LA SECONDA 

GUERRA MONDIALE  

 

Il patto scellerato con la mafia

Operazione «HUSKY»

Caserma Martelli dell'8° Bersaglieri a Pordenone 1951: Col. De Martino, a sx Eisenhower a dx Efisio Marras

Commander in chief of the North Atlantic forces, General Dwight D. Eisenhower, reviewed ten thousand Italian troops and met his immediate superior, sergeant Filiberto Zecchini, 27, of  Modena. Sgt. Zecchini Commands the squad which a year ago elected Eisenhower as "honorary corporal" of the squad which belongs to the 76th infantry, second battalion. Eisenhower reviewed a mile and a half of his troops that he was seeing for the last time. He was met at the Campoformido Airport here by Adm. B. Carney commander in chief allied powers southern Europe and by General Maurizo Lazzaro De Castiglioni, Italian commander of land forces, southern Europe. Gen. Eisenhower, left (a sinistra), handshakes Gen. Efisio Marras, Italian General chief of staff upon his arrival in Rome on May 5, 1952. foto sotto (AP Photo/Walter Attenni)

Ndr: Sopra Eisenhower in Italia nell'aprile del 1951 al poligono del Meduna (serie di foto) e alla caserma Martelli di Pordenone sede dell'8° Ariete. Didascalia originale errata nella data e meglio precisata, confermata dalla successiva fonte. Un'altra didascalia precisa meglio la data da noi già stimata in 1951 e non 1952 come riporta A.P.

General Dwight D. Eisenhower inspected on April 26, 1951, some units of the Italian army which may be assigned to his command. He is seen, left, while waiting turnouts of Bersaglieri troops in barracks at Pordenone, Udine province, Northern Italy on April 24, 1951. Next to him is the colonel (unidentified De Martino !!), commanding the regiment, and third left, General Efisio Marras, chief of Italian general staff. In background is a bust of Alessandro La Marmora, who founded the corps of Bersaglieri some hundred years ago. (AP Photo/Raoul Fornezza)

  IBC - Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali della Regione Emilia Romagna - È in America che si svolge il lavoro più intenso per la contemporanea presenza d'un cospicuo gruppo di esuli antifascisti italiani (che annovera, fra gli altri, Don Sturzo, Salvemini, Nenni, La Malfa, Visentini, il Conte Sforza e il professore Max Ascoli, che si è guadagnata l'amicizia e la stima di influenti autorità americane, compreso il presidente Roosevelt e sua moglie) e una etnia di oltre 5 milioni di immigrati, con al centro una fortissima presenza di siciliani. Se gli italo-americani non godevano da anni d'una buona reputazione nell'opinione pubblica americana (collocati da questa ad uno dei livelli più bassi nella gerarchia delle etnie, stavamo subito sopra i negri, perché poco organizzati, senza ospedali parrocchie o altre istituzioni (cattoliche) tanto da risultare sotto la tutela di ebrei o irlandesi: la diffidenza verso i siciliani era ancora maggiore per la vicenda Petrosino poi per il Gangsterismo alla Al Capone* rafforzatosi con il quindicennio di purificazione chiamato anche Proibizionismo (1919-1933).

Rimasta quasi sempre ai margini della società americana, anche dopo la grossa ondata di emigrazione seguita alla repressione dei Fasci (sociali) siciliani ad opera di Crispi (1893), la comunità siciliana (e italiana in genere) verrà sempre vista con sospetto da quella America WASP (White, Anglo-Saxon, Protestant),che mal tollera la chiusura e la volontaria «autosegregazione» (non integrazione) dei siciliani nei confronti delle altre razze presenti nel paese e sarà impressionata dalla presenza d'una organizzazione misteriosa dedita al crimine e all'attività illegale come la mafia (ndr: non era la prima: c'erano già state altre organizzazioni come la mano nera e le mafie di altri immigrati orientali, irlandesi, ebrei etc. che valevano quanto l'italiana poi a farsi corrompere non erano italiani ma irlandesi e Wasp). Nonostante queste resistenze, è lo stesso sistema americano di formazione del consenso (l'organizzazione elettorale americana e le sue «macchine» politico-clientelari, uno dei pochi veicoli di integrazione e promozione sociale utilizzabili dagli emigrati) a rafforzare i legami interni delle varie comunità regionali italiane (ndr: la divisione stava anche fra italiani stessi), “utilizzando come mediatori i prominenti italo-americani che con il cosiddetto padrone-system indirizzano gli immigrati verso il mercato del lavoro, dell'abitazione, del credito ...”.

da un blog della rete un quadretto della situazione che semplifica l'elaborato di cui sopra:...

Gli USA d'inizio ‘900 avevano in comune con la Sicilia, una società dove il potere clientelare e la legge del più violento, avevano la meglio nei confronti di istituzioni dall’esiguo spessore. Per trovare lavoro nei quartieri, ci si rivolgeva al boss di turno e gli stessi, agganciati ad esponenti politici spesso del partito democratico, procuravano voti in cambio di una “ ampia interpretazione delle libertà imprenditoriali “. Scambiandosi favori e lavoro, senza economie nell’uso di delinquenti, leader senza scrupoli costringevano i lavoratori a subire il frutto di una dilagante corruzione tra malavita e poliziotti, e brutali violenze senza tutele o diritti....

Allo scoppio della seconda guerra mondiale, l'America si ritrova a dover fare i conti con la difficile integrazione di diverse etnie alle quali deve rivolgersi perché cooperino allo sforzo bellico e difendano la libertà e la democrazia minacciate dal nazi-fascismo. Se la comunità nera è quella più numerosa e importante per la produzione bellica e per l'arruolamento, altre sono addirittura pericolose perché possono trasformarsi nella quinta colonna nemica a cominciare da giapponesi, tedeschi e italiani.

 

* Con il Volstead Act, venne sancito il bando sulla fabbricazione, vendita, importazione e trasporto di alcool. Poiché le organizzazioni mafiose vivevano sui vizi della gente niente di più favorevole che crearne uno ex novo, già grave di suo (il fumo però non era considerato vizio). Diceva il Senatore Andrew Volstead: "I quartieri umili presto apparterranno al passato. Le prigioni e i riformatori resteranno vuoti. Tutti gli uomini cammineranno di nuovo eretti, tutte le donne sorrideranno e tutti i bambini rideranno. Le porte dell'inferno si sono chiuse per sempre". Non andò proprio così e non sapremo mai se senza il proibizionismo la gente sarebbe migliorata. Di sicuro ci fu che peggiorò quando nell'autunno del '29 crollo il mercato borsistico di Wall Street. Un oceano di poveri, disposti a tutto, invase allora le strade della nazione per oltre 10 anni. Anno questo (29) che costituiva anche il culmine della guerra di mafia per il controllo delle attività illecite con la strage di San Valentino del 14 febbraio del 1929. Alphonse Gabriel Capone (Brooklyn, 17 gennaio 1899 – Miami, 25 gennaio 1947). Capone nel 1931 verrà incriminato per evasione fiscale e, se non i gli omicidi, a porterlo in galera sarà il fisco.

In May 1932, Capone was sent to Atlanta, the toughest of the federal prisons, to begin his eleven-year sentence. Even in prison Capone took control, obtaining special privileges from the authorities. Capone spent the rest of his felony sentence in the hospital. On January 6, 1939, his prison term expired and he was transferred to Terminal Island, a Federal Correctional Institution in California, to serve his one-year misdemeanor sentence. He was finally released on November 16, 1939. After his release, Capone spent a short time in the hospital. He returned to his home in Palm Island where the rest of his life was relaxed and quiet. His mind and body continued to deteriorate so that he could no longer run the outfit. On January 21, 1947, he had an apoplectic stoke that was probably unrelated to his syphilis. He regained consciousness and began to improve until pneumonia set in on January 24. He died the next day from cardiac arrest.

 

Franklin Delano Roosevelt, il presidente degli Stati Uniti,

chiese all'FBI, già dal '40, di preparare un elenco di ''elementi pericolosi per il paese in caso di guerra''. Arresti e internamenti cominciarono però solo dopo Pearl Harbour (Dic. '41), prima sarebbero stati equivoci e equivalenti a una larvata dichiarazione di guerra. Nel Montana  finirono così i marinai della marina mercantile italiana in quei giorni alla fonda nei porti Usa. Gli equipaggi sbarcati dalle varie unità requisite, vennero provvisoriamente rinchiusi nelle stazioni di immigrazione di New York, Philadelphia e Portland, oppure rinchiusi nelle carceri locali. In seguito, la maggior parte venne internata nel campo di Fort Missoula (Montana) o a Petersburg (Virginia). I colpevoli di sabotaggio (300) per aver guastato gli apparati motore o gli strumenti di navigazione, vennero processati dalla Corte Federale. La pena andava da 1 a 3 anni. Il costante interessamento della delegazione pontificia a Washington, nella persona di monsignor Egidio Vagnozzi, fece sì che anche gli italiani condannati potessero poi raggiungere Missoula. Altri 600.000 italiani o italo-americani furono costretti a fornire le impronte digitali, a sottostare al coprifuoco dalle 20 alle 6 del mattino, a vedersi confiscati radio, binocoli, armi da caccia. Tutto cambiò dopo l’8 settembre 1943, in particolare dopo la nostra dichiarazione di Guerra alla Germania (ottobre). Lo status di alleato aveva cancellato quello di nemico, come in Germania quello di nemico aveva cancellato quello di alleato nei nostri confronti. Le pressioni, i ricatti per i prigionieri si fecero assillanti e pesanti, e alla fine si aprivano le porte del campo speciale di Hereford in Texas, a mille metri d’altezza, per i renitenti alla collaborazione. "Military Reservation and Reception Center" era il nome ufficiale. Qui non potevi ricevere posta, ma inviarla si (cartoline prestampate). Le punizioni erano frequenti e severe, i pestaggi all'ordine del giorno. "Fascist Kriminal Camp”di Hereford. Non c'erano vie di mezzo.

 

La capacità dimostrata sia da Hitler che da Mussolini di utilizzare i loro rispettivi gruppi nazionali per accentuare i contrasti presenti nell’amministrazione americana e favorire le tendenze isolazioniste contrarie all'ingresso dell' America nel conflitto mondiale, avevano creato. nel governo americano, non poche preoccupazioni. Il Dipartimento di Stato e il Dipartimento di Giustizia costituirono al loro interno delle sezioni specifiche (Foreign Nationalities Branch) allo scopo di raccogliere il maggior numero d'informazioni possibile sui gruppi etnici e indagare sulle potenzialità eversive che questi rappresentavano. Alla fine del 1941, con le interviste ai più influenti leaders delle comunità nazionali e la lettura degli oltre 1700 fra giornali e periodici in 51 lingue che uscivano negli States, era stata acquisita una mole impressionante di informazioni su tutte le minoranze etniche, sulla loro leadership interna, sulle loro opinioni e il loro atteggiamento riguardo al conflitto in corso, «trasformando in una opportunità di intelligence, un elemento di debolezza del composito melting pot (crogiuolo, amalgama, impasto) statunitense». Se l'attacco giapponese a Pearl Harbour aveva avuto come immediata ritorsione l'internamento dei circa 150.000 giapponesi residenti negli Stati uniti e l'attribuzione  dell'infamante marchio di enemy aliens, il pericolo che quest'ultima misura fosse allargata anche agli italiani fu scongiurata dal timore di arrestarne definitivamente il già difficile processo di assimilazione e di trasformare in un corpo estraneo alla nazione una comunità che si caratterizzava più per l'attaccamento al proprio villaggio d'origine (clan) che alla nazione o al governo fascista che la rappresentava. D'altronde, l'analisi condotta sulla comunità aveva dimostrato che la simpatia degli italo-americani verso il fascismo era stata alimentata dagli elogi che la stampa americana aveva elargito per lunghi anni alla figura di Mussolini. Le discriminazioni che gli italiani cominciarono a subire all'interno delle organizzazioni dei lavoratori, il clima ostile che si diffondeva verso di essi; la chiusura dei consolati e la presa di distanza dal fascismo dei giornali e della radio in lingua italiana, disorientarono la comunità rendendola guardinga e attendista. Contrari ad un trattamento repressivo indiscriminato verso gli italiani, i numerosi democratici presenti all'interno delle Agenzie federali si schierarono perché il composito e rissoso gruppo degli antifascisti esuli in America fosse aiutato e sovvenzionato per avviare una massiccia opera di sensibilizzazione verso l'etnia italiana per convincerla che la sconfitta del fascismo avrebbe garantito all'Italia quegli stessi valori (libertà, democrazia, progresso) tanto apprezzati in America e avrebbe permesso la costruzione di un nuovo ordine mondiale basato sulla pace e la collaborazione fra i popoli. Dando ampio risalto alla decisione, l'amministrazione americana non applicò agli italiani lo status di enemy aliens (nemici alieni) facilitando così una più attiva partecipazione degli italo-americani allo sforzo bellico, a cominciare dall'arruolamento nell'esercito. Di pari passo al dibattito politico, ferveva l'attività della neonata OSS, l'agenzia di controspionaggio messa in piedi verso la fine del '41 per coprire il vuoto di Intelligence di cui soffrivano gli americani nei confronti degli inglesi e dei tedeschi, e del controspionaggio della Marina militare per preparare lo sbarco in Sicilia. Non si conosce ancora con molta precisione l'ampiezza dei contatti e la natura dei rapporti intercorsi fra i servizi segreti e gli italo-americani di origine siciliana nei mesi che precedettero l'operazione «HUSKY», anche perché la reticenza degli ufficiali della Marina e dell'OSS si è mantenuta costante in tutti gli anni del dopoguerra. Di certo, comunque, con il capo-mafia Lucky Luciano la Marina aveva già in passato intrattenuto rapporti per salvaguardare, dal  sabotaggio e dallo spionaggio a favore dei tedeschi (ndr: l’accordo era tu continui a fare il tuo sporco lavoro ma non ti interessi dei nostri carichi o ci segnali chi si interessa), i carichi delle navi che salpavano dal porto di New York per rifornire l'Inghilterra e l'esercito americano in Nord-Africa (fine '42). Di certo, gli incontri nel carcere dove il boss mafioso era rinchiuso ripresero in vista dello sbarco in Sicilia e, alla fine della guerra (1946), lo stesso fu scarcerato ed espulso in Italia come indesiderato. Se Michele Pantaleone può avere ingigantito il ruolo avuto dalla mafia durante lo sbarco delle truppe alleate sulle spiagge di Gela e Licata, la cui riuscita militare è senz'altro da addebitare al totale controllo dei cieli da parte dell'aviazione, alla impressionante quantità di mezzi navali e anfibi utilizzati, e alla superiorità nell'equipaggiamento delle truppe, è indubbio che la presenza nell'esercito americano di migliaia di soldati e ufficiali di origine siciliana abbia favorito l'avanzata della 7a Armata di Patton nella parte occidentale della Sicilia (ndr: punteggiata dia centinaia di uomini segnalati da Luciano pronti ad entrare in scena).  È altresì fuori discussione che con la fine dei combattimenti e il caos totale nel quale piomba l'isola, il credito di cui viene investita la mafia dagli ufficiali alleati permettono a quest'ultima, scompaginata dagli «eccessi terroristici» (ndr: nuovo termine per definire il rigore e la non complicità) del prefetto Mori e del giudice Giampietro, di riorganizzarsi e di giocare un ruolo indiscutibile nella vita politica siciliana e da lì proiettarsi su quella nazionale (la mafia era un prodotto dell’unità nazionale e la sua rinascita post bellica a qualcuno sarà convenuta). Crollato per intero l'apparato statale fascista, gli alleati cercano fra i notabili locali (aristocratici, sacerdoti, proprietari terrieri) i detentori, se non di un potere reale, almeno di forme di influenza e di autorità, ai quali affidare funzioni amministrative e di raccordo tra governo alleato e popolazione civile.

Molti dei sindaci che affiancheranno l'AMG O GMA (governo militare alleato) saranno uomini «di rispetto» dell'onorata società e gli «antifascisti» rinchiusi nel carcere di Favignana dai tempi delle retate del prefetto Mori e liberati dagli uomini di Poletti e Corvo. Da Calogero Vizzini, sindaco di Villalba, a Genco Russo, sovrintendente agli approvvigionamenti; da Max Mugnani, responsabile dei magazzini farmaceutici americani; a Vito Genovese (il padrino di Puzo), ricercato dalla polizia americana e ritrovato, nelle vesti di interprete, nell'ufficio di Charles Poletti a Nola (Napoli, si vede che non era poi tanto ricercato), molti posti chiave saranno affidati a uomini d'onore nella speranza di controllare l'ordine pubblico e i rifornimenti alimentari minacciati dal mercato nero e dal pullulare di gruppi armati di sbandati, grassatori e banditi.

Generale C.A. Luigi Efisio MARRAS Csm dal 2 dicembre 1950 al 15 aprile 1954

  La macchina organizzativa dell'AMG alla prova dei fatti doveva servire a "Seppellisci i morti e da da mangiare ai vivi"
Nell'Africa del Nord s'era sperimentato per la prima volta l'insediamento di una macchina che s'occupasse delle necessità della popolazione civile, e il test, sebbene limitato dal fatto che tutta l'ordinaria amministrazione era rimasta nelle mani dei Francesi e non c'era stata ostilità da parte degli abitanti locali, aveva dimostrato che le Agenzie, se affidate nelle mani di personale civile, non erano in grado di risolvere efficacemente i problemi che sorgevano in territorio di guerra. A sua volta, l'invasione della Sicilia mise seriamente alla prova le teorie, i principi e gli insegnamenti sviluppati nel programma di addestramento di personale militare cui affidare il compito di gestire i molteplici rapporti con la popolazione locale e mostrò che i piani elaborati con una esclusiva ottica militare, avevano sottostimato i bisogni alimentari della popolazione e le illegalità che la penuria di cibo avrebbe generato; avevano sottovalutato la distruzione e il disordine che si sarebbero sviluppati in seguito ai combattimenti e le difficoltà a elaborare da subito un piano di ricostruzione e renderlo operativo; avevano impedito di avviare un corretto dialogo con le forze politiche locali le quali, dopo aver aiutato a minare la solidità del regime fascista dall'interno e aver accolto ovunque l'esercito alleato come liberatore facilitandone il compito di occupazione dell'isola, aspiravano ad essere accreditate come legittime interlocutrici dei liberatori. Ma le autorità alleate opposero un netto rifiuto alle offerte di collaborazione avanzata dalle pur deboli forze politiche locali antifasciste (separatisti, comunisti, cattolici), perché, a differenza dei paesi del Nord Africa che erano delle colonie, la Sicilia era territorio integrante di un paese nemico, l'Italia, di cui si voleva il crollo politico e militare, la fine dell'alleanza con la Germania e la resa senza condizioni.

Dalla relazione della Commissione antimafia presentata alle Camere il 4 febbraio 1976: “Qualche tempo prima dello sbarco anglo americano in Sicilia numerosi elementi dell'esercito americano furono inviati nell'isola, per prendere contatti con persone determinate e per suscitare nella popolazione sentimenti favorevoli agli alleati. Una volta infatti che era stata decisa a Casablanca l'occupazione della Sicilia, il Naval Intelligence Service organizzò una apposita squadra (la Target section), incaricandola di raccogliere le necessarie informazioni ai fini dello sbarco e della “preparazione psicologica” della Sicilia. Fu così predisposta una fitta rete informativa, che stabilì preziosi collegamenti con la Sicilia, e mandò nell'isola un numero sempre maggiore di collaboratori e di informatori. (Lo sbarco degli Americani in Sicilia fu fatto con gli stessi trucchi del tempo di Garibaldi….)”. 

 

Nel decidere l'operazione in Sicilia, i governi di Washington e di Londra avocarono a sé la competenza a trattare con le autorità politiche italiane ed esclusero rigorosamente la possibilità che il Governo militare potesse instaurare rapporti di alcun genere con personalità o forze politiche dell'isola (ndr: in parole povere trattare con personaggi politici dell’isola equivaleva un domani avvallare specifici governi che oltre la caduta della Monarchia non erano ancora previsti o ipotizzati: la democrazia e il voto popolare sono belli ma la collocazione dell'Italia non era prevista sotto Stalin)). La scelta di utilizzare l'apparato statale e municipale esistente, portò a limitare il numero dei fascisti «pericolosi» da arrestare subito o da epurare dalle fila della amministrazione, lasciando quasi intatte quelle forze che da quella posizione avevano appoggiato il regime e ora si mettevano al servizio dei vincitori continuando indisturbate a esercitare il potere. Esclusi i prefetti (dimessi e sostituiti da soggetti nominati dai governi alleati), tutti i funzionari a cominciare da sindaci, polizia municipale, magistrati locali e tecnici; carabinieri, polizia, guardia di finanza; impiegati e dirigenti dell'apparato burocratico dello stato, anche se iscritti al PNF, potevano continuare a svolgere le loro funzioni, salvo parere diverso degli ufficiali dell'AMGOT che avevano la facoltà di intervenire, a livello provinciale e locale, per operare eventuali cambiamenti. I criteri da seguire in questa delicata opera di sostituzione erano essenzialmente due: a. procedere alla nomina di nuovi sindaci (in caso di fuga dei vecchi podestà e rinuncia dei vice) dopo aver consultato notabili, parroci e personalità in vista del luogo; b. evitare tensione con le autorità ecclesiastiche, stimolarne la fattiva collaborazione e seguirne il più possibile i suggerimenti. Conoscendo l'enorme influenza che la Chiesa cattolica esercitava sulla popolazione e nella società italiana, dal Ministero degli Esteri inglese erano partite precise raccomandazioni perché i rappresentanti del clero e le istituzioni ecclesiastiche fossero circondate del massimo rispetto e tenute nella massima considerazione, evitando «qualunque azione che possa essere interpretata come ispirata da rancori anticattolici» (l’America non è un paese confessionale e non riconosce religioni ufficiali: ci saranno dei problemi quando si vorrà istituire un ambasciatore in Vaticano che non ha omologo in nessuna altra religione o confessione) I risultati di questa accorta diplomazia nei confronti della Chiesa furono eccellenti: le prediche e le esortazioni all'obbedienza e al rispetto delle misure adottate dal governo militare furono continue e martellanti e aiutarono a mantenere la calma e la tranquillità della popolazione.

Lucky Luciano, il boss in carcere, passò i nomi di 850 persone su cui “contare" e gli ufficiali dell'O.S.S, che dirigeranno sul campo "l'operazione sbarco", saranno Max Corvo, Victor Anfuso e Vincent Scamporino. Il loro gruppo sarà noto come il "cerchio della mafia". Tra gli americani, in divisa, c'erano anche Albert Anastasia (ucciso nel dopoguerra in un negozio di barbiere) e don Vito Genovese, (il don Vito Corleone del "Il Padrino" di Scorzese e Puzo), stretti collaboratori di Poletti. Scrivono Roberto Faenza e Marco Fini in “Gli americani in Italia”: "E' così che quando nel 1943 gli americani sbarcheranno in Sicilia, la prima azione dell'OSS sarà ..restituire la libertà ai mafiosi imprigionati dal regime fascista all'epoca del Prefetto Mori"

Alla fine del '43, il capitano Usa W.E. Scotten così parlava di mafia: "I politici professionali dell'era prefascista sono pochi, anziani e cinici, ma hanno l'enorme vantaggio dell’esperienza politica e a loro disposizione le intelaiature delle antiche organizzazioni (clientele). Si mantengono indipendenti, tendono a formare partiti per conto proprio o ad allinearsi con i gruppi piú piccoli, come i liberali, il partito d'azione, o meglio ancora con i separatisti. Sono prudenti, non si pronunciano e fanno una politica d'attesa per vedere da quale parte spira il vento. Alcuni flirtano con ciò che resta della vecchia mafia politica. Una piccola parte di essi è perfino impegnata nella Democrazia Cristiana". una voce contraria

http://www.bpp.it/apulia/html/archivio/2003/IV/art/R03IV024.html 

 

E gli esempi di questo idillio sono numerosi e reciprocamente significativi: in una provincia troviamo l'ufficiale non cattolico che partecipa assiduamente alla messa domenicale per guadagnarsi la stima del clero; in un'altra lo vediamo intavolare una accesa trattativa con l'autorità ecclesiastica per la nomina a sindaco di un convivente senza matrimonio. Si segnalano, da parte del clero, la premura del vescovo di Agrigento che dà in visione preventiva agli alleati la bozza di un suo discorso e il fervore del vescovo di Mazara il quale, nel ringraziare il ten. col. Gayre per la riapertura delle scuole confessionali, gli rivolge parole di gratitudine e di apprezzamento: spingendosi nel suo zelo ad affermare che la Chiesa riceve più libertà religiosa dagli inglesi protestanti di quanta ne abbia goduto sotto il governo fascista. Non altrettanto idilliaca si rivelò la collaborazione dei notabili locali. Corteggiati anch'essi dagli ufficiali dell'AMGOT, si rivelarono infidi e ambigui, tanto che lo tesso Lord Rennell, responsabile regionale degli Affari Civili prima di essere sostituito dal col. Poletti, per giustificare episodi sconcertanti avvenuti in Sicilia a livello di amministrazioni periferiche, scriveva:

«Più della metà della popolazione di Sicilia è analfabeta e la scelta dei candidati per una carica non pagata era molto ristretta in molti comuni dei più sperduti. Per di più erano pochissimi i siciliani di qualunque estrazione sociale, quali che fossero le loro vedute politiche, che erano pronti a collaborare con il loro lavoro ed assumendosi delle responsabilità, invece che con semplici consigli e critiche. La maggioranza dei comuni era lacerata da gelosie personali e da faide ed avevano enormi difficoltà a mettersi d'accordo e a proporre dei nomi. Di fronte al popolo che tumultuava perché fossero rimossi i podestà fascisti, molti dei miei ufficiali caddero nella trappola di scegliere in sostituzione i primi nomi che venivano proposti oppure di seguire il consiglio degli interpreti che si erano accodati loro e che avevano imparato un po' di inglese durante qualche loro soggiorno negli Stati Uniti. I risultati non erano sempre felici, le scelte finivano per cadere in molti casi sul locale boss mafioso o su un suo uomo ombra il quale in uno o due casi era cresciuto in ambienti di gangster americani. Tutto ciò che poteva essere detto di alcuni di questi uomini era che essi erano tanto antifascisti quanto indesiderabili da ogni altro punto di vista .. ,». (mettiamola cosi è stata una svista)

 

Lord Rennell dimenticava che erano stati i Governi di Londra e di Washington a decidere di non coinvolgere i pur deboli partiti antifascisti locali nel ricambio della classe dirigente. Chiamare queste forze a misurarsi concretamente con i problemi della ricostruzione materiale dell'isola e spingerle a partecipare all'attività amministrativa delle giunte, le avrebbe sicuramente stimolate a generare dal proprio interno nuove energie con cui edificare lo sviluppo successivo della Sicilia. Coinvolgerle in questo processo, avrebbe aiutato a battere quella arretratezza che tanto lucidamente Rennel analizzava e dietro la quale era facile trovare argomenti per giustificare i limiti di una politica miope e dannosa. Aver preferito amministrazioni neutre evitò forse dissapori con la gerarchia ecclesiastica e conflitti con gli interessi di quelle forze conservatrici che imponevano rapporti di tipo feudale nelle campagne. Aver impedito che la caduta del fascismo si trasformasse in opportunità di radicamento della democrazia come istituto per la partecipazione allargata nella gestione dello Stato, congiunta all'assunzione di responsabilità soggettive, rappresentò il terreno di coltura ideale per il risveglio e la ripresa dell'attività mafiosa ". da Combat Photo 1944/1945 Vito Paticchia Grafis ed. Bo a cura di  IBC - Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali della Regione Emilia Romagna per la programmazione regionale e organo di consulenza degli enti locali nel settore dei beni culturali. Dal 1983 fa parte dell’Istituto la Soprintendenza regionale per i beni librari e documentari che gestisce gli interventi per le biblioteche e gli archivi storici. 

 

Una scheda dei film n. 62-63 Lucky Luciano e il Padrino sono visibili al link http://digilander.libero.it/freetime1836/cinema/indicecinema.htm

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