killed several hundred Italian civilians. When I got there, I kind of found the book. I found the essence of the book in the sense that the book is about a miracle that takes place. That’s when God stepped into the room, if you will, and said, 'Here is your story. Now, you decide how to tell it. But this is what you’re really telling about.'
The book is basically about a little Italian boy who meets a giant Negro sharecropper from the South and they become friends. This friendship is really what the book is about. It’s not really about the war so much.
DAVID KITHCART: How do you go about delving into the divine and then bringing that into the work that you do?
JAMES McBRIDE: As the book reaches its apex, I needed a way to extract hope from the desperate circumstances that existed. The only answer to that was God, really. I just needed to figure out a way for Him to work the miracle. I knew that I wanted one of the characters, at the very end of his life, the last moment, to accept God. And in doing so, he creates an even greater miracle, and that’s why I call the book Miracle at St. Anna.
DAVID KITHCART: It’s not for the faint of heart.
JAMES McBRIDE: No, there are some unpleasant things, and some of the language is strong. But in the real world, this is what happens. Those who have served in the Army understand it. There are some extraordinarily unpleasant things that happen. In terms of the four characters, I think it’s important to show people that it doesn’t matter what color you are, what gender you are, if you find yourself in a position where the moral underpinnings are removed, then you and I, we all call on the same thing if we believe in the same set of principles, and that is we ask God to help us through.

  I pareri sul film proseguono a link. http://digilander.libero.it/freetime1836/cinema/indicecinema.htm  riga 76 http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntata.aspx?id=539 clicca a dx per vedere l'intervista di Minoli a Spike Lee

  27 settembre 1944
LIZZANO IN BELVEDERE (Bologna)

Nei giorni della ritirata, senza altro motivo che a sete di vendetta e lo smacco per la sconfitta subita, o truppe tedesche di passaggio distruggono totalmente il paese incendiando le case e depredando il bestiame. Vengono massacrati 29 abitanti, tra cui molte donne.
Eccidio di Ronchidòso. Nel giorno in cui fu compiuto l'eccidio di Marzabotto, a Ronchidòs (Gaggio Montano), le SS tedesche trucidarono dalle 54 alle 67 persone, una decina delle quali non identificate. Quasi certamente appartenevano al 16° battaglione del maggiore Walter Reder della 16a divisione corazzata, perché la tecnica era la stessa. Le vittime furono falciate in massa dalle mitragliatrici e bruciate. Dopo quello di Marzabotto, fu l'eccidio più grosso ed efferato. Il 28 settembre 1944 i partigiani della brigata G.L. Montagna attaccarono un'autocolonna tedesca in località Ronchidòso di Sotto, causando gravi perdite al nemico. Subito dopo giunsero sul posto reparti di SS che procedettero al rastrellamento di oltre 60 persone tra uomini, alcuni dei quali partigiani, donne e bambini. Due partigiani furono uccisi il giorno stesso. La mattina del 29 settembre 1944, in località Cason dell’Alta di Ronchidoso di Sotto, furono trucidate una sessantina di persone. Altre furono uccise il 29 settembre a Lama e Ca’ d'Ercole e alcune il 4 ottobre a Cargè. I cadaveri furono bruciati e inumati in una fossa comune.

 

Nel marzo 1945, quando i tedeschi si ritirarono, gli abitanti di Ronchidòs recuperarono i resti delle vittime, alcune delle quali erano sfollati provenienti da altri comuni. I nomi di queste vittime sono stati incisi, con quelli d’altre persone uccise in eccidi minori, nelle lapidi collocate nella cappella del Parco delle Rimembranze di Gaggio Montano, per cui riesce difficile distinguere i vari eccidi e le relative vittime. Esistono grossi problemi relativi al numero esatto delle vittime, pur essendo il divario di poche unità. Anche a Gaggio Montano - come in altri comuni e in particolare a Marzabotto - la pietà popolare ha voluto includere in una sola lapide tutti i nomi delle vittime del nazismo, indipendentemente dalla località e dalla data della morte. Il processo contro i responsabili non fu celebrato. [Nazario Sauro Onofri]
29 settembre
GAGGIO MONTANO (Bologna)
In seguito alla mancata cattura di alcuni partigiani aiutati dalla popolazione locale, i tedeschi, per rappresaglia, distruggono completamente la frazione di Ronchidoso. Gli uomini sono tutti in montagna e di conseguenza vengono rastrellati solo vecchi, donne e bambini, In complesso i Martiri sono oltre 70 e tra questi anche un bimbolattante.
29 settembre / 5 ottobre
TRA IL SETTA E IL RENO (Bologna)
Secondo una recentissima documentazione i tedeschi in ritirata compiono in questi luoghi, nel periodo a cui si fa cenno eccidi e massacri almeno in 38 località: e si tratta in prevalenza di vecchi, donne e bambini, dato che gli uomini validi erano nascosti o combattevano con i partigiani. Una fonte tedesca " Der Fall Reder" del 1978 ricorda che in quei giorni il numero dei massacrati è stato almeno di 718 Martiri.
7 ottobre

MARZABOTTO (Bologna)
Si tratta di uno degli atti di criminalità nazista più rilevanti di tutta la seconda guerra mondiale, che si può paragonare agli eccidi nei campi di sterminio per la ferocia e la meticolosità quasi scientifica con cui è stato attuato. Furono 20 giorni (dal 29 settembre al 18 ottobre 1944) di terrore,di angoscia, di dramma per tutta la popolazione dei luoghi toccati da queste truppe ormai in fuga che, alla naturale ferocia e al solito disprezzo per la vita altrui, univano la rabbia violenta degli sconfitti in ritirata. Sono ben 1830 le vittime di un lento e metodico rastrellamento che non ha risparmiato nessuno, attuato dalla divisione delle SS "Adolf Hitler", con reparti comandati dal maggiore Walter Reder. Furono massacrati, senza distinzione per donne, vecchi e bambini, tutti gli abitanti che popolavano la zona di Monte Sole e delle alture circostanti; furono profanate Chiese e Cimiteri; furono bruciate tutte le abitazioni civili. Tale rastrellamento fu poi considerato dai nazisti talmente perfetto da essere portato a modello nel manuale di addestramento alla guerra antipartigiana dei reparti specializzati delle SS ("Bandenbekampfung in Oberitalien").
http://www.stm.unipi.it/stragi/Processi/Documenti/Storiaememoria1.htm processi

Da Anpi

«Penso spesso a Sant’Anna di Stazzema, con tutti i suoi poveri morti». L’altra strage nazista di quell’estate del ’44, poco prima di Marzabotto, il 12 agosto. 560 vittime, 391 corpi identificati, donne, bambini, una carneficina a lungo dimenticata. Non da Elio Toaff, l’ex rabbino capo di Roma, che entrò in quel paesino delle Alpi Apuane devastato dalla ferocia di quattro colonne delle Ss subito dopo il massacro. Toaff era allora un giovane partigiano della Brigata Garibaldi X bis «Gino Lombardi». «In realtà eravamo quattro gatti - ricorda oggi Toaff -. E quella mattina, quando entrammo in Sant’Anna verso le 11, eravamo solo una dozzina. E prima di veder l’orrore fummo assaliti da un odore terribile, di carne umana, bruciata...». Toaff oggi ha 86 anni e non ha mai dimenticato ciò che vide allora. A Sant’Anna è tornato spesso, a partire dall’immediato dopoguerra, anche quando in quel paesino isolato salivano in pochi ed è stato necessario aspettare l’82 perché ci andasse Sandro Pertini, il primo presidente della Repubblica a rendere omaggio a quel martirio. «Su Sant’Anna era calato subito un silenzio impalpabile, una rimozione di quell’orribile mattina - aggiunge Toaff -. Per tanti anni mi sono chiesto perché. E ho cercato di dare un senso a tutta quella ferocia che mi venne incontro in quel caldo mattino d’estate.

 
    http://www.eccidiomarzabotto.com/storiaeccidi.php elenco caduti
CRONACA: Da Repubblica.it del 13/1/2007.

Strage di Marzabotto, ergastolo per 10 dei 17 ex ufficiali nazisti. Assolti per non aver commesso il fatto gli altri sette imputati tutti ultraottantenni e contumaci. L'Anpi: "Sentenza importante". Un parente delle vittime: "Avrei preferito condannarli tutti"
LA SPEZIA - Il tribunale militare della Spezia ha condannato all' ergastolo dieci dei 17 imputati (tutti contumaci) per la strage nazista di Marzabotto. Gli altri sette sono stati assolti per non aver commesso il fatto. La camera di consiglio è durata quattro ore e 45 minuti. Gli imputati sono ex ufficiali nazisti, tutti ultraottantenni e contumaci.  (Reder, il maggiore responsabile, fu condannato all' ergastolo in Italia ma graziato nel Gennaio 1985. In Italia la carcerazione di ultraottantenni non è nemmeno prevista)
"Ora vivremo tutti meglio" ha detto Claudio Sassi, sindaco di Grizzana Morandi.
Provocatorio invece il commento dell'avvocato Nicola Canestrini, difensore di Wilheilm Kusterer, uno dei sette imputati assolti per non aver commesso il fatto: "Se basta essere appartenuti alla Gioventù Hitleriana per essere ritenuti corresponsabili delle stragi naziste, allora dobbiamo allungare l'elenco degli imputati anche a Papa Ratzinger". Canestrini, che ha parlato per ultimo fra i difensori, ha anche esibito una foto di Benedetto XVI (in divisa della Hitlerjugend), chiedendo di inserirla agli atti: una provocazione alla quale ha rinunciato, appena il Pm Marco de Paolis ha fatto opposizione.  La condanna all'ergastolo è stata emessa per Paul Albers, 88 anni, aiutante maggiore di Reder; per il sergente comandante di plotone Josef Baumann, 82 anni; per il maresciallo delle SS Hubert Bichler, 87 anni; per i sergenti Max Roithmeier, 85 anni; Max Schneider, 81, Heinz Fritz Traeger, 84, Georg Wache, 86, Helmut Wulf, 84; per il maresciallo capo Adolf Schneider, 87 anni; per il soldato Kurt Spieler, 81 anni. Sono stati invece assolti per non aver commesso il fatto il caporale Franz Stockinger, 81 anni; il caporalmaggiore Gunther Finster, 82; i caporali Albert Piepenschneider, 83, ed Ernst Gude, di 80; il sergente SS Hermann Becker, 87 anni; il caporalmaggiore Otto Erhart Tiegel, 81 anni ed il sergente Wilhelm Kusterer, di 84.

  ....  La base giuridico-legislativa sulla quale i delitti fascisti furono giudicati fu però nettamente diversa. Mentre i criminali tedeschi furono giudicati dai tribunali militari sulla base del codice penale militare di guerra, i criminali fascisti furono giudicati in massima parte da tribunali civili sulla base del diritto penale ordinario e, soprattutto, sulla base dell'apposita legislazione elaborata ai fini dell'epurazione, che poggiava sui decreti luogotenenziali n. 159 del 27 luglio 1944 e n. 142 del 22 aprile 1945. Tale legislazione riconduceva le varie tipologie di reato - fra cui alcune comprendenti crimini di guerra come "rastrellamenti"; "arresti, percosse, sevizie"; "uccisioni di partigiani o civili"; "partecipazione a plotoni di esecuzione" - alla categoria più generale di "collaborazione col tedesco invasore". A giudicare i "delitti fascisti" furono l'Alta corte di giustizia, attiva dal settembre 1944 all'ottobre 1945 e, soprattutto, le Corti straordinarie d'Assise e le Sezioni speciali delle Corti d'Assise, che operarono dal maggio 1945 al 31 dicembre 1947. L'Alta corte di giustizia, che avrebbe dovuto perseguire i maggiori responsabili dei crimini fascisti, svolse in totale 16 processi con 99 imputati e comminò 4 condanne a morte, 6 ergastoli, 3 condanne a 30 anni e altre a pene minori. Fra le persone condannate figuravano funzionari di polizia, banchieri, generali e diplomatici. Solo pochi furono accusati di crimini di guerra veri e propri. Fra questi l'ex questore di Roma Pietro Caruso, che aveva partecipato alla compilazione delle liste delle vittime delle Fosse Ardeatine, condannato a morte e fucilato a Roma nel settembre 1944. E Pietro Koch, capo famigerato di una banda fascista responsabile di innumerevoli delitti a Roma, Firenze e Milano, anch'egli condannato a morte e fucilato nel giugno 1945. Ma il grosso dei processi fu svolto dalle Corti straordinarie d'Assise e poi dalle Sezioni speciali delle Corti d'Assise, organi speciali della magistratura ordinaria con un collegio di giudici popolari scelti dai Comitati di liberazione nazionale e dunque molto "sensibili" alle istanze di giustizia diffuse nel paese nell'immediato dopoguerra. Tali organi posero sotto processo oltre 20 mila fascisti, emanarono quasi seimila condanne, fra cui circa 500 sentenze capitali e decine di ergastoli. Delle condanne a morte 91 furono effettivamente eseguite. Mancano dati su scala nazionale riguardo alla tipologia dei reati sanzionati. Per capire quanti di essi si potessero configurare come crimini di guerra, può essere utile prendere un caso significativo come quello della Corte speciale d'Assise di Milano. Qui il 17 per cento delle sentenze riguardò il reato di rastrellamento, il 13 per cento arresti, percosse e sevizie, il 7 per cento uccisioni di partigiani o civili, l'1 per cento partecipazione a plotoni di esecuzione. La parte numericamente più significativa delle sentenze, circa il 30 per cento, puniva le delazioni, ovvero un reato non ascrivibile fra i crimini di guerra. Gran parte dei processi furono condotti nel 1945, quando era ancora molto diffuso nel paese un forte risentimento nei confronti dei fascisti. A partire dall'inizio del 1946 l'azione punitiva contro i collaborazionisti cominciò a subire un rallentamento. Molte condanne di primo grado furono annullate dalla Corte di cassazione e le sentenze mitigate. Già nel giugno 1946, come noto, Palmiro Togliatti, Ministro della Giustizia e leader del Partito comunista, promulgò un'amnistia generale che, in nome della "riconciliazione nazionale", portò rapidamente alla liberazione della maggior parte dei fascisti allora in carcere sotto condanna o in attesa di giudizio. Su 12 mila fascisti imprigionati, 7 mila furono rimessi in libertà entro il 31 luglio 1946. Nel luglio dell'anno successivo ne rimanevano dietro le sbarre circa duemila. Nel 1952 ne restavano soltanto 266. Una nuova amnistia concessa il 19 novembre 1953 estese i benefici della legge anche a quei fascisti che si erano dati alla latitanza e liberò praticamente tutti i detenuti. Tale inversione di tendenza nella politica di punizione contro i fascisti ebbe un'accelerazione dopo la sconfitta elettorale delle sinistre dell'aprile 1948. Fra il 1948 e il 1950 una serie di processi contro alcuni dei maggiori responsabili delle violenze perpetrate durante la guerra civile dagli uomini della Repubblica sociale terminarono con sentenze oltremodo benevole. Nel febbraio 1949, il comandante della Decima Mas, Junio Valerio Borghese, imputato di responsabilità dirette in 43 omicidi, fu condannato a 12 anni di reclusione, ma ottenne immediatamente la libertà grazie ad un condono. Nel maggio 1950 il comandante supremo delle forze militari di Mussolini, maresciallo Rodolfo Graziani, fu condannato da un tribunale militare a 19 anni di prigione. Anche Graziani poté tuttavia usufruire di un condono molto favorevole, che gli consentì di lasciare la prigione appena tre mesi dopo la sentenza.... Filippo Focardi da http://www.storicamente.org/focardi_shoa.htm 

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