GLI INVISIBILI DELLA RESISTENZA

LE MISSIONI - ENZO BOERI - Appomatox

La Missione Boeri   Enzo Boeri
Mentre nella zona del Cusio (Val D'Ossola) le prime formazioni partigiane nascono nel 1943, nella zona del Mottarone i primi partigiani arrivano dal cielo nel marzo 1944. Alle ore 5,20 del 17 marzo, la missione O.S.S. (Office of Strategie Service) americana, composta da: dottor Enzo Boeri, "Giovanni" (biochimico), Giovanni Bono, "Gianni", Ottorino Maiga e Leandro Galbusera, viene paracadutata nella zona fra il monte Comaggia e S. Salvatore (sopra Massino Visconti). I quattro facevano parte dì un gruppo di ufficiali e militari che, arruolatisi volontari con le truppe alleate, avevano fatto un corso di specializzazione "Radio telegrafisti RT per essere paracadutati in Alta Italia. Enzo Boeri scelse questa zona che conosceva bene. Suo padre possiede una villa alla periferia di Stresa: vi si recano e si installano in soffitta. Qui il radiotelegrafista L. Galbusera trasmette il primo messaggio al Comando americano per confermare l'arrivo della missione. Giovanni manda subito a Milano Fernanda Borrani, figlia del custode della villa, a portare un messaggio per Ferruccio Parri, Maurizio, ed uno per sua moglie Antonia che non vede da sette mesi. Fernanda e sua madre Emilia si alterneranno nel servizio di staffette per tutto il periodo della resistenza assolvendo compiti molto importanti e correndo gravi pericoli. Il giorno 20 marzo Giovanni è già a Milano per incontrarsi con i membri del Clnai. Poi si incontra con Maurizio (Ferruccio Parri), vecchio amico della famiglia Boeri, e a quell'epoca comandante unico del Cvl Alta Italia. Maurizio è d'accordo con Giovanni sull'im~rtanza del Servizio Informazioni e lo aiuta a prendere contatto con il Sim, il Simni e il Sip di Aminta Migliari, Giorgio, e tutti gli altri servizi informazioni partigiani dell' Alta Italia. Renato Boeri, fratello di Enzo, si unisce al gruppo e impara subito a cifrare e decifrare i messaggi e prende il posto del fratello nella missione «Apricot-Salem».
Dopo una decina di giorni gli operatori R.T. avvertono delle interferenze nelle trasmissioni che diventano in seguito sempre più frequenti e forti. È evidente che i tedeschi stanno cercando di localizzarli. La villa è stata requisita dai fascisti per il ministro repubblichino Tarchi ed il fascista triestino Pailucci, perciò la missione R.T. lascia la soffitta per la montagna. È' Piero Carnevali che li accompagna all'Alpe Formica che si trova in una valle di fronte a Sovazza. Gli alpigiani Vittore Strola, Vitur, e la Florinda sono persone fidate e saranno preziosi collaboratori. La missione R.T. deve restare segreta perciò Piero provvede agli approvvigionamenti ed ai contatti con le staffette. Il lavoro degli R.T. è intenso. Da Milano oltre a Giovanni, arrivano Maurizio ed altri personaggi. La rete del «Servizio I si amplia, aumentano le staffette e gli uomini di appoggio. A Gignese i primi collaboratori fidati sono Albino De Gasperi, bino", Desiderio Andreani, "Deri", e Battista Basalini, "Tita". Alla missione vengono aggregati Giancarlo Castelnuovo di Parabiago, Ulla Umberto di Ameno, Andrea di Milano, Aniceto Della Rossa di Stresa, Michelino e Maurizio Molinari di Gignese. Quesfultimo diventa una delle staffette più abili e coraggiose a cui Giovanni e Maurizio Patri affideranno missioni molto importanti e delicate. Altrettanto si deve dire del Pompiere che viene sovente da Milano.
  Nato a Milano nel 1914, deceduto a Ferrara nel 1960, Fisiologo, Biochimico, Genetista.
Figlio del senatore liberale Giovanni Battista (tra i fondatori del Partito d'Azione), il prof. Boeri aveva interrotto la carriera universitaria appena avviata per assolvere gli obblighi di leva
. Ufficiale di Marina, dopo l'8/9/1943 era entrato nella Resistenza, organizzando un Centro di informazioni collegato all'americano "Office of Strategic Services" OSS. Paracadutato tra il lago Maggiore e quello d'Orta, "Bernini" (questo il suo nome di copertura), si era messo in contatto con Ferruccio Parri ed era diventato responsabile del servizio informazioni del CV. Libertà. La struttura si rivelò presto tanto efficiente, da suscitare l'ammirazione degli americani e degli stessi tedeschi. Si era ormai prossimi alla Liberazione, quando i repubblichini della GNR di Lecco riuscirono a catturare "Bernini". Ma Boeri rimase nelle loro mani pochi giorni, perché l'8 aprile fu liberato con un colpo di mano dei partigiani della Divisione Valtoce delle "Fiamme Verdi" (comandata in origine da Alfredo Di Dio), nella quale militava anche il fratello di "Bernini", Renato. Il 25 aprile 1945 "Bernini" era il commissario politico della "Valtoce" e, sconfitti i nazifascisti, volle tornare alla sua professione. Diventò infatti docente ordinario di fisiologia umana a Ferrara, nella cui Università oggi un'aula porta il suo nome. Profilo biografico da Anpi

Il capo di S.M di Cadorna, T. Col  Palombo stava premendo, su indicazione di Cadorna, per sostituire Boeri con il T. Col  Beolchini. Grazie all’appoggio di Parri, Boeri riuscì a superare le critiche. Ma i militari ripartirono all’attacco dopo l’arresto di Parri in gennaio; ancora una volta Boeri fu in grado di restare al suo posto ma stavolta perché Palombo e Beolchini furono arrestati dai Tedeschi a febbraio. Iniziarono così i terribili ultimi due mesi di guerra per il Servizio Informazioni del CVL: molti uomini finirono di nuovo in mano nazista e tra essi c’era anche il Prof: Enzo Boeri poi liberato con uno scambio di prigionieri. Il Servizio "I" passò a Tullio Lulli che lo guiderà fino alla Liberazione.

Accanto alla missione R.T., nel mese di maggio 1944, Franco Abrami forma il primo gruppo di partigiani: "I falchi del Mottarone" che hanno il compito, tra gli altri, di proteggere la missione stessa. Prendono contatti con Renato Boeri, Viotti, Giorgio del Sip, Alfredo di Dio, "Marco", Alberto Cefis, Luciano Vignati, Don Federico di Lesa, Superti, Moscatelli e altri comandanti di formazioni garibaldine. Viotti è sempre molto disponibile con tutti e dà un esempio di democratica collaborazione. Il visitatore più assiduo è Giorgio (il "pretino » ) con il quale si sviluppa una proficua collaborazione. la notte del 13 giugno, a nord-est del monte Comaggia, vengono paracadutati Aldo Campanella, Bruno, e Nando, radiotelegrafisti amici di Gianni e di Enzo Boeri con i quali avevano fatto il corso di specializzazione ad Algeri. Oltre alle radio hanno portato con loro anche armi per i partigiani di Viotti e di Franco Abrami. Oltre alle notizie militari: entità, armamento e dislocazione dei reparti tedeschi e fascisti, punti strategici da bombardare ed i risultati dei bombardamenti fatti, i crimini commessi dai nazifascistì, ecc., la missione R.T. comunica al Comando americano anche le notizie sulle formazioni partigiane che si costituiscono, la loro dislocazione, l'attività bellica che svolgono ed il loro fabbisogno di armi e materiali.
Gli americani apprezzano molto la quantità e la qualità del lavoro svolto dal «Servizio I ed iniziano i rifornimenti aerei alle diverse formazioni partigiane. Il 20 giugno in un'audace e sfortunata azione contro i tedeschi di Baveno cade Franco Abrami (medaglia d'argento al V.M.) ed il comando del gruppo viene assunto dal suo vice Giulio Lavarini, Tom Mix. Il gruppo si chiamerà da allora "Franco Abrami". Il 31 luglio '44 anche Piero Carnevali viene ucciso dai fascisti fra Sovazza e Armeno. Viotti, quale responsabile della missione R.T., dovrebbe restare il più possibile in incognito, ma vuole partecipare alle azioni partigiane. Conoscendo bene la lingua tedesca. In agosto partecipa con Tom Mix, a Sovazza a tutte le trattative con i tedeschi per lo scambio di prigionieri. Tom Mix ha catturato un ufficiale e due soldati tedeschi ed un fascista. I tedeschi per rappresaglia hanno arrestato 50 uomini di Sovazza e di Gignese come ostaggi, minacciando di fucilarli e di bruciare i due paesi se non vengono liberati i tre tedeschi.
La fermezza dì Tom Mix e l'abilità di Viotti inducono i nazisti a trattare ed a fare, per la prima volta, lo scambio. Il documento tedesco è firmato il 12 agosto dal capitano Krumhaar, che alloggia all'hotel Regina di Stresa. La popolazione dei due paesi è molto scossa e dopo la liberazione degli ostaggi Viotti parla alla popolazione sulla piazza di Sovazza ed ottiene la sua comprensione e collaborazione. Una maestrina del paese informa Viotti che da casa sua si vede bene l'Alpe Formica: vengono presi accordi, un lenzuolo steso sul balcone sarà il segnale dell'arrivo dei nazifascisti. Elio Malizia di Stresa, che ha la nazionalità svizzera, riesce ad avvicinare spesso Krumhaar e a carpirgli preziose informazioni: fra queste anche la confidenza che i tedeschi hanno scoperto che Viotti è Renato Boeri. Cosi Viotti diventa Renatino. I nazisti sono furenti perché non riescono a mettere le mani sulle radio trasmittenti ed intensificano i rastrellamenti della zona. La missione R.T. si sposta, alla fine d'agosto, e dopo qualche giorno arrivano i tedeschi all'Alpe Formica e la bruciano. Installatisi in un'alpe vicino alla galleria del piombo sono costretti, il 12 settembre, a spostarsi nuovamente in seguito all'arresto di Bruno, nei pressi di Gignese. Per fortuna i tedeschi non scoprono che questi è un R.T. tanto che dopo 5 giorni viene liberato con altri partigiani in uno scambio di prigionieri organizzato da Renatino e TomMix. In questo periodo l'Ossola si è liberata e si intensifica la collaborazione di Renatino con Di Dio. I partigiani al Mottarone sono molto aumentati e Renatino ha chiesto agli americani un rifornimento di armi. Di Dio manda al Mottarone il tenente G.P. Tagtiamacco, Belli, ad organizzare la brigata "Paolo Stefanoni".

 
La missione R.T. si è spostata alle "2 casette", sopra Coiromonte, perché si è in attesa di un importante aviolancio sul monte Falò. La prima volta il lancio non viene effettuato a causa di un forte vento: finalmente, il 24 settembre, le sospirate armi giungono a destinazione. Due giomi dopo, un nuovo lancio paracaduta altre armi e sette persone. La gioia e l'emozione di tutti è indescrivibile. Gli arrivati sono: la missione •• Chrysler •• (Magg. Holohan, Ten. lcardi e Sergente Lo Giudice, americani); la missione di Tullio Lussi, "Landi", con l'R.T. Gelindo Bortoluzzi, "Red", e la missione del tenente Giannini con un altro R.T. Questi ultimi dopo due giorni partono per altra zona. Molte armi e munizioni sono per la divisione “Valtoce” e vengono portate in Ossola. Elio Malizia segnala da Stresa che i tedeschi hanno saputo dell'aviolancio e stanno preparando un grosso rastrellamento. Parri scrive a Renatino che abbiamo la responsabilità di proteggere la missione del magg. Holohan e raccomanda di metterla al sicuro. Viene chiesta la collaborazione di Giorgio del Sip e quando si scatena il rastrellamento la missione è al sicuro sull'altra sponda del Lago d'Orta. ... Tino Vimercati Resistenza Unita Marzo 1984  
La Missione Appomatox  

General Robert E. Lee surrendered the Army of Northern Virginia to General U.S. Grant on April 9, 1865 (by Appomatox court house). This did not end the U.S. Civil War as other units were still engaged in combat throughout the country. The loss of the Army of Northern Virginia certainly helped bring about the end of the war.

Perché i comunisti nel delicatissimo servizio di intelligence? Marco Minardi riporta un giudizio di Irving Goff dall'intervista da lui concessa ad un giornale americano dopo la guerra: "L'esperienza ci insegnò che i comunisti rappresentavano di gran lunga il gruppo più numeroso, il più forte, il meglio organizzato del paese e scoprimmo che erano assolutamente affidabili e degni di fiducia. Essi erano pronti e desiderosi di lavorare con noi. Ci rifornirono di personale estremamente capace che potemmo addestrare e dirigere, riuscendo a contattare i gruppi di partigiani presenti nei territori occupati dai nazisti".

Il libro di Marco Minardi ricostruisce la vicenda di Ferruccio Trombetti e della missione alleata Appomatox, operante nell'Appennino modenese nei mesi finali della seconda guerra mondiale a sostegno della Resistenza locale, missione che fu concordata tra i servizi segreti americani (OSS) e il PCI. In cambio delle informazioni militari sui movimenti tedeschi, gli alleati consentirono l'uso della radio della missione (Radio Mele) per trasmettere messaggi tra la direzione romana capeggiata da Palmiro Togliatti e quella clandestina diretta da Luigi Longo. Il volume contiene un inserto fotografico realizzato da Trombetti durante e dopo la lotta partigiana e la trascrizione di tutti i messaggi inviati e ricevuti dalla missione Appomatox.
Ferruccio Trombetti, resistente fin dall’8 settembre 1943, prese parte al primo episodio della Resistenza italiana, la battaglia di Porta San Paolo a Roma contro l’avvio dell’occupazione tedesca e successivamente collaborò con l’Oss ad una delle più importanti missioni in Italia, nota come Appomatox. La recente desecretazione negli Usa degli archivi dei servizi segreti e segnatamente della Cia e dell’ Oss ha messo a disposizione degli studiosi documenti, relativi all’Italia negli anni della guerra e del dopoguerra. Trombetti classe 1916, di famiglia contadina di Minerbio, operaio canapino fece un lungo periodo di guerra a partire da quella di Spagna a quella Mondiale, nel II° granatieri a Roma. Dopo l’8 settembre e gli scontri di Porta S. Paolo si unisce alla Resistenza Romana ai Castelli ed è qui che secondo testimonianze è fra i protagonisti de LA NOTTE DI FUOCO del 20-21 dicembre 1943

– Nella notte la banda dei Castelli Romani porta a termine una spettacolare azione. Vengono fatti saltare quasi contemporaneamente il ponte Sette Luci della ferrovia Roma-Formia a circa 25 km da Roma mentre vi transita un treno carico di militari tedeschi (con circa 400 tra morti e feriti) e tra i caselli 14 e 15 della Roma-Cassino, nei pressi di Labico, un treno carico di esplosivi. L’attentato era stato preceduto un mese prima da una operazione perfetta nella sua esecuzione: anzi era sembrato troppo facile collocare 3,5 kg di esplosivo sotto le traversine …così ricordava Cesare Passa
"Tu non puoi immaginare neanche lontanamente, Severino, che spettacolo impressionante e spaventoso nello stesso tempo e ciò che si prova sentire con un fortissimo boato e vedere al tempo stesso il locomotore tutto avvolto dalle fiamme e sollevato per più di un palmo dal binario e ricadere già sopra i binari e riprendere ad andare. Noi che credevamo di avercela fatta, rimanemmo esterefatti, come è possibile che non sia avvenuto nulla, come è possibile che il treno abbia potuto riprendere la corsa come se nulla fosse avvenuto?!".  Su quel ponte si esercitava una strettissima vigilanza: ogni mezz'ora vi passavano due pattuglie. Per giorni e giorni, notte e giorno i nostri compagni, Ferruccio Trombetti, sostituito ogni tanto da Giuseppe Mannarino. Il tempo in cui si vedevano che spuntavano le due pattuglie, quanto tempo impiegavano a percorrere il ponte, quanti minuti impiegavano per allontanarsi e il tempo preciso in cui ricomparivano le altre due pattuglie. Non si poteva fare in tempo a mettere a posto tutto l'approntamento dell'apparato della mina in 15 minuti, tempo massimo che potevano restare i nostri compagni allora, dovevamo lasciare il lavoro fatto, coprire bene ciò che avevano fatto affinché le pattuglie passando non si accorgessero di nulla, e quando erano passate ritornare in fretta sul ponte e proseguire il lavoro con la massima calma, mettere bene i detonatori, le capsule al fulminato di mercurio che avrebbe schiacciato il locomotore perché dopo tanti secondi, calcolato al decimo di secondo, sarebbe successo il disastro. Certo, il lavoro dei compagni che stavano approntando la mina era protetto dai compagni di squadra che erano armati di mitra, di pistole e di bombe.
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20/12/1946 Ponte delle 7 luci.
Due squadre, l'una composta da Ferruccio Trombetti, Alfredo Giorgi; l'altra da Enzo D'Amico, Giuseppe Mannarino e Pino Levi Cavaglione questa volta di esplosivo ne misero 28 kg. Questo sulla linea Roma. Napoli, via Formia. Sulla Roma-Napoli, via Cessino lo stesso giorno e circa dopo mezz'ora dalla prima, nel tratto Frascati-S. Cesareo, dopo qualche chilometro da Frascati, operò la squadra diretta da Marcaurelio Trovalusci di Marino minatore. Erano stati impiegati qui Kg. 32 di esplosivo simile a quell’altro.L'eroe dell'impresa fu giustamente Ferruccio perché le mine erano state preparate sotto la sua direzione.
Facciamo un salto e veniamo all’estate del ’44 (17-18/8) quando a Selva di Puianello in una notte chiara tre ombrelli scendono dal cielo: Mario Mannaia, Michelangeli alias Servi, De Carlo, Trombetti agenti dell’OSS con le radio. Tutto bene per gli uomini un po’ meno per le attrezzature che dovettero subire un restauro. Era il 6 giugno 1944 quando lo chiamano in federazione a Roma ed un signore con i gradi di capitano che si scoprirà poi essere Irving Goff gli dice che lui è la persona adatta per quello che ha in mente di fare al Nord. Tornare dalle sue parti con un apparato radio per tenere i contatti fra la resistenza e gli alleati. Segnalare ogni più piccolo movimento di truppe, simboli dei reparti, mezzi, stabilimenti militarizzati, campi minati etc…
Ferruccio Trombetti accettò di buon grado, in qualche maniera "tornava" verso casa". Non a caso era stato valutato come indice preferenziale anche la sua conoscenza del dialetto. Dal canto suo apprezzò il tratto biografico dei due ufficiali: erano stati anche loro in Spagna, ma dalla parte degli antifranchisti quali componenti della Brigata Lincoln composta di statunitensi.  L’addestramento al lancio avvenne ad Algeri sotto la supervisione di Goff stesso. Radio Mele trasmise 374 messaggi e ne ricevette 155 negli ultimi 8 mesi di guerra. Molti dei messaggi erano in funzione più che dei fatti contingenti della futura sistemazione di militari combattenti o feriti nella zona di Bologna che si presumeva di liberare nella primavera del 1945(La fine della guerra è ipotizzabile e basta). Notizie concernenti alloggi militari con disponibilità idrica ed elettrica, disponibilità sanitarie (ospedali), officine e piazzali, rete ferroviaria (danni e strutture) etc. tutte cose che per l’esercito italiano o per gli italiani stessi erano nuove come necessità. Noi usavamo il metodo dell’arrangiarsi. Minardi poi racconta le vicende non sempre lineari che contraddistinsero l’attività delle varie missioni alleate. Difficoltà anche gravi si riverberarono spesso in negativo nei rapporti politici interresistenziali.

 

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