LA SECONDA 

GUERRA MONDIALE  

 

Censura, propaganda e giustizia

L'invito a tacere era onnipresente

  Se nella Grande Guerra l’apparato della propaganda e della censura si era attivato nell’imminenza del conflitto, con lo scoppio della seconda il fenomeno, già presente nel regime a vari livelli e per vari obiettivi, si attivò in termini di verifica e di controllo politico nonché di estensione a tutti i territori conquistati. Per la propaganda rimandiamo alla sezione immagini ricca di esempi grafici. Un altro grosso impegno fu il controspionaggio attuato verso i paesi neutrali. Già nel corso del primo conflitto i servizi avevano svolto una azione di intelligence non indifferente (vedi Svizzera) diretta ora anche verso Spagna e Portogallo rimasti fuori dal conflitto.
     

  Personale militare e civile (Avvocati, magistrati, impiegati iscritti al P.N.F.) dipendente dal ministero degli interni ha il compito di controllare la posta dalle zone di guerra, da e per prigionieri. La commissione provinciale di censura e gli uffici di posta estera vanno ad aggiungersi al Servizio Statistico (Sigla di copertura usata dai controllori: si chiamava e si chiama violazione della Privacy e solo lo stato di guerra o la legge marziale ne poteva giustificare in parte l'applicazione) che faceva già questo, prima della guerra, in modo discreto. Vista la mole di lavoro però, solo una parte della corrispondenza poteva essere verificata. Le righe incriminate venivano cancellate con inchiostro indelebile e la missiva poteva anche finire al Servizio Segreto con prevedibili conseguenze.
     

  Si censurava: Dislocazione dei reparti, disciplina, parere sui superiori, lamentele sul rancio etc.. Da casa: giudizi sui politici, peso tasse, tessera alimentare, disservizi e ritardi, posta compresa !!, mercato nero e situazione sanitaria. Di questi motivi si faceva una statistica e una relazione che tramite il S.I.M. sarebbe giunta sul tavolo del Duce. La lettura di tali relazioni può dare il polso dello stato del paese e risultare interessante per ciò che il potere considera indicibile così come l’esame della corrispondenza. Contribuirono a ciò le raccolte filateliche (cartoline e buste) e in un caso i documenti di soldati dispersi (ultime lettere) consegnati al ministero come prova e serviti per la concessione dei benefici di legge (pensione). Nel periodo della non belligeranza i rapporti che finivano sul tavolo del Duce, oltremodo incavolato, segnalavano che la popolazione è contraria alla guerra e odia i tedeschi.
     

Cartolina per gli emigranti d'America: prima del dicembre 41

  Con le prime vittorie tedesche il giudizio tende leggermente a migliorare, per poi precipitare con la campagna di Grecia. La “malversazione” d’ora in poi prende di mira gli uomini e il potere fino all’armistizio. Dopo questa data ci saranno due censure, Nord e Sud, praticamente con gli stessi scopi ma con due direzioni diverse. La caccia del gatto col topo si ribaltava in chi scriveva. Naturalmente poiché la gente sapeva del controllo, eludeva in vari modi e forme letterarie la censura. Nel mondo contadino e rurale, meno scaltro, si hanno trasgressioni grevi e sboccate d’ordine pratico. Nei ceti medi si passa alla critica in forma velata e discreta. Gli storici, si sono ben guardati per anni dal considerare la fonte epistolare come fonte storica, poiché dicevano priva di creatività e di risultati (e aggiungo io di verità !!! che per gli storici è cosa superflua). Sotto altre forme, per la molteplicità dei nuovi mezzi di comunicazione, la censura c'è ancora oggi (2012) con il monitoraggio delle mail, con le intercettazioni telefoniche, con le cellule dei telefonini, etc si dice anche per villipendio al Capo dello Stato... (si chiama e si chiamava Lesa Maestà e recentemente in Thailandia ha portato alla morte un condannato). Probabilmente è in atto una guerra o è stata dichiarata a nostra insaputa una legge marziale. Questa volta al posto del Fascistissimo Servizio Statistica c'è la stampa nazionale (finanziata con soldi di tutti) che sa tutto di tutti e la classe magistrale che passa le informazioni. Il bello della democrazia è anche questo: se uno si fa del male se lo fa da se. Il disegno legge Levi Prodi (2007) si spingeva poi molto oltre in campi che neanche Mussolini avrebbe sognato di calcare. Se il Duce faceva aprire le lettere era fascista se lo fanno i vostri governanti oggi è democrazia ?. Qualcuno sa spiegarmi la differenza ?. sto aspettando la risposta da anni
     

 
Commissione prov.le di Torino Agosto 40. Motivazioni di censura

Censurate su un totale di 680.000 pz. pari al 100% della posta militare

e al 10 % di quella civile Sequestrate

Per motivi militari 8.878 82
Per motivi politici 1.236 211
Per motivi annonari 1.400 31
Per motivi morali 933 103

   

I motti

Invito al Risparmio, continua sempre !!

Lo Stato fascista organizza la Nazione, ma lascia poi agli individui margini sufficienti; esso ha limitato le libertà inutili o nocive e ha conservato quelle essenziali. Chi giudica su questo terreno non può essere l'individuo, ma lo Stato.

  - Meglio vivere un giorno da leoni che cento anni da pecora
- Se avanzo seguitemi, se indietreggio uccidetemi, se mi uccidono vendicatemi
- Molti nemici, molto onore
- Le radici profonde non gelano mai
- Siam fatti così, siamo quello che siamo
- Boia chi molla
- Noi tireremo dritto
- Vincere e vinceremo
- Chi si ferma è perduto.
- Meglio morire in piedi, che vivere una vita in ginocchio.
- Libro e moschetto Fascista perfetto.
- Me ne frego.
- Perche' la luna e' pallida? Perche' sta alzata tutta la notte!
- Si stava meglio quando si stava peggio
- Quella che chiamano dittatura è basata su molto entusiasmo popolare
- L’Italia agli Italiani
- Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare
- L'individuo non esiste, se non in quanto é nello Stato e subordinato alle necessità dello Stato. Man mano che la civiltà assume forme sempre più complesse, la libertà dell'individuo sempre più si restringe.
     

Salvo rare eccezioni, la gente, quando scrive della guerra, ne parla senza fanatismo o facili entusiasmi, tanto che le stesse autorità sono costrette a segnalare l'assenza di "entusiasmo patriottico" nella popolazione. "Lo spirito delle truppe e del paese non è tale da costituire motivo di conforto e consolazione. Su migliaia di lettere revisionate, monotono è il ritornello: l'aspirazione alla licenza e al congedo […] Constatata la mancanza di entusiasmo sia da parte della maggioranza delle truppe che del paese, si deve però aggiungere che, per converso, dalle une e dall'altro, non si levano voci discordi che possano preoccupare […] Non vi sono entusiasmi, ma non vi sono neppure ostilità, contrasti, asprezze di critica. Onde […] si ha l'impressione di trovarsi di fronte ad una massa sorda ed opaca". così scrive il prefetto di Cremona il 31 ottobre 1940 riportando i risultati del locale ufficio di censura - Nel dicembre Mussolini ha liquidato il generale Badoglio, addossandogli la responsabilità della rotta in Grecia. Le reazioni dell'opinione pubblica a questa decisione (che segnava il rafforzamento dell'ala più filo-nazista all'interno del regime) sono comunque sfavorevoli. “Le dimissioni del generale Badoglio […] hanno prodotto una penosissima impressione, in quanto sono messe in relazione con lo sfavorevole andamento della guerra, sul fronte greco. È convincimento generale, infatti, che queste dimissioni siano state determinate da un contrasto, fra il maresciallo e il duce per la condotta nella guerra in Grecia e le simpatie sono nella maggioranza a favore del maresciallo, che gode di un grande prestigio

  ed è circondato dal rispetto e dall'affezione popolare. La figura di questo onesto e valoroso soldato che tutti guardavano con tranquilla fiducia, fa affiorare tutto quanto era latente, nella coscienza collettiva che fa oggi più che mai colpa al duce di essere all'oscuro della vera situazione del paese". 

Per quanto riguarda la Giustizia Militare non si ebbe la deflagrazione dei processi come nel primo conflitto. La giustizia militare in tempo di guerra si occupa comunque anche di civili e questo è il caso degli operai del ciclo produttivo. La classe operaia, anarchica e disordinata, fu sottoposta dall’inizio della guerra ad una vera e propria militarizzazione: nelle fabbriche entra in vigore in pratica la corte marziale. Ciò significa che piuttosto del richiamo, della multa o della sospensione ed il licenziamento, se l’operaio infrangeva la disciplina poteva essere deferito ai tribunali militari. Ci furono 4000 condanne dal 1940 al 1943 a carico di operai per infrazioni disciplinari e per assenteismo. Noto il telegramma del prefetto di Milano, in data 26/3/1943: "… revoca esoneri militari per operai fino a classe 1907 che parteciparono astensioni dal lavoro. Distretto militare emetterà subito precetto richiamo alle armi ... sarebbe opportuna facoltà revoca esoneri fino a classe 900". Chi la fa franca, sia al controllo che ai servizi di spionaggio: 

   
  Dal Cos di Aldo Capitini riportiamo

Ne è emblematica prova il volume che Giorgio Rochat, decano della storiografia militare italiana, ha dedicato ad una prima ricognizione tra le sentenze emanate dai nostri tribunali militari nel corso del 1940-43. Sono 200 sentenze, inquadrate da ampia introduzione densa di illuminanti intuizioni e di ipotesi di lavoro che attendono altre esaustive ricerche. ….Svariati e diversissimi e dislocati su ogni fronte gli episodi che passano al vaglio dei tribunali militari. Si va dalle insubordinazioni verso gli ufficiali alle diserzioni, dalle sottrazioni di cibo da dividere con i propri commilitoni o da portare a donne delle zone occupate, agli atti di autolesionismo.

  Dalle brutalità verso popolazioni a vicende di un'insensatezza surreale. Come quella che vede come protagonista S.R. classe 1915, appartenente "di fatto" al 13° Reggimento fanteria. Già perché S.R. fingendosi caporalmaggiore "si imbarcava clandestinamente su un bastimento diretto in Grecia e qui per cinque mesi prestava regolare servizio a Castoria". Poi assume un nuovo nome e parte - sempre mai richiesto - per l'Albania, dove prende servizio nel 4° Battaglione Guardia di Frontiera di Corcia e qui, avendo rubato delle sigarette viene arrestato, risultando al tempo stesso "volontario di guerra" e "renitente". Di ben altro tragico tenore la vicenda della criminale condanna alla fucilazione, a Sebenico, di 29 soldati italiani (2 ufficiali, 23 alpini, 3 carabinieri) accusati dal tribunale del XVI° corpo d'armata di resa in campo aperto davanti al nemico, essendo stati sorpresi da un attacco di partigiani jugoslavi mentre presidiavano l'isola di Brac, davanti a Spalato. L'accusa colpisce dei combattenti che il Tribunale Militare di Bari con sentenza del 24 aprile 1953, ha riconosciuto innocenti.
     

  Nel trattato di Pace del 1947 si afferma all'art. 16: « L'Italia non incriminerà né altrimenti perseguirà alcun cittadino italiano, specialmente gli appartenenti alle forze armate, per avere tra il 10 giugno 1940 e la data dell'entrata in vigore del presente trattato, espresso la loro simpatia per la causa delle Potenze Alleate o aver condotto un'azione a favore di detta causa». (Per azione si intende spionaggio e sabotaggio).

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